Il Mezzogiorno
Per molto tempo si é pensato che il problema del Mezzogiorno
fosse solo economico e che la soluzione fosse l'intervento straordinario
dello Stato: dare incentivi alle imprese per investire al Sud,
costruire le infrastrutture, fare arrivare l'industrializzazione
dall'alto. Si è invece trascurato il funzionamento ordinario
delle istituzioni centrali e locali.
L'impegno delle risorse pubbliche ha reso possibile una crescita
del reddito che ha consentito al Mezzogiorno di rimanere agganciato
al Centro-Nord Italia, una delle aree a più alti consumi
del mondo. Ma non é riuscito ad innescare uno sviluppo
autonomo, capace di sostenersi da solo.
Non c'é autonomia con un tasso di disoccupazione intorno
al 20%, il triplo rispetto al Centro-Nord, con una forte diffusione
del lavoro irregolare e precario, con una bassa qualità
dei servizi fondamentali, come la scuola (dove si registrano
alti i tassi di abbandono scolastico e ripetenza).
E' vero: molte risorse sono state destinate al Mezzogiorno,
tuttavia, gli strumenti finora utilizzati di intervento straordinario
hanno avuto quattro limiti: per il loro dirigismo non hanno
stimolato l'assunzione in loco di iniziative autonome, coerenti
con le vocazioni proprie delle aree interessate; per il loro
costo eccessivo sono divenuti insostenibili dal punto di vista
politico e finanziario nel lungo termine; poiché prevedevano
processi decisionali discrezionali e non trasparenti, sono stati
fonte di corruzione e hanno provocato un peggioramento dei sistemi
di selezione della classe dirigente locale politica ed imprenditoriale;
poiché hanno garantito assistenza, hanno impedito che
forti tensioni e spinte al cambiamento rompessero un equilibrio
di sottosviluppo.
Il primo interesse della società meridionale é
avere una classe politica nuova. E soprattutto una classe politica
responsabile di produrre risultati per i cittadini. Segnali
di cambiamento provengono già da molte amministrazioni
locali.
Il federalismo é lo strumento per dare anche ai cittadini
del Mezzogiorno il controllo sui risultati conseguiti dai politici
e dalle amministrazioni locali e sulla destinazione delle imposte
che pagano. E' lo strumento per ribaltare la logica dell'assistenzialismo,
che, se ha trasferito risorse nel Mezzogiorno, ne ha anche soffocato
l'autonomia e la capacità di crescita interna.
Decentramento e federalismo fiscale non significano però
l'abbandono di politiche qualificate da parte dello Stato, lasciando
le regioni meridionali a sé stesse, né rafforzare
le regioni significa rafforzare le regioni come sono oggi.
Le linee d'azione che proponiamo sono:
- Una cooperazione tra amministrazione centrale e regioni,
con nuovi meccanismi di cofinanziamento, con nuove modalità
di selezione dei progetti da finanziare, con un sistema di controllo
a posteriori dei progetti in base ai risultati conseguiti, con
interventi che si integrino efficacemente con le politiche comunitarie.
- Una riforma nei settori ordinari dell'intervento pubblico
(in particolare scuola, sanità, giustizia); con azioni
che portino a compimento il vecchio intervento straordinario,
e, soprattutto, con azioni che consentano di attuare l'intervento
del Quadro Comunitario di Sostegno 1995-99 dell'Unione Europea.
Per fare questo, e più in generale, per un utilizzo puntuale
ed efficiente delle risorse, bisogna rafforzare i processi formativi
delle autonomie locali e la capacità dell'amministrazione
centrale di coordinare ed assistere tecnicamente Regioni ed
enti locali.
- Promuovere la cultura di impresa, creando casi di successo
tecnologico ed imprenditoriale, concepiti anche per aumentare
positivi effetti di imitazione e promuovendo la vocazione all'esportazione,
moltiplicando le occasioni di formazione e di attività
non necessariamente legate al "posto fisso".
La cultura d'impresa si promuove anche attraverso incentivi
mirati allo sviluppo di distretti industriali ad alto tasso
di innovazione, mettendo a punto con gli imprenditori coinvolti
pacchetti di incentivazione fiscale e finanziaria, infrastrutture
e flessibilità del lavoro in grado di generare situazioni
di rottura. In questa direzione, vanno semplificate le procedure
amministrative per favorire le imprese che vogliano localizzarsi
nel Mezzogiorno, con servizi di assistenza e consulenza agli
imprenditori del tipo "chiavi in mano".
- Togliere centralità alla cultura mafiosa attraverso
una graduale affermazione della cultura del governo e della
buona pubblica amministrazione, con azioni esemplari quali:
estendere agli uffici giudiziari esperienze di organizzazione
e di informatizzazione avanzate; selezionare un certo numero
di scuole secondarie superiori, già a un buon livello
di efficienza, per sperimentare nuovi modelli di formazione;
perseguire maggiormente l'integrazione tra università
e sistema produttivo, soprattutto laddove già esistono
le premesse.
- Per quanto riguarda il lavoro: ristrutturare la formazione
professionale, per dare ai giovani concrete opportunità
di ottenere un reddito con mezzi legali; rivedere la cassa integrazione
guadagni; favorire le imprese sociali e non profit; rafforzare
l'esperienza della Società per l'imprenditoria giovanile,
protagonista di uno dei pochi casi di successo di politica regionale
in Italia. Occorrono chiarezza di obiettivi, controllo sui risultati,
e nuove modalità di finanziamento su obiettivi identificabili.
L'occupazione va sviluppata in settori quali il turismo,
il recupero dell'ambiente, la manutenzione delle opere pubbliche,
la creazione di servizi innovativi per le imprese (il che non
significa rinunciare all'obiettivo di costituire una solida
base industriale secondo criteri moderni). L'agricoltura va
aiutata, ma aiutata a crescere non a sopravvivere.
- Diminuire la distanza dai mercati di sbocco, sviluppando
infrastrutture di trasporto per integrare "fisicamente" il Mezzogiorno,
anche concentrando le risorse disponibili su reti di telecomunicazione
in grado di localizzare lavori ad alta professionalità
nel Mezzogiorno.
- Concentrare le risorse dedicate alle infrastrutture in
tre direzioni:
- l'acqua, e in particolare la soluzione del problema idrico
in alcune città meridionali;
- il sistema dei trasporti ferroviari e stradali e i collegamenti
con interventi intermodali alle infrastrutture portuali e al
sistema viario delle città;
- la creazione in alcune aree urbane particolarmente congestionate
di una rete ferroviaria metropolitana.