Tesi n° 46
Far nascere il mercato, il colpo d'ala che serve al Paese
La nostra visione della società ci porta inevitabilmente a ritenere che la dinamica
sociale si fondi sull'esistenza di un pluralismo di idee e nel contempo di una pluralità
di iniziative, che debbono tra loro competere in un contesto fortemente unito da regole e
sentimenti comuni.In questo disegno
l'azione del governo non deve sostituirsi all'azione dei singoli, ma deve garantire le
condizioni di accesso, le regole del gioco, la tutela e in taluni casi la gestione di quei
beni pubblici che garantiscono l'effettiva pluralità dell'iniziativa individuale.
"Stato leggero" non significa
però Stato assente, quanto piuttosto Stato garante della libertà di iniziativa privata,
ma anche delle pari opportunità. Significa Stato che non si sostituisce al mercato, ma lo
promuove.
Promuovere il mercato, a sua volta,
significa agire sulle istituzioni rendendo certe ed uguali per tutti le "regole del
gioco". Partecipando ad una organizzazione sovranazionale, quale è l'Unione Europea,
le regole prime con le quali il Paese deve confrontarsi sono quelle che vengono dalla
Nuova Europa.
L'Italia ha raccolto la sfida
rappresentata dal rilancio del processo di integrazione europea, improntato alla piena
realizzazione delle quattro fondamentali libertà di circolazione (persone, merci,
servizi, capitali), ma la risposta non è stata all'altezza della sfida. E' mancato il
colpo d'ala che consentisse di impostare profonde riforme istituzionali.
Il colpo d'ala di cui il Paese ha bisogno
si realizza, essenzialmente, su due piani.
Il primo è "fondante": occorre
completare quel telaio di regole, che l'Italia attende dal dopoguerra, indispensabili
perché il mercato esista. Sono regole costitutive, essenziali, durature, non indirizzate
dirigisticamente a raggiungere singoli obiettivi e continuamente aggiustate. Esse
attengono:
- alla riforma del mercato dei capitali;
- alla privatizzazione delle imprese
pubbliche;
- alla nuova regolamentazione nei settori
dei servizi pubblici;
- al rafforzamento delle politiche di
tutela della concorrenza, ivi compresa la tutela del mercato da indebiti "aiuti di
Stato" alle singole imprese nazionali.
Il secondo piano ha a che fare con
"l'ambiente" nel quale le imprese nascono e si sviluppano: occorre liberare e
accompagnare l'iniziativa imprenditoriale con un'azione di governo leggera, ma continua e
flessibile, attraverso:
- le politiche industriali volte a
valorizzare quanto spontaneamente si genera sul territorio. La ricerca industriale e il
trasferimento tecnologico, così come l'aiuto all'internazionalizzazione delle imprese ne
sono i capisaldi.
- un vigoroso programma per la creazione
di piccole imprese innovative, specie nel Mezzogiorno, segnato da un altissimo tasso di
disoccupazione. Attribuiamo a questo programma un alto significato civile, oltreché
strettamente economico-produttivo. Creare nuove piccole imprese significa, infatti,
aumentare il numero delle persone capaci di autogestirsi, arricchendo così la società
civile. |