Rifiuti: uscire dall'emergenza e dall'illegalità
Il problema dei rifiuti in Italia è, a tutt'oggi, ben
lungi dall'essere risolto e assume i toni drammatici dell'emergenza:
la capacità di smaltimento delle strutture autorizzate
è assolutamente inadeguata e copre meno del 30% della
necessità.
La grande quantità di rifiuti smaltita irregolarmente
comporta conseguenze ambientali e sanitarie molto pericolose.
E soprattutto comporta una situazione di illegalità,
nella quale si è pesantemente inserita l'economia criminale
che ha trovato un nuovo terreno di attività nello smaltimento
irregolare o clandestino dei rifiuti, sia dei rifiuti urbani
e tossico-nocivi, sia, addirittura, dei rifiuti radioattivi
e nucleari, lucrando nell'immenso affare del trasporto (in genere
dal Nord al Sud) e dello smaltimento irregolare e clandestino
dei rifiuti, con un danno ambientale rilevantissimo.
Vanno attuati gli indirizzi europei, che puntano sulla prevenzione
rispetto alla quantità e alla pericolosità dei
rifiuti e sul loro smaltimento attraverso il riciclo e il riutilizzo.
E' possibile passare dall'idea del rifiuto come cosa da "scaricare",
da "gettare", al rifiuto come cosa da recuperare, riutilizzare,
correggendo l'attuale sistema di smaltimento fondato sulla discarica
a massa e sull'inceneritore del rifiuto.
Alcune linee d'azione sono:
- Ridurre all'origine la produzione di rifiuti, in particolare
di rifiuti pericolosi, ad esempio incentivando i processi produttivi
e i prodotti a bassa quantità e pericolosità dei
rifiuti; regolamentando in modo più rigoroso le "materie
prime secondarie"; rendendo obbligatorio l'uso di beni prodotti
con materiali riciclati nella costruzione di opere pubbliche
e nelle forniture alle Amministrazioni e agli Enti pubblici
nazionali, regionali e locali; con imposte di fabbricazione
sui beni non significativamente riciclabili, in relazione anche
alla applicazione della normativa europea sulla etichettatura
ecologica delle merci (Ecolabel).
- Attivare il massimo recupero di materie prime e di energia
dai rifiuti attraverso: la raccolta differenziata di carta,
vetro, plastica, metalli, materiali domestici pericolosi (siamo
al 2,5%, occorre arrivare almeno al 15%) da estendere alle materie
riutilizzabili dall'industria e ai rifiuti pericolosi e ingombranti;
il recupero, riutilizzo e riciclaggio degli imballaggi, adeguando
anche il recepimento della direttiva comunitaria; il recupero
di sostanza organica da utilizzare in agricoltura e di materiali
combustibili con cui alimentare processi di produzione energetica
alternativi; l'ammodernamento delle tecnologie nella produzione
di combustibile da rifiuti.
- Programmare la raccolta, il trasporto e il trattamento
dei rifiuti alla scala territoriale adeguata, perseguendo il
principio di autosufficienza regionale, dotando ciascun territorio
di proprie strutture di smaltimento, provinciali per quanto
riguarda i rifiuti urbani e assimilabili, regionali per quelli
pericolosi. Ciò al fine di eliminare la "colonizzazione"
dei territori più forti rispetto a quelli più
deboli e assunti come universale discarica e per garantire la
partecipazione delle popolazioni locali nelle scelte di localizzazione.
- Sottoporre a valutazione di impatto ambientale tutti gli
impianti di smaltimento di rifiuti pericolosi, le discariche
per i rifiuti urbani e assimilabili con una potenzialità
complessiva superiore alle 25000 tonnellate, e gli inceneritori,
ad esclusione dei soli piccoli impianti.