Tesi n° 54
Una
distribuzione commerciale in linea con l'Europa

La struttura del sistema distributivo e il ruolo che questo svolge nel sistema economico
hanno riflessi importanti sul costo e la qualità dei servizi offerti all'utente finale,
sull'occupazione e sulle attività a monte, segnatamente quella industriale. Il problema
occupazionale è grave perché ogni nuovo posto creato dalla grande distribuzione cancella
2-3 posti di lavoro nel commercio tradizionale. Le azioni di difesa e gli ostacoli creati
negli ultimi 25 anni allo sviluppo della distribuzione moderna non ne hanno fermato lo
sviluppo; è mancata invece un'azione vera che facendo leva su meccanismi di mercato e di
incentivi consentisse alle imprese di piccole dimensioni di giocare un ruolo più
incisivo.
Nel settore alimentare e dei beni di largo
consumo standardizzati sembrano non esservi soluzioni diverse dalla realizzazione di più
elevate economie di scala ottenute attraverso forme di aggregazione non episodiche, che
consentano alle minori imprese commerciali uno sforzo in direzione di una maggiore
efficienza e quindi condizioni di sopravvivenza; nei settori non alimentari la concorrenza
a scala europea si farà più pesante ma la situazione è meno deteriorata e, se
affrontata, consentirà alle nostre aziende commerciali un rinnovo rapido ed efficace.
La scarsa trasparenza e la lunghezza delle
procedure amministrative ha fino ad oggi limitato oltre ogni possibile aspettativa
l'entrata di grandi distributori non nazionali; tale barriera invisibile non può però
costituire ancora per molto un filtro sostenibile, sia per la maggiore capacità degli
stranieri di costruire collaborazioni con operatori locali, sia per la necessità che
l'Italia ha di avvicinarsi alle normative degli altri paesi dell'Unione Europea.
Le politiche effettuate fino ad oggi nella
distribuzione commerciale non favoriscono, tra l'altro, la creazione di competenze e lo
sviluppo di competitività sia nelle imprese di piccole che in quelle di grandi
dimensioni; se quelle tradizionali tendono a soccombere, quelle di maggiore entità hanno
le caratteristiche per costituire un potenziale obiettivo di acquisizione da parte di
imprese non nazionali. Tali caratteristiche fanno riferimento a rendite di posizione
accoppiate ad organizzazioni meno efficienti rispetto ai concorrenti internazionali e non
sufficientemente in grado di gestire gli aspetti più innovativi dell'attività, quali la
marca commerciale, la logistica e la gestione della sovrabbondanza di informazioni.
L'entrata e la presenza di distributori
non nazionali facilita inoltre l'entrata di prodotti e derrate provenienti da altri paesi
visto che si afferma la prassi degli eurocontratti tra grandi produttori e grandi
distributori europei.
Non va neppure dimenticato che l'utente
finale sostiene il prezzo di forme distributive poco efficienti, come mostrano i dati
sulle differenze tra i prezzi all'industria e i prezzi al consumo.
Gli interventi che proponiamo sono:
- Governare con gli incentivi prima che
con i divieti: tali incentivi devono essere non transitori e orientati all'agevolazione
sia dell'innovazione e della riqualificazione del servizio offerto, che alla riduzione dei
costi e dell'aumento di produttività, favorendo, in particolare:
- l'adeguamento dimensionale, la
riconversione aziendale e la mobilità sul territorio delle imprese commerciali per un
più efficiente posizionamento sul mercato e per una integrazione con azioni di
progettazione del centro storico e commerciale;
- l'assistenza tecnica, l'innovazione
tecnologica ed organizzativa e la qualificazione professionale;
- l'innalzamento della qualità e del
livello dell'associazionismo tra imprese: gli incentivi sono rivolti a favorire la nascita
e l'attività di centrali sia di origine industriale sia di origine commerciale, che
coordinino, anche se non controllano in senso proprietario, più punti vendita, fornendo
servizi che aumentino la produttività o la capacità competitiva delle imprese associate;
- l'accesso al credito anche mediante la
prestazione di garanzie collettive.
- Favorire la realizzazione di economie di
scala alle dimensioni minori, oltre che la creazione di competenze di ordine superiore
nella gestione della filiera di attività a monte dell'attività distributiva.
- Giungere ad un prelievo più equo e più
semplice, impostato su una maggiore chiarezza e trasparenza con il fisco, ad esempio
sostituendo i contributi sanitari e la tassa sulla salute con la nuova imposta regionale;
con la semplificazione e la ristrutturazione di alcune imposte (TOSAP e TARSU). I rapporti
con il fisco vanno impostati su accertamenti concordati, basati su studi di settore,
uscendo dall'incoerente susseguirsi di misure punitive e di condoni. La tassazione del
reddito d'impresa sarà rivista, attribuendo una aliquota bassa alla parte di utile che
remunera il capitale investito;
- Modificare la politica di concessione
delle licenze per grandi superfici, che devono procedere sulla base della presentazione di
un progetto di impatto urbanistico ed economico e dell'eventuale contributo dell'impresa
alla realizzazione delle infrastrutture.
- Inserire nella pianificazione
urbanistica lo spazio per le attività commerciali. In tale ambito intervenire sulle aree
dismesse e sui centri storici riducendo oneri immobiliari e creando servizi di supporto
operativo per favorire la riorganizzazione e la competitività delle piccole imprese che
si vogliono muovere sul piano dell'efficienza e dell'efficacia. Il ruolo di centro
commerciale naturale del centro storico si addice e caratterizza il profilo urbanistico e
sociale del territorio italiano, ne costituisce un importante motivo di rivitalizzazione e
di mantenimento di un alto livello di qualità della vita, rappresentando inoltre una
importante infrastruttura per l'industria turistica e per lo svolgimento di attività
culturali. Tale centro storico e commerciale deve essere caratterizzato da servizi
coerenti sia con le finalità urbanistiche che con quelle commerciali, la cui
realizzazione avviene con il contributo e l'incentivo del governo locale e delle categorie
economiche.
- Rivedere sotto il profilo istituzionale
il numero e il ruolo degli attori coinvolti in politiche di indirizzo e di impianto
dell'attività commerciale. Le responsabilità di Comune, Area Metropolitana, Provincia e
Regione devono essere adeguate all'impatto dell'attività commerciale sul territorio e
sulle sue dimensioni socio-economiche.
- Semplificare l'esercizio dell'attività
commerciale riducendo drasticamente il numero di interlocutori ai quali chiedere
autorizzazioni per l'esercizio, il trasferimento e l'ampliamento dell'attività,
introducendo regolamenti orientati all'utente e procedure di silenzio-assenso. In caso
contrario non si favorisce la nascita di nuovi imprenditori commerciali.
- Favorire il processo di
internazionalizzazione delle aziende commerciali di medie-grandi dimensioni. |