nell'art. si parla di mare per avere acqua e vicino ai porti per facilitare il trasporto di pezzi assemblati
e ritorna la telenovela rifiuti a Scanzano Ionico, praticamente nel mare ed a elevato rischio sismico
http://it.wikipedia.org/wiki/Scanzano_Jonicoduretti di comprendonio i ns politici che per fare digerire il pacco elargirannoo soldi nostri agli abitanti delle centrali, magari anche energia gratis perchè nò, quindi alla fine 1 centrale ci costa il doppio
e intanto L'allarme dell'Independent "Nuove centrali più pericolose"
http://www.repubblica.it/2008/06/sezion ... leare.htmlverofalso mah?
sono d'accordo che i problemi vanno risolti ma qui a quanto pare il problema, non risolutivo, comunque genera problemi
per quanto riguarda l'estrazionme dell'uranio prova a visitare le miniere e vedrai quanto territorio vergine viene devastato
centinaia di Ha
per baipassare l'impatto visivo e il consumo di suolo da noi si potrebbe costruire la centrale sottoterra e sopra farci campi da gioco per i nostri nipotini...
da noi non si tratta di costruire centrali fotovoltaiche che avrebbero un devastante impatto sull'ambiente, basterebbe mettere sui tetti degli 70mila tra comuni italiani e località, fabbriche comprese
e per quanto riguarda il "fotovoltaico poi è estremamente inquinante" in fase di costruzione dei pannelli ed estrazione dei minerali beh mi sembra che la ricerca parli di
http://www.pienosole.it/20090121272/not ... costo.htmle nasce anche il riciclaggio
http://www.ecoblog.it/post/7806/ricicla ... to-europeouna cosa avevo tralasciato di non poca importanza, i posti di lavoro che si possono creare e mantenere con le energie pulite, con il nucleare non ho idea di quanti posti si creerebbero ma so che a fare soldi non saremo certo noi cittadini italiani
quindi come azionista dello stato boccio il nucleare che considero un investimento da suicidi
ciao mauri
DOSSIER
Montalto, Trino, Caorso, Latina
ritorno al passato per le centrali
Il governo: elenco di 34 "new entry". Però i possibili siti atomici restano gli stessi di 20 anni fa di ETTORE LIVINI
MILANO - C'è l'accordo Enel-Edf. C'è il via libera del governo. Ma per completare davvero il ritorno dell'Italia al nucleare - a parte l'ok del Parlamento - manca ancora il passo più complicato: la scelta dei siti per le nuove centrali atomiche. L'argomento, come ovvio, è delicatissimo (si avvicinano le elezioni europee), tanto che nel protocollo d'intesa siglato tra Roma e Parigi il capitolo della localizzazione dei primi quattro impianti è stato stralciato. Se il governo vuole mantenere la tabella di marcia prevista però - posa della prima pietra entro cinque anni, avvio della produzione nel 2020 - l'individuazione delle aree dovrà comunque avvenire già entro la fine di quest'anno.
La mappa della nuova Italia nucleare allo studio della Commissione Scajola è dunque ancora tutta da scrivere. Il ministro alle attività produttive ha assicurato di avere in tasca un elenco "segreto" di 34 comuni pronti a ospitare le centrali tra cui uno in Sicilia (pare nel ragusano) e uno in Sardegna. Ma a parte queste misteriose new entry, in pole position ci sono le stesse cinque aree - Trino Vercellese, Caorso (Piacenza), Montalto di Castro (Viterbo), Garigliano (Caserta) e Latina - dove vent'anni fa funzionava l'atomo made in Italy. E in questi giorni starebbe prendendo quota proprio la candidatura di Montalto per il ritorno tricolore al nucleare. Il vantaggio di questi siti? Hanno conservato le licenze necessarie alla costruzione, hanno disponibilità dell'acqua necessaria come pane a questi impianti e hanno un rapporto già "rodato" con il territorio. La strada però non è in discesa nemmeno qui: "Per ora non ci ha contattato nessuno - dice Fabio Callori, sindaco Pdl di Caorso - . Ma la nostra posizione è chiara: il mio Comune non è disposto a un futuro atomico fino a quando non chiuderà con il passato. Prima smantellino la vecchia centrale. Poi ne riparleremo. Ma servono condivisione e incentivi e bisogna far partire i lavori solo quando sarà definito un sito nazionale per lo smaltimento delle scorie e chi pagherà tra decenni la chiusura".
I primi quattro impianti previsti dall'intesa Italia-Francia - in teoria se ne potrebbero costruire due nello stesso posto - copriranno circa il 10-12% del fabbisogno energetico nazionale, contro l'obiettivo del 25% del governo. Dove saranno gli altri? L'identikit del "sito ideale" è facile: deve essere vicino all'acqua, preferibilmente al mare ("la portata del Po è in continuo calo", ricorda Callori), immune da rischi sismici e naturali, non lontano da un elettrodotto e da un porto, visto che molti dei componenti delle centrali arrivano pre-assemblati con dimensioni importanti via-mare. L'Enel una ventina d'anni fa aveva stilato un elenco di candidature che comprendeva un'altra area in Lombardia tra San Benedetto Po e Viadana ("vedremo e valuteremo - ha detto ieri Formigoni - non c'è né un no né un sì preventivo"), il delta del Po, un paio di località in Puglia, Avetrana e Carovigno, la Sicilia sud-orientale e l'isola di Pianosa ("il nucleare non sbarcherà in Toscana", ha promesso Erasmo D'Angelis, presidente della Commissione ambiente della Regione). E Scanzano Ionico in Basilicata era stato indicato come luogo ideale per lo smaltimento delle scorie. Un elenco che conserva ancora una certa attualità.
Il problema è quello di sempre: convincere il territorio. "L'accettabilità sociale resta il nodo principale - dice Marco Ricotti, professore di impianti nucleari al Politecnico di Milano - . Puoi costruire una centrale con poca acqua pagandoti le torri di raffreddamento, sfidare i terremoti con progetti anti-sismici come in Giappone. Ma il progetto va condiviso con le realtà locali e incentivato". Tradotto significa che bisogna pagare. La Francia stanzia incentivi per chi accetta il nucleare. Altri paesi garantiscono sgravi fiscali ed energia a prezzi da saldo.
(25 febbraio 2009)http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/ambiente/nucleare2/dossier/dossier.html