[RIFORMANDO:555] Tu quoque, Ciampi, foederalis?
Salvatore CAMAIONI  Giovedi`, 22 Giugno 2000

     Francesco P. Forti comunica:


>1) Ciampi auspica stato federale
> SI' DI CIAMPI A FEDERALISMO
>NO AL CENTRALISMO REGIONALE
>
>Ciampi auspica uno stato unito e fede-
>rale che, però, non cada nel centrali-
>smo regionale.
>
>Il presidente della Repubblica, in vi-
>sita ad Ancona, dice: serve "uno Stato
>nuovo, sempre più strutturato come uno
>Stato federale che per questo non ces-
>serà di essere unitario". Ma, aggiunge,
>"sia chiaro che non si intende arrivare
>a nuovi centralismi regionali. Rispet-
>tiamo le autonomie a tutti i livelli a
>partire da quelli più bassi". Dunque,
>osserva, stanno anche cambiando i rap-
>porti fra regioni, province e comuni. E
>il cambiamento non deve essere "una ca-
>caofonia di suoni discordanti tra un
>concerto armonioso".

    Francesco P. Forti commenta:

>La notizia rischia di andare di traverso agli
>anti federalisti

    Faccio sommessamente osservare:


   Il discorso del presidente Ciampi non va di traverso agli
antifederalisti, anzi gli va proprio a fagiolo, purché si intenda bene il
senso delle sue parole. Il presidente Ciampi ha parlato di federalismo nel
corso di una esternazione tutta incentrata sul valore irrinunciabile
dell'unità del Paese e con la manifesta volontà di bacchettare i presidenti
polisti del nord (giornalisticamente ribattezzati "governatori",
all'americana) che provano a costruire, come ho già denunciato in questa
lista, un blocco territoriale, contrapposto non soltanto allo Stato come
istituzione ma anche al resto del Paese, e tendenzialmente repressivo delle
autonomie locali a più basso livello (Province e Comuni): il disegno
federalista che si sta facendo strada al nord precisa così il suo volto
essenzialmente centralista ed autoritario, contraddicendo in  modo esemplare
la sua proclamata ispirazione devolutiva di poteri. Si tratta di sostituire,
in altre parole, il centralismo dello Stato con il centralismo delle
regioni, anzi di alcune regioni, con tanti saluti alla democrazia ed
all'autonomismo. Il "federalismo" di cui parla Ciampi è a ben vedere
un'accentuazione del regionalismo già insito nel nostro dettato
costituzionale; solo che oggi non è politically correct parlare di
decentramento su base regionale senza usare la parolina magica
(federalismo), ed anche Ciampi si è adeguato al linguaggio del momento, con
un piccolo ma perdonabile strappo al corretto lessico costituzionale. Ciampi
indica l'unica strada costituzionalmente percorribile di un approfondimento
dell'autonomia regionale -sulla quale anch'io avevo, tempo fa, in questa
lista, manifestato la mia preferenza- nel quadro di uno Stato che resta
saldamente unitario: se Ciampi debordasse appena da questo tracciato si
porrebbe contro la Costituzione, che non è federale, che ha giurato di
rispettare ed alla cui difesa è stato preposto, e riproporrebbe il modello
di presidente fellone già infelicemente interpretato da Cossiga, che nel
segno del presidenzialismo aveva cominciato a picconare la Costituzione che
improvvidamente gli era stata affidata e per questo costretto alle
dimissioni. Sullo spirito autenticamente unitario del presidente Ciampi non
possono d'altronde nutrirsi seri dubbi e la tenacia con cui ha voluto
riesumare la celebrazione della festa della Repubblica, con tanto di parata
militare, lo dimostra in modo inequivoco.
    Il tentativo di arruolare anche Ciampi (come Gramsci) tra i
disarticolatori dello Stato unitario è quindi condannato all'insuccesso e dà
la misura dell'ansia con la quale si vada alla disperata ricerca di ritratti
illustri da inserire nell'album del federalismo: ognuno deve giocarsi la
partita con le carte di cui dispone, senza irruzioni e saccheggi in campo
avverso. Il federalismo può oggi esibire soltanto i ritratti di Bossi e
Formigoni: capisco che non c'è proprio da andarne fieri ma questo passa il
convento.
    Cordialità
Salvatore Camaioni



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