Tesi n° 45
Una politica
industriale al passo con l'Europa: il mercato unico e l'innovazione tecnico-scientifica
delle imprese
Nella Nuova Europa la costruzione del "mercato unico" è la prima politica
industriale.
La nostra crescita economica e sociale è
destinata a soffrire di qualunque forma di chiusura nei confronti degli altri Paesi, di
qualunque forma di protezionismo o di commercio guidato.
Essa ha, piuttosto, bisogno di un salto di
qualità nell'impegno del governo italiano, della nostra amministrazione pubblica, nel
concorrere con gli altri governi europei a disegnare e nell'attuare il processo di
integrazione dei mercati.
La piena affermazione delle quattro
fondamentali libertà di circolazione - persone, merci, servizi e capitali - oramai
patrimonio comune dell'Unione Europea, rappresenta il punto fermo da cui deve partire
qualunque azione di politica industriale.
Nella nostra partecipazione a questo
processo possono realizzarsi, devono realizzarsi, le due aspirazioni che convivono oggi in
ogni cittadino europeo. Quella locale, che trova corrispondenza nella stessa natura
nazionale di questa programma. Quella globale, cui ciascuno è proiettato dalla
straordinaria circolazione di idee, di immagini, di capitali, di uomini e donne che segna
la fine del secolo. Scaturisce dalla convivenza di queste aspirazioni una nuova forma di
competizione fra le nazioni: non più solo competizione militare o mercantile ma
competizione "istituzionale", laddove per istituzioni intendiamo non solo le
amministrazioni pubbliche, bensì anche l'insieme delle norme che reggono la vita sociale
ed economica di un Paese.
E' in questa più ampia prospettiva che
occorre inquadrare tutto il ventaglio delle politiche microeconomiche: dalla politica
della concorrenza alla politica industriale, dagli interventi sul sistema finanziario
(banche e mercati) alle politiche per il mercato del lavoro.
Negli anni '90, le nuove politiche
industriali dell'Unione Europea - sancite all'art. 130 nello stesso Trattato di Maastricht
- richiedono:
- l'innalzamento della capacità
tecnologica delle imprese europee che devono fronteggiare la "sfida asiatica" e
i giganti americani. La principale azione comunitaria riguarda quindi lo sviluppo della
ricerca e l'adozione di nuove tecnologie. Vi è poi un'attenzione ad alcuni settori
ritenuti rilevanti per lo sviluppo dell'industria europea (come, ad esempio, le
biotecnologie, e l'industria elettronica e dell'informatica): quei settori nei quali si
generano e si diffondono le innovazioni che avranno poi ricadute in una molteplicità di
altri settori industriali
- la capacità di innovare continuamente.
La nostra capacità, al pari di quella degli altri Paesi di storica industrializzazione,
di rispondere alla sfida rappresentata da una nuova divisione internazionale del lavoro -
a cominciare dalla "sfida asiatica" - è eminentemente legata:
- alla diffusione dell'istruzione
superiore fra i nostri giovani: la cura nella formazione delle risorse umane è, nel
nostro tempo, la prima politica economica;
- a un deciso innalzamento dello sforzo
che il Paese compie nell'attività di "ricerca e sviluppo", nonché a una
profonda modifica del modello organizzativo della ricerca che non consente, oggi,
quell'organico e proficuo rapporto con il mondo dell'industria;
- all'ampiezza ed eccellenza delle
produzioni ad alto contenuto tecnologico.
Il conseguimento di miglioramenti in tutte
queste direzioni fa da sfondo al nostro programma di politiche microeconomiche. |