Federalismo fiscale
Il federalismo fiscale cooperativo che proponiamo, costituisce
il presupposto di ogni riforma tributaria. Come tale esso trova
la sua valorizzazione quale uno dei criteri cruciali di organizzazione
della società nazionale e va assunto in un progetto politico
partecipativo fondato sulla autonomia finanziaria degli enti
territoriali.
Esso si ispira a tre fondamentali principi: di responsabilità
di chi amministra la cosa pubblica, che comporta una connessione
più stretta tra decisione di spesa e responsabilità
delle entrate e una maggiore autonomia amministrativa; di sussidiarietà,
secondo cui un dato problema politico deve essere affrontato
dal livello di governo più vicino ai cittadini; di solidarietà
tra livelli di governo, in base al quale le comunità
più agiate devono farsi carico dei bisogni di quelle
meno dotate, per compensare le differenze che derivano da fattori
non voluti e di cui non possono essere ritenuti politicamente
responsabili.
Il punto di partenza è un allargamento dell'autonomia
tributaria degli enti decentrati, in un quadro che abbia come
protagoniste le Regioni, il cui ruolo e capacità di intervento
va ripristinato secondo gli orientamenti della Costituzione.
Questo disegno è compatibile con la massima estensione
dell'autonomia e valorizzazione del ruolo dei Comuni.
L'autonomia tributaria regionale dovrà realizzarsi con
forme di compartecipazioni ai grandi tributi erariali (IRPEF
e/o IVA) ed anche tramite l'introduzione di un nuovo tributo
regionale in sostituzione dei contributi sanitari, della tassa
sulla salute, dell'ILOR e dell'ICIAP e di altri tributi minori,
consentendo agli enti decentrati che lo vogliano di modificare
le aliquote per finanziare livelli di servizi pubblici superiori
a quelli standard.
Il disegno dei rapporti tra centro e livelli di governo decentrati
è definito da leggi nazionali e prevede trasferimenti
perequativi di tipo orizzontale tra Regioni, in cui quelle più
ricche contribuiscono ad integrare le risorse di quelle meno
dotate, e trasferimenti perequativi verticali dallo Stato a
favore dei comuni e degli altri enti locali. Tali trasferimenti
devono consentire ad ogni ente decentrato l'offerta di livelli
accettabili di servizi pubblici essenziali (sanità, assistenza,
scuola, ecc.), e devono essere costruiti in modo da incentivarlo
ad accertare e riscuotere i tributi di propria competenza e
penalizzare le amministrazioni poco solerti su questo fronte.
Resta essenziale il ruolo della politica statale nel finanziamento
degli investimenti nelle aree che abbisognano di ampliamenti
dei fattori produttivi, che dovrà tuttavia prevedere
anche la partecipazione finanziaria degli enti periferici per
responsabilizzarli nella programmazione dell'attività
di investimento.
A livello comunale non esistono ragioni per abbandonare l'attuale
impostazione fondata sull'ICI, che potrebbe essere sottoposta
ad una revisione, collegata anche all'aggiornamento del catasto,
che porti al graduale assorbimento in essa del gettito dell'imposta
di registro relativa ai trasferimenti immobiliari. Ci si muoverà
verso il superamento della Tosap e la sua trasformazione in
un sistema di canoni e tariffe da gestire in piena autonomia.
Per il finanziamento degli investimenti debbono permanere strumenti
di intervento statale, nella forma di trasferimenti condizionati,
con la compartecipazione dell'ente periferico alla spesa, per
responsabilizzarlo e indurlo ad una programmazione di tipo "imprenditoriale"
delle attività di investimento.
Inoltre, per consentire una maggiore autonomia e responsabilità
nella programmazione degli investimenti da parte dei Comuni,
potrebbe essere data loro la facoltà di introdurre imposte
di scopo, finalizzate alla realizzazione di opere pubbliche
di interesse generale per le quali non é possibile l'autofinanziamento.
Le imposte di scopo sono uno degli strumenti per aumentare la
flessibilità dei Comuni nelle modalità di reperimento
delle risorse: a questo fine, é possibile inoltre consentire
ai Comuni sia di determinare, entro ambiti ben delimitati, tariffe
e nuove fattispecie imponibili, sia di abolire tributi esistenti
che neppure ripagano il costo di esazione, sia di consentire
un accorto sfruttamento economico dei beni demaniali e degli
immobili di interesse storico-artistico.
Per le Province dovrebbe bastare l'attribuzione delle imposta
di trascrizione al PRA e sulle assicurazioni RC auto, che diventerebbero
autonomi prelievi provinciali.