Poter uscire di casa tranquillamente
Molti cittadini si sentono insicuri camminando per le vie della
propria città.
Da almeno due decenni si registra in Italia un forte aumento
dei reati contro il patrimonio, a fronte di una diminuzione
di quelli contro la persona e soprattutto degli omicidi. La
microcriminalità cresce anche in rapporto all'organizzazione
spazio-temporale delle attività lecite, produttive e
non, cresce cioè col crescere delle opportunità
e delle occasioni per commettere reati: l'uso preponderante
di contante negli sportelli bancari spiega la percentuale superiore
alla media europea delle rapine in banca; il degrado delle periferie
favorisce il prodursi di situazioni rischiose.
Le preoccupazioni e le paure dei cittadini devono essere prese
in seria considerazione, sia che si convenga che in determinate
realtà metropolitane le rappresentazioni sociali di insicurezza
siano realistiche, sia che si possa ritenere che in altre realtà
esse siano sovrastimate rispetto ai rischi oggettivi di essere
vittime della criminalità.
I sentimenti di insicurezza determinano domande di sicurezza
differenziate: le madri con bambini piccoli chiedono parchi
sicuri e protetti; le donne chiedono maggiore tutela contro
la violenza e le molestie; le persone anziane temono in particolare
gli scippi e i borseggi; i negozianti chiedono protezione contro
il rischio di taglieggiamenti; i genitori vorrebbero più
sorveglianza davanti alle scuole.
Dobbiamo quindi guardare alla sicurezza pubblica con l'occhio
del cittadino, con l'obiettivo di rassicurare piuttosto che
di intimorire ulteriormente le persone. Il tema della sicurezza
dalla microcriminalità va quindi affrontato con un approccio
diverso, che non si affidi alla sola repressione penale o alla
sola lotta contro il disagio sociale. Un approccio che faccia
sentire a tutti che esiste un impegno comune delle istituzioni
e delle società civile. Un impegno che non ci costringa
a rassegnarci all'idea di una società nella quale si
é sicuri solo se ci si barrica in casa armati.
Le linee di azione che proponiamo considerano quindi numerosi
aspetti: la prevenzione delle situazioni di rischio, il rapporto
tra i cittadini e le forze dell'ordine, la repressione.
- Istituire "unità territoriali di pubblica sicurezza".
In ogni territorio polizia, carabinieri, vigili urbani e altre
forze dell'ordine devono essere coordinate, dando ai cittadini
un riferimento sicuro come il poliziotto di quartiere, o la
volante o la stazione mobile di quartiere. Vanno unificati 112
e 113. Vanno aumentate le macchine presenti su strada ogni sera
e ogni notte. Per ottenere questo risultato bisogna migliorare
l'organizzazione interna delle forze dell'ordine, per mettere
più personale sul territorio.
- Sviluppare la partecipazione dei cittadini sotto forma
di volontariato, di controllo dei pensionati davanti alle scuole,
di guardie ecologiche nei parchi urbani, di disponibilità
al controllo e alla denuncia.
- Favorire la prevenzione delle situazioni a rischio, sia
con forme di sicurezza privata (TV a circuito chiuso, polizia
privata), sia con politiche urbanistiche e ambientali dei Comuni
(illuminazione, trasporti, pulizia, aree verdi e spazi di incontro,
orari degli esercizi pubblici); occorre un'organizzazione della
città a misura del rischio-stupro e di quello delle violenze
sui minori. I cittadini vanno informati sui rischi presenti
nel territorio dove risiedono, dove lavorano, dove transitano,
sulle politiche di repressione in atto e su quelle di prevenzione.
- Promuovere una legge a favore delle vittime di tutte le
forme di criminalità, con possibilità di riparazione
diretta del danno da parte dei colpevoli.