Portare l'acqua da bere in tutte le case
L'acqua è apparentemente una delle sostanze più
abbondanti nell'intero pianeta: eppure numerosi sono gli organismi
internazionali che annunciano una drammatica crisi mondiale
causata da uno spreco idrico indiscriminato, che ha impoverito
la qualità e la quantità disponibile di questa
risorsa non rinnovabile. Vige anche per il nostro Paese l'impegno
ad allontanare - a partire da un terreno nazionale e locale
- i rischi globali di una crisi idrica di portata planetaria,
impegno al quale per ben due volte ci ha richiamato la Comunità
Europea attraverso la Corte di giustizia.
L'azione di salvaguardia di questo bene assume quindi un valore
prioritario.
Esistono leggi importanti, quali la legge Merli o la legge
Galli, che afferma il carattere pubblico di tutte le acque superficiali
e sotterranee e impone un loro uso responsabile e solidaristico.
Leggi importanti, che, tuttavia non vengono attuate, sia nelle
scelte del governo centrale che in quelle delle regioni.
Questo richiede un forte impegno del futuro governo per la
salvaguardia della qualità e della quantità dell'acqua
disponibile.
Ancora oggi, infatti, il 35% della popolazione, soprattutto
nel Meridione, soffre per il rifornimento idrico.
Il primo obiettivo è quindi portare l'acqua da bere
in tutte le case.
Ciò deve avvenire soprattutto mediante una politica
di riciclaggio e di redistribuzione.
La maggioranza dei corsi d'acqua, superficiali e sotterranei,
va riportata ad un alto livello qualitativo per lo svolgimento
delle principali funzioni, in primo luogo quella potabile; le
acque costiere vanno riportate ad un livello di qualità
adeguato a permettere la vita degli ecosistemi marini e a consentire
gli usi umani di balneazione e ricreazione. A tal fine si provvederà:
- a preparare e realizzare un piano di difesa delle acque
nell'intero territorio nazionale, che assicuri la difesa dei
fiumi e la conservazione dei territori circostanti i corsi di
acqua in condizioni di prevalente naturalità;
- ad inserire l'intero territorio nazionale in bacini nazionali
di tutela idrogeologica, con un'organizzazione da tempo efficacemente
realizzata in altri paesi europei;
- a dare piena attuazione alle leggi esistenti, quali la
legge Galli, attraverso la definizione di un regime unitario
delle acque (captazione, distribuzione, depurazione); la legge
Merli, con un piano di risanamento e controllo degli effetti
degli scarichi sui corpi idrici; la legge 37/94 che vieta l'escavazione
dei fiumi per fini di produzione industriale;
- ad assicurare il rispetto della normativa che tutela le
acque destinate al consumo umano, garantendo gli interventi
di miglioramento delle strutture di potabilizzazione da parte
dei gestori di acquedotto, incentivando il controllo interno
di qualità dell'acqua distribuita agli utenti, contenendo
al minimo le deroghe ai requisiti di qualità, comunque
entro i limiti previsti dalla normativa comunitaria;
- a perseguire l'obiettivo di una riduzione dei consumi,
ma contestualmente anche di una loro redistribuzione, portando
entro breve tempo, in tutte le case e soprattutto al Sud, nuovi
sistemi idrici e di depurazione. In tal senso sarà necessario
introdurre misure finanziarie che razionalizzino l'uso dell'acqua,
a partire dal bilancio tra la disponibilità immediata
del bene e i suoi usi. Vanno inoltre utilizzate in modo idoneo
e tempestivo le rilevanti risorse messe a disposizione dall'Unione
Europea.
Per migliorare la qualità delle acque, come di tutte
le risorse e gli ecosistemi utilizzati dall'uomo, è anche
decisivo rafforzare il settore dei controlli ambientali, assicurando
in particolare piena operatività ed efficienza all'Agenzia
Nazionale per la Protezione dell'Ambiente.