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Il lavoro

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Il lavoro

Messaggioda Giorgio Graffieti il 03/08/2010, 9:23

e chi ha parlato di ricchi o poveri di famiglia?

Il mondo gira su un modello per il quale chi ha (o ha fatto) più soldi ne vuol fare sempre di più... a scapito di con li ha o non è stato in grado di farne (o non ha voluto farli alle condizioni date)... a questo modello non si pone limite... fino a quando qualcuno non s'incazza e si mette a tagliare teste... quando, insomma, la misura è colma.

C'è bisogno di passare per vetero per accettare questa banale presa d'atto della realtà?

Non è forse il modello socialdemocratico del secolo scorso che già aveva capito questa realtà e aveva cercato di porvi rimedio?

Possono raccontargliela come vogliono a quelli di Termini Imerese... anche che sono dei "fannulloni" e sono "assenteisti"... ma siccome la FIAT fa utili per 130 milioni (forse tanto assenteisti e fannulloni non sono... altrimenti, davvero, l'economia è davvero un'opinione... oppure la FIAT non è un'impresa e sono speculatori che vanno avanti se mungono soldi... chiunque glieli dia... socializzando le perdite e privatizzando i profitti) non gli puoi negare quanto pattuito precedentemente come premio di produzione e mandargli una lettera di ringraziamento mentre distribuisci quei soldi come dividendo agli azionisti... poi quelli s'incazzano e i violenti sono loro?

È il modello che sta diventando schizzofrenico... i ricchi e i poveri sono solo la causa e la vittima della schizzofrenia... a danno anche dei primi (cioè la causa), alla lunga... perché infatti la FIAT (più di altre aziende del settore) ha un tracollo del 36% nel solo mese di luglio... a chi pensano di venderle le auto; a quelli di Termini Imerese ai quali vorrebbero anche dare i salari dei polacchi?

Il buon senso pare non essere di casa, ma non è che bisogna sempre esortarlo in casa degli altri.
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Re: Il lavoro

Messaggioda Giorgio Graffieti il 03/08/2010, 9:38

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:C'è un pallosissimo parametro che, nonostante il tempo passi, ha la sua determinante influenza.
Si chiama potere contrattuale.
Potere contrattuale tra parti sociali.
Ultimamente, i lavoratori non solo hanno perso quasi tutto questo potere ma già si esagera a definirli parte sociale.
Il benessere li ha divisi e le difficoltà non li hanno ancora riuniti.
Ne è rimasto uno di potere contrattuale; quello al ribasso.
Naturalmente, c'è sempre la professionalità ma quella è sempre meno in mano ai singoli e sempre più alle aziende.
Le domande per fare una analisi possono essere, essenzialmente, due.
Come riacquistare potere contrattuale (in senso migliorativo)?
Domanda delle domande:come far sì che qualcuno sia motivato a contrattare e non vada, invece, a contrattare con altri?
Le domande non sono geniali.
Potrebbe sempre esserlo qualche risposta.

In effetti mi dai l'occasione di riflettere sul fatto che forse da noi si pensa che il lavoro sia creato dal potere contrattuale (sociale) e dalla attuazione di un diritto, anch'esso sociale. Una esasperazione di questa visione per me ha depresso il lavoro, invece di incentivarlo. Ed il lavoro scappa (come scappano i lavoratori dai posti in cui non c'è per andare dove c'è).
Ritengo che senza lavoro sia illusorio pensare di avere o riguadaganere potere contratttuale.
Come a dire che se non c'è trippa per i gatti, se il pentolone è semivuoto, non puoi contrattare nulla.
Per riacquistare potere contrattuale ci vuole la materia prima: il lavoro (questo sconosciuto).
Il lavoro non è frutto di contrattazione o di rivendicazione.
Il lavoro va coltivato, come un fiore prezioso, con mille attenzioni.
Servono le condizioni giuste (il terreno, l'acqua) e le giuste condizioni di temperatura, umidità e soleggiamento.
Poi si sviluppa da solo. Ed allora si possono godere i frutti e ridistribuire.
Ma senza esagerare, altrimenti il terreno si inaridisce.
Come siamo arrivati alla situazione attuale?
Mah, penso che da decenni qualcuno sia finito in una buca ed invece di smettere di scavare abbia continuato a scavare sempre piu' in fondo.
Non escludo pero' che in questa situazione di disagio ci siano molti (o non pochi) che stanno benone, dalle caste di priviegiati (politici di ogni livello in testa) ai potenti delle varie corporazioni, a chi gestisce e dispensa clientele, a chi gestisce quel 52% di PIL tramite lo Stato, a chi sfrutta le rendite parassitarie, ai milioni di dipendenti statali in esubero, ai pensionati di anzianità, ai percettori di finte invalidità. Insomma tutti si arrangiano come possono, compresi alcuni milioni di lavoratori in nero. Ai privati rimane solo quel 48% di PIL da creare ed è verameente poco per creare lavoro. Molto meglio anche per loro fare la gara per mungere la grande vacca che si chiama stato e che dispensa sussidi, rottamazioni, incentivi, assunzioni clientelari. Qualcuno si illude che lo faccia per "stimolare l'economia" ma credo sia piu' realistico concludere che lo fa per giustificare la propria mole elefantiaca e rimandare le indispensabili cure dimagranti.

Franz


il concetto "marxiano" stabilisce che il datore di lavoro sia il lavoratore e non il "padrone"... e io sono d'accordo.

Ribadisco, il problema è il modello, se non si cambia quello non si può pretendere di trovare soluzione riconsiderando 100 anni di storia e tornando ad una formula di rapporti nel quale al passaggio dell'omino con le braghe bianche ci si scappellava con deferenza...

In genere qui non siamo al cospetto nemmeno di nessun Bill Gates, ma solo di speculatori senza scrupolo. Quanto ad un sistema che ciuccia risorse è indubbio che esista, ma la questione non sono i "milioni di dipendenti statali in eccedenza"... perché è una balla che esistano (negli Stati Uniti... paese meno statalista per eccellenza ci sono più dipendenti statali procapite che da noi), la questione è di una macchina amministrativa pubblica dove ci sono montagne di gente assunte con tutt'altro scopo che di fare un cazzo di qualcosa. E infatti non funziona una minchia (non dappertutto e non sempre, ma come media quello è).
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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 03/08/2010, 10:05

Giorgio Graffieti ha scritto:e chi ha parlato di ricchi o poveri di famiglia?

Il mondo gira su un modello per il quale chi ha (o ha fatto) più soldi ne vuol fare sempre di più... a scapito di con li ha o non è stato in grado di farne (o non ha voluto farli alle condizioni date)... a questo modello non si pone limite... fino a quando qualcuno non s'incazza e si mette a tagliare teste... quando, insomma, la misura è colma.

C'è bisogno di passare per vetero per accettare questa banale presa d'atto della realtà?

Mi pare che questo modello sia in atto da migliaia di anni, non da ieri.
Come minimo da quando abbiamo smesso di essere cacciatori-raccoglitori.
Poi ovviamente chi è piu' bravo a fare soldi (e creare lavoro) mi pare ovvio che voglia andare avanti.
Ma non lo fa " a scapito" di chi non è bravo come lui.
Qui non è problema di essere o passare per "vetero" ma di capire una volta per tutte che l'economia non è un gioco a somma zero, La vincita del ricco NON è la perdita del povero.
Sulla FIAT.
Stiamo gia discutendo di FIAT in altri thread per cui non è il caso di farlo anche qui. In altri messaggi è stato chiarito che già oggi la FIAT produce in Italia solo il 35% dei veicoli e che il 65% è prodotto fuori (america, europa, asia). Non so a cosa si riferiscano i 130 milioni che citi. Sono gli utili (immagino riferito al solo termini imerese) prima o dopo il prelievo fiscale? E' l'EBIT oppure l'utile dopo il prelievo delle imposte? L'EBIT totale di FIAT Group è di 2,97 miliardi, utili per 1,61 miliardi. La differenza è notevole (45%) per cui se mi dici a cosa si riferiscono qui 130 milioni posso stimare se sono produttivi o meno, rispetto alla produzione degli altri stabilimenti. A me risulta ( http://www.lesechos.fr/info/auto/300407 ... avenir.htm ) che Termini Imerse assembli 21'900 lancia ypsilon con costi medi superiodi di 1000 euro a vettura rispetto a quanto prodotto altrove. Se i 130 milioni che citi fossero EBIT allora l'utile per vettura a termini sarebbe mediamente la metà del valore medio dell'intero gruppo. In pratica FIAT guadagna in media 638 euro a vettura ma solo 322 per le vetture prodotte a termini. Se le producesse alltrove potrebbe avere piu' utili e/o ridurre il prezzo di vendita.

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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 03/08/2010, 10:47

Giorgio Graffieti ha scritto: Quanto ad un sistema che ciuccia risorse è indubbio che esista, ma la questione non sono i "milioni di dipendenti statali in eccedenza"... perché è una balla che esistano (negli Stati Uniti... paese meno statalista per eccellenza ci sono più dipendenti statali procapite che da noi), la questione è di una macchina amministrativa pubblica dove ci sono montagne di gente assunte con tutt'altro scopo che di fare un cazzo di qualcosa. E infatti non funziona una minchia (non dappertutto e non sempre, ma come media quello è).

Sono d'accordo sul giudizio finale (gente assunta con tutt'altro scopo che fare qualcosa di utile) ma sono un po' confuso sulla tua affermazione (non supportata da fonti) che in USA ci sarebbero piu' dipendenti pubblici che da noi.
Per l'Italia vale la RGS che indica 3'375'331 dipendenti nel 2008, i quali rapportati all popolazione (60'380'912) ci porta a circa 55.9 dipendenti ogni 1000 abitanti. Se ci fosse lo stesso rapporto in USA avremmo 17 milioni di dipendenti pubblici.
Invece il sito ufficliale dell'ufficio del ministero del lavoro americano (vedi http://www.bls.gov/cps/cpsa2009.pdf ) ne indica solo 6'875'000 nel 2009 pari a 22.63 ogni mille. Il 60% in meno che in Italia. Puoi indicarmi le tue fonti cosi' capiamo dove puo' stare il problema? Sempre che sia importante .... ma non credo che lo sia.

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Re: Il lavoro

Messaggioda Giorgio Graffieti il 03/08/2010, 11:52

il "Las Vegas Sun" riporta (dati 2008) di un report della Camera di Commercio locale che indica che il rapporto dipendenti pubblici/abitanti del Nevada è di 43,7 per 1000 abitanti e che il dato medio degli USA è invece di 54,8 per 1000 abitanti... quindi, appunto, circa i 17.000.000 che dici tu...

La cosa fa il paio con quanto affermato da Angeletti nel 2007 che riferiva di un monte occupati statali USA di 19 milioni...

Del resto la media dei dipendenti pubblici italiani non è nemmeno diversa da altri paesi europei... anzi... in Francia pare siano 80 su 1000 e in Germania più o meno come da noi.

Se in rapporto agli USA consideriamo come è pensata là l'istruzione pubblica e la sanità (che sono il grosso dei numeri relativi al pubblico impiego)... ci sono tutte le ragioni per dire che negli USA ci sono di gran lunga più statali che qui.
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Re: Il lavoro

Messaggioda Giorgio Graffieti il 03/08/2010, 11:59

franz ha scritto:Mi pare che questo modello sia in atto da migliaia di anni, non da ieri.

e io che ho detto? il mondo non è cambiato affatto.
franz ha scritto:Poi ovviamente chi è piu' bravo a fare soldi (e creare lavoro) mi pare ovvio che voglia andare avanti.
Ma non lo fa " a scapito" di chi non è bravo come lui.

questo è quello che dovrebbe essere, non quello che è.

Il modello è un altro... purtroppo.
Per questo... temo... che prima o poi "Monsieur Guillotin" finirà per essere di nuovo ricordato.
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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 03/08/2010, 12:13

Giorgio Graffieti ha scritto:
franz ha scritto:Mi pare che questo modello sia in atto da migliaia di anni, non da ieri.

e io che ho detto? il mondo non è cambiato affatto.

Non è cambiato il modello (che in fondo è sempre quello e chi ha provato modelli diversi, imponendoli con la forza, ha prodotto disastri).
Ma questo modello ha cambiato il mondo (che non è un sinonimo di modello).
Senza andare a migliaia di anni fa, solo 200 anni fa non si viaggiava in aereo o in auto, non si facevano trapianti cardiaci, non si comunicava via internet, non c'era la scolarità di massa e la cultura di oggi, non avevamo un rapporto tra benestanti e poveri pari a quello odierno e soprattuto non eravamo 6 miliardi (al massimo uno solo).
La popolazione che riesce a vivere sul pianeta (se troppa poi lo vediamo) grazie ai progressi della medicina e delle tecniche alimentari industriali è un indicatore del fatto che questo modello produce benessere diffuso, lavoro, cultura, innovazione, salute. Non è un caso che chi ha tentato modelli diversi abbia poi abbandonato ogni velleità, constatandone il colossale fallimento.
Non vedo i motivi per cambiare modello, ammesso che uno ne sia capace, ma solo di migliorarne alcuni aspetti.

Franz

PS: come al solito mi pare di capire che se io osservo il mondo (parlano di modello e di come sono le cose) altri invece modellizzano partendo dall'Italia (che non è per nulla un modello da imitare) e facnedo una proiezione generale quasi l'Italia fosse l'ombelico del mondo. Non è cosi'. Il merito funziona altrove (è cosi' che è) e non funziona in Italia (dove vige la raccomadazione, la casta, il clentelismo, le baronie, lo statalismo eccessivo).
Possiamo quindi solo constatare che stiamo parlando di due modelli diversi.
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Re: Il lavoro

Messaggioda Giorgio Graffieti il 03/08/2010, 15:36

tutto sta ad intendersi...

Se la vita media di un uomo delle caverne era di 20 anni ed oggi si va per i 100 è del tutto ovvio che qualcosa è cambiato... ma non è quello che si intende – o almeno io intendo – quando si dice che il mondo non è cambiato. Non è cambiato perché a muoverlo sono gli stessi meccanismi che vedono pochi prevalere sui molti... quando è cambiato, se è cambiato, è perché i molti si sono incazzati e hanno preteso scelte diverse. Così oggi riferirsi alla scolarità di massa o all'assistenza sanitaria come un prodotto di un "modello" positivo è una letterale presa per il culo... perché se a certi risultati si è arrivati è grazie a qualcuno che ha detto no e non a tanti che hanno detto sì.

Se fosse stato per il "modello" saremmo ancora al "sciur paron da le bele braghe bianche" o giù di lì... con salari da 33 euro al mese.

Oggi, i pochi, con il sostegno degli ingenti mezzi che si possono permettere, operano, come ieri, per realizzare più profitti sulle spalle di chi ha solo gli occhi per piangere e cerca di convincerli che è giusto così... "perché i tempi sono cambiati".

Non sono cambiati di un belino... in quel senso... è sempre la solita storia. Del resto che la forbice tra chi ha e tra chi non ha si stia divaricando come ai tempi di "Maria Antonietta" bisogna essere orbi per non vederlo.
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Re: Il lavoro

Messaggioda ranvit il 03/08/2010, 16:22

Premesso che quando ho scritto del mondo che è cambiato mi riferivo alla situazione politica e non ai meccanismi economici che lo muovono, ma caro Graffiedi hai un sistema diverso da proporre?

Il mondo va avanti cosi', come tu lo critichi, perchè non si conosce un modello....vincente....diverso.

Semplicemente!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il lavoro

Messaggioda Giorgio Graffieti il 03/08/2010, 16:46

ranvit ha scritto:...hai un sistema diverso da proporre?
Il mondo va avanti cosi', come tu lo critichi, perchè non si conosce un modello....vincente....diverso.

la democrazia... a esempio di Pericle, però... mica quella cialtronesca di WallStreet.
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