Una distribuzione commerciale in linea con l'Europa
La struttura del sistema distributivo e il ruolo che questo
svolge nel sistema economico hanno riflessi importanti sul costo
e la qualità dei servizi offerti all'utente finale, sull'occupazione
e sulle attività a monte, segnatamente quella industriale.
Il problema occupazionale è grave perché ogni
nuovo posto creato dalla grande distribuzione cancella 2-3 posti
di lavoro nel commercio tradizionale. Le azioni di difesa e
gli ostacoli creati negli ultimi 25 anni allo sviluppo della
distribuzione moderna non ne hanno fermato lo sviluppo; è
mancata invece un'azione vera che facendo leva su meccanismi
di mercato e di incentivi consentisse alle imprese di piccole
dimensioni di giocare un ruolo più incisivo.
Nel settore alimentare e dei beni di largo consumo standardizzati
sembrano non esservi soluzioni diverse dalla realizzazione di
più elevate economie di scala ottenute attraverso forme
di aggregazione non episodiche, che consentano alle minori imprese
commerciali uno sforzo in direzione di una maggiore efficienza
e quindi condizioni di sopravvivenza; nei settori non alimentari
la concorrenza a scala europea si farà più pesante
ma la situazione è meno deteriorata e, se affrontata,
consentirà alle nostre aziende commerciali un rinnovo
rapido ed efficace.
La scarsa trasparenza e la lunghezza delle procedure amministrative
ha fino ad oggi limitato oltre ogni possibile aspettativa l'entrata
di grandi distributori non nazionali; tale barriera invisibile
non può però costituire ancora per molto un filtro
sostenibile, sia per la maggiore capacità degli stranieri
di costruire collaborazioni con operatori locali, sia per la
necessità che l'Italia ha di avvicinarsi alle normative
degli altri paesi dell'Unione Europea.
Le politiche effettuate fino ad oggi nella distribuzione commerciale
non favoriscono, tra l'altro, la creazione di competenze e lo
sviluppo di competitività sia nelle imprese di piccole
che in quelle di grandi dimensioni; se quelle tradizionali tendono
a soccombere, quelle di maggiore entità hanno le caratteristiche
per costituire un potenziale obiettivo di acquisizione da parte
di imprese non nazionali. Tali caratteristiche fanno riferimento
a rendite di posizione accoppiate ad organizzazioni meno efficienti
rispetto ai concorrenti internazionali e non sufficientemente
in grado di gestire gli aspetti più innovativi dell'attività,
quali la marca commerciale, la logistica e la gestione della
sovrabbondanza di informazioni.
L'entrata e la presenza di distributori non nazionali facilita
inoltre l'entrata di prodotti e derrate provenienti da altri
paesi visto che si afferma la prassi degli eurocontratti tra
grandi produttori e grandi distributori europei.
Non va neppure dimenticato che l'utente finale sostiene il
prezzo di forme distributive poco efficienti, come mostrano
i dati sulle differenze tra i prezzi all'industria e i prezzi
al consumo.
Gli interventi che proponiamo sono:
- Governare con gli incentivi prima che con i divieti: tali
incentivi devono essere non transitori e orientati all'agevolazione
sia dell'innovazione e della riqualificazione del servizio offerto,
che alla riduzione dei costi e dell'aumento di produttività,
favorendo, in particolare:
- l'adeguamento dimensionale, la riconversione aziendale
e la mobilità sul territorio delle imprese commerciali
per un più efficiente posizionamento sul mercato e per
una integrazione con azioni di progettazione del centro storico
e commerciale;
- l'assistenza tecnica, l'innovazione tecnologica ed organizzativa
e la qualificazione professionale;
- l'innalzamento della qualità e del livello dell'associazionismo
tra imprese: gli incentivi sono rivolti a favorire la nascita
e l'attività di centrali sia di origine industriale sia
di origine commerciale, che coordinino, anche se non controllano
in senso proprietario, più punti vendita, fornendo servizi
che aumentino la produttività o la capacità competitiva
delle imprese associate;
- l'accesso al credito anche mediante la prestazione di
garanzie collettive.
- Favorire la realizzazione di economie di scala alle dimensioni
minori, oltre che la creazione di competenze di ordine superiore
nella gestione della filiera di attività a monte dell'attività
distributiva.
- Giungere ad un prelievo più equo e più semplice,
impostato su una maggiore chiarezza e trasparenza con il fisco,
ad esempio sostituendo i contributi sanitari e la tassa sulla
salute con la nuova imposta regionale; con la semplificazione
e la ristrutturazione di alcune imposte (TOSAP e TARSU). I rapporti
con il fisco vanno impostati su accertamenti concordati, basati
su studi di settore, uscendo dall'incoerente susseguirsi di
misure punitive e di condoni. La tassazione del reddito d'impresa
sarà rivista, attribuendo una aliquota bassa alla parte
di utile che remunera il capitale investito;
- Modificare la politica di concessione delle licenze per
grandi superfici, che devono procedere sulla base della presentazione
di un progetto di impatto urbanistico ed economico e dell'eventuale
contributo dell'impresa alla realizzazione delle infrastrutture.
- Inserire nella pianificazione urbanistica lo spazio per
le attività commerciali. In tale ambito intervenire sulle
aree dismesse e sui centri storici riducendo oneri immobiliari
e creando servizi di supporto operativo per favorire la riorganizzazione
e la competitività delle piccole imprese che si vogliono
muovere sul piano dell'efficienza e dell'efficacia. Il ruolo
di centro commerciale naturale del centro storico si addice
e caratterizza il profilo urbanistico e sociale del territorio
italiano, ne costituisce un importante motivo di rivitalizzazione
e di mantenimento di un alto livello di qualità della
vita, rappresentando inoltre una importante infrastruttura per
l'industria turistica e per lo svolgimento di attività
culturali. Tale centro storico e commerciale deve essere caratterizzato
da servizi coerenti sia con le finalità urbanistiche
che con quelle commerciali, la cui realizzazione avviene con
il contributo e l'incentivo del governo locale e delle categorie
economiche.
- Rivedere sotto il profilo istituzionale il numero e il
ruolo degli attori coinvolti in politiche di indirizzo e di
impianto dell'attività commerciale. Le responsabilità
di Comune, Area Metropolitana, Provincia e Regione devono essere
adeguate all'impatto dell'attività commerciale sul territorio
e sulle sue dimensioni socio-economiche.
- Semplificare l'esercizio dell'attività commerciale
riducendo drasticamente il numero di interlocutori ai quali
chiedere autorizzazioni per l'esercizio, il trasferimento e
l'ampliamento dell'attività, introducendo regolamenti
orientati all'utente e procedure di silenzio-assenso. In caso
contrario non si favorisce la nascita di nuovi imprenditori
commerciali.
- Favorire il processo di internazionalizzazione delle aziende
commerciali di medie-grandi dimensioni.