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Nell’Emilia delle fabbriche felici il sindacato si spacca

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Nell’Emilia delle fabbriche felici il sindacato si spacca

Messaggioda ranvit il 20/01/2018, 20:40

8-)


Nell’Emilia delle fabbriche felici il sindacato si spacca sul welfare
19 GENNAIO 2018
Una manciata di stabilimenti specializzati in produzione di moto e auto iconiche o macchinari per l'imballaggio super tecnologici. Alti tassi di occupazione, condizioni di lavoro avanzatissime ma nuove contraddizioni che dividono i lavoratori e la loro rappresentanza
DAL NOSTRO INVIATO MARCO PATUCCHI

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SANT'AGATA BOLOGNESE. "Correva la fantasia verso la prateria, fra la via Emilia e il West...". Quarant'anni dopo, la "Piccola città" di Francesco Guccini è diventata la motor&packaging valley, una manciata di fabbriche che producono auto e moto iconiche (Lamborghini, Ferrari, Maserati, Ducati...) o macchinari per l'imballaggio da 500 pezzi al minuto. Un'enclave che emerge dalla nebbia della Pianura Padana e da quella dell'azienda Italia.

Tassi di occupazione "tedeschi". Relazioni industriali all'avanguardia, in linea (e spesso in anticipo) con l'impresa 4.0. Collaborazione tra aziende, sindacato e istituzioni locali. Progetti fattuali di alternanza scuola-lavoro. Un sogno impossibile per il resto del Paese, anche se non è tutto oro ciò che luccica: perché la pianura Padana è la stessa del polo logistico di Castelfrigo, una delle capitali italiane del lavoro precario, e perché questa corsa verso il futuro ha creato una spaccatura paradossale nel sindacato, visto a quale altezza è collocata da queste parti l'asticella dei salari, del welfare e dei diritti. Un corto circuito che conferma indirettamente l'anomalia non esportabile della motor&packaging valley, oltre a squadernare l'impatto dell'automazione delle fabbriche sulla dinamica contrattuale. Qualcosa che ormai va al di là del semplice (per modo di dire) dilemma su quanti posti di lavoro vengano bruciati dai robot.

Succede alla GD-Coesia (azionista unico Isabella Seragnoli), leader mondiale nel settore delle macchine per l'imballaggio di sigarette (1,6 miliardi di fatturato, il 98% di export, 6800 collaboratori totali di cui 1850 nella casa madre): uno stabilimento alla periferia di Bologna che, a visitarlo, più che in una fabbrica sembra di essere in una clinica, e dove le stazioni di collaudo delle macchine in consegna, sono separate da pannelli che impediscano lo spionaggio industriale tra clienti.

Ebbene, il contratto integrativo che prevede un incremento del 25% del premio di risultato e migliora ulteriormente istituti di welfare aziendale già di per sé avanzatissimi (per intenderci, assicurazione sanitaria e cure dentali gratuite, scuola dell'infanzia e nido aziendale a costi calmierati, palestra gratuita, la maternità facoltativa da sei a nove mesi, borse di studio per i figli), è passato con uno scarto di solo 27 voti sancendo il debutto del sindacato di base nella maggioranza dei delegati della Rsu.

Una svolta storica, visto il mezzo secolo di prevalenza Fiom. La frattura si è giocata sulla flessibilità dell'orario e sui parametri di valutazione delle performance individuali. "Chi ha votato contro l'accordo - dice Fabrizio Torri, delegato Fiom - ci ha accusato di andare troppo in fretta lungo la strada dell'innovazione, ma il bivio era tra dire no e girarsi dall'altra parte, oppure fare un'intesa comunque migliorativa". Questioni "utopiche" se trasferite nei contesti di crisi industriale sparsi nel resto dell'Italia: cosa ne penserebbe un operaio di Piombino, di Termini Imerese o di Taranto?

Eppure, la divisione del sindacato in GD va interpretata e non sottovalutata, perché ripropone i nodi centrali del lavoro nell'industria 4.0: "Capisco che può sembrare assurdo spaccarsi tra lavoratori in una fabbrica come questa - spiega Sergio Bellavita, segretario nazionale Usb - ma ci si è spinti troppo avanti nella condivisione con l'azienda, senza pensare che il solco tracciato qui rappresenta un precedente pericoloso per fabbriche che non si trovano nelle stesse condizioni di GD".

Insomma, anche nella idilliaca motor&packaging valley, la rivoluzione industriale del terzo millennio ha i suoi intoppi che risaltano ancora di più in prossimità di scadenze elettorali. Così qui oltre ai tassi di occupazione e al modello della compartecipazione, dalla Germania sembra spirare anche il vento di quel "populismo di fabbrica" fotografato da Richard Stoess ("Trade Unions and Right-Wing Extremism in Europe") in una ricerca che rivela come i lavoratori vicini al sindacato in Germania non sono più lontani dall'estremismo della media degli elettori.

Certo, è difficile intravedere del populismo attraversando le linee di montaggio della Lamborghini di Sant'Agata Bolognese(gruppo Audi, quasi 1600 addetti), uno stabilimento che, tra gioielli a quattro ruote e robot "collaborativi", somiglia ad un parco tecnologico. Gli operai, con la loro tuta nera, sembrano il negativo della foto di un medico, mentre i ragazzi dell'alternanza scuola-lavoro hanno gli occhi che brillano sperimentando concretamente cosa significa progettare e costruire un dodici cilindri, o confezionare la tappezzeria in pelle di un bolide da sogno. "E' una delle facce positive del modello emiliano - spiega il capo delle risorse umane, Umberto Tossini - dove impresa e sindacato collaborano per il bene di tutti e che, in un certo senso, è stato precursore del modello di compartecipazione importato dalla Germania con Audi. Uno scambio tra aumento della produttività da un lato, e diritti, livelli retributivi e welfare aziendale dall'altro".

Un eldorado delle relazioni industriali che il segretario della Fiom di Bologna, Michele Bulgarelli, rivendica senza però nascondere le difficoltà di rappresentanza: "Oggi i lavoratori hanno la sensazione di aver pagato un prezzo alto alla recessione, tra cambiamenti delle condizioni lavorative, allontanamento della prospettiva pensionistica, figli precari...E' vero che in Emilia-Romagna i posti di lavoro non sono scesi, ma le ore lavorate sì. Si spiega anche così la rabbia sfogata su politica e sindacato. Ma del sindacato c'è ancora bisogno, a patto che sappia stare dentro i grandi cambiamenti del nostro tempo da un punto di vista autonomo e indipendente. Il punto di vista del lavoro". Parole che sembrano perdersi nella nebbia che circonda questa fetta di pianura padana.
Lavoro Industria Welfare Sindacati

https://rep.repubblica.it/pwa/inchiesta ... P1-S2.4-T1
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
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Re: Nell’Emilia delle fabbriche felici il sindacato si spacc

Messaggioda pianogrande il 21/01/2018, 0:18

"..spinti troppo avanti nella condivisione con l'azienda.."

Roba da matti.

Più sono estremisti e più sono conservatori.

Certo che c'è bisogno del sindacato ma non di qualsiasi sindacato.

Ma perché è così facile suggestionare la gente e metterla a disagio anche quando potrebbe passarsela benissimo?

Questo sindacato, evidentemente, ritiene di poter campare solo di conflittualità.

Allora, se si va troppo avanti nella "condivisione con l'azienda" il sindacato (questo tipo di sindacato) diventa inutile e sparisce.
Speriamo che accada presto.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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