Il programma de L'Ulivo

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Tesi n° 3
Autogoverno locale e federalismo cooperativo

Le Regioni sono state istituite venticinque anni fa. Eppure, di fatto l'impostazione centralista dello Stato e dell'amministrazione non é mutata. Le amministrazioni locali non hanno piena responsabilità nel governo del territorio e la legislazione statale interviene o interferisce largamente anche nei settori di competenza delle Regioni.

Anche per quanto riguarda la finanza, gli enti locali sono vincolati dall'amministrazione centrale e la loro autonomia é molto limitata.

L'organizzazione decentrata dei pubblici poteri ha invece proprio l'obiettivo di realizzare i principi di sussidiarietà e di autogoverno delle comunità territoriali, nel rispetto dell'unità nazionale, della solidarietà tra le aree più sviluppate del Paese e quelle meno sviluppate, in coerenza con l'integrazione nel quadro dell'Unione Europea.

Il potenziamento delle autonomie territoriali dovrà ampliare la funzione legislativa delle Regioni, rafforzare la funzione amministrativa degli enti locali e accrescerne l'autonomia organizzativa. La responsabilità di governo deve accompagnarsi alla responsabilità nell'utilizzo delle risorse.

Le linee di intervento proposto sono le seguenti:

- Istituire la Camera delle Regioni (vedi "Una Camera delle Regioni").

- Attribuire alle Regioni la funzione legislativa, ad eccezione delle materie espressamente riservate allo Stato, in base a normative approvate anche dalla Camera delle Regioni, salvo interventi sostitutivi in carenza di legislazione regionale.

- Dare piena autonomia alle Regioni nella disciplina della propria forma di governo e nella definizione degli Statuti regionali, purché non in contrasto con la Costituzione.

- Attribuire alle Regioni la facoltà di disciplinare l'ordinamento degli enti locali, compresi i governi delle aree metropolitane, garantendo però costituzionalmente i comuni dalle tentazioni del centralismo regionale e favorendo il massimo decentramento delle funzioni amministrative agli enti locali.

- Dare alle regioni la possibilità di realizzare accordi interregionali per scopi sovraregionali in ambiti non riservati allo Stato.

- Sopprimere i controlli sugli atti amministrativi delle Regioni e degli enti locali e attribuire i compiti ispettivi alla Corte dei Conti, opportunamente rinnovata; sopprimere il potere governativo di rinvio delle leggi regionali, salva l'impugnazione davanti alla Corte Costituzionale.

- Dare agli enti locali ampia autonomia organizzativa, eliminando i vincoli legislativi sugli organici e sulle assunzioni di personale nell'ambito di una generale riforma della pubblica amministrazione; dando responsabilità piena nelle nomine, nell'impiego e nella mobilità dei dirigenti, incluso il segretario comunale, scelto dal sindaco nell'ambito di un apposito albo di idonei. Il solo vincolo che deve essere mantenuto e rafforzato Ž quello del pareggio di bilancio, perché all'autonomia piena si accompagni una piena responsabilizzazione. La sanzione per la violazione del vincolo dovrà consistere nella perdita temporanea, parziale o totale, dell'autonomia stessa, fino allo scioglimento degli organi di governo o al commissariamento; e gli eventuali deficit locali non dovranno essere dichiarati dallo Stato, ma posti a carico della stessa collettività locale.

- Dare agli enti locali ampia autonomia finanziaria, attraverso l'ampliamento dell'autonomia impositiva e la compartecipazione ai tributi erariali; con opportuni meccanismi di compensazione per ovviare agli squilibri.

- Rafforzare la presenza delle Regioni nell'Unione Europea, con forme autonome di rappresentanza nelle sedi comunitarie, raccordate con la Presidenza del Consiglio. Occorre inoltre incrementare l'effettiva capacità delle amministrazioni italiane di usufruire tempestivamente delle misure incentivanti previste dall'Unione Europea, a vantaggio delle diverse aree e settori dell'economia nazionale.