Un nuovo modello di difesa
Le recenti crisi internazionali hanno messo in evidenza, a
livello governativo e parlamentare italiano, l'incapacità
di impostare una politica di sicurezza e di difesa adeguata
alle nuove minacce e alle diverse responsabilità del
paese nel mondo.
Anche in questo caso occorre riprendere una forte iniziativa
italiana volta ad evitare un duplice rischio:
- di divenire una pura e semplice piattaforma militare per
operazioni multilaterali;
- di assistere, su scala europea, ad una progressiva rinazionalizzazione
delle politiche di difesa, con conseguenze negative per l'Italia.
Pertanto è necessario che sul piano della difesa nazionale
si riprenda il progetto del Nuovo Modello di difesa comprendente:
- una forte integrazione nella Nato e, in futuro, nel pilastro
europeo dell'UEO per la difesa del territorio nazionale dalle
potenziali minacce missilistiche provenienti da Est o da Sud;
- l'adeguamento a livello europeo della qualità degli
armamenti e della preparazione dell'esercito, dell'aeronautica
e della marina per la partecipazione a forze multinazionali
nelle operazioni di mantenimento e imposizione della pace;
- la tendenza ad aumentare gradualmente l'esercito di tipo
professionale pur mantenendo il servizio di leva. A nostro avviso
un mix equilibrato fra leva e volontari può essere la
migliore strategia da adottare. Questa proposta si collega strettamente
al progetto di dare vita nel paese ad un servizio civile che
consenta ai giovani di optare tra leva e servizio civile (vedi
"I giovani al servizio della comunità");
- la fissazione, assieme alla forma da dare al nuovo modello
di difesa, di parametri finanziari e di una programmazione pluriennale
della spesa relativa alle trasformazioni da operare.
In genere, nell'affrontare tutte queste esigenze, quello a
cui devono puntare fermamente il governo e il parlamento è
una maggiore europeizzazione della difesa, nel quadro della
revisione del Trattato di Maastricht.