In questi giorni parleremo di federalismo e
di pubblica amministrazione, di legge elettorale e riforme costituzionali,
di Europa, di scuola, di giustizia, di occupazione. Parleremo
di programmi, di contenuti, come abbiamo sempre fatto nei nostri
incontri, perché pensiamo che uno dei primi compiti del
movimento debba essere quello di riprendere questo discorso,
di essere stimolo e impulso.
Parleremo anche di forme e strumenti dell’agire
politico, di comunicazione politica, di scelta dei candidati.
E poi, certo, parleremo anche del Movimento per L’Ulivo, della
sua storia, del suo sviluppo, del suo ruolo in questa fase politica.
Siamo qui, in tanti, perché vogliamo
far crescere quel patto con gli elettori che abbiamo stretto
nel ‘96.
Vorremmo insomma dare ai nostri appuntamenti
un forte carattere politico-operativo in un momento in cui nel
Paese si apre una nuova stagione per il governo Prodi, per la
coalizione e anche per il Movimento per l’Ulivo.
La fine della Bicamerale
Le ultime settimane ci hanno presentato una
fase di evoluzione tra tentazioni di ritorno al passato e l’inizio
di un nuovo periodo che presenta forti potenzialità,
ma anche forti rischi di un ritorno alla instabilità.
La decisione di Berlusconi di far saltare la
Bicamerale è un atto grave, che blocca un processo di
rafforzamento della democrazia del maggioritario e del bipolarismo.
Bene ha fatto Romano Prodi a esprimere tutta
la sua preoccupazione per questa decisione tutta dettata da
logiche strumentali e di parte.
Logiche che svelano tra l’altro, anche la strumentalità
con cui era stata effettuata la scelta del Polo di aderire al
processo riformatore.
Bene ha fatto Prodi ad aggiungere alla sua
preoccupazione la constatazione che il Governo non può
essere messo in nessun modo in discussione dallo stop sulle
riforme.
In questi due anni abbiamo sperimentato come
la stabilità e la continuità del Governo sia il
bene più prezioso che abbiamo, è la riforma più
importante.
In nessun modo si può bloccare un cammino
di modernizzazione che tutti gli italiani chiedono: la questione
adesso ritorna in mano al Parlamento, in primo luogo ai gruppi
che fanno parte dell’Ulivo, e al Governo, che ha già
dimostrato il suo impegno in questa direzione sui fronti del
lavoro, del Mezzogiorno, della scuola e della formazione.
Un impegno che sarebbe ostacolato o interrotto
da una fase di instabilità.
Le elezioni amministrative
Un secondo evento di questi giorni che merita
il nostro approfondimento e la nostra riflessione sono i risultati
elettorali della scorsa tornata amministrativa. Il giorno dopo
il primo turno, in una dichiarazione pubblica, ho affermato
che l’Ulivo aveva vinto dove si era presentato con un’immagine
unita, aveva perso dove si era mostrato diviso, rissoso, legato
a antiche logiche di spartizione. Dopo l’euforia delle elezioni
di novembre, con la vittoria nelle grandi città, in molte,
troppe situazioni si è assistito a un ritorno al passato,
si è creata l’illusione che il più fosse fatto,
che l’Ulivo fosse un’etichetta buona da tirare fuori solo al
momento delle elezioni e non qualcosa da costruire giorno per
giorno, con pazienza, con un serio lavoro sul territorio.
I risultati del ballottaggio hanno confermato
questa analisi, mettendo in luce - laddove i risultati sono
stati negativi - candidature sbagliate, logore o non rappresentative
delle realtà locali. Non vogliamo dare in nessun modo
a queste consultazioni un valore nazionale che non hanno: ma
dobbiamo dire che in molte realtà quegli elettori che
hanno cercato sulla scheda il marchio del Governo Prodi non
l’hanno trovato: al suo posto hanno trovato personalismi, divisioni,
assenza di strategia. La commissione enti locali dell’Ulivo
aveva tentato di porre un freno a questa situazione, ma nelle
città i partiti hanno ripreso ad alzare la voce, e a
quel punto alcune sconfitte erano quasi annunciate.
Penso a Lucca, a Parma.
E penso, al contrario, a Isernia, dove l’Ulivo
si presentava unito, a Molfetta, alle città del sud dove
in molti avevano preventivato una sconfitta e invece buone candidature
e un comportamento unitario hanno permesso di portare a casa
un risultato positivo.
Un altro dato significativo è la partecipazione
alle elezioni di molte liste che provengono dalla società
civile: i partiti le hanno chiamate quasi con disprezzo liste
fai-da-te, ma in alcune situazioni sono più semplicemente
le liste nate attorno alla figura di sindaci uscenti, che magari
hanno lavorato bene, ma non sono stati ricandidati; in altre
situazioni sono nate dall’esigenza di distinzione dagli accordi
"conservativi".
La novità vera è che queste iniziative
hanno ottenuto un buon risultato, prendendo spesso più
voti dei partiti "storici": il che dimostra che c’è una
domanda di politica che il vecchio modo di scegliere i candidati
e di gestire le campagne elettorali non sono più in grado
di intercettare.
Per la stessa ragione un’altra rilevante fetta
di elettorato di centro-sinistra ha preferito rifugiarsi nell’astensionismo.
Queste liste, questi raggruppamenti sono di
carattere locale: ma va anche detto che spesso nascono nell’ambito
del centro-sinistra, dell’Ulivo, e che all’Ulivo chiedono un
raccordo nazionale, un luogo dove potersi confrontare, dove
poter discutere tra loro e contare nelle decisioni. Io credo
che il Movimento per l’Ulivo possa e debba diventare questa
sede di confronto: credo che dobbiamo attrezzarci in un’opera
di monitoraggio, di censimento di queste realtà, dobbiamo
discutere con i sindaci, con i consiglieri comunali, espressioni
di queste liste, senza sovrapposizioni, rispettandone le sensibilità,
ma sapendo offrire come Movimento per L’ulivo il valore aggiunto
di un movimento che non è partito, che non intende strumentalizzare
queste iniziative ma farsene carico, diventare interlocutore,
restituire il ruolo che ad esse spetta. Massima autonomia, ma
anche massimo collegamento: dalla riuscita di questa operazione
dipende molto del futuro del Movimento.
Nella prossima riunione del Consiglio dei Portavoce
Regionali presenterò una proposta di coordinamento nazionale
delle liste civiche. Da qualche giorno Stefania Benatti e l’On.
Sergio Rogna stanno verificando con il Viminale per effettuare
un censimento delle liste esistenti.
Il futuro del Movimento
Dicevo in apertura che si apre una fase nuova
anche per noi.
E’ motivo di grande soddisfazione per noi assistere
in queste settimane a una diffusa, crescente "voglia di Ulivo":
nel dibattito politico ma anche tra i "non addetti ai lavori".
"Voglia di Ulivo" per noi significa lavorare
per la Coalizione, operare non per dividere ma per unire. Mentre
il governo Prodi era impegnato nel compito di portare l’Italia
in Europa e le forze politiche tentavano di riscrivere la seconda
parte della Costituzione, noi ci siamo assegnati il compito
di costruire l’Ulivo come soggetto politico dell’alternanza
e del bipolarismo, come casa comune di tutte le culture e di
tutti i partiti presenti nella Coalizione.
Un compito che ci siamo assunti spesso in solitudine,
spesso nell’indifferenza di alcuni esponenti di partito: magari
gli stessi, concedetemi un pò di polemica, che il giorno
dopo il fallimento della Bicamerale si sono affrettati a dichiarare
che adesso era il momento di costruire i comitati dell’Ulivo.
Siamo contenti di questo ritrovato entusiasmo
per il progetto dell’Ulivo. Ma a questi "ulivisti dell’ultima
ora" vorremmo anche dire che non siamo all’anno zero, che
l’Ulivo è già da tempo una realtà, ha già
da tempo messo in campo una strategia, un progetto, che va rafforzato,
rilanciato, ma certamente non azzerato. L’Ulivo non è
una coperta che si tira da una parte all’altra a piacimento.
Non è una parola vuota da utilizzare in modo trasformistico.
In questa vicenda vorrei dare atto al Partito
Popolare, e in particolare al suo segretario Franco Marini,
di aver tenuto un comportamento di grande lealtà, di
aver dato prova di fedeltà nei confronti del progetto
dell’Ulivo.
In questi giorni si sono addensati sui popolari
le pressioni più grosse, all’interno del sistema politico,
da parte di alcuni settori del mondo cattolico, sul piano europeo
con la triste vicenda dell’ingresso di Forza Italia nel Partito
Popolare Europeo. Gli amici popolari stanno resistendo a queste
pressioni: mi pare ormai accettata l’idea che i cattolici democratici
possano essere rappresentati solo all’interno di una coalizione
come l’Ulivo che non mortifica, ma esalta le diverse identità.
Costruire L’Ulivo dunque.
E’ stato finalmente insediato il Comitato nazionale
di coordinamento dell’Ulivo: ne fanno parte al massimo livello
gli eletti della Coalizione, e quindi i gruppi parlamentari
di Camera, Senato e Parlamento europeo, i Sindaci dell’Ulivo,
i Presidenti di Regione e di Provincia.
Alle riunioni partecipa naturalmente anche
il coordinatore nazionale del Movimento per l’Ulivo.
All’interno di questo "parlamentino", che si
è riunito la prima volta il 21 aprile, anniversario della
vittoria elettorale, è stato nominato un direttivo più
ristretto, per venire incontro a esigenze di maggiore agilità.
Abbiamo per la prima volta nella storia italiana
una coalizione di forze che non mortifica le singole identità
presenti in essa, ma anzi le esalta, dando a ciascun partito,
a ciascuna formazione politica la possibilità di crescere
e di esprimersi.
Al tempo stesso abbiamo una Coalizione che
lavora per parlare con un linguaggio comune, che intende arrivare
a una radicale riforma verso un sistema politico autenticamente
bipolare e europeo.
Il Comitato di coordinamento rappresenta un
primo passo in questa direzione. Un secondo passo sarà
la costruzione di un gruppo di lavoro sui temi europei
che, su proposta del Presidente Prodi, avrà il compito
di preparare le forme di partecipazione dell’Ulivo alle elezioni
europee previste per il prossimo anno.
Infine, stiamo varando la Carta Costituente
dell’Ulivo regionale e nazionale, che sarà definitivamente
discussa nella prossima riunione del Comitato di coordinamento,
per permettere anche a livello territoriale una struttura agile,
flessibile e rappresentativa di tutte le identità presenti
nell’Ulivo.
Ma questo processo deve proseguire sul territorio.
Non possiamo più affidarci alle diplomazie tra le segreterie
nazionali dei partiti. Settanta parlamentari, con un documento
uscito due giorni fa, ci chiedono di rilanciare l’Ulivo a partire
proprio dalla carta organizzativa: ma il secondo punto è
il nostro impegno sul territorio.
Dobbiamo recuperare il nostro carattere di
movimento, essere da stimolo, anticipare le innovazioni e riprendere
l’iniziativa.
Walter Veltroni ne ha parlato in una recente
intervista al Corriere della Sera, noi ne abbiamo già
discusso al consiglio nazionale di Bologna: la prima cosa da
fare è darsi un’organizzazione per collegio elettorale,
riprendere e pretendere un collegamento con i deputati eletti
sotto il simbolo dell’Ulivo, preparare le condizioni di un radicamento
dell’Ulivo che dia una reale occasione di partecipazione alle
prossime elezioni.
Le primarie si costruiscono da qui, i candidati
piovuti dall’alto si cominciano a evitare da qui, l’Ulivo nasce
qui, da questa nuova organizzazione, capillare sul territorio.
Credo che sia in questo momento il fronte più
urgente di impegno per il Movimento per l’Ulivo, anche dal punto
di vista organizzativo.
Ne parleremo in questi due giorni.
Il Movimento per l’Ulivo è coinvolto
da protagonista in tutte queste iniziative, con una funzione
di spinta e di innovazione, con il nostro stile che non è
quello della politica gridata o di chi intende occupare il primo
posto in palcoscenico, ma con un forte senso di responsabilità,
con la certezza di contribuire a una nuova esaltante pagina
di storia.
Credo che tutti voi che siete qui condividete
questo impegno.