I diritti degli anziani
Una grande trasformazione demografica ha preso l'avvio nella
popolazione italiana: la fecondità è crollata,
l'incremento naturale è progressivamente arrivato a zero,
la durata della vita si è allungata. Il risultato è
uno sconvolgimento della struttura per età della popolazione:
l'Italia è il primo, e per ora unico, paese al mondo
in cui nel 1994 gli ultrasessantacinquenni hanno superato le
persone con meno di quindici anni.
Ci troviamo in una fase cruciale per la riaffermazione dei
valori del solidarismo (che non vuol dire assistenzialismo e
tanto meno statalismo) e dei diritti di cittadinanza sociale.
In questa fase si deve inserire la condizione anziana in una
più ampia prospettiva di rinnovamento dell'attuale modello
di organizzazione della società e si deve ripensare lo
Stato Sociale facendo leva - oltre che sulle istituzioni pubbliche
- su una pluralità di soggetti, fra i quali in primo
luogo la famiglia. Assistere l'anziano, soprattutto l'anziano
non autosufficiente in famiglia è obiettivo primario;
altrettanto prioritarie sono le forme di sostegno alle "famiglie
anziane". In questo quadro bisogna comunque affidare allo Stato
una funzione redistributrice, sia per quanto riguarda l'effettivo
godimento dei servizi sia in materia di redistribuzione del
reddito e delle altre risorse che concorrono a formare la qualità
della vita.
Un'idea-forza da tradurre in proposte operative è quella
di far "lavorare" l'anziano quando è ancora in buone
condizioni fisiche. Il dramma della condizione dell'anziano,
oggi, è la perdita dell'autostima dovuta al senso di
inutilità. L'anziano non può essere considerato
solo come soggetto di domanda di particolari beni e servizi,
ma anche come soggetto di offerta. Occorre dunque individuare
canali specifici di attività lavorative, al di fuori
del mercato del lavoro in senso proprio, nei quali l'anziano
possa liberamente inserirsi (si pensi ai lavori socialmente
utili come previsto dal disegno di legge 1321).
Il programma sugli anziani è ispirato al principio di
base della responsabilità solidale che, attraverso il
coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, consenta la
costruzione di forme nuove di comunità. Solidarietà
da un lato e uguaglianza delle opportunità dall'altro
devono essere il punto di riferimento delle politiche sociali.
Condizione per attuare una rete di servizi per anziani è
il varo di una Legge Quadro di riforma dei Servizi Sociali (vedi
"I servizi sociali").
Le scelte di tale legge che interessano gli anziani sono:
- definizione di una nuova organizzazione, che veda il Comune
come cuore del sistema di integrazione sociale, con specifici
compiti di programmazione, coordinamento nonché di coinvolgimento
e valorizzazione di tutte le risorse presenti sul territorio;
- messa a punto di opportuni incentivi alle famiglie per
rendere effettivo il diritto dell'anziano a restare nel proprio
nucleo familiare e comunque alla sicurezza abitativa.
A livello centrale, si dovrà procedere a:
- istituire una funzione di osservazione a livello nazionale
collegata a osservatori territoriali sulla condizione degli
anziani e sulle politiche sociali, che agiscano in rete e consentano
il monitoraggio indispensabile a programmare ed integrare gli
interventi dei diversi soggetti istituzionali;
- differenziare l'offerta ospedaliera e di strutture residenziali
(RSA), potenziando i centri dove gli aspetti di assistenza e
di nursing prevalgono su quelli medico-specialistici, con effetti
di riduzione dei costi e potenziando l'assistenza domiciliare;
- adeguare l'Assegno sociale per i meno abbienti e, in particolare,
per gli anziani (assegno che la riforma pensionistica introduce,
ma con importi di pochissimo superiori alla vecchia pensione
sociale).