PREMESSA
FINE DELLA STORIA?
Il fallimento del socialismo totalitario nei paesi dell'est europeo e
nell'Unione Sovietica e' stato seguito, nel corso della seconda meta'
degli anni '90, dalla crisi dell'ideologia conservatrice e neoliberista
che si era diffusa nella maggior parte dei paesi ad economia di mercato
ed in numerosi paesi in via di sviluppo. Sorprendendo i molti incauti
profeti dell'onnipotenza del mercato e della "fine della storia", le
questioni della pace, della solidarieta', della equita', della giustizia
sociale e della democrazia sono prepotentemente tornate al centro della
riflessione politica.
Le acutissime tensioni internazionali ed i conflitti regionali scoppiati
nel corso dell'ultimo decennio dimostrano che la fine della guerra
fredda ha lasciato in eredita' gravi e complessi problemi da risolvere.
La cultura della pace e' largamente diffusa fra gli uomini di tutto il
mondo, ma le istituzioni internazionali e i governi non sempre hanno
saputo prevenire efficacemente le crisi evitando che degenerassero in
conflitti aperti. Nessuna delle attuali istituzioni internazionali
sembra soddisfare contemporaneamente i due requisiti necessari per
operare efficacemente a favore della pace nel mondo e cioe' un carattere
di sovranazionalita' universalmente riconosciuto ed una capacita'
militare sufficiente a prevenire le minacce alla pace con la deterrenza
oppure a respingerle con la forza quando si traducono in aggressioni
intollerabili.
DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE
Nel corso degli ultimi due decenni e' cresciuto nel mondo il numero di
paesi democratici. Contemporaneamente, nei paesi di piu' antica
tradizione democratica sono divenuti piu' evidenti i limiti di un
modello di partecipazione in cui i cittadini si limitano ad esercitare
il diritto di voto e affidano a gruppi limitati di professionisti della
politica la riflessione e la proposta dei programmi di governo. In
alcuni paesi, a questo modello si associa una diffusa disaffezione verso
la politica di una parte minoritaria ma non irrilevante dei cittadini,
che spesso rinuncia addirittura all'esercizio del diritto di voto.
L'esito di questi processi puo' essere un indebolimento della democrazia
sostanziale, cioe' della capacita' di controllo attivo e di selezione
dei programmi politici e della classe dirigente da parte dei cittadini,
titolari primi del potere.
Parallelamente a questa tendenza pericolosa per gli assetti democratici
e la coesione sociale, si sono diffuse nuove ed originali forme di
partecipazione attiva alla vita politica, sociale e culturale:
associazioni civiche, movimenti di difesa dei diritti civili, gruppi di
volontariato, comitati temporanei mobilitati attorno ad obiettivi
specifici... Queste esperienze tendono a costruire fitte reti di scambio
culturale e politico fra di loro e con le formazioni politiche
pre-esistenti. Da queste nuove e piu' attive forme di associazionismo
democratico e' nata una domanda di rinnovamento della politica. La
partecipazione attiva dei cittadini comincia ad essere considerata come
la risorsa fondamentale dello sviluppo morale, culturale e sociale di un
paese. Uno degli esempi piu' significativi delle potenzialita' delle
nuove forme di partecipazione democratica e' costituito dai rapporti
che, grazie ad esse, e' possibile stabilire fra pubbliche
amministrazioni e societa' civile. E' oggi meno illusorio prospettare
una riforma federalista delle istituzioni che consenta di superare i
residui ottocenteschi di sudditanza della societa' civile nei confronti
della burocrazia.
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DELLE DONNE
In questa domanda di rinnovamento della politica, la questione della
partecipazione attiva delle donne assume un'importanza decisiva. Occorre
affermare concretamente il diritto delle donne a prendere parte in
condizioni di pari opportunita' alla realta' politica, culturale e
sociale del paese e lavorare sulla concreta prospettiva di una
democrazia compiuta, grazie ad una maggiore presenza e visibilita' delle
donne nelle istituzioni. Ci sono valori, infatti, che derivano dalla
differenza di genere e che devono essere portati nel dibattito politico,
per arricchirlo ed alzarne il livello.
Una presenza forte, qualificata e visibile delle donne nelle istituzioni
si rivela un elemento di fondamentale importanza per un sistema politico
democratico, basato sulla rappresentanza. Un potere che si rivela
incapace di accogliere le donne ed il differente punto di vista di cui
sono portatrici, proprio in quanto legato alla differenza di genere, non
può rappresentare il paese nella sua totalità e complessità ma, semmai,
rappresenta solo quanti, gli uomini, vi accedono piu' facilmente.
Ora che l'Italia è entrata nell'Unione Europea come un partner a pieno
titolo, non si puo' accettare che resti agli ultimi posti nella
rappresentanza femminile: quasi 190 dei 370 milioni di abitanti dei 15
Stati membri dell'UE sono donne, ad esse dovrebbero pertanto spettare la
metà delle responsabilità politiche e sociali. Ma questo, evidentemente,
non avviene pressoche' in nessuno di essi. Eppure la politica a favore
delle donne può essere sviluppata efficacemente soltanto con le donne e
con un numero sufficiente di donne. Un numero sufficiente significa
parita', cominciando, ad esempio, da quella nel settore
dell'occupazione.
Altro argomento fondamentale a questo riguardo e' quello della
conciliazione della vita familiare con quella professionale. Soltanto un
cambiamento di mentalità da parte di tutti, uomini e donne, può e deve
portare ad un'eguale ripartizione delle responsabilità in ambito
familiare, come pure la formulazione di proposte per nuove forme di
lavoro flessibile. E' comunque necessario riflettere sul fatto che,
sebbene il numero delle donne che ricoprono cariche politiche anche di
rilievo sia in aumento (per lo meno a livello europeo), siamo ancora
lontani da una percentuale di almeno il 30%. Esiste, a questo proposito,
un deficit democratico e la democrazia potra' dirsi compiuta solo quando
le donne parteciperanno in modo paritetico ai processi decisionali.
L'impegno per questo obiettivo costituira' un banco di prova per tutti i
sinceri democratici.
LA RETE E LA POLITICA DEMOCRATICA
Nello stesso periodo in cui si diffondevano esperienze innovative di
partecipazione civica, gli sviluppi della tecnologia delle comunicazioni
conoscevano uno spettacolare progresso. Milioni di cittadini e di altri
soggetti (istituzioni, centri di ricerca, partiti, associazioni,
giornali, imprese...) possono oggi facilmente comunicare fra di loro
attraverso le reti telematiche. Per i movimenti politici e sociali sono
cosi' cresciute enormemente le opportunita' di informazione e di scambio
culturale. Non e' possibile dubitare del fatto che tali opportunita'
hanno favorito la crescita delle esperienze di partecipazione
democratica e lo sviluppo di nuove forme di comunicazione e di attivismo
politico inteso in senso lato.
Non sembra quindi casuale il fatto che nei paesi in cui i diritti
democratici sono ancora negati, le comunita' di cittadini in rete sono
tra i piu' convinti fautori della trasformazione democratica. Spetta a
tutti gli internauti dei paesi democratici promuovere campagne
internazionali affinche' sia universalmente riconosciuto il diritto a
partecipare alla comunicazione sociale e politica attraverso
l'interazione, l'organizzazione, l'azione politica, la mobilitazione,
l'associazione e la produzione editoriale in rete e fuori della rete.
E' quindi possibile affermare che Internet, almeno nella sua fase
iniziale, si e' rivelato un mezzo rivoluzionario (ed ancora non
interamente esplorato) di partecipazione democratica e di trasformazione
dei rapporti sociali. E' uno dei compiti fondamentali della politica
democratica nel prossimo futuro (forse il piu' importante per cio' che
riguarda la liberta' di comunicazione e di espressione) l'esercizio di
una rigorosa vigilanza su eventuali processi di concentrazione di potere
in rete: occorre mobilitare tutte le energie e tutte le risorse
affinche' Internet non subisca la stessa sorte degli altri mezzi di
comunicazione di massa e non si trasformi gradualmente in uno strumento
di condizionamento dell'opinione pubblica.
Contemporaneamente, occorre approfondire ed estendere le esperienze di
partecipazione telematica, cercando di sviluppare nuove tecniche di
comunicazione politica, di strutturare in modo nuovo i rapporti fra
soggetti politici "in rete" e "fuori dalla rete" e di sperimentare
metodi originali di comunicazione politica e di democrazia telematica.
In particolare, e' importante valorizzare le esperienze di reti civiche,
che sembrano essere la forma piu' innovativa di partecipazione
democratica diffusa.
Naturalmente, finche' l'accesso in rete sara' limitato a pochi, ogni
progetto di politica in rete che voglia essere coerentemente democratico
deve evitare accuratamente improvvisazioni ed illusorie tentazioni di
affermare la rete quale luogo esclusivo di partecipazione politica.
L'uso democratico della rete implica sia il consapevole utilizzo delle
nuove opportunita' di partecipazione sia la costante ricerca di rapporti
trasparenti e di scambi bidirezionali con le forme di partecipazione
politica piu' tradizionali. Questa necessaria prudenza non deve tuttavia
trasformarsi in un vincolo alla diffusione di esperienze di
partecipazione politica attiva in rete.
LA PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA NELL'ULIVO
L'Ulivo e' stata una straordinaria esperienza di partecipazione
democratica diffusa e attiva. L'Ulivo, infatti, e' stato sin dall'inizio
qualcosa di piu' che la coalizione delle forze politiche del centro e
della sinistra riformisti che ne hanno promosso la fondazione. Alla
proposta delle forze politiche aderirono migliaia e migliaia di
cittadini, costituendo in tutta Italia i comitati che poi si raccolsero
sotto il simbolo dell 'Ulivo. Questa rete di comitati si e' sviluppata
in stretto rapporto sia con le realta' di base dei partiti tradizionali
(spesso riattivandone le capacita' di mobilitazione e di comunicazione
esterna), sia con le associazioni e i movimenti della societa' civile
vecchi e nuovi (reti civiche, associazioni cattoliche, gruppi di
volontariato...), sia infine con singoli cittadini rimasti politicamente
isolati nella lunga crisi di partecipazione degli anni '80.
Uno dei momenti piu' alti di questa esperienza e' stata l'elaborazione
del programma di governo dell'Ulivo. Un confronto storico fra i
documenti programmatici presentati nel corso delle recenti competizioni
elettorali italiane farebbe emergere la straordinaria qualita' della
proposta dell'Ulivo in termini di profondita', estensione e coerenza del
disegno di governo. La competenza e la serieta' indiscutibile del
personale politico di governo ed il consenso diffuso e crescente attorno
agli obiettivi programmatici (in primo luogo, l'ingresso dell'Italia
nell'Unione Monetaria Europea) hanno consentito di avviare una lunga
stagione di buongoverno, che ha ben pochi precedenti nel dopoguerra.
Non e' facile riconoscere nelle attuali condizioni politiche della
coalizione i riflessi della positiva stagione iniziale dell'Ulivo. La
crisi del governo Prodi dell'ottobre 1998, la complessa trattativa di
vertice che ha preceduto l'ingresso dell'UDR nella maggioranza, la
diffusa astensione dalle ultime elezioni amministrative e al referendum,
i ribaltoni regionali, la decisione di non presentare liste unitarie
alle elezioni europee, hanno provocato condizioni di instabilita'
politica all'interno della coalizione e hanno reso evidente la
necessita' di ricostruire l'Ulivo su nuove basi.
Uno dei problemi che e' emerso nel corso delle recenti vicende politiche
dell'Ulivo riguarda la coesione fra momenti di decisione di vertice e
partecipazione democratica dei cittadini che si riconoscono nel
programma della coalizione. Una importante questione democratica
rimarra' aperta finche' non saranno chiaramente stabiliti i meccanismi
di formazione del consenso sulle scelte dell'Ulivo. Il Coordinamento
Nazionale, cui sono state demandate le piu' importanti decisioni
politiche, ha operato piu' come sede di collegamento fra le sigle
politiche della coalizione che come organismo rappresentativo degli
aderenti alle forze politiche dell'Ulivo e dei cittadini che si
riconoscono nel suo programma.
Per il futuro, bisognera' adottare forme organizzative che consentano la
partecipazione democratica degli aderenti dell'Ulivo alla scelta dei
dirigenti ed alle piu' importanti decisioni politiche. Non sembra piu'
rinviabile la scelta fra una forma di unita' di "cartello", in cui gli
aderenti sono organizzati e rappresentati separatamente da ciascuna
componente ed una forma piu' strutturata di alleanza politica
(federazione o partito), in cui parte degli aderenti non e' organizzata
in nessuna delle singole componenti e la scelta dei dirigenti e delle
strategie politiche avviene attraverso la convocazione di congressi
unitari. Altrettanto urgente, e' la riaffermazione delle priorita'
ideali e programmatiche dell'Ulivo.
PRIORITA' IDEALI E PROGRAMMATICHE
PACE E DIRITTI UMANI
E' necessario che l'Ulivo si faccia promotore di una vasta campagna
internazionale che abbia come obiettivo l'affermazione di una nuova
civilta' della pace in Europa e nel mondo. La riforma degli attuali
organismi internazionali, il rafforzamento del ruolo diplomatico e
militare dell'Europa e dei paesi emergenti all'interno dell'ONU dovranno
essere i punti di forza della costruzione di un nuovo ordine
internazionale. La difesa intransigente dei diritti umani ovunque e
comunque essi siano violati deve divenire l'obiettivo generale delle
istituzioni internazionali nel nuovo ordine internazionale. In caso di
crisi, e' necessario poter disporre di istituzioni che abbiano un
carattere di sovranazionalita' universalmente riconosciuta e nello
stesso tempo possano prevenire con la deterrenza (ed eventualmente
respingere con la forza) le minacce alla pace ed i crimini contro
l'umanita'. Per le connessioni che esistono fra sviluppo economico e
sociale, democrazia, rispetto dei diritti umani e propensione alla pace,
il processo di riforma delle istituzioni internazionali deve coinvolgere
il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
LOTTA ALLA POVERTA'
Le drammatiche condizioni di vita di molti paesi in via di sviluppo
rendono necessaria ed urgente una forte e convinta iniziativa dell'Ulivo
sul tema della lotta alla poverta' nel mondo. L'obiettivo di aumentare
in misura significativa il contributo dei paesi ricchi allo sviluppo del
resto del mondo deve diventare uno dei cardini della politica estera
dell'Ulivo. In collegamento con le altre forze democratiche e altruiste
dei paesi ricchi, e con la mobilitazione attiva della rete di
associazioni democratiche, si puo' e si deve prospettare per l'inizio
del nuovo millennio un piano di aiuti su vasta scala ai paesi invia di
sviluppo. La ricerca di un nuovo modello di sviluppo dei paesi ricchi,
non piu' condizionato in modo esclusivo dalle sole leggi del mercato, e'
una precondizione per contrastare la poverta' su scala mondiale e per
inserire coerentemente la questione dello sviluppo economico mondiale
nel piu' ampio contesto della promozione dei diritti fondamentali della
persona umana e della qualita' della vita individuale e sociale.
UNA NUOVA CULTURA DEL LAVORO
Nella maggior parte dei paesi europei, e' sempre meno tollerabile il
fatto che una minoranza consistente di cittadini viva in condizioni di
disagio per il fatto di essere esclusa dal mercato del lavoro o di
prendervi parte in condizioni di debolezza e marginalita'. E'
auspicabile che si affermi gradualmente, anche in relazione alle
opportunita' offerte dal progresso tecnico, una nuova cultura del lavoro
inteso come occasione di crescita personale e come contributo al
benessere economico ed alla qualita' della vita individuale e
collettiva, da effettuarsi con il minimo sacrificio possibile di
liberta' e di opportunita' da parte degli individui. E' infatti
sopratutto in relazione al lavoro vissuto come necessita' e non invece
come opportunita' che si riscontrano, per gli individui meno qualificati
(dal punto di vista delle imprese) o meno fortunati, rischi di erosione
delle liberta' personali e della qualita' della vita. La flessibilita'
del mercato del lavoro non puo' pertanto essere intesa unicamente come
riduzione dei vincoli al licenziamento, ma anche e sopratutto come
possibilità di scegliere e cambiare lavoro, come libertà di esercitare
una professione e di iniziare una attività economica senza impedimenti
burocratici o corporativi.
IL MERCATO E LE PERSONE
E' necessario affermare con forza che le persone non sono merci: i loro
sogni, i loro bisogni, i loro tempi di crescita intellettuale e morale,
le loro relazioni affettive non possono essere residuali rispetto alle
relazioni di mercato. Bisogna riconoscere e valorizzare politicamente la
domanda di una migliore qualita' della vita individuale e sociale, di
poter disporre di spazi e tempi per la crescita personale e per la
comunicazione con gli altri. In risposta ai nuovi bisogni delle persone,
e' necessario progettare e realizzare reti di solidarieta' che mettano
in rapporto le amministrazioni pubbliche dello Stato Sociale centrali e
locali con i nuovi soggetti della partecipazione democratica diffusa e
del volontariato. Il nuovo Stato Sociale, accanto alle politiche di
servizi e di sussidi agli individui in stato di bisogno, dovra'
articolarsi in esperienze di comunicazione e di socializzazione della
solidarieta' che contrastino lo svantaggio attraverso la partecipazione
attiva e la valorizzazione delle capacita' di tutti i cittadini,
svantaggiati e non.
LA PRESENZA DELLE DONNE NELLA VITA POLITICA
Nel nostro paese, la differenza di genere e' ancora ampiamente ignorata
dalle regole, dal linguaggio e, sopratutto, dai tempi della politica
anche per la ridotta presenza femminile nelle istituzioni. Questo fatto
ha conseguenze importanti sulle priorita' e sull'orientamento generale
delle politiche pubbliche: basti pensare alla ancora scarsa importanza
data finora al problema del doppio carico di lavoro femminile. E'
pertanto opportuno far crescere la partecipazione femminile alla
politica e la sua presenza nelle istituzioni con azioni positive. Tra
queste, prioritaria e' l'istituzione delle elezioni primarie che
potrebbero rappresentare, oltre ad una forma piu' trasparente di
selezione delle candidature delle varie liste o coalizioni, anche una
reale possibilita' per un riequilibrio nella rappresentativita' politica
tra uomini e donne.
LA RETE E I NUOVI LAVORATORI
L'andamento del mercato del lavoro, volto ad una sempre maggiore
flessibilita', porta alla perdita di efficacia degli strumenti
tradizionali di aggregazione e rivendicazione. Le trasformazioni in
corso pongono quindi un problema di tutela della sicurezza, della
qualita' della vita e dei diritti sindacali delle nuove tipologie di
lavoratori. La diffusione del telelavoro, per esempio, rendera'
necessario individuare nuove forme di tutela e garanzia sia per cio' che
riguarda i rapporti contrattuali, sia per quanto attiene alla vita
sociale del lavoratore "virtuale" e alle sue possibilita' di aggregarsi
ad altri che ne condividono esigenze e problematiche.
LA RETE COME BENE PUBBLICO
La commercializzazione dei mezzi di comunicazione puo' sfociare nella
concentrazione della loro proprieta' nelle mani di una oligarchia. Il
monopolio dei mezzi di comunicazione danneggia tutti i cittadini e
compromette le basi culturali, politiche, produttive e informative su
cui poggia la nostra societa' democratica, che e' fondata sulla
pluralita' delle opinioni, delle culture e dei linguaggi. Contro questi
pericoli, bisogna promuovere e sostenere in ogni modo lo sviluppo della
comunicazione sociale garantendo un accesso piu' vasto alle reti di
comunicazione telematiche e non, riconoscendo la natura di servizio
pubblico delle attivita' di comunicazione e socializzazione telematica.
L'Italia e' in ritardo, rispetto ad altri paesi industrializzati, nella
diffusione quantitativa degli accessi alla rete: sono necessarie
politiche attive per sostenere la diffusione delle reti civiche, intese
come sistemi informativi di aree determinate che consentono la
partecipazione dei cittadini, e piu' in generale l'utilizzo di Internet.
Come politiche attive si intendono gli interventi relativi alla
connessione con sistemi di rete adeguati, l'adozione di tariffe
agevolate, la promozione dell'accesso alla rete attraverso la
realizzazione di posti telematici pubblici, la diffusione di attività di
formazione. E' inoltre necessario continuare con le politiche di
promozione dell'efficienza e della trasparenza degli enti pubblici, con
l'innovazione e la cooperazione interna nelle aree territoriali
coinvolte. Sembra inoltre opportuno defiscalizzare l'abbonamento a
Internet per le fasce di utenti a basso reddito, per i disabili e in
generale per gli individui per i quali l'accesso alla rete costituisce
uno dei pochi canali di partecipazione sociale.
UNA CONVENZIONE PER LA RINASCITA DELL'ULIVO
Riteniamo indispensabile iniziare sin d'ora a promuovere iniziative
unitarie di discussione sul futuro della coalizione, che coinvolgano i
cittadini che si riconoscono nei valori e nel programma dell'Ulivo.
Questa ampia consultazione dovrebbe preparare una Convenzione
dell'Ulivo: un'assemblea rappresentativa dei cittadini che si
riconoscono nell'Ulivo che si ponga come momento di ri-organizzazione
della coalizione. Questo processo puo' essere avviato senza
necessariamente attendere l'esito della consultazione elettorale
europea. E' sopratutto indispensabile che l'Ulivo venga strutturato in
modo da consentire la piena e consapevole partecipazione democratica di
tutti i cittadini si riconoscono nel suo programma, adottando forme
organizzative che consentano di sottoporre le decisioni politiche
cruciali all'approvazione di assemblee di iscritti all'Ulivo o comunque
di organismi eletti direttamente dagli iscritti.
IL NOSTRO IMPEGNO
Il contributo della comunita' telematica dell'Ulivo alla ricostruzione
della coalizione consiste nella elaborazione e nella sperimentazione di
un progetto innovativo di politica in rete. Tale progetto ha come
obiettivo generale l'allargamento della partecipazione politica attiva
dei cittadini internauti che si riconoscono nell'Ulivo. Concretamente,
cio' significa costruire un percorso organizzativo e politico che renda
disponibili, sul sito di perlulivo.it, una pluralita' di strumenti di
comunicazione interattivi a disposizione degli internauti per informarsi
sulla politica dell'Ulivo e per partecipare attivamente alla vita della
coalizione. Questo obiettivo richiede sia sotto-progetti tematici (liste
di discussione sulle questioni generali della politica dell'Ulivo, sulla
valorizzazione della presenza femminile, sulle riforme istituzionali...)
che esperimenti di attivita' politica in rete (discussione ed
elaborazione di documenti politici, organizzazione di convegni,
interventi nel dibattito corrente, costruzione di collegamenti
telematici e politici con altre realta' democratiche in rete e fuori
della rete, gestione di materiale informativo e di documentazione...).