Gli ammortizzatori sociali cambieranno. E una
delle possibili novita' in arrivo- secondo quanto previsto dal
Dpef dal governo - e' quella del ''bonus o voucher'', un po'
sul modello britannico, che il disoccupato (non il giovane,
stando a quanto scritto nel Dpef) potra' portate in dote all'azienda
che lo assumera'. Un sussidio per favorire- riducendone il costo
del lavoro- il reingresso nel mercato del lavoro dei disoccupati
di lunga durata, categoria che ha toccato quota due milioni
e 740 mila.
Seppur come uno strumento che dovra' essere
studiato, il ''bonus'' e' entrata dunque nel Dpef, ipotesi che
le previsioni delle ultime ore davano per naufragata. Se ne
parla nella parte relativa alle politiche per il lavoro e nel
capitolo riguardante il welfare. Dove non sono piu' le pensioni
ad essere protagoniste (si auspica solo un'accelerazione dello
sviluppo della previdenza complementare) ma la razionalizzazione
dei cosiddetti ammortizzatori sociali, la cassa integrazione
ordinaria, quella straordinaria, l'indennita' di disoccupazione,
di mobilita' e cosi' via.
L'obiettivo del governo e' quello di uniformare
gli istituti attualmente esistenti, estendendoli a tutti i settori
e collegandoli a forme di riqualificazione professionale e di
incentivazione alle assunzioni. In questa logica, dunque, dovrebbe
muoversi il ''bonus''.
''La disoccupazione di lunga durata- si legge
nel Documento - viene assunta come priorita' da contrastare,
da un lato con misure macroeconomiche di sostegno alla domanda
di occupazione, dall'altro con interventi di carattere microeconomico,
centrati sulla riqualificazione professionale e sull'incentivazione
delle imprese e dei lavoratori all'attivazione di rapporti di
lavoro, anche temporanei (e' proprio di ieri sera l'accordo
che consentira' il pieno utilizzo del lavoro interinale, ndr).
Nuove misure- prosegue il Documento- potranno essere messe allo
studio come per esempio esperimenti di riduzione temporanea
del costo del lavoro ottenuti dotando il disoccupato di un sussidio,
sotto forma di voucher o bonus, da utilizzare in una impresa
che ne acquisisca il lavoro''.
Confermata anche la scelta per il reddito
minimo vitale. Dovrebbe essere finanziato dalla fiscalita' generale
(non dalle imprese e lavoratori, dunque) finalizzato all'inserimento
al lavoro, in particolare dei disoccupati di lunga durata, provenienti
anche dal lavoro autonomo. Di rilievo nella strategie che il
governo mettera' in campo con la Finanziaria, gli interventi
per l'emersione del lavoro nero. Il Dpef non accenna al condono
fiscale e contributivo di cui si e' parlato; prevede, tuttavia,
che sia studiato ''un programma di riduzione dei costi non salariali''.