Salve,
raccolgo l'invito a formulare qualche idea per una necessaria
riforma della scuola. Anzitutto mi presento brevemente: sono
un ricercatore dell'Osservatorio Astrofisico di Catania (OACt),
ho 35 anni, ho preso il Ph.D. alla SISSA (Trieste) e ho avuto
due postdocs in Danimarca e Svezia. Ho quindi esperienza diretta
dei sistemi di ricerca e universitari in questi due paesi, e
anche nel Regno Unito, dove mi reco periodicamente (soprattutto
a Edinburgo). Mi occupo di Cosmologia e di Calcolo Parallelo.
Passo circa sei mesi all'anno quì a Copenhagen (prevalentemente
al TAC, Theoretical Astrophysics Center) e in altri laboratori
europei per collaborazioni scientifiche. All'OACt coordino un
piccolo gruppo di ricercatori (4 persone), comprendemte 1 ricercatore
e 3 studenti.
Ho letto il
vostro documento "La società istruita" (nel seguito lo
denoterò abbreviatamente con DOC). Concordo su quasi tutto,
e certamente sui principi generali enunciati nelle intestazioni
dei paragrafi. Confesso che è il primo documento che sabbia
letto finora con delle proposte veramente serie e di ampio respiro,
ed è per questo che non mi sembra inutile tentare di cominciare
un dialogo con chi lo ha esteso. Avrei molte osservazioni e
proposte da fare, ma per cominciare mi limito solo a 3 PROPOSTE
(indicate con [P]) e alcuni commenti (indicati con [C])
in questo mail.
[P1]
- UN DIBATTITO ESTESO. - In DOC rimarcate il fatto che "Nel
nostro paese il dibattito su questi temi [della scuola] è
esoterico....". Giusto, allora perchè non cominciamo a
promuovere un dibattito quì sul WWWeb? O forse c'è
già questo dibattito e io non ne sono a conoscenza? Nel
qual caso vi pregherei di informarmi.
[C1]
Le riforme che delineate nel DOC sono DI AMPIO RESPIRO. Ci vorranno
anni di stabilità per realizzarle, e UN CONSENSO molto
più ampio, soprattutto nella scuola, di quello che al
momento sostiene il professor Prodi (tanto per intenderci: io
voterò certamente per Prodi, ma credo che occorra essere
realistici...), e mi sembra impensabile che si venga a creare
questo consenso senza un dibattito esteso.
[P2]
- LA SCUOLA SECONDARIA - Nel vostro documento non compare un
programma dettagliato su questo argomento, ma mi sembra di capire
che le idee di fondo che avanzate siano due:
- elevazione
a 18 anni dell'età di frequenza obbligatoria;
- dare un
ruolo maggiore ad alcune discipline più "utili", come
inglese matematica e statistica.
La mia unica preoccupazione
è che questo non implichi lo smantellamento del Liceo Classico,
e in particolare del suo impianto umanistico. Non che qualcosa
non vada cambiata anche lì, ma, per essere espliciti, pavento
il giorno in cui, in nome di una "modernizzazione", si ridurrà
notevolmente lo studio del Latino e del Greco. Infatti se, come
giustamente scrivete, "l'analfabetismo del giorno d'oggi...consiste
nell'incapacità di comprendere gli elementi fondamentali
della complessità di un sistema o della complessità
di un lavoro", mi sembra che poche altre cose come lo studio della
lingua latina e greca e delle relative civiltà (e ovviamente
della filosofia e della storia) offrano una "palestra" intellettuale
utile ad affinare queste capacità analitiche. Conosco già
la critica: "Questa è la solita visione della scuola dell'intellettuale
meridionale e di provincia...". Se per la prima volta esprimo
quasi pubblicamente quello che penso è perchè dalla
lettura del vostro documento mi sembra di trovarmi di fronte a
persone che possono opporre argomenti, e non vuota retorica, ad
altri argomenti. Infine: mia moglie (danese) insegna nelle scuole
superiori quì a Copenhagen. Quì un Liceo come il nostro
Liceo Classico è stato abolito da almeno una generazione,
ma l'esperienza è stata giudicata FALLIMENTARE e si pensa
seriamente di correre ai ripari. Sembra infatti che abbiano scoperta
una correlazione tra la diminuzione drammatica del numero degli
studenti di ingegneria coincidente con l'esaurimento di diplomati
dal vecchio "Gymnasium".
[P2]
- COPIARE, COPIARE, COPIARE - Giusto anche questo, ma bisogna
essere coerenti: questo principio va esteso anche all'Università
e alla Ricerca. Quindi vanno introdotte, almeno nelle facoltà
scientifiche, le figure dei postdocs e possibilmente le posizioni
di associato e ordinario vanno convertite in "tenure-tracks":
comunque in contratti a termine. Per esempio: un associato potrebbe
avere un primo contratto di 5 anni, al termine del quale si
decide se rinnovarlo o meno, nel qual caso avrebbe un altro
contratto di 5 anni e poi diventa permanente. La posizione di
ricercatore poi andrebbe convertita in postdoc, cioè contratto
a termine di 2-3 anni al massimo. Ovviamente questo dovrebbe
valere per TUTTI gli enti di ricerca, quindi anche per gli Osservatori
Astrofisici. Naturalmente occorrerebbe anche preoccuparsi di
dare sufficiente autonomia e potere decisionale ad associati
e postdocs, e toglierne agli ordinari. Se infatti da un lato
i primi hanno posizioni più instabili, devono però
avere la possibilità di accedere "equamente" e in base
al merito ai fondi, altrimenti non potranno avere la possibilità
di svolgere con succeso la propria ricerca. Insomma, occorre
mettere chi rischia di più sulla propria carriera in condizione
di poter lavorare, e non di dipendere dagli ordinari. Questa
infatti è, più o meno, la situazione in QUALUNQUE
paese, ivi inclusa la Spagna, che fino a 15 anni fa era molto
più indietro rispetto a noi. Sia chiaro: non penso affatto
che questo sistema basato su postdocs sia l'ideale, anzi, è
spesso molto ingiusto. Ma è lo STANDARD , cioè il
meno peggio che c'è in giro. La ragione per cui "...stiamo
per essere emarginati dai sistemi scolastici che attraggono
gente dall'estero" è in parte anche causata dall'impossibilità
di entrare attivamente come postdoc nel nostro sistema universitario.
Non voglio
dilungarmi per adesso, ma mi auguro davvero che inizi un dibattito
serio intorno alle linee che avete tracciato in DOC. Sono pronto
anzi a contribuire e a dedicarci un pò di tempo, perchè
credo che forse ancora sarebbe il caso di studiare con metodi
moderni alcuni aspetti di questi problemi. Mi faccio però
poche illusioni: occorreranno generazioni per arrivare realmente
a qualche cambiamento in meglio. Concludo per ora con un piccolo
aneddoto personale. Qualche mese fa, nel mio osservatorio, a
Catania, ci fu un dibattitto sulla riforma della ricerca astronomica,
e dissi alcune delle cose che ho scritto quì. Per usare
un eufemismo, diciamo che stavo per esere linciato sul posto.
Soprattutto da parte degli altri ricercatori ci fu una reazione
quasi isterica, con grida del tipo: " ma che credi, che ora
ci mettiamo a girare 2 anni quì e 3 anni chissà
dove?...". Inutile dire che associati e ordinari presenti sono
rimasti "neutrali". Con mia grande sorpresa poi la notizia di
questo intervento si diffuse in altri osservatori, e qualche
settimana dopo, attraverso "canali discrezionali", mi è
stato fatto sapere che il commento di alcuni associati e ordinari
non del mio osservatorio o Università era che se volevo
in un qualche futuro sperare di diventare associato, era meglio
che non rompessi le scatole.
Saluti,
Vincenzo ANTONUCCIO