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8 Giugno 2002

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[Gargonza] alcune riflessioni sull'incontro inglese del partito democratico mondiale

Credo che sia opportuno, cari compagni ed amici,
valutare l'incontro di ieri tenuto in Inghilterra dall'ala terzoviista
della sinistra mondiale e globale.
Non credo che possiamo considerare negativo l'incontro a livello
sostanziale: è stato un acceso dibattito ed intensamente analitico circa
le cause che hanno dettato le ragioni della sconfitta in gran parte degli
stati mondiali del blocco politico democratico e sociale.
Si è parlato di nuove incertezze politiche e sociali che la
globalizzazione apporta negli animi dei cittadini: il problema sociale
dell'integrazione;
l'innovazione tecnologica; lo sviluppo produttivo industriale; la
crescita di forme nuove di lavoro; l'indebolimento della forma stato come
amministratore della cosa pubblica e il processo d'integrazione nel
sistema partecipato a livello produttivo ed industriale.
Queste preoccupazioni derivanti da un cambiamento globale sociale e
culturale devono essere guidate: guidate da una forza riformista che
veda nell'innovazione e nel processo di rinnovamento tecnologico ed economico
non un pericolo, ma un'opportunità nell'assicuazione delle garanzie
fondamentali dei diritti civili e sociali della comunità; garanzie conquistate da
anni di lotte rivoluzionarie graduali e meno graduali che hanno fondato lo stato
di diritto, lo stato sociale, lo stato interventista e garante della
promozione civile del cittadino, della libertà effettiva e sostanziale.
Penso che il dibattito abbia avuto una sintesi unitaria, soprattutto
nell'intervento di Amato avutosi verso sera: una sintesi che risalta la
necessità delle forze democratiche di unirsi globalmente ed
universalmente, in quanto i pericoli di un abbattimento degli argini democratici che
contenevano le spinte xenofoboe e iperliberiste della destra corporativa
e razzista sembrano cedere difronte alla violenta pressione populisitica e
demagogia di piccoli tiranni del terzo millennio; sembrano cedere
difornte ad un'omologazione informativa che tende ad acuire le paure irrazionali
popolari.
Credo che la necessità sia nel ritenere opportuna un'alleanza statuale
ed internazionale delle forze popolari e democratico-sociali per arginare
queste pressioni violente e pericolose per il futuro dell'umanità e
della pace internazionale: un'alleanza che vada oltre ai cartelli elettorali
che tanto hanno caratterizzato la cosidetta Gauche plurielle in Francia, che
tanto hanno caratterizzato la cosidetta coalizione viola olandese, che
tanto hanno caratterizzato l'alleanza all'ultimo respiro delle isquierra
spagnole, ma che altrettanto hanno garantito la vittoria delle destre
irresponsabili ed affaristiche nei rispettivi paesi elencati.
Socialdemocrazia europea o democrazia liberal-sociale di stampo nuovista
e riformista di centro anglo-americana?
Il quesito di pone da cica 8 anni: dall'idea di un Ulivo mondiale
all'idea di una forza europea di sinistra unita che possa garantire l'incontro
tra le forze popolari genuine e storiche, che si rifanno agli ideali
liberalsociali cristiani e democratici di Sturzo, Adenauer, De Gasperi, e le forze
socialiste e della sinistra europea, afferente al bacino della GUE e
degli ambientalisti uniti: direi che il dibattito risulta essere puramente
accademico nel momento in cui si cercano le differenze teoriche
strategiche e politico-culturali ma non si intravvedono realmente i pericoli che
potrebbero derivare da una mancanza della realizzazione dell'obiettivo
dell'unità federata delle diverse culture che animano la storica
rapprsentanza politica civile social-popolare democratica.
Un dibattito che cresce ultimamente in Italia, alla luce di apparenti e
direi pretestuosi contrasti intestini ad un'alleanza che è stata
pioniera politica della realizzazione dell'unità di un nuovo fronte popolare
avverso ad una destra nostrana vecchia, pericolosa liberista e razzista,
xenofoba e statalista corporativa reazionaria; un dibattito che cresce e si
sviluppa in una Francia in cui il pericolo Le penista pone alcune domande sulla
reale conduzione governativa del socialismo europeo di Jospin, pone alcune
domande sul destino politico della sinistra francese ed europea, pone alcune
domande circa la presenza di forti settori, tradizionalmente destinatari delle
politiche socialiste e democratiche popolari, che riversano il proprio
sostegno alle forze nemiche populistiche ed irrazionali della cosidetta
"dittatura nazionalista capitalistica".
Il dibattito può diventare motore mobile per una riflessione che abbia,
poi, sbocchi sostanziali nella programmazione di un progetto politico nuovo e
rinnovato, ma anche garante del patrimonio storico e cutlruale sociale
della sinistra storica, che sappia presentarsi agli occhi degli elettori come
sostenibile, credibile e concretamente realizzabile: un gradualismo
riformista; un avanzamento di una politica cosciente del reale? Direi un
progetto che sappia che la realtà pone alcune questioni ed alauni
problemi di nuova origine, ma che gli ideali devono essere sempre assicurati
nella loro integrità: fratellanza, solidarietà ed uguaglianza.

Un fraterno saluto

Alessandro Rizzo




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