
Gli
Interventi
Sintesi
dell'intervento del vicepresidente del Consiglio
Walter Veltroni
Il vicepresidente
del Consiglio Walter Veltroni, nell'intervento conclusivo della
prima giornata di lavori al seminario dell'Ulivo, ha detto tra
l'altro:
«Questa
nostra iniziativa sta andando, come volevamo, nel senso della
ricerca dei valori e delle idee comuni che uniscono persone
e movimenti provenienti da esperienze politiche e culturali
molto diverse. L'Ulivo ha già acquisito due pilastri fondamentali
della propria identità. Il primo è avere un programma comune,
dato di non poco rilievo. Il secondo è avere un'opzione politica
comune, cioè la volontà di stare assieme in un'alleanza. Il
terzo pilastro deve essere, appunto, esprimere valori comuni.
Questo è un fattore decisivo per dare all'Ulivo solidità strutturale
e compiutezza politica.
Io penso
naturalmente a una ricerca aperta, a un itinerario da scrivere
insieme. Gli stessi singoli partiti sono oggi attraversati da
opinioni culturali e da posizioni politiche diverse. Il dibattito
sulla bioetica nel Pds e fuori, così come il confronto sul tema
della flessibilità del mercato del lavoro, sono la testimonianza
visibile di questo pluralismo, per i valori quanto per i programmi.
Il vecchio partito chiuso attorno a una visione ideologica del
mondo e della società è ormai morto e non rinascerà più.
L'Ulivo
è sicuramente molto più di un cartello elettorale. È da tempo
un'alleanza e un programma comune, ora è anche un'esperienza
di governo. Ed è in crescita, ci dicono i sondaggi, nel consenso
dell'opinione pubblica. Ciò dimostra che a differenza di quanto
accade in altri Paesi la grande sfida dell'Europa - che è il
perno, come ha più volta detto Romano Prodi, della nostra azione
- viene accolta come una sfida positiva.
Massimo
D'Alema ha affermato al recente congresso del Pds di non escludere
che l'Ulivo, da soggetto politico qual è ora, possa in futuro
trasformarsi anche in un partito politico. Io ho sempre sostenuto
che dipenderà dall'evoluzione del nostro sistema politico e
istituzionale. Se il sistema diventerà compiutamente bipolare
e bipartitico ci potrà essere, alla fine del processo, il partito
dell'Ulivo così come dall'altra parte ci potrà essere il partito
del Polo. Oggi le diverse identità di partito di cui si compone
la coalizione sono un fattore espansivo dell'Ulivo. Eppure già
adesso sento che spesso le divisioni che rimangono tra noi vengono
dal passato, non nascono dal presente, probabilmente non avranno
più senso nel futuro.
L'esperienza
del cattolicesimo democratico e quella dell'ambientalismo sono
ormai dentro ciascuna delle forze protagoniste dell'Ulivo, oltre
a essere un soggetto politico fondamentale dell'alleanza. Voglio
dire che sta nascendo quel famoso "meticcio", di cui
parlammo tempo addietro, come prodotto di diverse esperienze,
di diversi percorsi e di diverse culture. Quando la maggioranza
degli interpellati di un sondaggio definisce il Pds come un
"partito di centro", come ho letto, sbaglia perché
il Pds è una grande forza della sinistra di governo. Ma anche
in una simile percezione dobbiamo cogliere un segnale: cioè
la coscienza di quanto siano mutate, perfino nel senso comune
dei cittadini, le tradizionali differenze politiche legate all'epoca
delle divisioni ideologiche.
La verità
è che si sta costruendo il campo del centrosinistra. Non più
solo cartello elettorale, ma progetto politico, culturale e
ideale comune. Questi accenti, questa percezione ho ritrovato
nel mio recente incontro con Tony Blair a Londra. Come sapete
anche il Labour Party parla di centrosinistra, cerca di costruire
un campo di centrosinistra. Credo che si stia così affermando,
in diversi angoli dell'Europa e del mondo, il tentativo di costruire
il nuovo blocco sociale di una società complessa, qualcosa di
più della tradizionale alleanza tra lavoratori e ceti medi,
un patto sociale capace di raccogliere più ceti e più culture
politiche, legandole a un processo di innovazione.
Umberto
Galimberti ci ha ricordato, sulla "Repubblica" di
oggi, che molte teorie filosofiche si sono fondate su un'idea:
solo dall'omogeneità nasce la disomogeneità. Questa verità,
ormai messa in discussione innanzi tutto dalla scienza, ha imperato
a lungo negli scenari della politica italiana, dove abbiamo
conosciuto partiti e gruppi omogenei che si scindevano di continuo.
L'esperienza dell'Ulivo, la grande sfida dell'Ulivo è compiere
esattamente il cammino inverso: partire dalla disomogeneità
e costruire un campo comune di valori, di programmi, di politiche».
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