Tesi n° 10
I referendum: pochi,
ma buoni
 Il referendum abrogativo previsto dalla Costituzione ha
svolto una utile funzione di arricchimento della dialettica e del dibattito democratico,
di critica e di stimolo nei confronti delle forze politiche operanti nelle istituzioni. Ma
l'uso eccessivo e agitatorio dello stesso, in funzione di disegni politici generali
anziché per porre questioni specifiche, e taluni improvvidi indirizzi giurisprudenziali
della Corte Costituzionale in tema di condizioni di ammissibilità dei quesiti, hanno
spinto verso un uso "manipolativo" del referendum, in contrasto con l'originario
suo carattere abrogativo, e hanno prodotto una distorsione dell'istituto.
Noi proponiamo una revisione della sua
disciplina, realizzabile in parte con legge ordinaria e in parte con legge costituzionale,
secondo le seguenti linee:
- innalzamento del numero di
sottoscrizioni necessario per proporre il referendum;
- divieto di raccolta contestuale di
sottoscrizioni per più referendum;
- limitazione del numero di referendum che
possono svolgersi contemporaneamente;
- anticipazione del giudizio di
ammissibilità ad una fase anteriore alla raccolta delle sottoscrizioni, sulla base di una
iniziativa qualificata appoggiata da un certo numero di elettori;
- abolizione delle norme che vietano lo
svolgimento contemporaneo di referendum e di elezioni e delle relative campagne;
- divieto di quesiti
"manipolativi" che richiedono l'abrogazione di parti di leggi prive di autonomo
significato;
- revisione dei casi di inammissibilità
del referendum.
Per altro verso può essere considerata
l'eventualità di introdurre nella Costituzione la previsione di forme di referendum
"propositivo" collegate all'iniziativa popolare, con tutte le regole e le
cautele necessarie in tema di condizioni dell'iniziativa, di formulazione dei quesiti e di
disciplina della consultazione. |