Tesi n° 48
Liberare il mercato: le privatizzazioni
Uno "Stato leggero" persegue con determinazione e senza tentennamenti la
privatizzazione delle banche e delle imprese pubbliche italiane; ma uno Stato che non è
indifferente deve evitare che dal monopolio legale pubblico si passi all'omologo monopolio
legale privato o che si rafforzino le solite "mani private". Uno Stato leggero,
ma non indifferente è uno Stato che regola invece di gestire.Si deve dunque cogliere l'occasione della privatizzazione
per allontanare i partiti politici dalla gestione dell'economia, per creare nuovi mercati,
per fare nascere nuovi imprenditori, per dare una robusta dose di competitività alle
industrie e alle banche italiane, per accrescere il mercato dei capitali privati. In
sintesi, la privatizzazione costituisce l'occasione propizia per allargare le ristrette
basi del capitalismo italiano, per accrescerne la pluralità di protagonisti.
Lo Stato italiano perde così il controllo
diretto delle sue imprese pubbliche per trasformarle in imprese private soggette alle
normali leggi del mercato, o - nel caso di quelle operanti nel campo dei servizi pubblici
- alla regolazione di apposite agenzie indipendenti la cui vocazione è anche quella di
promuovere la concorrenza proprio nei settori ove essa stenta a manifestarsi.
Questa delle privatizzazioni è
indubbiamente una delle decisive linee d'azione per far nascere il mercato. La proprietà
pubblica di imprese industriali o di servizio non si è dimostrato uno strumento adeguato
nè a favorire una maggiore competitività del sistema produttivo italiano, né a fornire
servizi in modo efficiente ed equo. La peculiarità italiana, rispetto agli altri paesi
europei a questo riguardo è stata quella di partire in ritardo nel processo di
privatizzazione e di portarlo avanti con estrema lentezza.
A questo bisogna ovviare rapidamente
collocando le imprese sul mercato usando modalità trasparenti ed in grado di mobilitare
la maggior quantità di risorse possibili.
La privatizzazione delle banche pubbliche
sta al centro del processo di riforma del mercato dei capitali.
Così riavviato, il sentiero delle
privatizzazioni può andare avanti in tutte le altre direzioni: imprese manifatturiere, di
servizio, e così via.
A quest'ultimo riguardo è però
necessario introdurre la fondamentale distinzione fra le imprese che operano in
concorrenza e le imprese che forniscono servizi di pubblica utilità in condizioni di
almeno parziale monopolio.
La privatizzazione delle imprese che già
operano in mercati concorrenziali può avvenire rapidamente, non essendovi infatti ragioni
strategiche che possano giustificare la presenza pubblica in questi settori.
Non solo, queste privatizzazioni,
costituiscono l'occasione per irrobustire il mercato azionario e rendere più pluralistico
l'assetto proprietario dell'economia italiana. Possono altresì essere l'occasione per
accrescere la presenza di qualificati operatori esteri, capaci di collocare in Italia la
loro base per una espansione produttiva (specie nel Mezzogiorno) o per il coordinamento
delle attività europee (nel caso di imprese americane o asiatiche).
La privatizzazione delle imprese che
operano nel campo dei servizi pubblici. Gli obiettivi di liberalizzazione perseguiti
dall'Unione Europea costituiscono il quadro di riferimento per una profonda ridefinizione
degli attuali assetti regolamentativi dei servizi pubblici nel nostro Paese.
A questo riguardo vanno privatizzate le
imprese di produzione e gestione dei servizi. Le modalità di privatizzazione dovranno in
questo caso tener conto della specificità di queste imprese.
Data la natura di queste imprese la loro
privatizzazione deve cioè essere preceduta dalla definizione di regole che tutelino i
consumatori contro comportamenti dei nuovi soggetti privati in contrasto con i criteri di
accessibilità ed equità.
Le imprese di servizio possono essere
collocate sul mercato coinvolgendo, nel loro capitale, anche le banche una volta
privatizzate.
Se queste considerazioni e proposte
valgono soprattutto per le privatizzazioni di rilievo nazionale, va altresì segnalato che
ampi sono, nel nostro Paese, i margini di manovra per politiche di privatizzazione di
rilievo locale.
In ciascuna delle "cento città
d'Italia" numerose sono le attività economiche, i servizi di pubblica utilità, le
consistenti proprietà immobiliari che - in presenza del necessario quadro di regole -
possono essere privatizzate. |