Tesi n° 78
I servizi
sociali

La questione della sanità, dell'assistenza sociale e della previdenza devono essere
affrontate unitariamente e non creare vuoti di intervento e di tutela soprattutto in
presenza di bisogni che richiedono un'elevata capacità di integrazione operativa.
In particolare, la politica dei servizi
sociali deve essere impostata in modo da affrontare problemi e bisogni complessi (come
quelli degli anziani, dei disabili, dei minori a rischio, dei tossicodipendenti, degli
immigrati) non con risposte uniche, ma con risposte articolate, che investono diversi
settori di intervento.
Affrontare la tematica della
tossicodipendenza significa mettere a punto politiche dei servizi sociali, della scuola,
del lavoro, con risposte sul fronte della prevenzione, del recupero, della riduzione del
danno. Riduzione del danno significa sostenere chi vive in condizioni di marginalità, per
cercare di non consolidare quella condizione, ma all'opposto per permetterne il
superamento; opportuno intervenire sul quadro legislativo, con linee guida sull'uso
dei farmaci sostitutivi, con criteri per la predisposizione, gestione e valutazione dei
progetti di riduzione del danno. Interventi che devono essere complementari a quelli per
la riduzione della domanda, aumentando così le potenzialità complessive della rete dei
servizi.
Affrontare i problemi dei disabili
comporta diversi interventi: nella scuola; nella organizzazione della città (contro le
barriere architettoniche); nella rete di servizi (per tenere conto dei diversi livelli di
gravità, soprattutto in relazione all'handicap grave); nel mondo del lavoro, ove va
superata la percezione assistenziale dell'inserimento lavorativo delle persone disabili
imposto alle imprese e alla collettività, per considerare l'handicappato come lavoratore
(rivedendo quindi i meccanismi di collocamento, per trovare una corretta corrispondenza
tra domanda e offerta di lavoro, legata alle specifiche capacità di ciascuno).
Per ribadire lo spazio e il ruolo di una
politica socio-assistenziale, che assicuri la realizzazione di una adeguata rete di
servizi sociali e le risorse necessarie, proponiamo una legge quadro di riforma
socio-assistenziale.
Si tratterà di una legge che fissa i
principi generali, nel rispetto del forte decentramento delle funzioni
socio-assistenziali: nel rispetto, quindi, delle scelte di indirizzo delle regioni (che in
parte hanno già approvato leggi regionali di riordino) e delle competenze gestionali
degli enti locali.
I principi e le linee guida che dovranno
essere affermati nella legge sono:
- una concezione di Stato sociale come
"casa comune" di tutti e non solo dei poveri, cercando un equilibrio nuovo tra
servizi per tutti e selettività, reso necessario dalla scarsità delle risorse e
dall'emergere di nuovi bisogni;
- la gestione integrata tra servizi
sociali e sanitari, da realizzare in particolare attraverso i seguenti strumenti:
- il distretto socio-sanitario;
- l'integrazione tra diverse
professionalità impegnate al servizio delle persone (ad esempio, medici di medicina
generale, infermieri, assistenti sociali, psicologi, assistenti domiciliari, educatori,
terapisti della riabilitazione);
- una attribuzione di responsabilità
all'ente locale, vincolandolo alla gestione integrata dei servizi secondo ambiti
territoriali omogenei, seguendo le indicazioni della legge 142/90 (associazione con altri
comuni, accordi di programma con le aziende USL).
- indicazioni delle aree problematiche per
rispondere ai bisogni che possono essere soddisfatti solo operando con una forte
integrazione socio-sanitaria (anziani non autosufficienti, disabili, malati mentali,
infanzia ed età evolutiva, tossicodipendenza), ripresa dalla Linee guida dei Progetti
obiettivo del Piano Sanitario Nazionale relativi a questo settore;
- indicazioni circa le priorità con cui
attribuire ai diversi settori di intervento il finanziamento pubblico e indicazioni
relative alle contribuzioni da parte dell'utenza;
- la riaffermazione della titolarità
pubblica, intesa come responsabilità di formulare le scelte di priorità, di precisare
gli indirizzi, di controllare i processi e i risultati e della possibilità di attribuire
la gestione dei servizi a soggetti di natura diversa - del privato sociale e del privato
mercantile - con forme di gestione diretta, gestione mista, gestione interamente privata;
ciò per rispondere ai diritti e ai bisogni del cittadino utente, garantendo livelli
uniformi di assistenza e reale possibilità di controllo sulla natura e la qualità delle
prestazioni erogate;
- indicazioni sulla istituzione di
osservatori nazionali sui specifici fenomeni o fasce di cittadini relativi ai bisogni
sociali (ad esempio, osservatorio sui minori, sulla condizione della popolazione anziana,
etc);
- indicazione dei fabbisogni formativi
relativi ai diversi specifici professionali e alle capacità di gestione richieste per il
funzionamento della rete dei servizi sociali; ridefinizione dei processi formativi di base
delle professioni del sociale, anche in relazione all'innalzamento dell'obbligo
scolastico. |