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In
questa sezione vengono periodicamente messi in evidenza alcuni dei
messaggi piu' interessanti estratti dalle nostre mailing list.
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17
Settembre 2001
In risposta
ad questo precedente intervento:
>Allibisco, direbbe qualcuno. La politica e' armare qualcuno contro
>qualcun'altro, ritenuto in quel momento il minore dei mali: armare
>qualcuno per provocare centinaia di migliaia di morti. No, la politica
non
>e' l'esercizio delle virtu', come ho sempre pensato: il bene comune,
>l'interesse generale non e' suo compito; ad essa spetta l'ingrata
mansione
>di sporcarsi la mani in vista di interessi particolari, interessi
di potenza.
Esattamente.
La politica è risolvere i problemi che si hanno davanti, nella
direzione che è propria della propria impostazione e della propria
linea,
con i mezzi che si hanno a disposizione. Come direbbe La Palisse, non
con
quelli che a disposizione non si hanno. La politica è "sporcarsi
le mani",
perché la vita è "sporcarsi le mani", e la politica
non è altro che
l'aspetto pubblico e collettivo di quello che normalmente si chiama "vita".
Questo non significa difendere solo interessi "particolari",
significa però
non trascurare gli interessi particolari perché è la loro
composizione che
fa "l'interesse generale". E significa non avere l'ipocrisia
di pensare che
quelli che tu pensi sono "interessi generali", mentre quelli
degli altri
sono necessariamente "particolari".
Se uno detesta la guerra trovandola ripugnante, ma la pace è minacciata
da
qualcuno in armi, la scelta politica consiste nel fargli la guerra cercando
di vincerla. La scelta *non politica* consiste nel farsela fare e perderla.
C'è tanta gente che nega la politica, che ritiene che si debba
"testimoniare" la propria verità, anziché agire
per raggiungere un fine.
Tanto poi ci pensa la Provvidenza. Scelte rispettabili, che non condivido.
Ma quando questa attitudine viene trasferita in politica, quando la
politica diventa la ricerca "del bene", e non il perseguimento
di obiettivi
possibili concordati all'interno di una miriade di compromessi (con i
propri alleati, con la storia, con la finitezza dei mezzi a disposizione,
con tanti "interessi particolari"), si casca a piedi pari nel
fondamentalismo. Parola che indica appunto l'assenza di mediazione tra
"i
fondamenti" (morali, etici, religiosi, ecc.) e l'azione politica,
per cui -
ad esempio - la legge morale espressa nel Corano diventa legge dello Stato.
Non è un sinonimo di "cattiveria". E proprio per questo
(non sei tu, ma
qualcuno l'ha da poco scritto in questa ML), dire che il sionismo è
fondamentalismo è una sciocchezza.
>La politica
e' cinica, pragmatica: per realizzare i suoi fini e'
>legittimata a servirsi dei peggiori criminali, anche dei fondamentalisti,
>ne deduco. Ne deduco anche che per te il massacro di lunedi' e' un
atto
>politico: "il banale, quotidiano ed umano aspetto dell'agire
in funzione
>di un fine, di un fine possibile, concretamente possibile, in questa
>terra, qui ed ora". Mah.... Cordiali saluti. Marino.
Lasciamo
perdere il pragmatismo, dimenticata filosofia isolana. Ma certo la
politica *è* prassi (la vita *è* prassi). E certo che quello
è stato un
atto politico. Domanda a chi l'ha ordito. Nonostante provenga da forze
fondamentaliste, si proponeva un fine molto concreto e attuabile (che
poi i
fini che
ti proponi non vengano mai completamente raggiunti, è un altro
paio di maniche), non si limitava certo a proporre una testimonianza.
O
almeno così certamente era nella testa dei mandanti. Che poi gli
esecutori
fossero probabilmente convinti di battersi per un "fine ultimo"
(cioè, non
politico), e quindi pensassero di "testimoniare" più
che di agire, è
altrettanto probabile. Appunto per questo sono fondamentalisti (assai
meno
i loro capi, che sono dei politici).
Ma come vedi, l'agire per testimoniare e perseguire il Bene, anziché
semplicemente perseguire quella parte di bene (e che tale è secondo
le tue
vedute, non ce lo dimentichiamo) che è in quel momento possibile,
porta
lutti e rovine. Osama Bin Laden, Saddam Hussein (e prima di loro,
Mussolini, Hitler, e in modo diverso anche Stalin) sono e erano
convintissimi di stare facendo il supremo bene dell'umanità. Sono
convinti
che il mondo sarebbe pacificato, onesto, pulito, se non ci fosse qualcosa
a
turbarlo. Siccome sono religiosi (e fondamentalisti), pensano che quello
che lo turba è il Maligno, il Peccato originale (concetti che non
sono
monopolio del cristianesimo). E quando pensano a quale siano le
incarnazioni del Maligno nel mondo di oggi, pensano che astrattamente
siano
il capitalismo, e concretamente gli Stati Uniti.
Guarda che sono cose vecchie come il cucco. Anche Hitler e Mussolini
sognavano un mondo pacificato, dove "il leone si corica con l'agnello".
Se
non lo era, se questa buona "naturalezza" non la si riscontrava,
era perché
c'era qualcosa che lo corrompeva. In linea astratta, il capitalismo (anche
per Hitler e Mussolini, come per i nostri fondamentalisti di oggi). In
linea concreta, per Hitler, il giudaismo internazionale, che ordiva le
fila
del capitalismo finanziario e bancario, corrompendo l'altrimenti buono
e
virtuoso mondo ariano.
Questi pensieri antisemiti non erano poi così assenti in Mussolini,
salvo
il fatto che mentre in Germania (e nell'Europa continentale, specie in
Francia) esisteva un antisemitismo popolare - di per sé innocuo
- su cui
far presa, in Italia non è mai esistito, e quindi il razzismo del
fascismo
è saltato fuori solo quando lo ha imposto Hitler (a un Mussolini
consenziente).
Ora, quando tu - per visione del mondo, perché sei matto, perché
la storia
spinge in quel momento in quella direzione, ... - sei convinto che Dio
(nel
caso dei fondamentalisti) o la Storia (nel caso di Hitler e Mussolini)
ti
ha messo lì per compiere la tua missione di combattere il Male
e far
trionfare il Bene, ecco che ti apparecchi a combattere la tua Armageddon.
Cosa vuoi che preoccupino, mille, diecimila, un milione, sei milioni o
cinquanta milioni di morti, quando devi combattere la battaglia finale
per
il Bene e per il Male, per la salvezza dell'umanità? Non è
nemmeno
strettamente necessario l'odio per ammazzare tutte queste persone.
Credi che gli attentatori-suicidi odiassero quelli che stavano portando
con
loro alla morte? Se te li immagini come persone con la bava alla bocca,
sbagli di grosso. Hanno perfino permesso di fare l'ultima telefonata ai
propri cari, di tenersi in contatto con loro fino all'ultimo. Avranno
anche
provato pena
per questi poveri disgraziati spaventati, che essendo uomini
comuni e infedeli, avevano paura di morire. E avranno pensato, essendo
uomini pii, che si dovevano rispettare gli affetti familiari e l'umano
diritto di salutare per l'ultima volta i propri cari, e di avere da questi
conforto nel momento supremo.
Ma nonostante tutti questi buoni sentimenti, hanno fatto fuori diecimila
persone, in cifra tonda. Ma solo perché non sono riusciti a colpirne
di
più, perché anche un milione sarebbe andato bene, forse
anche meglio. E, se
ci riusciranno, ne ammazzeranno ancora altri. E queste sono solo le
conseguenze più apparenti - umane, non-politiche - del gesto che
hanno
fatto. Altre di ben peggiori potrebbero esserci sul piano politico, e
sono
certo che quest'ordine di conseguenze sta tra gli obiettivi che i capi,
i
politici, si proponevano esplicitamente, che gli ammazzamenti siano un
mezzo, non un fine.
Ma non sono pazzi. Anche io e te faremmo lo stesso, se fossimo convinti
che
questo è quello che serve alla suprema battaglia del Bene contro
il Male.
La follia sta - semmai - in questo convincimento, non già nelle
logiche
conseguenze che da questo derivano.
E allora stiamo attenti, stiamo attenti anche a noi stessi, perché
ricadere
nel convincimento di essere dei puri, dei portatori del Bene, che hanno
come compito o dovere difendere il Bene e combattere il Male, è
la cosa più
facile di questo mondo: è solo una catena di banalità che
ti ci porta,
tant'è vero che è successo e continua a succedere,anche
qui da noi. E' la
banalità dell'orrore che abbiamo già conosciuto più
volte nella nostra
storia, anche recente.
E l'equazione tra male e capitalismo è sempre stata propria del
pensiero
reazionario, non di quello di sinistra, men che meno di quello marxista
e
rivoluzionario.
Cordialità
Lorenzo Seno
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