Il programma de L'Ulivo
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Tesi n° 80
I tre pilastri della previdenza sociale


Con la riforma delle pensioni, legge n.335 del 1995 si sono intesi perseguire obiettivi non solo di sostenibilità finanziaria ma anche i non meno importanti obiettivi di :

- equità distributiva, infra e intergenerazionale, visto che le potenzialità redistributive rimangono intrinseche a un sistema previdenziale, anche quando si tenda a separare da esso le componenti assistenziali;

- flessibilità e maggiore coerenza con le trasformazioni in corso nel mercato del lavoro, nella consapevolezza che il sistema previdenziale che ci si accinge a cambiare (concepito per le esigenze dell'industrializzazione di massa del paese) presenta distorsioni e rigidità con cui non è possibile fronteggiare le nuove caratteristiche della domanda e dell'offerta di lavoro, così come la diffusione di lavori atipici e di carriere frammentate e discontinue, a cui sono soprattutto destinati donne e giovani.

Bisogna ora operare per realizzare la riforma, la cui applicazione concreta è affidata al varo dei decreti attuativi di undici deleghe e di numerosi decreti amministrativi e ministeriali, i quali coinvolgeranno temi che vanno dalla armonizzazione e razionalizzazione dei regimi previdenziali alla tutela di coloro che esercitano attività senza vincolo di subordinazione, alla costruzione delle condizioni perché le casalinghe possano godere di una prestazione pensionistica, alla regolamentazione della dismissione del patrimonio immobiliare degli enti, al riordino delle invalidità e delle inabilità, ecc.

Sulla scelta già adottata occorre ora promuovere le iniziative necessarie per articolare gradualmente il sistema previdenziale su tre pilastri fondamentali: assicurazione obbligatoria, assicurazione integrativa, assicurazione individuale e volontaria e si devono sviluppare gli elementi innovativi in termini di equità, flessibilità, libertà di scelta, solo parzialmente presenti nella riforma approvata, attraverso:

- il completamento, con nuovi strumenti legislativi, dell'azione già intrapresa con i controlli incrociati contro l'evasione contributiva e l'instaurazione di una sistematica iniziativa per impedire l'abusivismo;

- l'ulteriore riconoscimento del valore sociale del "lavoro di cura" e della maternità;

- l'offerta più adeguata di una tutela previdenziale alle multiple tipologie di rapporto di lavoro che vengono diffondendosi (tra cui il part-time);

- la copertura degli intervalli tra periodi di lavoro e di non lavoro specie quando essi siano impiegati in attività formative;

- la garanzia di una maggiore possibilità di intreccio, nella fase di pensionamento, tra godimento di una pensione e svolgimento, in forme nuove, di una attività lavorativa;

- l'estensione della platea dei contribuenti e della base contributiva, il che presuppone azioni volte a creare nuova occupazione e a fare emergere quella sommersa (come nel caso di molto lavoro svolto dagli immigrati);

- la trasformazione dello stesso sistema di finanziamento delle pensioni e della previdenza, visto che le modalità attuali (le quali incrementano fortemente il costo del lavoro) tendono a creare problemi di competitività alle imprese e a penalizzare le attività a maggiore intensità di lavoro;

- la riforma degli altri istituti non strettamente pensionistici ma compresi, almeno parzialmente, nel sistema previdenziale, come gli assegni familiari e gli ammortizzatori sociali (indennità di disoccupazione, cassa integrazione, prepensionamenti);

- la riforma dell'assistenza, capitolo intimamente connesso alla previdenza, e degli altri comparti dello Stato sociale;

- la sollecitazione dell'attuazione dei Fondi Complementari al fine di farne autentici investitori istituzionali in grado di essere soggetti promotori di "democrazia economica", il cui completamento è prerequisito importante per le possibilità di sviluppo della previdenza integrativa individuale.