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Spunti per meditare il federalismo
Gastone Losio
Venerdi`, 06 Novembre 1998 ore 12:03

  Carlo Cattaneo, un esempio di fiscalità semplice efficace e federalistica
Dal saggio introduttivo alle NOTIZIE NATURALI E CIVILI SULLA LOMBARDIA
[I «lumi» nelle regioni lombarde]
Al principio del secolo XVIII era mirabile il fermento che si vedeva nelle
nazioni.....
In Fiandra v'erano città lavoratrici e ubertose campagne, e vicinanza di
nazioni progressive; ma lo spirito dei popoli era provinciale, tenace,
diffidente. La Lombardia, che già sentiva l'aura del tempo che veniva, e
nella sua miseria era pur sempre una terra di promissione, e aveva un popolo
di mente aperta e d'animo caldo e sensitivo, parve ai zelatori del bene
comune uno di quei campi eletti, in cui l'agricultore fa prova di qualche
nuova semente. E' un fatto ignoto all'Europa, ma è pur vero: mentre la
Francia s'inebriava indarno di nuovi pensieri, e annunciava alla Europa
un'era nuova, che poi non riesciva a compiere se non attraverso al più
sanguinoso sovvertimento, l'umile Milano cominciava un quarto stadio di
progresso, confidata ad un consesso di magistrati, ch'erano al tempo stesso
una scuola di pensatori. Pompeo Neri, Rinaldo CARli, Cesare Beccaria, Pietro
Verri non sono nomi egualmente noti all'Europa, ma tutti egualmente sacri
nella memoria dei cittadini. La filosofia (filosofia per Cattaneo non è
astratta ricerca teorica ma "nesso comune di tutte le scienze", e nel
fervore del secolo è volta a "razionalizzare" gli strumenti economici del
vivere associato - n.d.r.) era stata legislatrice ne giureconsulti romani;
ma fu quella la prima volta che sedeva amministratrice di finanze ed annona
ed aziende comunali; e quell'unica volta degnamente corrispose a una nobile
fiducia.
Tutte quelle riforme che Turgot (R.T.Turgot 1727-81, politico ed economista
francese, ministro delle finanze di Luigi XVI; l'abolizione da lui proposta
dei dazi interni e sui cereali, delle corporazioni e delle corvées, fu
ostacolata dai ceti privilegiati, che ne provocarono il licenziamento -
n.d.r.) abbracciava nelle sue visioni di ben pubblico, e che indarno si
affaticò a conseguire fra l'ignoranza dei popoli e l'astuzia dei
privilegiati, si trovano registrare nei libri delle nostre leggi, nei
decreti dei nostri governanti, nel fatto della pubblica e privata
prosperità.
S'intraprese il censo di tutti i beni dietro un principio che poche nazioni
finora hanno compreso. Si estimò in una moneta ideale chiamata scudo, il
valor comparativo di ogni proprietà. Gli ulteriori aumenti di valore che
l'industria del proprietario venisse operando, non dovevano più essere
considerati nell'imposta; la quale era sempre a ripartirsi sulla cifra
invariabile dello scudato. Ora la famiglia che duplica il frutto dei suoi
beni, pagando tuttavia la stessa proporzione d'imposte, alleggerisce di una
metà il peso, in paragone alla famiglia inoperosa, che paga lo stesso carco,
e ricava tuttora il minor frutto. Questo premio universale e perpetuo,
concesso all'industria, stimolò le famiglie a continui miglioramenti.
Tornò più lucroso raddoppiare colle fatiche e coi risparmi l'ubertà d'un
campo, che possedere due campi, e coltivarli debolmente. Quindi il continuo
interesse ad aumentare il pregio dei beni fece si che col corso del tempo e
coll'assidua cura il piccolo podere pareggiò in frutto il più grande; finché
a poco a poco tutto il paese si rese capace di alimentare due famiglie su
quello spazio che in altri paesi ne alimenta una sola. Qual sapienza e
fecondità in questo principio, al paragone di quelle barbare tasse che
presso culte nazioni si commisurano ai frutti della terra e agli affitti
delle case, epperò riescono vere multe proporzionali inflitte all'attività
del possessore!
Il censo eliminò per sua natura tutte quelle immunità, per le quali sotto il
reime spagnolo un terzo dei beni, come posseduto dal clero, non partecipava
ai pubblichi carichi, e li faceva pesare in misura insopportabile sulle
altre proprietà. Il censo divenne fondamento anche al regime communale; i
communi nostri divennero tanti piccoli Stati minorenni, che sotto al tutela
dei magistrati, decretano opere pubbliche, e ne levano (ne stabiliscono -
n.d.r.) sopra se medesimi l'imposta..........
Ma qual meraviglia che questi sagaci pensieri nascessero prima che altrove
in quel paese dove Beccaria non solo era scrittore, non solo porgeva
pubblico insegnamento di scienze sociali, ma sedeva autorevole nei consigli
dello Stato?.......
(prosegue illustrando il mirabile fermento delle belle arti
dell'architettura, musica ecc. che sono ancora oggi i pezzi più alti della
nostra eredità locale - n.d.r.)

Spunto per meditare:
Leopardi dal "Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani"
del 1824.
"Gli italiani non hanno costumi, essi hanno delle usanze. Poche usanze e
abitudini hanno che si possano dir nazionali, ma quelle poche sono seguite
piuttosto per sola assuefazione. A prevalere sono soltanto l'abitudine e il
conformismo, non la moralità perché l'Italia è, in ordine alla moralità, più
sprovveduta di fondamenti che alcun' altra nazione europea e civile".

Gastone Losio
http://www.losio.com