Far nascere il mercato, il colpo d'ala che serve
al Paese
La nostra visione della società ci porta inevitabilmente
a ritenere che la dinamica sociale si fondi sull'esistenza di
un pluralismo di idee e nel contempo di una pluralità
di iniziative, che debbono tra loro competere in un contesto
fortemente unito da regole e sentimenti comuni.
In questo disegno l'azione del governo non deve sostituirsi
all'azione dei singoli, ma deve garantire le condizioni di accesso,
le regole del gioco, la tutela e in taluni casi la gestione
di quei beni pubblici che garantiscono l'effettiva pluralità
dell'iniziativa individuale.
"Stato leggero" non significa però Stato assente, quanto
piuttosto Stato garante della libertà di iniziativa privata,
ma anche delle pari opportunità. Significa Stato che
non si sostituisce al mercato, ma lo promuove.
Promuovere il mercato, a sua volta, significa agire sulle istituzioni
rendendo certe ed uguali per tutti le "regole del gioco". Partecipando
ad una organizzazione sovranazionale, quale è l'Unione
Europea, le regole prime con le quali il Paese deve confrontarsi
sono quelle che vengono dalla Nuova Europa.
L'Italia ha raccolto la sfida rappresentata dal rilancio del
processo di integrazione europea, improntato alla piena realizzazione
delle quattro fondamentali libertà di circolazione (persone,
merci, servizi, capitali), ma la risposta non è stata
all'altezza della sfida. E' mancato il colpo d'ala che consentisse
di impostare profonde riforme istituzionali.
Il colpo d'ala di cui il Paese ha bisogno si realizza, essenzialmente,
su due piani.
Il primo è "fondante": occorre completare quel telaio
di regole, che l'Italia attende dal dopoguerra, indispensabili
perché il mercato esista. Sono regole costitutive, essenziali,
durature, non indirizzate dirigisticamente a raggiungere singoli
obiettivi e continuamente aggiustate. Esse attengono:
- alla riforma del mercato dei capitali;
- alla privatizzazione delle imprese pubbliche;
- alla nuova regolamentazione nei settori dei servizi pubblici;
- al rafforzamento delle politiche di tutela della concorrenza,
ivi compresa la tutela del mercato da indebiti "aiuti di Stato"
alle singole imprese nazionali.
Il secondo piano ha a che fare con "l'ambiente" nel quale le
imprese nascono e si sviluppano: occorre liberare e accompagnare
l'iniziativa imprenditoriale con un'azione di governo leggera,
ma continua e flessibile, attraverso:
- le politiche industriali volte a valorizzare quanto spontaneamente
si genera sul territorio. La ricerca industriale e il trasferimento
tecnologico, così come l'aiuto all'internazionalizzazione
delle imprese ne sono i capisaldi.
- un vigoroso programma per la creazione di piccole imprese
innovative, specie nel Mezzogiorno, segnato da un altissimo
tasso di disoccupazione. Attribuiamo a questo programma un alto
significato civile, oltreché strettamente economico-produttivo.
Creare nuove piccole imprese significa, infatti, aumentare il
numero delle persone capaci di autogestirsi, arricchendo così
la società civile.