2.
Il lungo processo di transizione dell'Italia e la grande domanda
di governo
La nostra gente è stanca del lungo processo di transizione
che l'Italia ha sofferto in questi anni.
La gente è preoccupata delle sfide che il vecchio mondo e
che il nuovo mondo pongono al nostro Paese.
La gente è preoccupata della forza della nuova Asia; della
sfida del Mondo. E' preoccupata di rimanere fuori dal processo
che sta portando insieme la Francia e la Germania in una nuova
Europa.
La nostra gente è stanca del lungo passaggio che dura ormai
dal 1989. Non dimentichiamo mai il muro di Berlino.
Per molti decenni l'Europa era stata divisa da un muro. Il
muro era anche dentro di noi.
Questo muro è caduto ma molti ancora non se ne sono accorti.
Per questo motivo la transizione è stata così lunga e sta durando
da tanti anni.
Noi che siamo qui radunati, rappresentiamo l'unità di coloro
che in Italia hanno fatto cadere questo muro. Da tutti i lati
(da destra e da sinistra).
Tra di noi nessuno ha alcuna nostalgia del passato.
La nostra coerenza è quella di guardare solo verso il futuro.
Non abbiamo alcuna nostalgia delle regole del sistema proporzionale
messo definitivamente in crisi dai referendum popolari.
La regola maggioritaria che ci lega anche in questo senso
all'Europa è ora accettata da tutti. Anche il risultato dell'ultimo
referendum sull'elezione dei sindaci lo ha confermato.
Non abbiamo alcuna nostalgia del centro come luogo geografico:
né del centro immobile che era la DC e meno che mai del centro
mobile, che era Bettino Craxi.
Tutto questo era il frutto di una democrazia bloccata.
Oggi è tempo di mettere la démocrazia al lavoro.
Contro chi vuole di nuovo bloccare la democrazia con la nostalgia
del ritorno al passato ricostruendo centri mobili o immobili.
Gli italiani provati da un processo di transizione che dura
ormai da sei anni vogliono andare avanti in fretta.
Vi è una grande domanda di governo: un governo che rimedi
alle inadempienze del passato; un governo che affronti le sfide
del futuro.
In questi 50 anni di pace - un fatto senza precedenti nella
storia d'Italia - l'economia è cambiata e gli italiani sono
cambiati: solo lo Stato é rimasto quello di prima.
Da anni l'emergenza genera l'emergenza.
Il provvisorio è sempre più definitivo e nessun rimedio viene
posto alla tragedia di uno stato in disfacimento.
Il risultato è che abbiamo due milioni e mezzo di cause arretrate
e che ci sono magistrati costretti a mettere cause a ruolo per
il 2000. E siamo nel 1995.
E se volete un esempio più legato alla quotidianità abbiamo
tre diversi tipi di moneta da cento lire e sette diversi modi
di votare alle elezioni.
Il distacco fra l'amministrazione che gli italiani hanno e
quella che avrebbero il diritto di avere è diventato insopportabile.
Annullare questo distacco è un sogno ma ridurlo è un dovere.
Per questo ci vuole un programma: cosa si deve fare, come,
quanto costa e chi lo paga.