Nelle ultime settimane si è aperta una
fase nuova per il sistema politico italiano, per il Governo
di Romano Prodi e anche per il Movimento per l’Ulivo. E’ bene
che tutti ne siano consapevoli, pronti a capire quali sono le
novità e cosa ci viene richiesto in questa nuova fase
del nostro impegno.
Siamo in una fase di evoluzione, tra tentazioni
di ritorno al passato e l’inizio di una situazione che presenta
forti potenzialità, ma anche forti rischi di un ritorno
all’instabilità. La decisione di Berlusconi di far saltare
la Bicamerale è stato un atto grave, che ha bloccato
un processo di rafforzamento della democrazia del maggioritario
e del bipolarismo. Bene ha fatto Romano Prodi a esprimere tutta
la sua preoccupazione per questa decisione tutta dettata da
logiche strumentali. Ma in questi due anni abbiamo sperimentato
come la stabilità e la continuità del governo
sia il bene più prezioso che abbiamo, è la riforma
più importante. In nessun modo si può bloccare
un cammino di modernizzazione che tutti gli italiani chiedono:
la questione adesso ritorna in mano al Parlamento, in primo
luogo ai gruppi che fanno parte dell’Ulivo, e al governo, che
ha già dimostrato il suo impegno in questa direzione
sui fronti del lavoro, del Mezzogiorno, della scuola e della
formazione.
Un secondo evento delle scorse settimane che
merita la nostra riflessione sono i risultati elettorali della
scorsa tornata amministrativa. In una dichiarazione pubblica,
ho affermato che l’Ulivo aveva vinto dove si era presentato
con un’immagine unita, aveva perso dove si era mostrato diviso,
rissoso, legato a antiche logiche di spartizione. Dopo l’euforia
delle elezioni di novembre, con la vittoria nelle grandi città,
in molte, troppe situazioni si e creata l’illusione che il più
fosse fatto, che l’Ulivo fosse un’etichetta buona da tirare
fuori solo al momento delle elezioni e non qualcosa da costruire
giorno per giorno, con pazienza, con un serio lavoro sul territorio.
Nelle situazioni in cui i risultati sono stati
negativi abbiamo visto candidature sbagliate, burocrati di partito
schierati contro candidati espressione della società
civile. In molte realtà quegli elettori che cercavano
sulla scheda il marchio del governo Prodi hanno trovato solo
personalismi, divisioni, assenza di strategia.
Il vero dato significativo è la partecipazione
alle elezioni di molte liste che provengono dalla società
civile: i partiti le hanno chiamate quasi con disprezzo liste
fai-da-te, ma in molte situazioni sono più semplicemente
le liste nate attorno alla figura di sindaci uscenti, che magari
hanno lavorato bene ma non sono stati ricandidati. La novità
vera è che queste iniziative hanno ottenuto un buon risultato,
prendendo spesso più voti dei partiti "storici":
il che dimostra che c’è una domanda politica che il vecchio
modo di scegliere i candidati e di gestire le campagne elettorali
non sono più in grado di intercettare. Questi raggruppamenti
sono di carattere locale: ma va anche detto che spesso nascono
nell’ambito del centro-sinistra, dell’Ulivo e che all’Ulivo
chiedono un raccordo nazionale, un luogo dove potersi confrontare.
Il Movimento per l’Ulivo deve essere questa sede di confronto:
dobbiamo discutere con i sindaci, con i consiglieri comunali
espressioni di queste liste, senza sovrapposizione, rispettandone
le sensibilità, ma sapendo offrire come Movimento il
valore aggiunto di un movimento che non è un partito,
che non intende strumentalizzare queste iniziative ma farsene
carico, diventare interlocutore, restituire il ruolo che ad
esse spetta. Massima autonomia, ma anche massimo collegamento:
dalla riuscita di questa operazione dipende molto del futuro
del Movimento.
Non possiamo più affidarci alle diplomazie
tra le segreterie nazionali dei partiti. Dobbiamo recuperare
il nostro carattere di movimento, essere stimolo, anticipare
le innovazioni, uscire dal controllo degli apparati e riprendere
l’iniziativa. La prima cosa da fare è darsi un’organizzazione
per collegio elettorale, riprendere e pretendere un collegamento
con i deputati eletti sotto il simbolo dell’Ulivo, preparare
le condizioni di un radicamento dell’Ulivo che dia una reale
occasione di partecipazione alle prossime elezioni. Le primarie
si costruiscono da qui, i candidati piovuti dai tavoli romani
si cominciano a evitare da qui. L’Ulivo nasce qui, da questa
organizzazione sul territorio, dalla voglia di essere presenti
in questa nuova, difficile fase della nostra storia.