
Gli
Interventi
Una
nuova formazione politica: Alfredo Galasso
Oltre
la coalizione e la medesima idea dellalleanza, lUlivo
deve e può divenire una formazione politica nuova, inedita:
luogo di partecipazione e di "contaminazione" di soggetti
individuali e collettivi, di culture diverse, di storie peculiari.
Alla
coalizione e al governo dellUlivo è mancato il progetto,
unidea di cambiamento che nasce dallincontro libero,
dialettico non di segreterie o vertici di partiti bensì di uomini
e di donne, di gruppi e movimenti, anche parziali.
Uno
dei punti essenziali della modernità da assumere in un quadro
politico e ideale di riferimento è, oggi, il principio dellautonomia,
intesa come autodeterminazione individuale e collettiva.
Autonomia
che non può risolversi esclusivamente nelliniziativa economica
e nella libertà di impresa, dove i limiti della utilità sociale
e del rispetto della persona vanno mantenuti ed anzi rigorosamente
osservati, ma che piuttosto va riconosciuta e favorita con riguardo
ai bisogni e agli interessi legati alla sfera della personalità
e al circuito della solidarietà.
Il primato
dellautonomia e dellautodeterminazione nella vita
di relazione comporta che cè bisogno più di ridurre che
di ampliare lambito delle regole imposte, più di libertà
di sperimentazione che di legislazione.
E penso
anche e soprattutto alla questione attualissima della bioetica,
rispetto alla quale, ferma restando la necessità di una cornice
generale di principi fondamentali ( ma non ci sono già nella
nostra Costituzione?), non credo che la via migliore sia quella
della corsa alle regole legali, cogenti.
In un
quadro strategico di riferimento per una nuova formazione politica,
uno dei valori di fondo è la giurisdizione.
Polemiche
e strumentalizzazioni hanno fatto perdere di vista, pericolosamente,
un dato elementare: lesercizio indipendente e corretto
della giurisdizione è un bene collettivo da salvaguardare. La
magistratura non può essere arbitra dei diritti e delle libertà,
deve piuttosto rappresentarne la massima garanzia.
Ed invece
accade che la critica e la polemica, anche politica, investe
spesso singoli magistrati che svolgono la propria attività professionale
correttamente e in modo autonomo, quindi scomodi ai potentati
illegali; non i magistrati pigri, negligenti o peggio integrati
in un sistema di poteri economici e politici.
E invece
accade ancora che i "pacchetti" di riforme tendenti
a determinare un livello accettabile di efficienza della giustizia,
varcata la soglia del Consiglio dei ministri, non diventano
norme di legge.
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