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23 Febbraio 2002

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archivio gargonza >>

Oggetto: R: [Gargonza] RIFORMISMO ED EGUAGLIANZA
Data:Sat, 23 Feb 2002 05:43:05 +0100

Marco Di Marco ha scritto:

> si puo' rinunciare a questa preferenza per l'eguaglianza ed essere lo
> stesso riformisti?...
>
> ci sono altri criteri di scelta altrettanto validi?...

> o si puo' fare a meno di porsi il problema dell'eguaglianza,
> semplicemente?...

non nego che i criteri esposti con chiarezza da Marco siano quelli che
in un modo o in un altro ruotano nella testa delle persone quando pensano di
pensare la politica. Ma se devo dire la verita' la sequenza del
ragionamento non mi entusiasma in nessuna delle sue diramazioni. Forse in modo
azzardato penso tuttavia che, anche se tale sequenza puo' essere nella coscienza
delle persone, essa non sia determinante per la vera collocazione politica.
Non mi riesce di sentire la politica come un universo distributivo,
anche se l'universo degli oggetti e i modi di distribuirli sono il mezzo
ineliminabile per qualcos'altro. Cosa altro, penso che sia il modo di
essere uomo.
La politica distributiva che emerge da berlusconi e dai suoi seguaci lo
vedo piu' come un modo di affermare una scelta di essere (astuto,
egoista,vincente) che potrebbe -al limite - anche prescindere dai reali
risultati distributivi se questi non fossero necessari per dar corpo
all'atteggiamento della persona.
Qual e' l'atteggiamento dell'uomo riformista? Da un punto di vista
soggettivo potrebbe essere il senso di giustizia, da un punto di vista
razionale penso che questo senso della giustizia dovrebbe essere
accompagnato dall'analisi della situazone concreta dalla quale far
discendere le proposte: 'il movimento reale che accompagna il divenire
delle cose' (parafrasi marx-engelsiana un po' zoppa).

Nell'approccio che proponi, mi sembra di scorgere una astrattezza poco
praticabile e poco utile per leggere le cose, come se la realta' fosse
un universo di beni su cui l'esercizio della distribuzione si pone come la
politica, senza considerare che il reale e' un sistema che deve
funzionare, che cambia continuamente e che media - soprattutto - i rapporti fra gli
uomini.

Si potrebbe obiettare che qui si tratta di comunismo opposto a riformismo.
Personalmente non credo. Credo che l'atteggiamento di seguire il reale
sia cio' che si impone (con opzioni che possono avere esiti diversi) per
ogni forza politica.
Un saluto

claudio balducci



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