[GARGONZA:9168] Re: ci interessa quel conflitto?
Nadia Cari'  Domenica, 16 Luglio 2000

On 15 Jul 00, at 11:10, Rosanna Tortorelli wrote:

> almeno a noi... interessa quel conflitto?
> ciao
> rosanna

A me interessa, eccome!

Ricevo da un'altra lista e giro qui.
Buona domenica.
Nadia.
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Il rischio palude 
per l'Italia del 2000 


di PAOLO SYLOS LABINI 

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AFFERMA Fedele Confalonieri in una intervista a "Repubblica" (25 
giugno): per risolvere il conflitto d'interesse "l'unico sistema č 
quello di Sylos Labini, l'ineleggibilita'". 
Ringrazio per l'apprezzamento, ma quello non e' un sistema 
inventato da me: e' una legge, semplice e chiara, del 1957, che 
ripropone una norma del 1949. E le leggi, in un paese civile, vanno 
rispettate, anche se non piacciono; quella norma e' stata aggirata 
con un miserabile cavillo. L'Italia, continua Confalonieri, ha una 
storia diversa da quella inglese e americana; il conflitto 
d'interessi, che, e' vero, in quei paesi e' in vari modi 
efficacemente regolato, da noi non lo e' e non deve esserlo: "e' un 
pezzo della grande anomalia italiana". Sfugge a Confalonieri che il 
principale problema odierno e' proprio quello di far diventare 
l'Italia un paese civile o, pių modestamente, un paese normale.
E' stato osservato che i conflitti d'interessi sono tanti. E' 
probabile. Ma gli altri - salvo dimostrazione contraria - sono 
incerti o sono modesti: quello che fa capo a Berlusconi e' 
indubbiamente mostruoso: oltre l'impero televisivo, che non 
costituisce solo un gigantesco affare economico, ma anche uno 
strumento di efficacia inaudita per condizionare gli orientamenti
politici; oltre quell'impero, troviamo banche, assicurazioni 
(Mediolanum), interessi immobiliari: il conflitto e' mostruoso 
perche' rende impossibile, perfino nei pių limitati atti di 
governo, non incappare in qualche conflitto. 
Se riuscira' a diventare presidente del Consiglio, controllera'
tutte le televisioni nazionali: il regime diventera' quello non 
del grande ma del grandissimo fratello.
"Non faremo prigionieri": aveva detto pochi anni fa Previti; non 
occorre essere pessimisti per prevedere liste di proscrizione.
Per affermarsi politicamente il Cavaliere ha usato tutti i mezzi e 
adottato tutte le possibili ideologie, esclusa quella comunista. 
L'ottimo Bossi dichiaro' al Corriere della sera (22 luglio 1998) 
che aveva fatto il ribaltone per bloccare Berlusconi che gli stava 
comprando, uno dopo l'altro, i suoi parlamentari. Sempre al 
Corriere (26 luglio 1999) Mastella dichiarava: "Con Berlusconi, ora 
non ho niente in comune. I soldi stanno ammazzando la politica. 
Egli ci sta togliendo dal mercato, tutti. Se potesse, si 
comprerebbe anche D'Alema". Sul piano ideologico, Berlusconi si
e' presentato, di volta in volta, come liberale, erede di Croce e 
di Einaudi; come popolare, erede di Luigi Sturzo; ha accolto nella 
casa comune Bossi -l'amico di Haider - e, ma non bisogna dirlo ad 
alta voce, Rauti. 
Che io sappia non ha rivendicato, fra i suoi precursori, Cattaneo, 
Salvemini e Rossi.

A osservatori frettolosi e' apparso paradossale che un esponente 
dell'antica Democrazia Cristiana, Oscar Luigi Scalfaro, abbia 
duramente sferzato il Centrosinistra, esortando tutti i partiti che 
lo compongono a non darsi per vinti (prima di combattere e a non 
comportarsi "come galline, di quelle che nemmeno fanno le uova" o, 
a scelta, "come un branco di pecore pascenti"; dopo le sferzate, 
concludeva: "ci vuole piu' unita', per vincere e per impedire che 
la patria finisca in mani non idonee a governare".
Ben detto! Alcuni comprimari del Polo hanno obiettato che nei 
riguardi del Cavaliere Scalfaro e' animato da pregiudizi ostili.
Certo, i rapporti divennero subito difficili, giacche', 
nell'affidargli l'incarico di governo, Scalfaro chiese a Berlusconi 
di non nominare Previti, suo avvocato, ministro per la Giustizia; 
ma questa era una richiesta sacrosanta - forse, se l'avesse saputo, 
avrebbe avanzato una simile richiesta per la nomina di Tremonti, 
fiscalista del medesimo, a ministro per le Finanze. Ma c'e' molto 
di piu'. Ci informa Eugenio Scalfari ("Repubblica", 25 giugno) che 
Scalfaro conferi' l'incarico a Berlusconi "vincolandolo per
iscritto a sciogliere il nodo del conflitto d'interessi entro pochi 
giorni e ricevendone piena garanzia, tuttora inevasa". E' vero: 
Berlusconi incarico' subito tre "saggi" per risolvere il problema; 
in seguito presento', con altri parlamentari, un disegno di legge 
sul conflitto d'interessi. E' vero: i partiti del Centrosinistra 
non lo hanno incalzato e lui ha tirato a campare.
Ma gl'impegni d'onore debbono essere assolti da chi li prende, senza
aspettare che altri lo incalzino. Se no, che impegni d'onore sono? 
O il mantenimento di tali impegni e' lasciato alla discrezione 
degli interessati -essendo questo "un altro pezzo della grande 
anomalia italiana"?

Scalfaro non ha fiducia in Berlusconi: ha perfettamente ragione. 
Scalfaro e' un gran galantuomo. Posso testimoniare che ne era 
convinto anche Ernesto Rossi, ben noto anticlericale; si era 
formato quella convinzione dopo che Scalfaro, ministro dei 
Trasporti, aveva accolto la sua richiesta di porre fine ad una 
oscena ruberia, che avveniva in quel ministero. Ernesto,
stupefatto, gli dette pubblico riconoscimento. Penso che quel
riconoscimento, che fece impressione a tutti, abbia influito sul 
giudizio di Pannella, che si dette da fare per la nomina di 
Scalfaro alla Presidenza della Repubblica. Ernesto era nella 
tradizione del liberalsocialismo; dunque gli azionisti, questi 
"rovinosi moralisti", colpiscono ancora?
Le frustrate di Scalfaro qualche effetto gia' lo hanno avuto. Io 
mi permetto di aggiungere, rivolgendomi ai Popolari: proponete la 
legge del 1957 con una norma "anticavillo" - una proposta in questo 
senso c'e' gia': e' stata presentata alla Camera nel 1998 dall'on. 
Veltri. Mettete bene in chiaro che la legge cosi' emendata deve 
valere per tutti, anche per Cecchi Gori: non e' Berlusconi in 
quanto tale ad essere preso di mira, ma, com'e' giusto,
chiunque si trovi nelle sue condizioni. Quando anni fa, Vittorio 
Cimiotta ed io organizzammo un gruppo di pressione - con Alessandro 
Galante Garrone, Antonio Giolitti, Vito Laterza, Alessandro 
Pizzorusso - per far rispettare la legge del 1957, rivolgemmo un 
appello, anche attraverso contatti personali, ad alcuni leader dei 
Popolari per esortarli a lasciare perdere Cecchi Gori. Fummo 
considerati "moralisti" ai quali politici navigati non potevano 
prestare ascolto. Se loro, come i Ds, avessero riconosciuto che in
un paese civile le leggi valgono per tutti, oggi politicamente non 
saremmo nell'assai infelice condizione in cui siamo.
Non e' troppo tardi. E' del tutto possibile rimediare, approvando 
la legge emendata per poi farla rispettare da tutti, amici e 
avversari. Ma che diavolo vogliamo lasciare ai nostri figli, un 
paese largamente stimato all'estero e almeno tendenzialmente civile 
o una palude mefitica? 

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Nadia Cari'
nadia-c@libero.it


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