Percorso:
L’ex ministro rifà i conti. Il vademecum anti-tasse di Enrico Letta

«Stiamo subendo un attacco a senso unico su stampa e tv. Il centrodestra c’ha messo all’angolo con una potenza mediatica impressionante. Sulle reti del presidente del Consiglio per un’ora dedicata alle nostre proposte ce ne sono dieci garantite a Berlusconi. I giornali fanno le pulci al nostro programma ma non ricordo nessuno che abbia chiesto conto a Tremonti di cifre e coperture. E’ uno scandalo.  Adesso è giunto il momento di reagire».

Il vademecum consta di sei punti:

«Primo.L’Ulivo ha proposto una gigantesca operazione di taglio delle tasse. Ecco, cominciamo a smettere di chiamarlo “cuneo contributivo”. La gente non capisce di cosa parliamo. Diciamo piuttosto: meno tasse sul lavoro. La nostra proposta prevede per i lavoratori un vantaggio medio a fine anno di 400 euro, e più o meno altrettanti per l’impresa. Da solo questo alleggerimento vale più di tutte le riduzioni fiscali di Berlusconi.

Secondo, l’armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie si riferisce agli interessi, e non al capitale. Se prendiamo il caso di 1000 euro in Bot, è di 50 centesimi che stiamo parlando.

Terzo, l’aumento delle tasse sulla rendita è perfettamente compensato dalla diminuzione delle tasse sui depositi bancari. E’ un gioco a somma zero. Una famiglia con reddito imponibile di 20 mila euro l’anno risparmierà 20 euro. Una famiglia con 60 mila euro pagherà 20 euro.

Quarto, questa armonizzazione prevede una aliquota al 20 per cento. Solo in Spagna ce n’è una inferiore, al 15. Negli altri paesi europei, e cito la Francia, la Germania, l’Austria, si va dal 27 al 33. Quindi l’Italia resta nettamente sotto la media europea.

Quinto, anche il centrodestra ha proposto una riduzione del cuneo fiscale, di tre punti anziché cinque. Il loro programma prevede che a coprire la riduzione sia il Fondo depositi e prestiti dell’Inps, che è quello che paga la cassa integrazione, l’indennità di disoccupazione e la malattia. I lavoratori e le imprese sappiano che la riduzione del centrodestra è a spese di queste voci.

Sesto, il ripristino della tassa di successione riguarda pochi soggetti, 2 o 3 mila persone in tutto il paese. Non voglio fare cifre perché dobbiamo ancora studiare bene il meccanismo, ma è sicuro che sia gli immobili che le imprese resteranno fuori. Quindi, potrei dire: niente tassa di successione su casa e bottega».

«Quando parlano di fisco, certi leader di sinistra dovrebbero partire dal presupposto che la gente non si fida più dello Stato. Non siamo in Svezia. Questi sono temi che vanno maneggiati con grande cura. Però non si può trascurare lo squilibrio nell’accesso ai mezzi di informazione televisiva. Dopo quello che è successo in questi giorni, sul conflitto di interessi e le tv di Berlusconi comincio a pensarla come D’Alema».

«Alcune cifre sono già nel programma, come l’armonizzazione al 20 per cento dell’aliquota sulle rendite. Ma non è questo il punto. La verità è che a differenza del centrodestra siamo stati investiti da una richiesta di precisione al dettaglio sulle nostre coperture finanziarie.
Dall’altra parte, tra taglio del cuneo, aumento delle pensioni minime a 800 euro, detassazione degli straordinari e via di questo passo si arriva a quota 30 miliardi di euro.
Ma nessuno si preoccupa di chiedere dove Berlusconi e Tremonti troverebbero questi soldi.

Il centrosinistra ha fatto una scelta diversa, di serietà. Girando il paese ho avuto conferma che la gente non ne può più di Berlusconi, anche nel senso che non ama il continuo alzare le aspettative, non vuole più campagne elettorali fatte di promesse mirabolanti. Sono convinto che la nostra scelta di serietà pagherà in sede di governo
».                                                                                          
Da Il Riformista - venerdì 31 marzo 2006.