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Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

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Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda franz il 28/03/2018, 8:17

Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*
27.03.18
Tito Boeri e Pietro Garibaldi

Uno studio analizza in modo scientifico e rigoroso gli effetti del contratto a tutele crescenti su assunzioni e licenziamenti. Ha certo reso più flessibile il mercato del lavoro e aumentato la mobilità di imprese e lavoratori. E l’occupazione è aumentata.

Studio scientifico sul Jobs act

Il Jobs act italiano è quell’insieme di politiche per il lavoro approvato dal governo Renzi a fine 2014. I principali interventi di politica economica sono due: l’introduzione del contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti a tempo indeterminato e una forte decontribuzione fiscale (fino a 24 mila euro in tre anni) per ogni assunto a tempo indeterminato per i successivi tre anni.

Degli effetti degli interventi sul mercato del lavoro si è molto parlato in questi anni e molto rumore si è fatto in campagna elettorale. A livello aggregato, il periodo del Jobs act (2015-2016 e 2017) è stato un triennio con notevole crescita degli occupati. Secondo l’Istat tra il 2015 e il 2017 sono aumentati di circa 800 mila unità. Molti osservatori hanno notato che nel 2017 la crescita degli occupati è però avvenuta principalmente grazie ai posti di lavoro a tempo determinato, saliti in un anno di 340 mila unità.

Gli effetti del contratto a tutele crescenti su assunzioni e licenziamenti, più che la decontribuzione per le nuove assunzioni, possono essere studiati e identificati in modo rigoroso. In effetti, il nuovo contratto a tutele crescenti ha reso più flessibili le assunzioni e i licenziamenti delle imprese con più di 15 addetti, mentre ha lasciato pressoché invariati i costi di licenziamento per le imprese sotto questa soglia.

Un recente studio disponibile sul sito dell’Inps ha utilizzato le basi amministrative dell’Istituto di previdenza per analizzare gli effetti del nuovo contratto tra il 2015 e il 2017. Lo studio ha selezionato tutte le imprese che tra gennaio 2013 e dicembre 2016 sono entrate almeno una volta nel corridoio tra 10 e 20 addetti. Si tratta di circa 220 mila imprese. Sono poi state seguite le carriere lavorative di tutti i 6,2 milioni di lavoratori che hanno lavorato in queste imprese, in modo da analizzare un data-base con più di 250 milioni di osservazioni.

Gli effetti del nuovo contratto sono scientificamente identificabili dal momento che oltre alla differenza tra imprese sopra e sotto la soglia, si può anche distinguere il comportamento delle aziende prima e dopo il 7 marzo 2015, il giorno in cui il contratto a tutele crescenti è stato introdotto in Italia. Il metodo delle “differenze delle differenze” è internazionalmente e scientificamente riconosciuto come un approccio rigoroso e naturale alla valutazione delle politiche economiche

Effetti su nuovi contratti e licenziamenti

I risultati dello studio sono i seguenti. Innanzitutto, la mobilità delle imprese intorno alla soglia è aumentata. Il numero di quelle che supera la soglia dei 15 addetti è passato da 10 mila al mese prima della riforma a circa 12 mila al mese nei 15 mesi dopo la sua introduzione, anche se i passaggi di soglia dopo il dicembre 2016 – quando la decontribuzione è stata fortemente ridotta – hanno subito una sensibile decelerazione.

La parte scientificamente più rigorosa riguarda però gli effetti del nuovo contratto sulle assunzioni e sui licenziamenti a tempo indeterminato con i nuovi contratti. Lo studio mostra che le imprese sopra la soglia (quelle che indubbiamente operano con maggior flessibilità) hanno aumentato le assunzioni a tempo indeterminato del 50 per cento in più rispetto alle imprese più piccole dopo marzo 2015. Le piccole imprese – va ricordato – non hanno subito alcun cambiamento sostanziale dal nuovo contratto. Inoltre, la decontribuzione non influisce sul risultato dal momento che si applica uniformemente sia alle piccole che alle grandi imprese.

Simili risultati e simili differenze tra piccole e grandi imprese si applicano anche alle conversioni di contratti a termine in contratti a tutele crescenti.

Quando lo studio guarda ai licenziamenti, il risultato è molto simile e viene evidenziato un aumento dei licenziamenti di circa il 50 per cento tra le imprese più grandi rispetto alle piccole prima e dopo il marzo 2015.

Il nuovo contratto ha chiaramente reso più flessibile il mercato del lavoro e aumentato la mobilità di imprese e lavoratori. Per molti anni, Matteo Renzi ha sostenuto che il nuovo contratto avrebbe aumentato le assunzioni. Susanna Camusso diceva invece che sarebbero aumentati i licenziamenti. Avendo a disposizione le carriere lavorative di circa 6 milioni di lavoratori, sappiamo oggi in modo scientifico che avevano ragione entrambi su questo punto. Va peraltro ricordato che l’aumento di assunzioni del 50 per cento corrisponde a un numero molto più grande rispetto all’aumento dei licenziamenti del 50 per cento e che l’occupazione totale è aumentata nel triennio analizzato.

*Tito Boeri è presidente dell’Inps
http://www.lavoce.info/archives/52112/j ... ai-numeri/
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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda Robyn il 28/03/2018, 11:41

Il job act non ha aumentato per niente l'occupazione,la disoccupazione e rimasta stagnante all'11% e si è flessibilizzato il mercato del lavoro oltre il necessario.Le modifiche da apportare al job act sono le seguenti
A -Periodo di prova massimo di 12 mesi
B -Per i motivi disciplinari stabilire tre warning a meno che si tratti di cose gravi come furto,molestie etc e per i motivi economici anche se non c'è la reintegrazione stabilire un'indennità in funzione della grandezza aziendale che arriva max a 24 mensilità.Nel caso dei motivi economici si fà prima un controllo preventivo della discriminazione.Anche se di regola spetterebbe la reintegrazione il magistrato per i motivi disciplinari può optare per l'indennità di 24 mensilità per ex lo fà per rapporti deteriorati fra lavoratore e azienda.In questo caso l'art 18 per piccole e grandi aziende ha una differenza minimale cioè le tutele sono quasi le stesse con sporadiche differenze
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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda flaviomob il 28/03/2018, 11:51

Il Jobs Act ha incrementato sia le assunzioni che i licenziamenti.

http://www.lettera43.it/it/articoli/pol ... zi/219021/

sono aumentati i licenziamenti ma, allo stesso tempo, anche le assunzioni. Più o meno della stessa percentuale, ossia del 50%.


Il punto debole del provvedimento renziano è questo:

Boeri... è tra gli economisti che più negli anni passati hanno teorizzato il passaggio al contratto a tutele crescenti come risposta ai cambiamenti del mercato del lavoro.Il Jobs act, tuttavia, è molto differente dalla strada indicata dall'economista, a partire dalla scelta del governo Renzi di mantenere e anzi rendere più facilmente adottabile il contratto a tempo determinato accanto a quello a tutele crescenti.


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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda Robyn il 28/03/2018, 12:17

Si utilizza il tema della flessibilità per illudere nella crescita dell'occupazione ma è solo una scusa per aumentare il potere dei datori di lavoro.Le posizioni main stream non sono mai liberali sono fortemente illiberali e autoritarie
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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda gabriele il 28/03/2018, 12:36

Robyn ha scritto:Si utilizza il tema della flessibilità per illudere nella crescita dell'occupazione ma è solo una scusa per aumentare il potere dei datori di lavoro.Le posizioni main stream non sono mai liberali sono fortemente illiberali e autoritarie


Mah. Io resto dell'idea, come discusso tempo fa in un altro post da altri forumisti, che la diminuzione delle tutele e dei diritti sia dovuta all'impoverimento economico generale e di intelligenza della classe dirigente di questo paese. Questi sono i frutti di politiche fallimentari, di un debito pubblico fuori controllo, di un serie di condizioni che hanno fatto sì che la bilancia "commerciale" delle menti fosse a nostro sfavore, e la conseguente innovazione tecnologica e strutturale di un Paese leader nell'industria si fermasse ai primi anni 90.
E' tutto un concatenarsi di eventi che hanno portato ad un progressivo impoverimento prima di sistema e poi sociale.
La flessibilità quindi non sarebbe un problema se attuata in un contesto di politiche economiche che abbiano una minima visione di un futuro diverso, pianificate con lungimiranza e non invece condotte a vista.
In poche parole, se non si vuol pianificare di cambiare i pantaloni che si indossano perché vecchi e pieni buchi, mettere una toppa serve a poco.
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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda franz il 28/03/2018, 13:02

flaviomob ha scritto:
sono aumentati i licenziamenti ma, allo stesso tempo, anche le assunzioni. Più o meno della stessa percentuale, ossia del 50%.


Già, ma l'articolo precisa che ...
"Va peraltro ricordato che l’aumento di assunzioni del 50 per cento corrisponde a un numero molto più grande rispetto all'aumento dei licenziamenti del 50 per cento e che l’occupazione totale è aumentata nel triennio analizzato"


PS: a chi interessano i dati, lo studio che viene citato è qui:
https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/I ... o_2018.pdf
Ultima modifica di franz il 28/03/2018, 13:06, modificato 1 volta in totale.
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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda Robyn il 28/03/2018, 13:03

Quando si aumenta il potere di una parte a scapito dell'altra non siamo nel campo del liberalismo ma dell'autoritarismo.L'art 41 è un'articolo liberale perche non consegna potere a nessuna parte ma stabilisce un'equilibrio.L'iniziativa privata non può svolgersi in contrasto con la libertà la dignità la sicurezza.Locke diceva che tutti gli esseri umani sono uguali e che la libertà c'è fino a quando non si calpesta quella dell'altro.Fare la prova di un'anno e ridefinire l'art 18 ricalca pari pari l'employment act inglese"legge sull'impiego"
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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda trilogy il 28/03/2018, 13:19

gabriele ha scritto:
.....Mah. Io resto dell'idea, come discusso tempo fa in un altro post da altri forumisti, che la diminuzione delle tutele e dei diritti sia dovuta all'impoverimento economico generale e di intelligenza della classe dirigente di questo paese....


Si condivido che l'effetto "impoverimento generale" sia l'effetto prevalente, lo si vede anche nell'ambito delle libere professioni e della consulenza. Dove alcuni anni addietro fatturavano 400 euro al giorno oggi arrivano si e no a 150 euro giorno. Il secondo aspetto è il ritardo tecnologico del paese . In alcuni settori particolari, delle cosiddette tecnologie di punta, la differenza retributiva tra l'Italia e altri paesi, per figure analoghe, è impressionante, bisogna moltiplicare la retribuzione per 4 o 5 volte.
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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda pianogrande il 28/03/2018, 13:38

Se un paese è povero, non può diventare ricco per legge dello stato.
E se i posti di lavoro non ci sono non possono essere creati per decreto; neanche con una magggioranza del 100%.
Politica e imprenditoria debbono lavorare e funzionare e se così non è.....
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Effetto Jobs act: cosa dicono i dati*

Messaggioda franz il 28/03/2018, 14:13

Robyn ha scritto:Quando si aumenta il potere di una parte a scapito dell'altra non siamo nel campo del liberalismo ma dell'autoritarismo.

Non prendi in considerazione il fatto che a partire dagli anni 60 e 70 è stato aumentato il potere di una parte a scapito dell'altra ed ora si stanno riequilibrando le cose. Ci vorrà tempo, naturalmente ma io ci sono riuscito in meno di un giorno.
Sono partito alle 9 di mattina con la macchina seguendo il camion dei traslochi, 30 anni fa, e nel tardo pomeriggio ero nella nuova casa, all'estero, con i mobili montati (almeno la mia camera e quella dei bambini).
Nel giro di 3 giorni ero su un altro pianeta. Voi fate un po' come vi pare.
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