Una società di donne e di uomini
Negli ultimi vent'anni i comportamenti e le attese delle donne
sono cambiati tanto da segnare profondamente la società
italiana. Ma il costo del cambiamento continua ad essere pagato
per la maggior parte dalle donne medesime: la divisione del
lavoro all'interno della famiglia è sfavorevolmente squilibrata;
siamo il paese europeo col duplice record, dei più bassi
tassi di occupazione complessivo e femminile, dove lavorano
solo 35 cittadini ogni 100 (rispetto ai quasi 50 dei paesi più
avanzati) e dove le donne sono un terzo della forza lavoro (contro
la metà dei paesi più industrializzati).
Insofferenti ad ogni rigida contrapposizione tra lavoro e famiglia,
tra sentimenti e ragione, le donne vogliono uno Stato sociale
che risponda ai valori di una qualità della vita meno
scissa, più integra e quindi più umana. Vogliono
una regole del tempo più razionali e meno obsolete, una
organizzazione sociale della risorsa tempo che consenta a tutti,
donne e uomini, una più ampia ed articolata scelta dei
propri tempi di vita.
L'identità femminile moderna, che ha come proprie architravi
l'autonomia, la soggettività e la responsabilità
delle donne, costituisce una grande risorsa per il futuro del
paese. Il dispiegarsi pieno delle potenzialità delle
donne in tutti gli ambiti dell'economia, della cultura, dell'informazione
e della politica può promuovere una vita sociale e familiare
più ricca, con una maggiore condivisione delle responsabilità
tra tutti i componenti.
Abbiamo bisogno che le donne assumano diretta e piena responsabilità
politica. La democrazia italiana conoscerà una stagione
inedita solo se a guidarla sarà anche una classe dirigente
femminile.
Le nostre proposte sono le seguenti:
- Pari opportunità nel mondo del lavoro. Il tempo
di lavoro deve essere flessibile sia per venire incontro alle
esigenze delle imprese di utilizzo ottimale degli impianti sia
per rispettare le esigenze di armonizzazione tra tempo di lavoro
e tempi di vita delle singole persone. Va perciò superata
la contrapposizione tra lavoro a tempo pieno e lavoro part-time
attraverso la modulazione degli orari che consenta la definizione
di una pluralità di regimi orari e attraverso la flessibilità
dei percorsi lavorativi (in entrata e in uscita) nell'arco della
vita. Il punto di arrivo deve essere la flessibilità
intertemporale dei tempi di lavoro, prevedendo a tale scopo
un Fondo Nazionale per la riorganizzazione degli orari di lavoro.
- Compatibilità tra il tempo di lavoro e il tempo
della cura e delle responsabilità familiari. Si tratta
di prevedere la possibilità per tutti, donne e uomini,
di prendersi delle pause attraverso i congedi parentali, familiari,
per progetti personali. Si dovranno pertanto favorire e valorizzare
forme di auto-organizzazione nel soddisfacimento dei bisogni
individuali e sociali, anche attraverso specifiche incentivazioni
per favorire il reingresso al lavoro delle persone ultraquarantenni
e in particolare delle donne con figli (con conseguenti misure
di tipo previdenziale, come si è incominciato a fare
con la recente riforma pensionistica).
- Non vi é più una rigida demarcazione tra
lavoratrici e casalinghe, come spesso avveniva invece nel passato.
L'essere casalinghe é sempre più legato alle concrete
possibilità di lavoro o meno, a fasi della vita di una
donna e non a scelte definitive. Tale mutamento comporta il
riconoscimento del lavoro di cura e politiche più articolate,
anche nel sistema pensionistico, assicurativo e creditizio a
sostegno della flessibilità dei percorsi di vita e di
lavoro.
- Una politica dei tempi della città. I mutamenti
degli orari di lavoro richiedono una armonizzazione con l'organizzazione
sociale e le scansioni temporali delle città. Si tratta
di modificare gli orari di apertura dei servizi alle persone,
delle scuole, dei negozi, oltre che avviare interventi sul traffico.