Come combattere l'evasione fiscale
Evasione ed elusione costituiscono elementi distorsivi della
concorrenza, contribuiscono ad alimentare la permanenza di molti
soggetti economici nel settore dell'economia sommersa, sono
fonte di iniquità, aumentano la disaffezione per la cosa
pubblica, minano la coesione sociale. Frenano dunque lo sviluppo
di medio e lungo periodo dell'economia italiana.
La riduzione dell'evasione e dell'elusione fiscale può
essere seguita dalla riduzione delle aliquote al fine di mantenere
invariata la pressione tributaria macroeconomica. Eccezionalmente,
una parte del gettito così recuperato potrebbe essere
temporaneamente utilizzata per la riduzione del fabbisogno pubblico.
Sin qui le forze politiche, nella migliore delle ipotesi, si
sono limitate a mediare ambiguamente lo scontro tra le parti
sociali (minimum tax e concordato di massa lo dimostrano). All'eccessivo
rafforzamento dell'apparato formale di controllo, con insopportabili
obblighi e gravose sanzioni, si sono accompagnate politiche
dirette ad evitare scontri con le categorie più a rischio,
concedendo condoni più o meno travestiti e ipotizzando,
invece di controlli pregnanti, grossolani meccanismi di determinazione
catastale del reddito d'impresa e di lavoro autonomo. Il fenomeno
evasivo va invece affrontato subito e riportato, seppur gradualmente,
alla fisiologia.
Una riforma strutturale dell'amministrazione finanziaria e
dell'accertamento deve essere parte integrante e prioritaria
di ogni ipotesi di riforma, per evitarne il fallimento. Al punto
in cui siamo, infatti, o l'amministrazione finanziaria si modernizza
e si mette al passo con qualunque tipo di riforma tributaria
o si cede il passo ai soliti condoni, concordati di massa e
periodiche stangate.
Proponiamo quindi:
- di riorganizzare l'amministrazione finanziaria secondo
criteri aziendalistici, con operatori opportunamente selezionati
e qualificati, pagati a prezzi di mercato, ma sottoposti a più
rigidi controlli. E' infatti necessaria un'amministrazione in
grado di entrare in contraddittorio con il contribuente, di
revocare o annullare anche gli atti assunti; di saper utilizzare
al massimo le grandi possibilità che offre l'informatica;
di fare convenienti concordati senza cadere nella trappola della
corruzione o della concussione o, in alternativa, in grado di
compiere accertamenti ragionati e di buona qualità, sostenibili
con successo in sede contenziosa;
- di applicare metodi di valutazione presuntiva meno rozzi
di quelli finora adottati, attuando studi di settore, determinati
con la collaborazione delle categorie e di promuovere, nei casi
singoli, forme apposite di concordati definiti sulla base degli
imponibili medi delle analoghe imprese fiscalmente "corrette".
Quanto all'elusione fiscale - cioè l'aggiramento fraudolento
delle norme fiscali al fine di risparmio d'imposta - proponiamo:
- l'introduzione di una norma generale antielusiva, alla
stessa stregua di altri paesi europei, che consenta di colpire
tutte le operazioni in frode al fisco condotte con finalità
extrafiscale. Una norma generale, cioè, che qualifichi
come fiscalmente illeciti quei comportamenti delle parti che,
pur non andando dal punto di vista formale oltre la lettera
della legge, la contraddicono tuttavia sostanzialmente nel senso,
nello scopo e nella effettività degli interessi.
Con questa proposta non si intende istituire un indiscriminato
divieto di compiere ogni operazione avente di mira il risparmio
fiscale né dotare gli uffici di un potere discrezionale
eccessivo. Essa non andrà infatti applicata quando l'operazione
è giustificata anche da un interesse economico che dia
un senso alla scelta negoziale compiuta: sono infatti da considerare
assolutamente lecite le operazioni che non hanno una mera giustificazione
fiscale e presuppongono finalità imprenditoriali.