1.
E' arrivato il momento di partire. Ma la casa di cui oggi
gettiamo le fondamenta è una casa con le porte aperte.
Durante
il nostro ultimo Consiglio Nazionale avevamo insieme deciso
di esplorare ogni possibilità e ogni via utile a garantire
che alle prossime elezioni europee la coalizione dell'Ulivo
potesse presentarsi nel modo più unito e compatto possibile.
Avevamo
anche deciso che la priorità assoluta da perseguire
dovesse essere quella di dar vita a una lista unica di tutte
le componenti dell'Ulivo che si potessero in tal modo presentare
insieme agli elettori
Come
sapete nei giorni successivi al nostro Consiglio Nazionale
molte riunioni e molti incontri si sono svolti.
Abbiamo
registrato un largo interesse alla nostra proposta ma anche
resistenze e difficoltà che non sempre abbiamo potuto
capire.
Allo
stato attuale non vi sono le condizioni per pensare di poter
giungere a un'unica lista di tutte le diverse componenti dell'Ulivo.
Ci
sono invece le condizioni affinché alle prossime elezioni
europee le varie componenti dell'Ulivo concorrano comunque
sulla base di indirizzi programmatici comuni e con un segno
comune che ricordi agli italiani che il progetto dell'Ulivo
è ancora vivo e vitale.
Mancando
le condizioni per una lista di tutti noi abbiamo esplorato
ogni possibilità per dar vita a una iniziativa che
sia comunque la più ampia possibile.
Abbiamo
dunque rivolto il nostro appello a tutte le diverse componenti
dell'Ulivo, a tutte parimenti dichiarando il nostro interesse
a lavorare insieme.
Il
nostro invito è stato accolto da alcune componenti
importanti, che peraltro già avevano dimostrato di
condividere pienamente la nostra impostazione.
Intendo
riferirmi innanzitutto all'Italia dei Valori e a Centocittà,
realtà che hanno con noi comunanza di analisi e identità
di intenti.
Non
abbiamo avuto ancora risposta egualmente aperta e chiara da
parte degli altri partiti della coalizione dell'Ulivo con
i quali abbiamo avviato un confronto.
In
questa situazione credo che dobbiamo comunque assumere oggi
la decisione di dar vita a una lista comune di tutte le forze
che, appartenendo alla coalizione dell'Ulivo e condividendo
la nostra analisi, le nostre impostazioni e il nostro disegno
programmatico, accettino di presentarsi insieme a noi.
Dobbiamo
cioè cominciare subito a costruire una nuova grande
iniziativa che possa aggregare, oggi o domani, tutti i democratici
che hanno condiviso il progetto dell'Ulivo e che questo progetto
vogliono continuare a portare avanti insieme.
Vogliamo
cioè essere quello che ci sentiamo: Democratici
per l'Ulivo.
Non
si tratta di fondare un nuovo partito né di creare
un soggetto che divida chi nell'Ulivo si è riconosciuto,
escludendo alcuni e riconoscendo altri.
Si
tratta piuttosto di fare un passo avanti, di percorre una
nuova tappa della strada comune che cominciammo insieme quattro
anni fa.
Si
tratta appunto di dare alle nostre passioni e ai nostri obiettivi
un nuovo strumento e un'identità capace di esprimere
la nostra voglia di unità e di coesione.
Ecco
perché noi avvieremo fin da ora la nuova grande esperienza
dei Democratici per l'Ulivo.
Un'esperienza
aperta a tutti e disposta sin da ora a svilupparsi in futuro
secondo linee e modalità che consentano a tutta la
gente dell'Ulivo di ritrovarsi insieme nella comune prospettiva
che oggi avviamo.
Restiamo
dunque aperti a ricercare le intese possibili con le altre
forze dell'Ulivo a cominciare dal partito popolare che ha
avviato al suo interno un dibattito sul modo con cui rispondere
alla nostra proposta.
Ma
lo stesso discorso vale per gli altri partiti, dai Verdi ai
DS.
Possiamo
dire che noi cominciamo oggi a mettere le fondamenta della
casa comune. Ma lo facciamo con l'animo e la volontà
di chi si aspetta che in essa possano abitare tutti gli amici
che condividono il nostro progetto e dunque fin d'ora lascia
per essi la porta aperta.
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2.
Le ragioni politiche della nostra scelta: costruire la nuova
Europa e creare le condizioni perché l'Italia possa
restare in Europa.
Le
ragioni che motivano la nostra scelta sono assolutamente semplici.
Quattro
anni fa cominciammo a lavorare avendo chiari due obiettivi
fra loro strettamente collegati:
portare
l'Italia in Europa
costruire
un'Italia in grado di essere protagonista in Europa e capace
di reggere il confronto con le altre grandi democrazie
2.1
portare l'Italia in Europa per concorrere con gli altri Paesi
a costruire la nuova Europa
Quando
abbiamo cominciato il nostro lavoro sembrava che l'Italia
fosse destinata a restare fuori dall'Europa.
Giudicammo
questo inaccettabile.
Dicemmo
allora che l'avvenire di tutti noi aveva senso solo in Europa.
Dicemmo
allora che fuori dall'Europa l'Italia sarebbe andata alla
deriva.
Dicemmo
allora che noi, come italiani, sentivamo di avere il diritto
e il dovere di partecipare alla costruzione di una nuova Europa
che fosse capace di coniugare insieme sviluppo e solidarietà;
mercato e sicurezza sociale per i bisogni essenziali dei suoi
cittadini; integrazione economica e coesione politica; capacità
tecniche e legittimazione democratica.
Affinché
anche l'Italia potesse partecipare a questa impresa noi ci
impegnammo.
La
situazione sembrava disperata.
I
conti economici erano tali che pareva impossibile raggiungere
l'obiettivo.
Il
sistema politico italiano, figlio della stagione del proporzionalismo
e della prepotenza dei partiti appariva instabile e difficilmente
affidabile.
Le
forze delle tradizioni riformistiche italiane sembravano incapaci
di potersi efficacemente contrapporre a un centrodestra oggettivamente
lontano dalle tradizioni europee e nel suo insieme raccogliticcio,
pasticcione e soprattutto pericoloso.
Insieme
alle altre forze della coalizione creammo l'Ulivo.
Avanzammo
cioè una grande ipotesi di lavoro politico basata sul
valore del programma, sulla ricerca di un rapporto stretto
e continuo con gli elettori e i cittadini, sulla consapevolezza
che solo il convinto sostegno degli elettori a un programma
da loro condiviso potesse essere in grado di legittimare un
governo autorevole e stabile.
L'Ulivo
fu e deve continuare ad essere questo.
E'
l'Ulivo dell'Italia che vogliamo, di quell'Italia cioè
alla costruzione della quale noi chiedemmo a tutti di partecipare.
E'l'Ulivo
che riuscì a unire insieme le migliori tradizioni riformatrici
italiane e la speranza che finalmente fosse possibile anche
in Italia vedere i cittadini contare ed essere messi in grado
di scegliere con il loro voto non un partito ma un governo,
non un'ideologia ma un programma, non una memoria ma una prospettiva.
In
una parola la speranza che si era espressa nei referendum
del 1993: che fosse finita la stagione della delega alle segreterie
di partito perché facessero e disfacessero i governi;
quelli nazionali e quelli locali.
Riuscimmo
nell'impresa, vincemmo le elezioni e riuscimmo a avere dai
nostri concittadini la fiducia per poter adottare le misure
difficili ma necessarie per portare l'Italia in Europa.
Col
nostro successo abbiano potuto dare all'Italia successo.
Il
successo dell'Ulivo, coalizione ma anche nuovo soggetto politico,
ragionamento ma anche entusiasmo, calcolo ma anche sogno,
ha consentito all'Italia di giocare un ruolo importante in
questi anni.
In
politica estera come nel contesto europeo noi siamo stati
autorevoli e ascoltati, malgrado le nostre difficoltà
e i limiti del nostro passato.
In
politica interna siamo riusciti a realizzare un risanamento
economico inaspettato e insperato, mantenendo altissimo il
tasso di democrazia del nostro Paese.
Abbiamo
mantenuto le nostre promesse e abbiamo dimostrato concretamente
che la nostra intuizione era efficace e utile al Paese.
Su
quella via dobbiamo ora continuare.
Dobbiamo
cioè continuare a operare perché continuino
ad esistere e si rafforzino le condizioni per mantenere forte
il ruolo dell'Italia in Europa e alta la nostra capacità
di concorrere a costruire, insieme con gli altri popoli, l'Europa
che vogliamo.
2.2
L'Europa che vogliamo
Noi
vogliamo un'Europa che sia sempre più una realtà
politica oltre che economica.
Vogliamo
un'Europa che sia sempre più basata sulla legittimazione
democratica delle sue istituzioni piuttosto che sulla capacità
professionale e finanziaria delle sue tecnocrazie.
Noi
non vogliamo né l'Europa dei banchieri né l'Europa
della burocrazia europea.
Noi
vogliamo l'Europa dei cittadini e delle autonomie.
Vogliamo
un'Europa che sappia superare i limiti del secolo che sta
morendo e sappia guardare con coraggio e capacità di
innovazione al futuro.
Vogliamo
un'Europa che sappia legare insieme la preziosa eredità
dello Stato sociale Europeo e i benefici effetti della competizione
globale in un mondo aperto e intercomunicante.
Vogliamo
un'Europa capace di padroneggiare i gravi problemi del secolo
che sta per iniziare e capace dunque di trovare un punto di
equilibrio accettabile con le altre civiltà, le altre
razze, le altre tradizioni culturali che premono alle nostre
frontiere.
Vogliamo
un'Europa capace di estendersi a nuovi Paese nella giustizia,
nel rispetto reciproco, nella consapevolezza che l'allargamento
stesso dell'Europa o è un fatto di civiltà e
comune scommessa sul futuro, o non è.
Vogliamo
un'Europa attenta ai temi del lavoro e dell'ambiente.
Un'Europa
attenta ai bisogni dei più deboli e aperta a offrire
a tutti occasioni di crescita e di promozione umana.
Questa
è l'Europa che vogliamo.
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3.
Portare l'Ulivo in Europa e fare dell'Italia un Paese di forte
democrazia, capace di garantire stabilità ai governi
e reale scelta ai cittadini.
Per
costruire l'Europa che vogliamo, per dare il nostro contributo
a questa grande impresa, noi ci presenteremo insieme alle
prossime elezioni.
3.1.
Portare l'Ulivo in Europa.
La
ragione prima del nostro impegno, che oggi riconfermiamo e
che da oggi insieme svilupperemo sta proprio nella nostra
volontà di concorrere a costruire l'Europa che vogliamo.
La
nuova Europa ha bisogno di legittimazione democratica e dunque
ha bisogno di forze che siano capaci di legare a questa nuova
realtà i popoli europei.
Le
tradizionali forze politiche, quelle che vengono dal passato
e che costituiscono oggi le grandi famiglie europee sono,
nel bene e nel male, figlie della storia del secolo che ci
sta alle spalle.
E'questa
una storia gloriosa, ricca di luci e di ombre.
E'la
storia della divisione europea ma anche la storia della sua
unificazione.
E'
comunque la storia politica che ci viene dai nostri padri
e dal nostro passato.
3.2
Superare le distinzioni che vengono dal passato
Mi
chiedo e vi chiedo: è possibile che si possa costruire
il futuro limitandosi a unire insieme, in famiglie politiche
separate secondo gli schemi ideologici del novecento europeo
i partiti che in ogni Paese si sono affermati dentro i confini
dei rispettivi Stati-nazione e dentro i limiti della cultura
politica di un'epoca che noi vogliamo superare?
Io
credo di no.
Sono
fermamente convinto che anche in Europa vi sia bisogno di
Ulivo.
Vi
sia bisogno cioè di una intuizione e di un soggetto
politico che abbia come scopo quello di unire insieme le migliori
forze del riformismo europeo, superando gli argini del nostro
passato e guardando invece al nostro comune futuro.
La
tradizione del socialismo riformista, del cristianesimo democratico,
del liberalismo democratico, dell'ambientalismo hanno anche
in Europa molto in comune.
Non
vi è ragione dunque che, in omaggio a tradizioni del
passato, noi dobbiamo accettare di continuare a tenere schematicamente
divise le forze che contenutisticamente sono fra loro affini.
Soprattutto
non ha senso immaginare che mentre dobbiamo costruire una
nuova grande realtà democratica a scala continentale
noi dobbiamo accettare di essere pregiudizialmente prigionieri
di limiti barriere e schemi che non vengono dalla volontà
dei nostri popoli o dalle differenze dei nostri progetti culturali
ma soltanto dalla non spiegata volontà di rinunciare
a qualunque innovazione nella tradizionale ripartizione dei
ruoli politici.
Nessuno
più di noi è affezionato al bipolarismo.
Ma
noi vogliamo, in Italia come in Europa, un bipolarismo vero,
che tenga divisi coloro che devono essere divisi perché
hanno idee, progetti, speranze diverse e unisca invece coloro
che possono essere uniti da un medesimo obiettivo e da un
medesimo progetto.
L'Europa
che noi vogliamo è l'Europa delle grandi tradizioni
del riformismo europeo, così come l'Italia che noi
abbiamo voluto e vogliamo, era ed è l'Italia del miglior
riformismo italiano.
3.3.
Dobbiamo lavorare con tutte le forze che anche negli altri
Paesi d'Europa si sono messe in marcia per cercare una "nuova
via".
Per
questo noi diciamo che in Europa come in Italia c'è
bisogno di una nuova iniziativa politica.
Una
iniziativa capace di comprendere l'importanza di un'articolazione
federale che, basata sul rispetto rigoroso del principio di
sussidiarietà, sia capace di massimizzare i benefici
delle differenze e minimizzare i costi dell'uniformità.
Una
iniziativa che sappia comprendere che nel rispetto delle differenze
di culture e di esperienze sta il fondamento non solo della
possibilità di costruire una Europa democratica ma
anche della possibilità di vincere su ogni terreno,
a partire da quello economico, la sfida mondiale che comunque
noi europei dobbiamo fronteggiare.
Una
nuova iniziativa politica che unisca le grandi e nuove esperienze
della migliore cultura europea.
Una
iniziativa che, come in Italia, favorisca il confronto tra
i democratici liberali, i socialisti, gli ambientalisti, i
regionalisti e gli autonomisti, i popolari del gruppo di Atene.
Con
queste forze vogliamo lavorare insieme per superare le divisioni
e le distinzioni del passato e per sconfiggere i conservatori,
i nazionalisti, gli xenofobi che oggi minacciano la nuova
Europa democratica che noi vogliamo concorrere a costruire.
Noi
vogliamo confrontare e condividere la nostra esperienza con
le forze che anche in altri Paesi europei si sono messe in
cammino per la ricerca di una nuova via.
Anche
l'Europa ha bisogno di Ulivo.
3.4.
Rafforzare l'Ulivo italiano e portare a compimento la costruzione
di un sistema politico italiano bipolare
Il
nostro impegno non è però rivolto solo alla
dimensione europea.
Noi
sappiamo bene che perché la nostra proposta conti in
Europa è necessario che in Europa conti l'Italia tutta.
Noi
sappiamo bene che perché l'Italia conti in Europa non
basta l'azione, per quanto efficace, del Governo. Governo
che noi comunque sosteniamo lealmente perché ha il
nostro stesso programma e opera nella stessa direzione che
anche il Governo precedente aveva seguito.
Noi
sappiamo che perché l'Italia conti in Europa occorre
che la lunga marcia iniziata nei primi anni novanta per dare
al Paese un sistema politico-istituzionale capace di garantire
stabilità ai governi e vera sovranità ai cittadini
raggiunga finalmente l'obiettivo per il quale tutti noi abbiamo
lavorato. Solo il raggiungimento di questo obiettivo può
consentire all'Italia di confrontarsi alla pari con gli altri
Paesi europei che questa meta hanno già conseguito.
3.4.1.
La nostra solidarietà alla battaglia referendaria
Per
questo noi siamo oggi solidali con la battaglia referendaria.
Vediamo
nel referendum una tappa importante per la continuazione di
questa marcia.
E
vediamo anche nel referendum uno strumento importante per
consentire ai cittadini di dire la loro volontà di
non tornare indietro ma anzi di andare avanti sempre più
rapidamente sulla via intrapresa.
Noi
abbiamo paura che senza un nuovo balzo in avanti il Paese
e il suo sistema politico possano essere tentati di compiere
un grande salto all'indietro, tornando a quel Governo basato
sui partiti che l'Italia ha voluto consapevolmente, pressata
dalla necessità stessa della storia, superare.
3.4.2.
La nostra volontà di tenere fede alle promesse dell'Ulivo:
costruire un sistema bipolare ; assicurare la stabilità
dei governi; garantire agli elettori la scelta del capo dell'Esecutivo;
rafforzare le comunità locali attraverso un forte e
diffuso federalismo
Noi
abbiamo paura che si dimentichi il valore della democrazia,
che si trascuri la crescente disaffezione degli elettori che
sempre più spesso trascurano le urne, che si dimentichi
(come per tanti anni si è colpevolmente fatto finta
di ignorare) che l'instabilità dei governi e le lotte
interpartitiche sono state e possono tornare ad essere il
maggior fattore di debolezza e di discredito del Paese sul
piano internazionale.
Noi
abbiamo paura che, senza la nostra presenza, senza la forte
presenza di un Ulivo che è allo stesso tempo sogno
e realtà, sfida e speranza, proposta e nuovo soggetto
politico, i partiti, anche quelli legati alle migliori tradizioni
culturali, perdano ogni contatto con la gente e siano trascinati
a ripercorre le strade del passato.
Noi
abbiamo paura che senza la nostra presenza si dimentichino
i grandi impegni e le grandi scommesse sulle quali avevamo
costruito il nostro programma e fatto la nostra proposta al
Paese:
la
proposta di realizzare un sistema politico e istituzionale
basato sul principio del bipolarismo, sulla scelta diretta
del Capo dell'esecutivo, su una forte e diffusa rete territoriale
basata sul federalismo e sull'autonomia.
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4.
C'è bisogno di Ulivo in Italia
Per
questo noi siamo convinti che oggi più che mai ci sia
bisogno di Ulivo in Italia.
Noi
siamo convinti che solo dentro l'Ulivo, in una forte coesione
politica, nella comune prospettiva di costruire una nuova
iniziativa politica , le migliori tradizioni del riformismo
italiano possano trovare la loro prospettiva.
Noi
siamo convinti che solo nell'Ulivo, in un Ulivo forte e determinato
il Paese possa trovare il punto di riferimento necessario
per andare avanti sulla strada della costruzione di un sistema
politico davvero democratico e davvero europeo.
Noi
siamo convinti che senza l'Ulivo, senza il nostro Ulivo, l'Italia
è più povera, la democrazia italiana più
debole, l'attenzione dei cittadini per la politica più
lontana.
Noi
siamo convinti che l'Italia ha bisogno dell'Ulivo.
Per
questo riprendiamo la nostra marcia.
Per
questo siamo fiduciosi che quelli che ieri hanno condiviso
e condividono oggi i nostri ideali saranno con noi.
Per
questo, mentre iniziamo questa nuova fase del nostro impegno
attendiamo con speranza e fiducia che anche coloro con cui
ieri lavorammo e che oggi non sono qui possano presto riunirsi
a noi.
Noi
comunque li aspettiamo.
Nessuno
di noi può assistere senza rammarico al fatto che i
milioni di donne e di uomini che hanno creduto nell'Ulivo
fino a portarlo alla vittoria del 1996 possano oggi trovarsi
di fronte a scelte diverse capaci di costringere quanti allora
furono insieme a dividersi.
In
ogni caso a tutte le donne e a tutti gli uomini che furono
con noi, a tutti i cittadini italiani, anche a quelli che
non ci votarono e non ci voteranno, noi vogliamo dire che
siamo una forza che vuole unire e non dividere; una forza
che vuole rafforzare e non indebolire la capacità di
governo del Paese; una forza che vuole dare speranza e non
sofferenza; una forza che crede nel futuro e che sempre opererà
per aiutare tutto il Paese a credere nel suo futuro.
4.1.
La ricerca dell'unità: l'orizzonte delle amministrative.
Le primarie come modo per cementare l'unità dell'Ulivo
e radicare di più la democrazia dei cittadini
Per
questo, ovunque sia possibile e utile, noi fin da ora ricercheremo
tutto ciò che può unire e supereremo tutto ciò
che, senza mettere in discussione il nostro progetto, possa
comunque essere elemento di divisione e difficoltà.
Opereremo
dunque in modo che alle prossime elezioni amministrative tutte
le forze che si sono riconosciute in passato nel progetto
dell'Ulivo possano collaborare a pieno titolo con noi e avere
comunque la nostra collaborazione.
Opereremo
perché nelle nostre città, nelle nostre Province,
il processo di aggregazione che è stato ed è
ancor oggi l'Ulivo non arretri ma faccia piuttosto più
rapidi passi avanti.
Opereremo
perché nelle nostre città e nelle nostre province
l'esperienza dei Democratici per l'Ulivo, che oggi nasce,
sia elemento di coesione e non di divisione, di accelerazione
e non di freno del processo di aggregazione più ampio
che noi, con la nostra decisione di oggi, vogliamo offrire
al Paese.
Per
questo, e per favorire a livello locale la massima compattezza
possibile fra tutte le forze che hanno sviluppato l'esperienza
dell'Ulivo noi chiederemo di superare, almeno nella scelta
delle candidature comuni, i tradizionali metodi basati sugli
accordi tra le segreterie. Chiederemo di dare la parola ai
cittadini promuovendo le primarie come unico metodo legittimo
per radicare fin dalla selezione delle candidature la forza
della coalizione dentro la volontà dei cittadini.
Specialmente
a livello locale la forza degli eletti e la capacità
di rappresentanza che oggi hanno i sindaci non può
più consentire che i cittadini siano tenuti fuori dalle
scelte fondamentali che riguardano proprio i candidati chiamati
a incarnare la forza delle idee e dei programmi.
E
ciò è tanto più vero quanto più
si operi, come noi crediamo necessario operare in una prospettiva
che deve unire forze diverse ed esperienze diverse.
Le
prossime elezioni amministrative devono essere quanto più
possibile esemplari del nuovo cammino che tutti insieme dobbiamo
compiere.