Tesi n° 44
Il Mezzogiorno

Per molto tempo si é pensato che il problema del Mezzogiorno fosse solo economico e che
la soluzione fosse l'intervento straordinario dello Stato: dare incentivi alle imprese per
investire al Sud, costruire le infrastrutture, fare arrivare l'industrializzazione
dall'alto. Si è invece trascurato il funzionamento ordinario delle istituzioni centrali e
locali.L'impegno delle risorse
pubbliche ha reso possibile una crescita del reddito che ha consentito al Mezzogiorno di
rimanere agganciato al Centro-Nord Italia, una delle aree a più alti consumi del mondo.
Ma non é riuscito ad innescare uno sviluppo autonomo, capace di sostenersi da solo.
Non c'é autonomia con un tasso di
disoccupazione intorno al 20%, il triplo rispetto al Centro-Nord, con una forte diffusione
del lavoro irregolare e precario, con una bassa qualità dei servizi fondamentali, come la
scuola (dove si registrano alti i tassi di abbandono scolastico e ripetenza).
E' vero: molte risorse sono state
destinate al Mezzogiorno, tuttavia, gli strumenti finora utilizzati di intervento
straordinario hanno avuto quattro limiti: per il loro dirigismo non hanno stimolato
l'assunzione in loco di iniziative autonome, coerenti con le vocazioni proprie delle aree
interessate; per il loro costo eccessivo sono divenuti insostenibili dal punto di vista
politico e finanziario nel lungo termine; poiché prevedevano processi decisionali
discrezionali e non trasparenti, sono stati fonte di corruzione e hanno provocato un
peggioramento dei sistemi di selezione della classe dirigente locale politica ed
imprenditoriale; poiché hanno garantito assistenza, hanno impedito che forti tensioni e
spinte al cambiamento rompessero un equilibrio di sottosviluppo.
Il primo interesse della società
meridionale é avere una classe politica nuova. E soprattutto una classe politica
responsabile di produrre risultati per i cittadini. Segnali di cambiamento provengono già
da molte amministrazioni locali.
Il federalismo é lo strumento per dare
anche ai cittadini del Mezzogiorno il controllo sui risultati conseguiti dai politici e
dalle amministrazioni locali e sulla destinazione delle imposte che pagano. E' lo
strumento per ribaltare la logica dell'assistenzialismo, che, se ha trasferito risorse nel
Mezzogiorno, ne ha anche soffocato l'autonomia e la capacità di crescita interna.
Decentramento e federalismo fiscale non
significano però l'abbandono di politiche qualificate da parte dello Stato, lasciando le
regioni meridionali a sé stesse, né rafforzare le regioni significa rafforzare le
regioni come sono oggi.
Le linee d'azione che proponiamo sono:
- Una cooperazione tra amministrazione
centrale e regioni, con nuovi meccanismi di cofinanziamento, con nuove modalità di
selezione dei progetti da finanziare, con un sistema di controllo a posteriori dei
progetti in base ai risultati conseguiti, con interventi che si integrino efficacemente
con le politiche comunitarie.
- Una riforma nei settori ordinari
dell'intervento pubblico (in particolare scuola, sanità, giustizia); con azioni che
portino a compimento il vecchio intervento straordinario, e, soprattutto, con azioni che
consentano di attuare l'intervento del Quadro Comunitario di Sostegno 1995-99 dell'Unione
Europea. Per fare questo, e più in generale, per un utilizzo puntuale ed efficiente delle
risorse, bisogna rafforzare i processi formativi delle autonomie locali e la capacità
dell'amministrazione centrale di coordinare ed assistere tecnicamente Regioni ed enti
locali.
- Promuovere la cultura di impresa,
creando casi di successo tecnologico ed imprenditoriale, concepiti anche per aumentare
positivi effetti di imitazione e promuovendo la vocazione all'esportazione, moltiplicando
le occasioni di formazione e di attività non necessariamente legate al "posto
fisso".
La cultura d'impresa si promuove anche
attraverso incentivi mirati allo sviluppo di distretti industriali ad alto tasso di
innovazione, mettendo a punto con gli imprenditori coinvolti pacchetti di incentivazione
fiscale e finanziaria, infrastrutture e flessibilità del lavoro in grado di generare
situazioni di rottura. In questa direzione, vanno semplificate le procedure amministrative
per favorire le imprese che vogliano localizzarsi nel Mezzogiorno, con servizi di
assistenza e consulenza agli imprenditori del tipo "chiavi in mano".
- Togliere centralità alla cultura
mafiosa attraverso una graduale affermazione della cultura del governo e della buona
pubblica amministrazione, con azioni esemplari quali: estendere agli uffici giudiziari
esperienze di organizzazione e di informatizzazione avanzate; selezionare un certo numero
di scuole secondarie superiori, già a un buon livello di efficienza, per sperimentare
nuovi modelli di formazione; perseguire maggiormente l'integrazione tra università e
sistema produttivo, soprattutto laddove già esistono le premesse.
- Per quanto riguarda il lavoro:
ristrutturare la formazione professionale, per dare ai giovani concrete opportunità di
ottenere un reddito con mezzi legali; rivedere la cassa integrazione guadagni; favorire le
imprese sociali e non profit; rafforzare l'esperienza della Società per l'imprenditoria
giovanile, protagonista di uno dei pochi casi di successo di politica regionale in Italia.
Occorrono chiarezza di obiettivi, controllo sui risultati, e nuove modalità di
finanziamento su obiettivi identificabili.
L'occupazione va sviluppata in settori
quali il turismo, il recupero dell'ambiente, la manutenzione delle opere pubbliche, la
creazione di servizi innovativi per le imprese (il che non significa rinunciare
all'obiettivo di costituire una solida base industriale secondo criteri moderni).
L'agricoltura va aiutata, ma aiutata a crescere non a sopravvivere.
- Diminuire la distanza dai mercati di
sbocco, sviluppando infrastrutture di trasporto per integrare "fisicamente" il
Mezzogiorno, anche concentrando le risorse disponibili su reti di telecomunicazione in
grado di localizzare lavori ad alta professionalità nel Mezzogiorno.
- Concentrare le risorse dedicate alle
infrastrutture in tre direzioni:
- l'acqua, e in particolare la soluzione
del problema idrico in alcune città meridionali;
- il sistema dei trasporti ferroviari e
stradali e i collegamenti con interventi intermodali alle infrastrutture portuali e al
sistema viario delle città;
- la creazione in alcune aree urbane
particolarmente congestionate di una rete ferroviaria metropolitana. |