Tesi n° 74
I diritti
degli anziani

Una grande trasformazione demografica ha preso l'avvio nella popolazione italiana: la
fecondità è crollata, l'incremento naturale è progressivamente arrivato a zero, la
durata della vita si è allungata. Il risultato è uno sconvolgimento della struttura per
età della popolazione: l'Italia è il primo, e per ora unico, paese al mondo in cui nel
1994 gli ultrasessantacinquenni hanno superato le persone con meno di quindici anni.Ci troviamo in una fase cruciale per la
riaffermazione dei valori del solidarismo (che non vuol dire assistenzialismo e tanto meno
statalismo) e dei diritti di cittadinanza sociale. In questa fase si deve inserire la
condizione anziana in una più ampia prospettiva di rinnovamento dell'attuale modello di
organizzazione della società e si deve ripensare lo Stato Sociale facendo leva - oltre
che sulle istituzioni pubbliche - su una pluralità di soggetti, fra i quali in primo
luogo la famiglia. Assistere l'anziano, soprattutto l'anziano non autosufficiente in
famiglia è obiettivo primario; altrettanto prioritarie sono le forme di sostegno alle
"famiglie anziane". In questo quadro bisogna comunque affidare allo Stato una
funzione redistributrice, sia per quanto riguarda l'effettivo godimento dei servizi sia in
materia di redistribuzione del reddito e delle altre risorse che concorrono a formare la
qualità della vita.
Un'idea-forza da tradurre in proposte
operative è quella di far "lavorare" l'anziano quando è ancora in buone
condizioni fisiche. Il dramma della condizione dell'anziano, oggi, è la perdita
dell'autostima dovuta al senso di inutilità. L'anziano non può essere considerato solo
come soggetto di domanda di particolari beni e servizi, ma anche come soggetto di offerta.
Occorre dunque individuare canali specifici di attività lavorative, al di fuori del
mercato del lavoro in senso proprio, nei quali l'anziano possa liberamente inserirsi (si
pensi ai lavori socialmente utili come previsto dal disegno di legge 1321).
Il programma sugli anziani è ispirato al
principio di base della responsabilità solidale che, attraverso il coinvolgimento di
tutti i soggetti interessati, consenta la costruzione di forme nuove di comunità.
Solidarietà da un lato e uguaglianza delle opportunità dall'altro devono essere il punto
di riferimento delle politiche sociali.
Condizione per attuare una rete di servizi
per anziani è il varo di una Legge Quadro di riforma dei Servizi Sociali (vedi "I
servizi sociali").
Le scelte di tale legge che interessano
gli anziani sono:
- definizione di una nuova organizzazione,
che veda il Comune come cuore del sistema di integrazione sociale, con specifici compiti
di programmazione, coordinamento nonché di coinvolgimento e valorizzazione di tutte le
risorse presenti sul territorio;
- messa a punto di opportuni incentivi
alle famiglie per rendere effettivo il diritto dell'anziano a restare nel proprio nucleo
familiare e comunque alla sicurezza abitativa.
A livello centrale, si dovrà procedere a:
- istituire una funzione di osservazione a
livello nazionale collegata a osservatori territoriali sulla condizione degli anziani e
sulle politiche sociali, che agiscano in rete e consentano il monitoraggio indispensabile
a programmare ed integrare gli interventi dei diversi soggetti istituzionali;
- differenziare l'offerta ospedaliera e di
strutture residenziali (RSA), potenziando i centri dove gli aspetti di assistenza e di
nursing prevalgono su quelli medico-specialistici, con effetti di riduzione dei costi e
potenziando l'assistenza domiciliare;
- adeguare l'Assegno sociale per i meno
abbienti e, in particolare, per gli anziani (assegno che la riforma pensionistica
introduce, ma con importi di pochissimo superiori alla vecchia pensione sociale). |