Il riassetto idrogeologico del territorio
L'Italia è un paese esposto ad alti rischi geologici,
sia per cause naturali (terremoti ed eruzioni vulcaniche), sia
per cause storiche (l'abbandono continuo e costante delle aree
di alta collina e di montagna cominciato massicciamente nel
dopo guerra, l'espansione delle aree urbanizzate con relativo
aumento della impermeabilizzazione dei terreni, lo spopolamento
della campagna), sia per l'intervento spesso dissennato dell'attività
umana sul territorio (disboscamenti, sconvolgimento del regime
delle acque, sconsiderati imbrigliamenti e sbarramenti degli
alvei fluviali, abusivismo edilizio, coltivazioni iperproduttive).
Tuttavia, le politiche seguite sono state lungi dal rimuovere
le cause del disastro e del dissesto; ci si è limitati
a mere azioni difensive e riparative.
Contro questa politica del "rattoppo" occorre invece una politica
di riassesto idrogeologico del territorio, con un programma
di rinaturazione e di riforestazione, che prevenga gli eventuali
rischi, renda compatibili le attività agricole e agro-forestali,
con una pianificazione urbanistica delle aree di pertinenza
fluviale, da mantenere o riportare in condizioni di naturalità.
Proponiamo quindi un grande piano nazionale di opere di pubblica
utilità a difesa del suolo e dei bacini idrogeografici,
per prevenire gli incendi, le frane, le erosioni, le alluvioni.
Un piano di riassetto idrogeologico che possa portare anche
alla creazione di nuova occupazione e a rendere più razionale
ed efficace l'organizzazione dei servizi e delle risorse esistenti.
Alcune azioni da intraprendere sono:
- portare a piena attuazione le più importanti leggi
approvate negli ultimi 15 anni in materia di riassetto idrogeologico
e di difesa del suolo, di tutela paesaggistica di aree protette
e parchi, di intervento nelle aree ad elevato rischio di crisi
ambientale; a partire dalla legge 183 del 1989;
- avviare e/o completare una mappatura delle aree di rischio
idrogeologico con una diffusa rete di prevenzione e una serie
di misure di pronto intervento. A ciò può contribuire
il potenziamento dei Servizi Tecnici Nazionali e l'Agenzia nazionale
dell'ambiente;
- attivare in pieno le competenze delle Autorità
di bacino e progettare, in accordo con le Regioni, i Piani di
bacino;
- recepire pienamente la direttiva europea sulla valutazione
di impatto ambientale, al fine di esercitare un controllo preventivo
sugli effetti degli interventi che possono avere forte incidenza
ambientale sul territorio.