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14 Ottobre 2001

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[Gargonza] Invettiva

avvertenza: non è che non sappia che non c'è quasi mai consapevolezza negli
atteggiamenti che ciascuno sceglie per non sentirsi troppo male; ci vuole
coraggio e lucidità per guardarsi dentro e ammettere ciò che non ci fa
comodo, e sono doti non obbligatorie. Perciò questo non è un attacco alle
singole persone, ma ai comportamenti concreti.

Viviamo in un pezzo di mondo che trae un eccessivo e ingiusto benessere
dalla sua scelta di campo.
Ciò crea problemi, e molti ritengono che una buona dose di antiamericanismo
e un ostentato pacifismo bastino a pareggiare i conti. Ma non è così.

Per chiamarsi fuori, per dichiararsi "contro", credo che ci sia una sola
possibilità di scelta coerente: buttare tutto alle ortiche, e andare a fare
il barbone.

Con che coraggio, altrimenti, si può continuare a beneficiare dei vantaggi
connessi alla scelta di campo? E ne beneficiamo tutti. Ne abbiamo
beneficiato quando centinaia di migliaia di morti americani e sovietici ci
hanno salvato dal diventare una colonia ariana. Ne abbiamo beneficiato nello
scegliere quel modello di sviluppo, ingiusto verso l'umanità ma per noi
vantaggioso, che ha portato un paese di pezzenti a diventare il quinto paese
più ricco del mondo; forse il primo, come complessiva qualità della vita.

Non mi si venga a dire che i singoli non sono corresponsabili delle scelte
collettive. Non è vero. Ieri il popolo tedesco fu corresponsabile della
follia hitleriana, lo sapeva bene Willy Brandt quando chiese perdono.

Oggi noi italiani siamo corresponsabili della squallida scelta di Berlusconi
come premier. Anche noi di sinistra, perchè non abbiamo saputo proporre al
paese un'alternativa di governo credibile e condivisibile.

E siamo ovviamente corresponsabili, allo stesso titolo delle altre potenze
ricche, delle ingiustizie del mondo. Nessuno è innocente.

Accettare questa corresponsabilità è difficile, e la scelta più comoda è
organizzarsi una morale su misura, andare in piazza, protestare, magari
sfasciare qualche vetrina, ma evitare accuratamente di essere coinvolti in
qualcosa di veramente costruttivo ed efficace, come per esempio un progetto
politico "di sinistra", ma condivisibile e credibile, che ci impegni a
governare il futuro ponendo un freno ai nostri personali appetiti e
cominciando a tener conto della necessità di costruire, a livello
internazionale, politiche che sanino le presenti ingiustizie.

Quanto al pacifismo, non è di sinistra, non lo è mai stato.

Non esiste azione di forza che non abbia un prezzo; noi lo sappiamo bene,
chi non ricorda (tra quelli che hanno l'età giusta) i bombardamenti a San
Lorenzo?

Erano ingiusti? E cos'erano state allora le V2 su Londra?

Come si pensa che un contingente militare possa penetrare in un territorio e
cominciare la caccia ai terroristi se non si rende possibile questa
penetrazione distruggendo prima ciò che potrebbe vanificare la missione? O
vogliamo che il contingente sia immediatamente massacrato? Diciamo la
verità, non ce ne frega niente che i terroristi vengano perseguiti e puniti.
Per me non è così; e per voi?

Carlo Gualtieri


http://members.tripod.com/~Gualtieri/



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