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Dalle
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"Temi
Caldi" le
dicussioni chiave degli ultimi 15 giorni.
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In
questa sezione vengono periodicamente messi in evidenza alcuni dei
messaggi piu' interessanti estratti dalle nostre mailing list.
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25
Giugno 2001
Uno degli interrogativi attorno a cui si sta sviluppando il dibattito
a
sinistra, nelle ultimissime settimane, è questo: lo schieramento
politico che si coalizza per opporsi alla Casa di Berlusconi deve avere
due gambe distinte, oppure solo una? I sostenitori del partito
socialdemocratico, come D'Alema e Amato, sono contrari all'idea delle
due gambe separate. Questa invece è la tesi degli ulivisti, da
molto
tempo. Quasi un anno fa, alla festa dell'Unità di Genova, Massimo
Cacciari l'aveva espressa sotto forma di un invito rivolto ai Ds: "Allo
scopo di rendere più trasparenti le scelte politiche e quindi più
partecipe l'elettorato, organizziamo l'Ulivo con due gambe cooperanti,
ma ben distinte, una che si occupi solo della parte declinante di
società e l'altra solo della parte emergente". In effetti,
per cinque
anni i Ds hanno voluto ricoprire entrambi i ruoli e ciò ha confuso
gli
elettori diessini ("dite qualcosa di sinistra!"). Forse anche
questa
confusione ha contribuito alla sconfitta elettorale.
La trasformazione
economica in atto è così imponente che risulta
inevitabile, per una coalizione politica che si proponga di governare
(e
non di essere solo antagonista), farsi carico della rappresentanza
simultanea di interessi e di valori molto diversi, anche in aperto
conflitto fra loro. Schematicamente, da una parte c'è la società
che
perde importanza, cioè il lavoro dipendente, concentrato e ripetitivo,
oltre ai pensionati. Dall'altra, la società in forte crescita,
costituita dal lavoro autonomo, distribuito e creativo, oltre ai giovani
in formazione. E' indubbio che la prima parte è più incline
alla
continuità, alla conservazione, alla regolamentazione e alla protezione,
mentre la seconda ha maggiore propensione per il cambiamento,
l'innovazione, la libertà e l'autonomia.
Entrambe
le parti, tuttavia, chiedono una sicura sponda politica che
accompagni la trasformazione, spostando dinamicamente il punto di
equilibrio in maniera da mantenere la pace sociale. Ne deriva che una
coalizione che voglia governare deve essere capace di una doppia
rappresentatività: delle istanze di staticità e di quelle
di progresso,
trasversamente quindi fra destra e sinistra. Così è stato
per l'Ulivo,
fin dal 1996: basta ripensare con obiettività e senza bende agli
occhi
all'azione dei governi dell'Ulivo, per convincersi che sono stati
governi di destra e di sinistra insieme. Trasversale è pure la
casa di
Berlusconi, fin dal 1994: la caduta di quel governo ebbe origine proprio
dalla contraddizione esplosa tra la sua ala liberista e quella sociale,
in previsione della riforma delle pensioni da agganciare alla
finanziaria '94 (vedremo se una più accorta abilità del
proprietario,
assieme a una più rinunciataria subalternità dei suoi inquilini,
riuscirà questa volta a prevalere).
Ma il dilemma
delle due gambe, pur di recente origine, è già superato
dagli eventi. Infatti la negativa esperienza elettorale, culminata
nella sconfitta del 13 maggio, è servita almeno a evidenziare una
novità: quelle due gambe, unite o separate che siano, non sono
più
sufficienti a comprendere tutte le nuove istanze della parte di società
che si oppone
al berlusconismo, né sono sufficienti ad assicurare una
maggioranza elettorale alternativa alla Casa di Berlusconi. E' emerso
-
sia dall'andamento della campagna elettorale, sia dall'analisi numerica
del voto - che per raggiungere questi due scopi occorre aggregare anche
una terza gamba: quella degli elettori che sono maggiormente sensibili
al controllo di legalità, alla questione morale e ai diritti dei
consumatori. Si tratta di istanze che non hanno un fondamento
ideologico e che perciò sono del tutto trasversali tra destra e
sinistra, ma che altrettanto radicalmente sono incompatibili con il
berlusconismo. Solo il movimento Italia dei valori, di cui è fondatore
e presidente Antonio Di Pietro, ha saputo farsi interprete dei bisogni
ideali e materiali di questa parte non trascurabile di società,
assumendo per intero i rischi dell'isolamento politico e fronteggiando
l'ostilità cieca di tutte le altre forze in campo, di entrambi
i poli.
Finalmente,
da pochi giorni qualche dirigente Ds (Folena, Veltroni) ha
espresso la volontà di raggiungere un'intesa con Di Pietro. Recriminare
sul gravissimo ritardo con cui ciò avviene, nonché sulle
occasioni di
intesa predisposte con fatica e poi vanificate forse per meditato
proposito, non deve servire oggi ad alimentare sterili polemiche, meno
che mai personali, ma invece a porre all'attenzione del dibattito
l'importante tema politico del trasversalismo e della "terza gamba"
(legalità, moralità, diritti), per non perseverare nell'errore
di
sottovalutarlo. Occorre perseguire l'accordo fra il centrosinistra e
l'Italia dei valori con determinazione e trasparenza, affinché
le
motivazioni siano ben comprese e quindi siano condivise da tutte le
parti del raggruppamento complessivo, chiarendo bene che l'accordo deve
essere programmatico, quindi strategico e duraturo, per fare opposizione
insieme oggi e per governare insieme domani.
Cordialità.
Genova, 22/6/2001. Umberto Candito (umberto.candito@libero.it)
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