Tesi n° 73
Una società
di donne e di uomini

Negli ultimi vent'anni i comportamenti e le attese delle donne sono cambiati tanto da
segnare profondamente la società italiana. Ma il costo del cambiamento continua ad essere
pagato per la maggior parte dalle donne medesime: la divisione del lavoro all'interno
della famiglia è sfavorevolmente squilibrata; siamo il paese europeo col duplice record,
dei più bassi tassi di occupazione complessivo e femminile, dove lavorano solo 35
cittadini ogni 100 (rispetto ai quasi 50 dei paesi più avanzati) e dove le donne sono un
terzo della forza lavoro (contro la metà dei paesi più industrializzati).Insofferenti ad ogni rigida contrapposizione tra
lavoro e famiglia, tra sentimenti e ragione, le donne vogliono uno Stato sociale che
risponda ai valori di una qualità della vita meno scissa, più integra e quindi più
umana. Vogliono una regole del tempo più razionali e meno obsolete, una organizzazione
sociale della risorsa tempo che consenta a tutti, donne e uomini, una più ampia ed
articolata scelta dei propri tempi di vita.
L'identità femminile moderna, che ha come
proprie architravi l'autonomia, la soggettività e la responsabilità delle donne,
costituisce una grande risorsa per il futuro del paese. Il dispiegarsi pieno delle
potenzialità delle donne in tutti gli ambiti dell'economia, della cultura,
dell'informazione e della politica può promuovere una vita sociale e familiare più
ricca, con una maggiore condivisione delle responsabilità tra tutti i componenti.
Abbiamo bisogno che le donne assumano
diretta e piena responsabilità politica. La democrazia italiana conoscerà una stagione
inedita solo se a guidarla sarà anche una classe dirigente femminile.
Le nostre proposte sono le seguenti:
- Pari opportunità nel mondo del lavoro.
Il tempo di lavoro deve essere flessibile sia per venire incontro alle esigenze delle
imprese di utilizzo ottimale degli impianti sia per rispettare le esigenze di
armonizzazione tra tempo di lavoro e tempi di vita delle singole persone. Va perciò
superata la contrapposizione tra lavoro a tempo pieno e lavoro part-time attraverso la
modulazione degli orari che consenta la definizione di una pluralità di regimi orari e
attraverso la flessibilità dei percorsi lavorativi (in entrata e in uscita) nell'arco
della vita. Il punto di arrivo deve essere la flessibilità intertemporale dei tempi di
lavoro, prevedendo a tale scopo un Fondo Nazionale per la riorganizzazione degli orari di
lavoro.
- Compatibilità tra il tempo di lavoro e
il tempo della cura e delle responsabilità familiari. Si tratta di prevedere la
possibilità per tutti, donne e uomini, di prendersi delle pause attraverso i congedi
parentali, familiari, per progetti personali. Si dovranno pertanto favorire e valorizzare
forme di auto-organizzazione nel soddisfacimento dei bisogni individuali e sociali, anche
attraverso specifiche incentivazioni per favorire il reingresso al lavoro delle persone
ultraquarantenni e in particolare delle donne con figli (con conseguenti misure di tipo
previdenziale, come si è incominciato a fare con la recente riforma pensionistica).
- Non vi é più una rigida demarcazione
tra lavoratrici e casalinghe, come spesso avveniva invece nel passato. L'essere casalinghe
é sempre più legato alle concrete possibilità di lavoro o meno, a fasi della vita di
una donna e non a scelte definitive. Tale mutamento comporta il riconoscimento del lavoro
di cura e politiche più articolate, anche nel sistema pensionistico, assicurativo e
creditizio a sostegno della flessibilità dei percorsi di vita e di lavoro.
- Una politica dei tempi della città. I
mutamenti degli orari di lavoro richiedono una armonizzazione con l'organizzazione sociale
e le scansioni temporali delle città. Si tratta di modificare gli orari di apertura dei
servizi alle persone, delle scuole, dei negozi, oltre che avviare interventi sul traffico. |