Formazione professionale,
educazione continua e partecipazione
Il sistema di istruzione professionale dell'Italia è
in ritardo ed è andato peggiorando, anche a seguito della
mancata riforma della scuola superiore.
Bisogna passare da una concezione della formazione professionale
come "addestramento al lavoro" all'idea di un progetto formativo
a servizio della persona del lavoratore. Come in altri paesi,
la formazione professionale dovrà essere destinata non
solo ai giovani, ma anche agli adulti lavoratori e, per quanto
riguarda i giovani, dovrà materializzare l'obiettivo
del diritto/dovere a conseguire una qualificazione professionale
entro il diciottesimo anno di età.
Il programma parte dall'assunto che la formazione professionale
è 'strumento della politica attiva del lavoro' (non 'un'altra
scuola') ed è ispirato dai seguenti elementi di novità
da introdurre:
- articolare una pluralità di forme di formazione
(a tempo pieno, a tempo parziale, contemporaneità di
formazione e lavoro);
- costituire un sistema che consenta la formazione 'continua'
per affrontare un mondo del lavoro che richiede sempre più
flessibilità e competenze specifiche;
- decentrare il 'governo' e la 'gestione' della formazione,
coinvolgendo i diversi soggetti interessati, ma mantenendo un
controllo a livello nazionale per quanto riguarda la validazione
e la certificazione delle qualifiche conseguibili, anche in
rapporto a quelle europee.
Lo sviluppo del sistema di formazione professionale implica
un forte intervento di incentivo e sostegno alle imprese, ai
singoli lavoratori, ai disoccupati, agli immigrati e anche agli
anziani intenzionati a reinserirsi in ruoli sociali attivi.
Le linee di intervento che ci proponiamo sono:
- L'assegnazione principalmente alle Regioni del 'governo'
della formazione professionale per la costruzione di una rete
di servizi (parchi tecnologici, agenzie, …) a supporto dei lavoratori,
delle imprese, del territorio.
- L'affidamento, sotto il controllo delle Regioni, della
'gestione' ai diversi soggetti erogatori dei servizi: scuole,
università, imprese, enti privati, organizzazioni non-profit.
- L'articolazione degli interventi tenendo conto del 'contesto
locale': distretti 'tecnologici' e/o 'industriali', 'bacini
di impiego'.
- L'introduzione di un moderno sistema di apprendistato
(da costruirsi ex-novo rispetto all'attuale istituto) che dovrà
avere alcune caratteristiche fondamentali: diplomi di sicura
affidabilità, precisa definizione del metodo, congrua
quota di tempo destinata, estensione anche ai livelli professionali
medio alti. Sono da valorizzare inoltre i periodi di tirocinio
sul lavoro, prevedendo anche forme di sostegno economico alle
imprese.
- Il deciso recupero di efficienza e la progressiva eliminazione
dei rami secchi (a questo scopo è necessario prevedere
il coinvolgimento delle parti sociali nella destinazione delle
risorse, nella definizione dei contenuti formativi, nella valutazione).
Va istituito un vero e proprio sistema di Istruzione Tecnica
Superiore, cioè un canale post-secondario parallelo all'università,
con le seguenti caratteristiche: massima flessibilità
e piena possibilità di discontinuità nell'erogazione
dei corsi; alta sensibilità nei confronti della domanda
del mercato; ampio ricorso a docenti non istituzionali con esperienza
lavorativa; sistema flessibile di certificazione dei titoli
e di erogazione dei finanziamenti pubblici; coinvolgimento in
forma di joint venture delle imprese.
Tale sistema scolastico deve vedere coinvolti nella gestione
le autonomie locali, le imprese e le associazioni di imprenditori,
i sindacati e il mondo della scuola e la famiglia