Oggi a Bruxelles è nata la moneta
unica europea. L’Italia ne è tra i protagonisti.
Oggi l’Italia è più forte. Io sono contento
e credo che tutti siate contenti.
Due anni fa abbiamo preso questo impegno
e lo abbiamo mantenuto. Lo abbiamo preso senza esitazioni
perché era la garanzia del nostro futuro. Da sola
l’Italia non avrebbe avuto respiro. I nostri figli non solo
viaggeranno in tutta Europa come viaggiano in Italia ma
viaggeranno in un continente in cui non ci saranno marchi,
franchi o lire, ma un’unica moneta, l’Euro.
Già subito avremo un’unica area
economica e finanziaria, grande e ricca quasi come quella
del dollaro. Presto più grande e ricca di quella
del dollaro non appena l’Euro si allargherà agli
altri Paesi dell’Unione e i nuovi paesi dell’Est entreranno
nell’Unione. Si costruisce una nuova realtà che potrà
finalmente essere protagonista dell’economia mondiale. E
potrà non solo vincere la gara con gli altri colossi
del mondo, ma potrà interpretare lo sviluppo economico
alla luce della sua millenaria saggezza, tenendo quindi
conto anche di coloro che sono più deboli, dei giovani,
degli anziani e delle donne.
I risultati di questa grande decisione
del nostro Paese si vedono già: è calata l’inflazione,
sono calati i tassi di interesse, è cominciata (anche
se ancora leggera e incerta e comunque non sufficiente)
la ripresa dell’occupazione.
Con questo grande passo è cominciata
anche la sfida nei confronti di tutti gli altri Paesi che
sono con noi in Europa. Perché esiste anche questa
sfida.
E dovremo perciò raggiungere
una maggiore efficienza. Fisco, sanità, giustizia,
scuola, ambiente, Pubblica Amministrazione, nessun Paese
potrà permettersi di essere in ritardo.
Con questa decisione il Governo non
si è preso solo l’impegno di portare l’Italia e gli
italiani in Europa. Si è preso l’impegno di non lasciarli
soli in Europa, ma di accompagnarli.
Accompagnare gli italiani in Europa
significa: risanare e stabilizzare il paese sotto l’aspetto
economico, finanziario e politico: non perché ce
lo chiedono gli altri ma perché è una garanzia
per il nostro futuro. Significa riconciliarlo - fra Nord
e Sud - fra chi gode di tutti i diritti e chi ne è
escluso.
La scelta di essere in Europa non è
perciò una scelta solo economica o prevalentemente
economica. La forza dell’Europa non sta nell’idolo della
moneta, ma nel fare della moneta uno strumento perché
tutti possano avere lavoro e dignità. Questo vale
per l’Italia e questo vale per ogni paese europeo.
Ma la scelta dell’Europa è soprattutto
una scelta di pace. Da 50 anni nei Paesi dell’Unione Europea
abbiamo la pace. Non era mai successo. Se l’Unione Europea
fosse già estesa anche a Est non vi sarebbe stata
la guerra in Jugoslavia.
Se non avessimo costruito un forte
legame con l’Europa non avremmo potuto svolgere la missione
di pace in Albania.
L’Europa per raggiungere questi obiettivi
di pace dovrà divenire più estesa e più
profonda. Più estesa perché i suoi confini
si allargheranno verso i Paesi dell’Europa orientale. Più
profonda perché (resa unita dall’Euro) l’Europa è
destinata a parlare con una voce sola anche nel campo della
politica.
L’Europa sarà unita ma conserverà
anche nel futuro la ricchezza delle proprie diversità,
delle sue tradizioni, della sua cultura. E’ nata dall’unione
della cultura tedesca e latina. Si è estesa al mondo
anglosassone. Si estenderà al mondo slavo.
Questo avevano in mente i padri dell’Europa.
Per questo motivo nella moneta unica non poteva mancare
l’Italia.
Questo giorno (che noi vogliamo celebrare
solennemente) è un giorno grande per i nostri ragazzi,
per i nostri figli. L’Europa offre a loro l’occasione (e
quindi chiede a loro) di essere protagonisti della loro
vita, di uscire da una visione ristretta, di allargare (senza
incertezze) uno sguardo ampio nel mondo.
I nostri ragazzi dovranno trovare il
gusto, la gioia di essere protagonisti dello studio, della
ricerca, del lavoro europeo. Noi però sentiamo la
responsabilità di metterli in grado di vincere con
una nuova scuola, nuovi posti di lavoro e una nuova concezione
del lavoro.
L’Italia entra in Europa portando tutta
la sua storia, tutta la sua cultura, senza le quali la stessa
Europa sarebbe più povera e meno presente nella storia
del mondo.
Ma l’Italia deve portare in Europa
anche il suo futuro che costruiremo assieme, proseguendo
con costanza nell’opera di risanamento già iniziata
ma aggiungendovi scienza, fatica, tolleranza, capacità
di lavorare assieme. Dobbiamo costruire assieme questa nuova
realtà e farlo con un nuovo stile di vita.
L’Europa Unita non guarda solo verso
Ovest (gli Stati Uniti) o verso Est, è coinvolta
in prima persona verso il Sud. Il Mediterraneo unisce l’Europa
al Nord dell’Africa. E’ qui il più delicato e difficile
ostacolo per la pace e la convivenza di tutto il mondo:
il rapporto fra il popolo cristiano e il mondo islamico.
L’Italia ha dall’Europa il compito di fare di questo mare
un mare di pace. Per questo abbiamo tanto operato con i
nostri alleati occidentali (gli Stati Uniti) per ridurre
la tensione che stava crescendo con l’Irak.
Questo è l’orizzonte della nostra
politica che vuole la pace con l’assoluta fedeltà
ai propri impegni internazionali ma sempre cercando nuove
strade per il dialogo.
Abbiamo tanto lavorato e tanto insistito
in questi due anni sull’Europa perché eravamo consapevoli
che il nostro Paese depositava nell’Europa il proprio futuro.
Voi avete vinto questa prova e ci avete sostenuto: vi ringrazio
di cuore. Ringrazio in particolare il Presidente della Repubblica,
"tutti i colleghi del governo", tutti i membri
del Parlamento, i partiti della maggioranza e quelli dell’opposizione.
Ma, ripeto, ringrazio tutti voi che con i vostri sacrifici
avete fatta vostra questa scelta. Sono sicuro che gli italiani
condividono anche la sfida verso il futuro, sfida non minore
di quella che abbiamo vinto in questi due anni.
Oggi siamo più forti e ci è
da tutti riconosciuta una nuova dignità. In nome
di questa forza e di questa dignità dobbiamo rinnovare
gli impegni per il futuro che ci siamo assunti di fronte
a tutti i cittadini e ai Paesi europei.
Oggi voltiamo pagina. Cerchiamo di
evitare che l’Europa diventi una parola vuota. Cerchiamo
di evitare la retorica. La nuova moneta non è un
fine ma il mezzo con cui realizzare (tutti assieme) un grande
disegno di riforme economiche, sociali e culturali. Questo
secolo che nella sua prima metà ha seminato tragedie
senza limiti si conclude con un atto di unificazione e di
pace. Finalmente un buon seme per il nostro futuro.