Modernizzare l'agricoltura
L'agricoltura italiana sta vivendo uno dei suoi momenti più
difficili. Il ricambio generazionale nelle imprese agricole
è ridotto; l'occupazione passa da forme stabili (di tipo
professionale annuale o stagionale) a forme occasionali (sia
con imprenditori - part-time, sia per i lavoratori autonomi
o dipendenti). E' mutato lo scenario internazionale per il sistema
agro-alimentare: le protezioni crollano, in modo irreversibile,
date le pressioni finanziarie esercitate sui vari governi europei
per ridurre le spese a sostegno dell'agricoltura (riforma PAC)
e come conseguenza degli accordi internazionali sul commercio
(GATT).
Il rapporto tra agricoltura e altri settori si é radicalmente
trasformato: chi controlla il rapporto con il mercato - grossisti,
industrie di trasformazione, grande distribuzione - acquisisce
un ruolo predominante. Gli agricoltori, quindi, devono ampliarsi
ed associarsi per trovare forme di coordinamento innovative
con l'industria di trasformazione e con la grande distribuzione,
con un'evoluzione tanto profonda quale quella realizzata in
altri paesi europei.
Rendere moderno il nostro sistema agro-alimentare richiede
quindi di:
- Aumentare la competitività attraverso una riorganizzazione
dell'offerta agricola e con servizi pubblici più efficienti.
Le associazioni dei produttori e le cooperative sono gli
strumenti per integrare le imprese agricole con il mercato:
va data loro piena funzione imprenditoriale, attraverso la definizione
di criteri più selettivi per il loro riconoscimento,
innalzando i limiti quantitativi e qualitativi per la concentrazione
dell'offerta, favorendo la loro concentrazione in poche e robuste
realtà nazionali per ciascuna filiera.
Stimolare la cooperazione ad agire non solo come strumento
di difesa dei suoi soci, ma anche come organismo economico presente
sul mercato in competizione con altre imprese concorrenti, senza
tradire i principi di solidarietà che la animano. Il
problema della cronica sotto capitalizzazione va affrontato
ripensando i rapporti tra socio e cooperativa, rendendo più
efficienti i criteri di selezione del management, pensando ad
adattamenti che rendano le cooperative di secondo grado capaci
di competere con le società per azioni sul piano dell'operatività
(valutazione dei marchi, delle reti distributive, ecc.).
- Sostenere le esportazioni e difendere il "made in Italy",
con la creazione, sull'esempio di Francia e Germania, di un'agenzia,
a capitale misto pubblico-privato, rivolta a sostenere i prodotti
delle piccole e medie imprese che non hanno la dimensione economica
per organizzarsi con una struttura commerciale all'estero.
- Favorire la crescita delle dimensioni delle imprese: il
numero delle aziende agricole deve diminuire e la dimensione
media deve aumentare. La frammentazione comporta limitate capacità
di accesso all'innovazione e ai capitali, difficoltà
di ingresso nei canali della moderna distribuzione e soprattutto
difficoltà nel perseguire politiche di marketing efficaci
sia nel mercato interno che in quelli esteri. Gli strumenti
sono una vera politica fondiaria basata sull'affitto e la proprietà.
- Modernizzare l'agricoltura attraverso la leva fiscale,
con il passaggio lento e graduale dall'imposizione basata sulle
tariffe catastali alla tassazione a bilancio, mantenendo eventualmente
l'attuale sistema per le piccole aziende.
- Ritoccare il "salario medio convenzionale" sul quale si
calcolano i contributi agricoli, ogni ulteriore incremento della
pressione previdenziale, infatti, avrebbe l'unico effetto di
ridurre l'occupazione e di favorire il disimpegno delle imprese,
con lo spostamento dell'attività verso coltivazioni estensive.
- Garantire una maggiore e più qualificata presenza
italiana in sede Europea per tutelare le produzioni mediterranee
(ortofrutta, vino, olio, ovicaprini, ecc.) tradizionalmente
meno sostenute di quelle continentali e che oggi, in un quadro
di riduzione complessiva degli aiuti, sono ancor più
penalizzate.
- Incrementare la nostra capacità di innovare i prodotti,
collegando la ricerca pubblica con le imprese, anche al fine
di trovare soluzioni adeguate alle cento agricolture italiane,
che hanno più capacità di successo e più
specializzazioni.
Innovare i prodotti significa anche favorire e sostenere
l'agricoltura biologica, a partire dalle aree protette, riducendo
così l'impatto chimico e rafforzando la qualità
e la tipicità dei prodotti.
- Guardare l'agricoltura come il principale strumento di
tutela del territorio: una agricoltura moderna può esercitare
un ruolo sempre più centrale per la salvaguardia del
territorio e per la tutela dell'ambientale. A difesa dei valori
paesaggistici, per uno sviluppo equilibrato del territorio,
per il miglioramento della qualità delle produzioni alimentari.
La mancata difesa delle aree rurali svantaggiate o montane provoca
degrado economico e sociale. Lo spazio agricolo non utilizzato
dalle imprese può risultare carente di azioni di manutenzione
diretta e diffusa. E in questa parte di territorio possono più
facilmente verificarsi fenomeni di dissesto idrogeologico (frane,
erosione superficiale, ecc.).