Con Emiliano, contro il gasdotto, c'è anche Vendola, che nel suo «decennio» ha regalato alla Puglia assurde discariche, pale eoliche e pannelli fotovoltaici come da nessun'altra parte, con espianto (perenne) di migliaia di ettari di uliveti e vigneti. Senza che Emiliano, e l'altro caballero della protesta anti-gasdotto, Grillo, abbiano emesso un solo sospiro per le campagne e il paesaggio scempiati.
E allora?
chi ha interesse a «non» fare il gasdotto, che, guarda caso, non attraverserà la Russia e perlomeno non farà di Italia e Ue una specie di Ucraina?
Puglia, i No Tap e quella strana
protesta contro il gasdotto
Venerdì sera esplose bombe carta davanti all’hotel a Lecce che ospita i poliziotti. All’alba di sabato ripresi i lavori di espianto degli ulivi a Melendugno. La protesta degli ambientalisti e gli interessi in campo
di Carlo Vulpio
È strana questa protesta «ambientalista» contro il gasdotto Azerbaigian-Italia. È strana perché il metano è il meno inquinante tra tutti i combustibili fossili: non c'è paragone con il petrolio o con il carbone, che alimentano, per esempio, le due centrali elettriche di Brindisi (tra le più inquinanti d'Europa) e l'Ilva (la più grande acciaieria europea, produttrice incontrollata di cancerogeni e di diossina). Il gasdotto - un tubo del diametro di 90 centimetri, a 10 metri di profondità - sboccherà nell'entroterra, a 8 chilometri dalla costa.
Ma ci sono gli ulivi sul tracciato e bisogna fare attenzione. Giusto. Infatti ne sono stati espiantati 211, e saranno tutti ripiantati. Ma fossero anche di più? È la Xylella il nemico degli ulivi, non il gasdotto. Come non lo sono i 38 km del nuovo troncone Basilicata-Salento dell'Acquedotto pugliese (diametro del tubo 1,40 metri), che ha comportato l'eradicazione (provvisoria) di 2.500 ulivi e che è stato inaugurato proprio da Michele Emiliano. Con un discorsetto opposto a quelli che egli fa per alzare la temperatura del gas. Con Emiliano, contro il gasdotto, c'è anche Vendola, che nel suo «decennio» ha regalato alla Puglia assurde discariche, pale eoliche e pannelli fotovoltaici come da nessun'altra parte, con espianto (perenne) di migliaia di ettari di uliveti e vigneti. Senza che Emiliano, e l'altro caballero della protesta anti-gasdotto, Grillo, abbiano emesso un solo sospiro per le campagne e il paesaggio scempiati.
Si poteva far approdare il gasdotto a Brindisi, dicono Emiliano & Co. Fingendo di non sapere che dire Brindisi significa dire mai, dato che per la Direttiva Seveso III, la città è «area a rischio di incidente rilevante». E allora ecco che «in Azerbaigian non vengono rispettati i diritti umani». Come se Cina, Kazakhstan, Arabia Saudita, Nigeria, Algeria e i tanti altri nostri partner commerciali fossero democrazie liberali. Infine, la mafia. Poteva mancare la mafia del gas azerbaigiano, con un tubo che attraversa Georgia, Turchia, Grecia, Albania? Certo che no. Ma se anche questo non bastasse, ecco la domanda jolly: chi ha interesse a fare «quel» gasdotto? E se invece ci chiedessimo: chi ha interesse a «non» fare il gasdotto, che, guarda caso, non attraverserà la Russia e perlomeno non farà di Italia e Ue una specie di Ucraina?
2 aprile 2017 (modifica il 2 aprile 2017 | 08:29)