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GAY PRIDE: LA STAMPA INTERVISTA MARCO PANNELLA Da "La Stampa" del 2 luglio 2000 PANNELLA CONTROCORRENTE «BATTAGLIE FATTE 30 ANNI FA» «Non sfilo con chi un tempo cacciò Pasolini dal partito» di Aldo Cazzullo SCUSI Pannella, i leader di Rifondazione e del Partito dei comunisti italiani difendono il Gay Pride, annunciano la loro presenza alla parata, e lei che fa? «Lo chieda ai 700 mila ascoltatori di Radio Radicale, o ai manifestanti che lunedì sera sono sfilati sul ponte Sant'Angelo con una fiaccola in mano. Noi, però, questa battaglia l'abbiamo ingaggiata più di trent'anni fa, quando comportava grandi costi e grandi fatiche. Se lo ricorda il caso Braibanti?». L'intellettuale che finì sotto processo per plagio? «Lui. La battaglia per la libertà sessuale noi l'abbiamo fatta serissimamente, a livello internazionale, e con successo. Ora qualche gruppo editoriale e qualche politico si è messo a fare campagna sul Gay Pride, e vorrebbero che io facessi marchette. Ma io le lascio fare a Cossutta. La nostra strategia è alternativa alla demagogia e ai conformismi». Chi sono i conformisti tra i politici? «Gli atteggiamenti variano tra i fustigatori alla Pedrizzi (responsabile delle politiche per la famiglia di An, nda), che ci sono pure a sinistra, e quei leader comunisti, che vengono dal partito che cacciò Pasolini ma ora si affollano e sono pronti a mettersi i tacchi a spillo». Cossutta in tacchi a spillo? «Perché sono rimasti indietro: non sanno che ormai da vent'anni gli omosessuali preferiscono baffi e barbe...». E i gruppi editoriali che cosa c'entrano? «"Panorama" ha cercato di coinvolgermi nella sua campagna sugli "outing". Vorrebbero che facessi marchette. Mi vogliono in tacchi a spillo. Siccome rifiuto, cercano di farmi passare per puritano. A me. Puritani sono i giornali. Vuole che le faccia un esempio?». Prego. «In piena campagna elettorale, ricordai a Bossi il suo feeling con Milosevic. Lui replicò con il suo consueto garbo, dicendo: "Meglio Milosevic che Culosevic". Nessuno lo scrisse. E io sono andato in tv e a Radio Radicale a segnalare a più riprese di essere stato ribattezzato "Culosevic". Questo perché non si pensi sia facile mettermi in imbarazzo». Allora andrà anche lei l'8 luglio alla parata dei 250 mila (e di Cossutta e Bertinotti)? «Vedremo, ne parleremo. Il problema non esiste. Sono felicissimo che il Gay Pride si tenga regolarmente, che abbia successo. Io non faccio la mosca cocchiera, non l'ho mai fatta. Noi non siamo tra coloro che esprimono solidarietà. Noi facciamo parte di coloro ai quali si deve esprimere solidarietà». L'atteggiamento di Rutelli l'ha delusa? «Niente affatto. Per deludersi bisogna prima illudersi. E io non mi sono mai illuso: perché non posso chiedere a uno come Rutelli di fare il leader radicale. Quello di oggi non è il Rutelli che candidammo nell'88, chiedendo ai romani di chiudere il secolo come l'avevano aperto, con un sindaco radicale, un nuovo Nathan. Rutelli non ha mai detto di essere questo, perché è il sindaco dell'area del centrosinistra. Che ha fatto un lavoro decoroso, e ora sul Gay Pride si trova in difficoltà». Il Gay Pride la mette in contrasto anche con Papa Wojtyla, di cui lei aveva apprezzato molte posizioni, dall'anticomunismo all'ex Jugoslavia. «Provo molto affetto verso il Papa. Come persona è impossibile non amarlo. Però si è fatto portavoce delle posizioni più retrograde. Il proibizionismo vaticano in tema di amore ha conseguenze gravissime sul piano demografico e biogenetico. Occorre prendere coscienza della gravità dello scontro tra il liberalismo e il clericalismo, che colora di sé gran parte del mondo laico, non soltanto quello che ben conosciamo del cattocomunismo, e dargli forma di lotta politica e civile». *** Mah, io credo che alla fine Pannella ci sara', questa polemica mi pare pero' datata e un po' pretestuosa. Spero che la Bonino ragioni piu' serenamente, e' il momento di unirsi "per" e non dividersi "contro". *** Dalla CGIL: Circolare storica la CGIL al corteo Sabato 8 luglio dal piazzale antistante la stazione Ostiense (piazzale dei Partigiani), partirà alle ore 14,30 il corteo organizzato dalle organizzazioni omosessuali e transessuali a cui la CGIL parteciperà ufficialmente. Pertanto invitiamo tutte le nostre delegazioni a raccogliersi nel piazzale insieme alla delegazione nazionale. Ogni struttura è invitata a portare striscioni e bandiere riprendendo i temi contenuti nell'o.d.g. approvato dal Direttivo Nazionale che vi alleghiamo. Siete pregati di farci avere notizie in merito tempestivamente. Cordiali saluti p. Il Dipartimento Organizzazione (Sergio Sinchetto). ... Dipartimento Diritti di Cittadinanza Ufficio Nuovi Diritti Per la CGIL la partecipazione a tutte le celebrazioni del 28 giugno, anniversario della storica rivolta dello Stonewall Inn, ha rappresentato una straordinaria occasione politica di riaffermazione di diritti e di libertà e la testimonianza dell'impegno politico e dell'attività svolta da oltre dieci anni a livello nazionale e territoriale con tutti i gruppi e le associazioni gay, lesbiche e transessuali in Italia e a livello internazionale a tutela di gay, lesbiche e transessuali sul posto di lavoro e non solo. Il tema dei diritti umani e civili in relazione all'orientamento e all'identità sessuale mette in primo piano il rispetto per la persona, la necessità di informare e creare cultura, di sconfiggere integralismi, ignoranza, pregiudizi e di riappropriarsi di una concezione laica e plurale dello Stato. Nel 1969, nel bar del Greenwich Village di New York, lesbiche, gay e transessuali si erano ribellati a prepotenze e violazioni e i tempi sono evidentemente poco cambiati dato che ancora oggi continua ovunque nella quotidianità di tante persone un clima di attiva discriminazione sociale, in molti Paesi esiste il reato di omosessualità che porta al carcere e alla perdita dei diritti civili e in alcuni è prevista persino la pena di morte. Assistiamo pertanto indignati ai veti, alle menzogne, alle resistenze e ai tentativi di imporre pretese subalternità che caratterizzano il dibattito in atto a proposito della celebrazione del World Pride 2000, un contraddittorio che va bel oltre la circostanza e offende la democrazia poiché evidenzia pesanti contraddizioni e limiti sulle questioni che attengono al progresso civile e alle libertà individuali, alle convinzioni sulla battaglia contro le discriminazioni e le esclusioni e, in particolar modo, mette in gioco l'autonomia e la laicità dello Stato. Il diritto delle organizzazioni omosessuali e transessuali e di tutti i cittadini a manifestare è previsto e garantito dalla democrazia, dalla Costituzione e dalle regole della convivenza civile. Riteniamo che questa sia un'occasione per le forze democratiche di far valere il proprio ruolo di trasformazione sociale e che si possa aprire un percorso nuovo per compiere un passo avanti verso un livello di civiltà più avanzato. L'8 luglio del 2000 deve essere pertanto la giornata in cui sfilare tutti noi, per la pace e l'uguaglianza, per la fine delle discriminazioni, contro la pena di morte e le torture, contro lo sfruttamento minorile e gli abusi sessuali, contro ogni tipo di violenza integralista, istituzionale e razzista. Confermiamo l'impegno politico della CGIL di questi anni e auspichiamo che, anche a seguito delle mozioni del Parlamento Europeo, questa sia l'occasione per riprendere la discussione parlamentare sui disegni di legge in merito alle norme antidiscriminatorie fermi in Commissione Affari Costituzionali. Nel dichiarare la nostra più convinta solidarietà agli organizzatori del World Pride, ai movimenti omosessuali e transgender e nel confermare la nostra adesione e la nostra partecipazione al corteo e alle altre iniziative in programma, auspichiamo pertanto che le forze democratiche sappiano sostenere il sereno svolgimento delle manifestazioni in programma e che il Governo e gli organi istituzionali facciano sì che la democrazia sia pienamente rispettata anche in questa occasione. Roma, 3i maggio 2000 *** La partecipazione ufficiale della CGIL aderisce bene al significato della manifestazione. Ottimo. *** http://www.espressoedit.kataweb.it/online/chiesa/chiesa_000705.shtml Teologia e omosessualita'. All'interno del cattolicesimo il consenso sulla valutazione morale dell'omosessualità è già venuto meno da alcuni decenni; è un fatto largamente diffuso, che va dal modo di pensare e agire di molti fedeli fino alle riflessioni dei teologi. Per questo proponiamo che le autorità ecclesiastiche si facciano carico di tale dissenso e lo affrontino col dialogo e la ricerca comune, sia all'interno della Chiesa, sia con altre Chiese che non sostengono la medesima dottrina di quella cattolica. La radice del dissenso cattolico si trova nell'insegnamento stesso della Chiesa. Infatti, da una parte essa rivendica una visione pienamente rispondente alla realtà della persona e ne deduce una morale sessuale sempre valida, indipendentemente dalla cultura, dalle scoperte scientifiche, dalle condizioni personali (cfr. Homosexualitatis problema 2; Persona humana 3-5); dall'altra afferma che la genesi psichica (dell'omosessualità) rimane in gran parte inspiegabile (Catechismo, 2357). Da questa contraddizione derivano vari problemi. [..] Problemi teorici. 1) La Chiesa pretende di definire l'omosessualità partendo dagli effetti: poichè è una tendenza che inclina a compiere atti sessuali intrinsecamente disordinati, anch'essa deve essere analogamente definita intrinsecamente disordinata. Però, se la biologia dimostrerà che la tendenza sessuale può indifferentemente orientare la persona verso direzioni opposte (etero o omo), non si capisce più per quale motivo la tendenza omosessuale debba essere definita disordinata, quando invece non viene definita disordinata la tendenza ad essere mancini! 2) L'errore della Chiesa risiede, da una parte, nel voler imbrigliare negli schemi teologici una realtà biologica, che non può essere oggetto di comprensione teologica; dall'altra, nel voler dare una valutazione morale sulla natura di tale realtà biologica e non teologica. 3) Il difetto dell'argomentazione della Chiesa consiste nel qualificare una tendenza biologica per via analogica - a partire dal giudizio morale dato ai suoi effetti - attraverso un ragionamento, fondato su questo principio: naturale, ordinato, morale, ciò che noi empiricamente vediamo accadere in natura. Ma se è naturale soltanto ciò che empiricamente osserviamo nella natura e in base a questa osservazione stabiliamo ciò che è morale e ciò che è immorale, dobbiamo riconoscere che: poichè i capelli crescono naturalmente, è contro natura e immorale tagliargli! Per questo, riteniamo che se la Chiesa vuole parlare seriamente dell'omosessualità, deve distinguere il concetto di natura dal concetto di naturalità, per non cadere in fuorvianti confusioni e in conclusioni affrettate. Cosa dice la Bibbia? La Bibbia tace sulla natura dell'omosessualità. In pochissime brevi frasi disapprova gli atti omosessuali. La Bibbia non da una valutazione morale dell'omosessualità, nè carica di significati simbolici ogni singolo atto omosessuale: E' l'interpretazione della Chiesa ha farlo. Una domanda: E' oggetto della rivelazione divina condannare ogni singolo atto omosessuale indipendentemente dalla conoscenza della sua origine (sconosciuta dalla Bibbia)? Quasi sicuramente no. Allora, come possiamo essere profeti? Da una parte dobbiamo tener conto che ancor oggi non disponiamo di risultati scientifici sicuri per conoscere l'omosessualità, dall'altra non possiamo aspettarci molto dall'interpretazione biblica della Chiesa, ancora impregnata di un banale ma efficace conservatorismo non scientifico. Tuttavia, quel poco che sappiamo (biologia, storia delle religioni, esegesi) è già sufficiente per mostrare che la dottrina cattolica non gode più di quelle solide basi di un tempo. Quindi, se è vero che essa deve essere mantenuta come guida verso ulteriori approfondimenti, è ugualmente vero che non può più essere riproposta tale e quale. Non facciamo oggi un altro errore simile a quelli fatti in passato: donne bruciate, Galilei, schiavitù, libertà di coscienza, e tante altre assurdità teologiche! Per questo, crediamo che la Chiesa dovrà prendere sul serio anche gli apporti della biologia, se vorrà affrontare bene la questione omosessuale. Verso una nuova cura pastorale. Noi religiosi per primi avremmo bisogno di un clima più disteso. Molti tra noi presentano tendenze omosessuali: non è un problema. Ma di fronte al mostro dell'omosessualità, quanti seminaristi, suore e frati sono alienati da se stessi, non vivono autenticamente la vocazione e si rifugiano in falsi spiritualismi disincarnati! In base alla nostra esperienza, sappiamo che pochi preti l'hanno interiorizzata e ne sono liberi. In proposito vogliamo ricordare che non tutti i sacerdoti sono in grado di poter aiutare chi presenta tendenze omosessuali. Non è sufficiente conoscere la dottrina e ripeterla. Occorrono anche altre conoscenze di tipo psicologico e una sensibilità personale non comune. Ma soprattutto è necessaria una libertà interiore, derivante sia dall'aver risolto positivamente le paure inconsce che l'omosessualità risveglia in tutti, sia dall'essersi, eventualmente, accettati come gay: è una libertà che pochissimi sacerdoti hanno. Per questo, gay e lesbiche dovrebbero abbandonare il confessionale se vengono maltrattati, se viene presentata loro la porta dell'inferno: è il confessore che ne ha paura, al punto da non essere capace di mostrar loro la via al paradiso. [..] (Prometeus) .... La pena che i buoni devono scontare per l'indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi (Platone) Visita questi siti: http://www.amnesty.it http://www.thehungersite.com/index.html http://www.emergency.it http://www.mysmallpart.com/index.html ![]() |