Cari amici,
due anni fa, in una sera come questa, nella
piazza davanti a questo edificio, noi abbiamo festeggiato la
vittoria elettorale della nostra coalizione.
Una vittoria che premiò il nostro impegno
e diede all'Alleanza di Governo dell'Ulivo il mandato di governare
il Paese e di attuare quel programma che avevamo messo a punto
nel corso di lunghi mesi.
Un programma che era scaturito dal lavoro di
tutti noi e dal coinvolgimento di migliaia e migliaia di donne
e uomini.
Un programma che era frutto di un metodo politico
nuovo: quello di costruire la coalizione e l'alleanza di governo
intorno a un progetto condiviso, sul quale cercare il consenso
degli elettori e il mandato a governare.
Quella fu per noi e, credo, per l'Italia una
data importante.
Cominciava infatti una nuova legislatura, caratterizzata
dal fatto che per la prima volta intorno a un programma chiaro
e definito si era formata una coalizione e un'alleanza di governo.
Per la prima volta era stata data ai cittadini una indicazione
precisa in ordine a chi avrebbe governato se la coalizione avesse
vinto. Per la prima volta era stato assunto col popolo italiano
un impegno preciso.
Oggi è di nuovo una data importante
nella vicenda dell'Ulivo.
A due anni da allora possiamo misurare la distanza
percorsa e il lavoro compiuto. E possiamo dire con ragione,
io credo, che abbiamo fatto un buon lavoro.
Grazie all'impegno di tutti, e in primo luogo
dei partiti della coalizione, dei loro segretari e dei loro
leadears, di tutti i loro parlamentari, noi abbiamo potuto mantenere
gli impegni presi e realizzare una gran parte del nostro programma.
* * *
Io sono profondamente grato ai Partiti della
coalizione.
Essi hanno avuto una grande capacità
di trovare sempre il modo di far prevalere le ragioni della
coalizione sulla difesa, pur legittima, delle specificità
di ciascuno. E hanno dimostrato in questo sforzo, che ha sempre
visto uniti insieme vertici e militanti, classe politica e elettori,
la capacità di comprendere e interpretare la logica del
sistema bipolare. Un sistema che vuole, appunto, che il soggetto
responsabile per l'attuazione del programma e per il mantenimento
del patto stipulato con i cittadini sia la coalizione che si
è presentata davanti agli elettori intorno a un programma
comune.
Ciascun partito della coalizione ha fatto fino
in fondo la sua parte: dalla grande Quercia, che cresce ma con
la forza e l'importanza che le deriva da essere il più
grande albero del Paese, fino ai partiti e ai movimenti più
piccoli. Tutti hanno dato all'Alleanza dell'Ulivo forza e tutti
hanno parimenti concorso a consentirgli di crescere.
E' vero, come ho ricordato, che l'Ulivo può
dare buoni frutti già dopo pochi anni.
Ma questo si può verificare solo se
è ben coltivato, se è accudito, se è protetto
dalle gelate e se non manca intorno a lui il lavoro degli uomini.
Il nostro Ulivo, la nostra Alleanza di Governo
è cresciuta e crescerà ancora. Ma questo potrà
avvenire solo perché non è mancato ne mancherà
l'impegno di tutti i partiti della coalizione e dei loro militanti,
al di là delle singole appartenenze e delle singole vocazioni.
Sono grato ai Segretari dei partiti della coalizione.
Essi hanno sempre aiutato con grandissima lealtà
l'operato del Governo, lo hanno sorretto nei momenti difficili
e hanno sempre saputo spiegare con grande efficacia agli elettori
le ragioni dei sacrifici loro richiesti e il senso di marcia
che l'azione del governo stava seguendo.
Sono grato a tutti i Parlamentari della colazione
e a tutti i Presidenti dei Gruppi.
L'abnegazione con la quale, nei momenti difficili,
i gruppi parlamentari hanno sostenuto l'azione del Governo è
stata un elemento di fondamentale del nostro successo. E il
lavoro dei Presidenti dei Gruppi, così come quello dei
Presidenti delle Commissioni, è stato essenziale.
* * *
Tutto questo lavoro, che tutti abbiamo fatto
senza risparmiare energie, ci consente oggi di essere in serenità
con noi stessi e dunque di vivere questa serata come un momento
di bilancio ma anche di ulteriore impegno.
Per la prima volta riuniamo questo Comitato
che, per la sua ampiezza e per la sua composizione, costituisce
davvero una espressione rappresentativa del nostro movimento
e della nostra coalizione.
Come abbiamo sempre detto, noi siamo al tempo
stesso una coalizione di partiti e un soggetto politico che
ha assunto un impegno con gli elettori e esercita l'attività
di governo sulla base di un programma preciso sul quale ha chiesto
la fiducia degli Italiani.
Strettamente legati a una concezione rigorosamente
bipolare del sistema politico, noi siamo dunque per definizione
non solo una coalizione ma anche uno schieramento di governo;
non solo un programma di governo ma anche un
impegno concretamente contratto con gli elettori;
non solo un soggetto parlamentare ma anche
un soggetto politico presente su tutto il territorio.
Questa Assemblea è l'espressione compiuta
della nostra complessità.
Sono qui presenti le rappresentanze della coalizione
nei due rami del Parlamento Nazionale e in quello Europeo.
Esse esprimono compiutamente l'originalità
di una coalizione che riunisce intorno a un medesimo programma
di governo del Paese, tradizioni diverse come quella del socialismo
riformista, del cattolicesimo democratico, della tradizione
risorgimentale democratica e liberale e della cultura ambientalista.
Sono presenti poi Presidenti di regione, Presidenti
di provincia, Sindaci, a testimonianza che la nostra non è
solo una coalizione per governare il Paese ma è anche
una grande realtà di governo delle nostre comunità
regionali e locali.
Il nostro radicamento è un radicamento
profondo, e la presenza in questa nostra Assemblea dei governanti
regionali e locali lo dimostra.
In un sistema politico che anche a livello
regionale e locale è improntato allo schema del bipolarismo,
l'Alleanza di Governo che si è presentata agli elettori
sotto il segno dell'Ulivo si dimostra dunque in grado di essere
davvero un nuovo soggetto del sistema politico italiano;
di sapere interpretare l'aspirazione del Paese
a riconoscersi in un grande schieramento politico e culturale;
di saper esprimere non solo il governo dello
Stato centrale ma anche un punto di riferimento importante per
tutti i livelli di governo.
Oggi, con questa Assemblea, stiamo portando
a compimento un'altra tappa del processo di costruzione del
nostro soggetto politico.
E lo facciamo nel massimo rispetto dei nostri
valori di fondo e dei nostri principi ispiratori ma anche con
la volontà di andare avanti nell'allargamento e nel consolidamento
della nostra esperienza.
* * *
In questi due anni la coalizione è cresciuta
e si è rafforzata.
Nelle consultazioni elettorali che si sono
succedute abbiamo registrato sempre consensi crescenti e i nostri
Sindaci e i nostri Presidenti di provincia hanno tutti ricevuto
dai loro elettori nuovi e più ampi consensi. Laddove
abbiamo governato abbiamo governato bene, e il consenso elettorale
lo ha dimostrato.
Sul piano nazionale abbiamo mantenuto le nostre
promesse e abbiamo saputo reggere con determinazione, grazie
all'abnegazione dei nostri deputati e dei nostri senatori, confronti
anche molto aspri con l'opposizione.
La coalizione ha giorno dopo giorno rafforzato
la propria coesione e questo è stato un bene preziosissimo
che ha consentito al Governo di superare prove anche molto difficili.
Grazie alla sua compattezza la maggioranza di governo ha resistito
con senso di responsabilità anche alle tensioni che lo
scorso anno si sono registrate con Rifondazione comunista e
ha consentito all'azione di governo di guadagnarsi la fiducia
e il consenso del popolo italiano.
Proprio nell'attività di governo, del
resto, la coalizione ha dimostrato la forza delle proprie convinzioni
e la maturità politica del progetto che noi incarniamo.
Ho detto molte volte che mai nelle riunioni
del Consiglio dei Ministri abbiamo dovuto registrare il manifestarsi
di divergenze o fratture che trovassero il proprio fondamento
nelle diverse appartenenze partitiche.
Se talvolta qualche discussione vi è
stata, si è trattato sempre di discussioni di merito,
legate alla sostanza dei temi all'ordine del giorno, e proprio
per questo esse hanno sempre costituito una forza e un arricchimento
per la nostra azione comune. Ma mai, lo possono qua testimoniare
Veltroni, Dini e Maccanico, abbiamo avuto la sensazione che
fra noi vi fossero contrasti di schieramento.
Il governo è stato davvero in questi
due anni il Governo dell'Ulivo.
Di questo io sono personalmente grato a tutti
i miei colleghi, ma anche a tutti i parlamentari e ai segretari
dei partiti della coalizione che con grandissima lealtà
hanno sempre, tutti quanti, operato per superare le ragioni
delle divisioni e per consolidare gli elementi di unione.
Anche per questo, forse soprattutto per questo,
ci siamo guadagnati la stima degli italiani.
Anche per questo, e forse soprattutto per questo,
abbiamo potuto perseguire con determinazione, e col consenso
dei nostri concittadini, l'obiettivo ambizioso e fondamentale
che ci eravamo posti: quello di risanare i nostri conti pubblici
e di portare l'Italia in Europa.
Lo abbiamo fatto, e abbiamo portato in Europa
un'Italia viva e vitale, coesa e determinata nel raggiungimento
di un risultato indicato dal Governo ma fortemente voluto da
tutto il Paese.
Io credo che questo sia stato possibile non
solo perché gli italiani si sono resi conto dell'importanza
vitale che aveva per noi il raggiungere questo obbiettivo. Credo
che questo sia accaduto anche perché siamo riusciti a
convincere gli italiani che siamo gente seria; gente che mantiene
le promesse che fa; gente che non chiede mai sacrifici inutili
e non fa mai promesse non mantenibili.
* * *
Al di là delle polemiche, e della rappresentazione
che ne hanno dato i giornali, io so bene che se abbiano raggiunto
questo obiettivo è anche perché la stessa opposizione,
dopo un periodo iniziale aspro e fortemente conflittuale, ha
saputo svolgere con senso di responsabilità il suo ruolo,
e ha fatto spesso prevalere sulla lotta di parte l'interesse
superiore del paese.
Dò volentieri atto all'opposizione parlamentare
e ai suoi leaders di questo e considero anche questo un patrimonio
prezioso per l'Italia.
Noi ci siamo mossi infatti in questi anni rispettando
le regole di una democrazia parlamentare improntata alla logica
bipolare. La coalizione ha operato in questa prospettiva, e
già ho ricordato come sempre i nostri leaders politici
e parlamentari abbiano ricercato su ogni tema la massima convergenza
possibile a rafforzamento della logica di coalizione e della
maggioranza di governo.
Il nostro modo di comportarci ha trovato, dopo
un iniziale periodo di aspri scontri, un atteggiamento responsabile
anche nell'opposizione parlamentare, almeno in quella che si
riconosce nel Polo delle libertà.
In molte occasioni i due schieramenti, quello
di governo e quello al quale gli elettori hanno affidato la
principale responsabilità dell'opposizione, hanno saputo
far prevalere l'interesse generale del Paese e pur nelle rigida
e corretta distinzione dei reciproci ruoli, hanno dimostrato
agli italiani che davvero la via verso una democrazia più
matura e computa era aperta.
E del resto proprio questo è stato il
cemento che ha consentito il lavoro importante fatto in questi
due anni sul piano delle riforme costituzionali, da un lato;
sul piano dell'espressione una forte, responsabile e determinata
resistenza a ogni suggestione separatista, dall'altro.
Io considero tutto questo un valore.
Considero importantissimo che il sistema italiano
proceda sempre più verso una democrazia compiutamente
bipolare e correttamente ispirata al principio della distinzione
dei ruoli ma anche della corresponsabilità nelle determinazione
dei grandi interessi nazionali.
Considero un aspetto essenziale che il processo
di riforma costituzionale in atto si sviluppi e giunga a pieno
compimento, dando prova concreta della capacità di funzionamento
del sistema italiano quale noi lo abbiamo voluto e concorso
a costruire.
Per questo mi allarmo quando mi pare che questi
valori possano essere rimessi in discussione.
Per questo mi allarmo quando mi sembra che
possano prevalere nell'opposizione impostazioni pregiudizialmente
orientate allo scontro e alla ricerca della rissa.
Per questo mi allarmo quando mi pare che si
pensi di rimettere in discussione, da parte del Polo e dei suoi
più importanti leaders, le conquiste di questi due anni
di legislatura.
In ogni caso non vi è dubbio che noi
dobbiamo continuare senza tentennamenti sulla strada che abbiamo
percorso in questi anni.
* * *
Il processo di cambiamento del Paese è
avviato, ma moltissimo resta da fare.
Abbiano raggiunto i primi obiettivi che ci
eravamo prefissi.
Obiettivi essenziali per la nostra salvezza.
Ora dobbiamo andare avanti.
L'Unione monetaria europea pone e porrà
a tutti i Paesi sfide difficili.
Con l'entrata in Europa i nostri problemi non
sono finiti. Anzi: in un certo senso possiamo dire che essi
cominciano ora.
Inizia infatti una nuova grande ed entusiasmante
stagione.
Parafrasando D'Azeglio possiamo dire davvero
che "fatta l'Europa occorre ora fare gli Europei".
Questo sforzo riguarda tutti i Paesi d'Europa,
nessuno escluso.
Riguarda anche i quattro Paesi che non faranno
parte ancora dell'Unione monetaria.
Riguarda persino i molti Paesi del nostro continente
che nei prossimi anni consolideranno, come noi vogliamo e riteniamo
opportuno, il loro legame con l'Unione Europea.
L'Unione monetaria fa infatti compiere un immenso
salto avanti a tutto il nostro Continente, schiudendoci opportunità
impensate ma anche obbligandoci a cambiamenti e innovazioni
di enorme rilievo.
In questo sforzo l'Italia deve impegnarsi come
e più degli altri.
Noi abbiamo accumulato ritardi molto gravi
in alcuni dei settori oggi strategici per la competizione globale
fra i diversi sistemi-Paese.
Tutti sappiamo bene in quali settori questo
si sia maggiormente verificato.
Sappiamo innanzitutto che è la forma
stessa del nostro Stato, ancora troppo centralizzato e troppo
costruito intorno a una forma di governo parlamentare pura,
che costituisce un freno allo sviluppo del Paese.
Per questo abbiano seguito e seguiamo con tanto
interesse e passione lo sforzo in atto per riformare la seconda
parte della nostra Costituzione.
In questo sforzo la nostra coalizione si è
spesa con determinazione, offrendo il contributo dei suoi uomini
più importanti a cominciare dallo stesso Presidente della
Commissione Bicamerale Massimo D'Alema al cui impegno voglio
dare qui pubblico riconoscimento.
Il governo si è correttamente astenuto
dall'intervenire nel dibattito che su questi temi si è
svolto in questi mesi.
In questa sede voglio però esprimere
tutta la mia personale convinzione che il lavoro in atto sia
vitale per il nostro Paese.
L'Italia ha bisogno delle riforme costituzionali.
Senza il compimento di questo processo di riforma
il Paese non può colmare a pieno il distacco che lo separa
dalle altre grandi nazioni europee. Molto si può
fare, e stiamo facendo, attraverso le riforme legislative e
ordinamentali. Molto si può fare e lo stiamo facendo,
cercando di cambiare le prassi parlamentari, le regole di funzionamento
del sistema politico, il rapporto concreto fra politica e cittadini.
Ma moltissimo resta necessariamente affidato al lavoro di revisione
costituzionale.
Solo la revisione costituzionale può
portare a pieno compimento il processo di federalizzazione amministrativa
e legislativa dello Stato accentrato.
Solo la revisione costituzionale può
dare all'Italia:
un Governo più capace di decidere;
un Parlamento più snello e più
capace di sviluppare l'attività di grande regolazione
e di grande indirizzo;
un sistema istituzionale in grado di garantire
che gli elettori concorrano davvero col loro voto a decidere
chi li governa e sulla base di quali programmi vogliono essere
governati;
una organizzazione di governo e un'amministrazione
pubblica più capace di rispondere efficacemente e tempestivamente
ai bisogni dei cittadini;
un apparato giurisdizionale in grado di assicurare
non solo una giustizia giusta ma anche una giustizia rapida,
non solo la inflessibile difesa delle legalità ma anche
l'efficacia risoluzione delle liti e dei conflitti fra i cittadini
e fra i cittadini e le amministrazioni;
una corresponsabilizzazione forte delle comunità
locali e una difesa rigorosa ed efficace del diritto dei cittadini
ad essere meglio serviti dall'amministrazione e più efficacemente
soddisfatti nei loro bisogni.
Dobbiamo dunque impegnarci a fondo nel processo
riformatore in atto. Ed ancora una volta permettete che io ribadisca
la preoccupazione che ho, quando mi pare di vedere nei leaders
dell'opposizione la tentazione di fare del processo riformatore
in atto un terreno di scontro politico legato alla situazione
contingente.
* * *
Ma non basta certo la riforma costituzionale
per rendere l'Italia più europea.
Sappiamo bene che sono necessarie riforme ordinamentali
di settore.
Lo abbiamo detto nel nostro programma elettorale.
Abbiamo cominciato a realizzare alcune importante
riforme in questi mesi.
Ma ora dobbiamo andare avanti.
L'amministrazione italiana deve essere radicalmente
trasformata.
Occorre passare dal modello di Stato accentrato
ereditato dal passato al modello di un'amministrazione pubblica
flessibile, articolata su una pluralità di comunità
territoriali, responsabile verso i propri concittadini, ispirata
al rispetto del principio di sussidiarietà e di responsabilità.
Abbiamo bisogno di uno Stato più leggero.
Abbiamo bisogno di un sistema di regole più
flessibili.
Abbiamo bisogno di un arretramento dell'amministrazione
da tutti i settori in cui essa è freno allo sviluppo
e in cui il suo intervento non ha lo scopo di difendere le posizioni
deboli ma solo quello di far gravare il peso del potere amministrativo
sulla vitalità dinamica di una società in espansione.
Abbiamo bisogno di apparati centrali più
snelli, che rinuncino a gestire minutamente ogni più
piccola attività secondo criteri di uniformità
antistorici e paralizzanti, e siano capaci invece di indirizzare
e guidare.
In questo senso, voi lo sapete, ci siamo già
mossi con determinazione.
Le leggi Bassanini sono state, sono, e saranno
ancora nei prossimi anni, il grande "grimaldello"
attraverso il quale, col consenso del Parlamento e la continua
collaborazione delle Regioni e delle autonomie locali, noi smantelleremo
pezzo per pezzo lo Stato centralizzato ereditato dal passato
e costruiremo il nuovo Stato decentrato e flessibile di cui
il Paese ha bisogno.
Ma anche qui occorre fare di più, e
fare più in fretta.
Così come occorre fare di più
e più in fretta sul terreno della riforma scolastica
e universitaria.
Scuola e Università sono due settori
vitali per i Paesi moderni.
Un Paese che non sia capace di darsi un sistema
di istruzione competitivo con quello degli altri Paesi si condanna
da solo alla decadenza e al regresso.
Anche su questo terreno abbiamo accumulato
gravissimi ritardi, con il risultato di avere Scuole e Università:
più difficili di quelle degli altri
Paesi;
che occupano più a lungo i nostri giovani;
che allontano un maggior numero di giovani
dagli studi, senza per questo garantire a chi esce da questa
scuole maggiori capacità, più competitività,
una formazione davvero moderna.
Anche in questo settore noi abbiamo cominciato
a lavorare a fondo. Ma anche in questo campo bisogna fare di
più e fare più in fretta.
Lo stesso possiamo dire dei servizi pubblici
in generale.
Anche in questo campo alcuni provvedimenti
di questi mesi costituiscono un segnale chiaro e un'indicazione
precisa della direzione di marcia.
Penso alla riforma del mercato del lavoro,
alla riforma del trasporto pubblico locale, alla riforma in
atto nel settore della Sanità, alla riforma del commercio
interno e del commercio estero.
Ma dobbiamo fare di più, di più,
di più.
Il sistema tributario italiano ereditato dal
passato era vecchio e obsoleto.
Soprattutto era ingiusto e consentiva un tasso
di evasione elevatissimo a fronte di un accentramento del sistema
complessivo che rendeva più difficili gli accertamenti
e meno responsabili i soggetti titolari del potere di spesa.
Anche a questo abbiamo messo mano, creando
le premesse per un più ampio federalismo fiscale e riordinando
gli elementi che possono consentire una più efficace
lotta all'evasione.
Ma anche qui dobbiamo agire ancora più
in fretta.
Infine la lotta alla disoccupazione e il problema
del Mezzogiorno.
Due problemi essenziali per il nostro Paese.
In Europa non può restare a lungo un'Italia
che, per quanto riguarda l'occupazione e lo sviluppo, ha tassi
differenziali così forti fra area e area.
L'Italia stessa non può reggere a lungo
la sua unità nazionale se il processo di divaricazione
fra le diverse parti del Paese dovesse continuare.
Questo è il terreno più delicato
sul quale dobbiamo operare.
Quello di maggiore rilevanza da ogni punto
di vista.
Quello sul quale si gioca davvero il futuro
del nostro Paese.
A poco varrebbero gli sforzi che stiamo compiendo
per riportare l'Italia ad assumersi le responsabilità
che le competono in politica estera, nel sistema di difesa continentale,
nella tutela della pace nel mondo, se poi non riuscissimo a
sanare le piaghe che segnano al nostro interno la realtà
di un Paese diviso, che si muove a due velocità.
Molto, moltissimo resta dunque da fare.
* * *
Per questo possiamo dire che l'Italia è
oggi un grande cantiere aperto.
Un cantiere che lavora all'interno del più
grande cantiere che è l'Europa intera, ma un cantiere
i cui risultati dipendono da noi, ci riguardano direttamente,
sono il nostro futuro e il futuro dei nostri figli.
In questo contesto anche l'Alleanza di Governo
dell'Ulivo è e deve essere anch'essa un grande cantiere
aperto.
Il cammino che noi abbiamo cominciato tre anni
fa è ben lungi dall'essere terminato.
L'Italia che vogliamo è ancora davanti
a noi e continua a richiedere tutto il nostro impegno.
Noi abbiamo avuto il consenso degli elettori
italiani e in questi due anni anche il sostegno della grande
maggioranza del Paese per l'azione che abbiamo svolto.
Ora dobbiamo fare in modo di diventare davvero,
come vuole la logica del sistema bipolare, il soggetto politico
nel quale la maggioranza del Paese si riconosce con convinzione
e determinazione.
L'Ulivo è cresciuto in questi anni,
e con l'Ulivo è cresciuta l'Italia.
Ora dobbiamo andare oltre.
Il Paese deve crescere ancora.
Dobbiamo metterci nelle condizioni di esser
in modo definitivo un grande Paese europeo.
Gli italiani devono ritrovare l'orgoglio del
proprio futuro oltre che la memoria del proprio passato.
La nostra Nazione ha un grande ruolo da giocare
nel nostro continente, nello scacchiere geopolitico nel quale
è inserita, nel contesto mondiale.
Soprattutto un ruolo importante aspetta il
nostro Paese, le nostre forze politiche, la nostra società
civile nel contesto del consolidamento e dello sviluppo dell'Unione
Europea.
Per questo la nostra deve essere una risposta
forte, che deve sentire l'orgoglio politico e il dovere morale
di costituire un punto di riferimento fondamentale per il nostro
popolo.
Dobbiamo dire ai nostri concittadini quale
Italia vogliamo in Europa e quale Europa vogliamo per l'Italia.
Dobbiamo cioè collocare le nostre prospettive
e i nostri programmi nel contesto europeo.
* * *
Tre anni fa noi riuscimmo, con la nostra capacità
di innovazione, a legare insieme, in una nuova grande prospettiva
di sviluppo, tutte le più grandi tradizioni culturali
del Paese.
Oggi dobbiamo far fare a noi stessi, alle tradizioni
che rappresentiamo, al nostro sistema politico e ai nostri concittadini
un nuovo salto in avanti.
Entrare in Europa, contribuire a costruire
questa nuova realtà, significa anche riuscire a ragionare
da europei.
Ragionare cioè con la consapevolezza
del fatto che per aiutare allo stesso tempo il nostro Paese
e l'Europa occorre avere forte e chiaro l'orizzonte europeo.
Io sono convinto che l'Ulivo, nella sua complessa
e multiforme realtà, e i partiti che costituiscono l'ossatura
forte della coalizione, sono oggi i soggetti politici che in
Italia meglio possono darsi una comune prospettiva europea,
aiutando in tal modo l'intero Paese a guardare più lontano.
E' questo dunque il nuovo orizzonte nel quale
noi dobbiamo collocarci, perché questo è quello
che serve oggi agli italiani.
Per far questo è forse utile che pensiamo
fin da ora a dare un forte senso di unità alla prossima
campagna elettorale per il Parlamento europeo, costruendo le
condizioni per presentarci agli elettori come interpreti di
un comune sentire e come portatori di un comune progetto.
* * *
E' giunto il momento che noi facciamo compiere
alla nostra comune esperienza qualche nuovo passo.
Proprio perché la nostra coalizione
si è affermata come una realtà capace di governare
e ha conquistato sul campo le ragioni della propria forza e
del consenso che ha ricevuto e riceve dai cittadini, noi dobbiamo
ora darci regole più precise per definire i modi e le
forme con le quali continuare il lavoro comune.
Dobbiamo infatti riprendere a lavorare sulla
nostra capacità di progettare, sulla nostra attenzione
all'aggiornamento del programma, sulla nostra vocazione e approfondire
sempre la sostanza delle cose e a ragionare intorno ai problemi
del Paese.
Per questo abbiamo bisogno di regole più
chiare, di una qualche forma di maggiore stabilità nell'organizzazione
della nostra coalizione.
La stessa diffusione che il nostro progetto
ha avuto sul territorio e il radicamento che l'Ulivo ha sviluppato
nelle realtà locali ci impongono poi di saper trovare
anche le forme e i modi più utili per rafforzare ulteriormente
la nostra articolazione territoriale.
Noi abbiamo sempre saputo quanto importante
sia il radicamento in mezzo alla gente, nelle comunità
in cui la gente vive, nell'Italia della mille città e
dei mille paesi.
In stretto collegamento con il Comitato di
coordinamento che oggi si insedia, e il cui compito è
la definizione delle linee di indirizzo e di azione della coalizione
sia per quanto riguarda le istituzioni che per quanto riguarda
la presenza nella società, si svilupperà una organizzazione
sul territorio.
Questa articolazione troverà forma nella
carta organizzativa che su iniziativa del Comitato politico-organizzativo
dell'Ulivo è in corso di elaborazione.
La nostra idea è quella di promuovere
una articolazione organizzativa che in tutte le Regioni coordini
l'azione dei partiti che aderiscono alla coalizione.
* * *
Cari amici, io credo che dovremmo continuare
rapidamente e speditamente sulla strada che stasera abbiamo
imboccato.
Questa riunione, che è allo stesso tempo
una celebrazione e l'inizio di un nuovo modo di vivere la nostra
esperienza, dovrà avere un seguito in tempi brevissimi.
Dovremo ritrovare l'abitudine di stare insieme
anche fuori dai momenti istituzionali.
Dovremo darci forme organizzative snelle e
agili ma anche in qualche misura permanenti.
Dovremo individuare le modalità più
adatte a garantire che il comune sentire della coalizione si
traduca anche in un comune modo di essere presenti sulla scena
politica, anche al di là dei fatti istituzionali e dell'attività
di governo.
Su questo, sulle forme che potranno rivelarsi
utili, dobbiamo riflettere e riflettere rapidamente.
Per questo io credo che stasera noi dovremmo
decidere tutti insieme che la nostra azione comune di ricerca
di nuove modalità organizzative debba svilupparsi sotto
la guida di un Direttivo più agile di quanto sia questa
Assemblea.
E credo anche bene che stabiliamo sin da ora
che questo Direttivo dovrà avvalersi del lavoro di almeno
due Commissioni: la prima finalizzata appunto alla ricerca di
nuove regole per disciplinare la nostra comune vita di coalizione;
la seconda finalizzata invece a studiare modi e forme per consolidare
il nostro radicamento sul territorio e fra la gente.
Questo è un primo passo concreto del
nuovo cammino.
Un cammino che, io credo, abbiamo davvero il
dovere di compiere senza ritardo.
L'Italia ha bisogno dell'Ulivo, l'Italia ha
bisogno della nostra Alleanza.
Noi non possiamo certo tirarci indietro ora,
nel momento in cui più che mai il nostro Paese ha bisogno
di entusiasmo, di decisione, di impegno.
Due anni fa abbiamo detto agli italiani che
potevano fidarsi di noi. Stasera credo che possiamo ribadire
tutti insieme questo impegno.
Gli italiani possono fidarsi di noi e noi non
verremo meno alla loro fiducia.