Per tutto L'Ulivo


Il Governo de L'Ulivo: IL DPEF

Entro l'anno altre grandi privatizzazioni
Il Tesoro abbandona
TELECOM, BANCO NAPOLI, INA, IMI

 

Piu' neanche un'azione di Telecom, Ina, Imi e Banco di Napoli. Il Tesoro ha deciso di 'disfarsi' entro l'anno completamente dei titoli di queste societa', cedendo le quote residue detenute: 5,17% in Telecom, 1,1% nell'Ina, 0,68% nell'Imi, 17,43% nel Banco di Napoli.

E' quanto prevede il 'menu' proposto dal Documento di programmazione economica e finanziaria al capitolo 'privatizzazioni', in cui si ricorda anche la cessione dell'intera partecipazione pubblica nella Bnl (85% del capitale oridnario) e di un'ulteriore tranche dell'Eni (il cui controllo restera', comunque, al Tesoro), ma non si fa cenno- come previsto- della dismissione dell'Enel.

Non contento di aver incassato fino ad ora 117.814 miliardi cedendo in parte o in tutto societa' del Tesoro (62.701 miliardi, di cui 38.104 nel solo '97) e dei gruppi Iri (48.208 miliardi) ed Eni (6.905), il governo da' 'l'affondo' preparando la lista delle prossime dismissioni, sottolineando che ''le privatizzazioni continueranno ad avere un ruolo fondamentale per il rientro del debito pubblico''. E se nel '97 hanno permesso risparmi di interessi sul debito per oltre 840 miliardi, nel '98 - afferma il Dpef- tale cifra sara' pari a 1.200 miliardi, per arrivare, complessivamente, fino al 2004, a circa 4.600 miliardi.

Ma le privatizzazioni- sostiene il Dpef- non sono servite e non servono solo a rimpinguare le casse dello Stato in vista di Maastricht: promuovono anche una ''cultura dell'investimento azionario tra i risparmiatori individuali, consentendo al sistema produttivo di accedere in misura sempre maggiore a fonti di finanziamento alternative a quelle bancarie''.

Cosi', per 'assecondare' questa cultura, la lista '98 delle dismissioni verra' completata anche dalle 'offerte' Iri ed Eni (che lo scorso marzo ha gia' ridotto dal 66% al 43% la propria presenza azionaria in Saipem): verranno quindi cedute la partecipazione residua detenuta indirettamente nella societa' Aeroporti di Roma; una quota della partecipazione in Alitalia; tutta quella detenuta nella Societa' Autostrade (gia' prevista per il '97, ma costretta al rinvio); le societa' di linea del gruppo Finmare, e alcune partecipate della Finmeccanica, che sara' riorganizzata attraverso un piani di interventi centrato appunto su dismissioni, alleanze e joint venture.

Ancora soldi per lo Stato, infine, dalla cessione del patrimonio immobiliare, anche se in questo caso le procedure non sono tutte gia' a punto: occorre infatti costituire le societa' di gestione di fondi immobiliari e completare la ricognizione del patrimonio statale e di altri entri pubblici.


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