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Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda Paolo65 il 20/02/2009, 15:36

Stefano, Berlusconi si è legittimato da solo vincendo 3 elezioni e perchè in ogni caso ha milioni elettori che lo votano.

Cosa doveva fare il CS se non legittimarlo politicamente? La democrazia è una "brutta bestia" perchè da al cittadino il potere di decidere da chi essere governato, e non si può fare finta di nulla se il popolo decide per un "farabutto demagogo populista ".

Ecco perchè l'unica strada è un progetto politico serio che contrasti la linea della DX.

Comunque, sono del parere che per come si sono messe le cose ,Berlsuconi resta fino a che non andrà via dalla politica.

Se il CS sarà bravo creerà le premesse per governare poi, e spero che non dimentichi che dietro Berlusconi non c'è solo Fini, che stiamo conoscendo come garante democratico, ci sono pure Calderoli e Borghezio, che ogni tanto fanno capire cosa farebbero se fossero sulla plancia di comando e non hanno 74 anni.

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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda lucameni il 20/02/2009, 15:55

"Sia come sia,approvo il proposito di evitare le urla."

Ma il fatto di evitare le "urla" non vuol dire evitare di fare opposizione e farsi dettare l'agenda dal governo.
A volte, anzi spesso, tenere una posizione ferma su certe questioni significa diventare oggetto di strali in quanto "non dialoganti" e "non riformisti".
Forse essere riformisti vuol dire dare il via libera a prescindere alle riforme berlusconiane?
A quanto pare, anche per molti del PD, è così, visto che comunque certi interessi, a mio avviso incofessati, coincidono con quelli del PDL.
E' stato così con l'indulto e non solo con quello.
E ricordo altresì che proprio gli stessi che oggi accusano dalle pagine dei quotidiani il PD di essere troppo "giustizialista" (un partito che vota per l'immunità dei parlamentari insieme al PDL e non disdegna larghi settori della riforma berlusconiana???) al tempo accusavano lo scandalo dei partiti di Cs che non si mostravano entusiasti dell'indulto. E di conseguenza erano giustizialisti, non rispettavano l'avversario (lo stesso che ci tratta di coglioni), che la sinistra non aveva superato il guado etc etc.
Insomma le solite balle trite e ritrite che diventano verità a furia di ripeterle, e sopratutto a furia di non informarsi su come stanno realmente le cose.
In altri termini, anche se gli insulti e le urla sembrano invece premiare B. probabilmente un comportamento più coerente e fermo, senza alzare troppo i toni, potrebbe - forse - risultare un vantaggio per un Cs non inciucista. Dico "forse" perchè c'è la variabile dell'informazione che non informa ma racconta dettagli (vedi il caso Piazza Navona che ha puntato tutto sulle battute infelici di alcuni guitti e non su tutto il resto) e perchè alcuni indicatori risalenti al 2001 sono in contraddizione con la pretesa di non fare un'opposizione intransigente.
Ma appunto: opposizione coerente e non inciucista.
Altrimenti gridare al fascismo di chi poco prima o poco dopo diventa interlucutore di inciuci e di riforme salva-casta, non ha alcun senso.
Intransigenza e propositività non vedo come possano essere in contraddizione.
Più che altro sono una necessità che il Cs non ha mai fatto propria.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda Stefano'62 il 20/02/2009, 16:00

Paolo,quando io parlo di non legittimarlo non mi riferisco all'opzione "rivoluzionaria".
Noto solo che il CS avrebbe potuto rispettare le scelte popolari anche senza rimangiarsi le preoccupazioni sul personaggio al solo scopo di sruffianarsi gli elettori che avevano perso.
Una cosa è il rispetto per le Istituzioni,un'altra è tacere su fatti oggettivi e preoccupanti solo per calcolo politico.
Esiste una via di mezzo tra le urla ed il silenzio,mi pare.
Le urla ci fanno perdere ?
A me le urla non piacciono,però berlusconi ha dato del coglione e del deficiente a più di mezza Italia eppure ha vinto,quindi i conti non tornano.

Paolo65 ha scritto:Se il CS sarà bravo creerà le premesse per governare poi, e spero che non dimentichi che dietro Berlusconi non c'è solo Fini, che stiamo conoscendo come garante democratico, ci sono pure Calderoli e Borghezio, che ogni tanto fanno capire cosa farebbero se fossero sulla plancia di comando e non hanno 74 anni.

Paolo

Bravo hai ragione.
E proprio per questo occorre tenere alta la guardia e non smettere di denunciare le nequizie,in modo da aprire la strada a persone come Fini piuttosto che ai bossi e borghezio di turno.
Che bello sarebbe un bel partito trasversale unito nel rispetto delle regole e delle garanzie democratiche a dispetto dei calcoli politici...
Ciao,

Stefano
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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda Stefano'62 il 20/02/2009, 16:03

lucameni ha scritto:"Sia come sia,approvo il proposito di evitare le urla."

Ma il fatto di evitare le "urla" non vuol dire evitare di fare opposizione e farsi dettare l'agenda dal governo.

Giusto.
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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda annalu il 20/02/2009, 17:06

Libero, elegia del fascismo
Una prima pagina inquietante: dall'apologia all'elegia del fascismo. Il titolo: Marcia sulle banche. Catenaccio: "Berlusconi a sorpresa lancia la proposta di nazionalizzare gli istituti. Come fece Mussolini che salvò l'Italia...." Non bastasse, a corredo, c'è una vignetta di Benny (omen nomen) in cui il capo del governo è rappresentato come un gerarca: maglia nera, fez con aquila appollaiata sul fascio, mascella volitiva. Insomma, il quotidiano di Feltri lo dice chiaro: Berlusconi è come il duce. Senza giri di parole. Naturalmente Palazzo Chigi non commenta, non smentisce. Segno che il paragone non disturba affatto il presidente del Consiglio. Che in effetti, dal ventennio, non ha mai preso le distanze.

Non basta. Sul tema della nazionalizzazione delle banche, a pagina 6 c'è un articolo di Nino Sunseri. Il titolo è "La mossa del Duce che mise in salvo l'economia italiana". Ecco l'attacco del pezzo: "L'idea dello Stato banchiere non è proprio nuovissima. L'aveva già avuta settantasei anni fa un altro cavaliere. Si chiamava Benito Mussolini e non si può certo dire che fosse meno noto di Silvio". No, non si può dire fosse meno noto, tristemente noto. In ogni caso il paragone è calzante e se lo scrive "Libero" c'è da crederci. Allarme, son fascisti. E non fanno nulla per nasconderlo. Anzi, per loro è motivo d'orgoglio.

l'Unità, 20 febbraio 2009
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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda annalu il 20/02/2009, 17:29

annalu ha scritto:Libero, elegia del fascismo

Ecco fatto.
Mentre noi stiamo qui a discutere sul modo di condurre la battaglia contro Berlusconi ed il berlusconismo, "loro" si sentono ormai al sicuro, e si leva definitivamente la maschera: Libero paragona Berlusconi a Mussolini, e l'assenza di ogni reazione da parte del PdC dimostra che a lui il paragone non dispiace.

Il comportamento ondivago del Pd e del centrosinistra ha oscillato tra "dialogo" (come se Berlusconi fosse un antagonista politico democratico) e criminalizzazione inefficace, se non del tutto sbagliata (inefficace in quanto nei tribunali Berlusconi se l'è sempre cavata, quindi i fedelissimi possono continuare a ritenerlo un perseguitato; sbagliata nell'ironia sui suoi tacchi e sui suoi capelli, perché quel tipo di ironia non poteva aver la valenza di una critica politica costruttiva). Invece la lotta avrebbe potuto e dovuto essere dura, compatta e intransigente, ma senza scivoloni verso l'urlo e verso la stupidità.

Ci sono momenti storici nei quali le esitazioni e le incertezze costano care: come si è potuto minare la stabilità del governo Prodi facilitandone la caduta? Ma davvero i voti dei senatori a vita, eroicamente sempre presenti malgrado l'età e gli acciacchi, sono stati vissuti come una prevaricazione e non come un atto di profonda responsabilità, in difesa della democrazia e della Costituzione, come del resto è loro dovere istituzionale?
Quale meschinità può aver portato Bertinotti a parlare di "poeta morente" ed altri, a cominciare da Turigliatto, a dissociarsi dal governo? E Veltroni, come ha potuto avviare una campagna elettorale basata sull'azzardo di "andiamo da soli", in modo da spaccare il fronte dei partitini? Ma è stato Mastella, si dirà. Certo, Mastella ha dato l'ultimo colpo, ma ormai era facile.

Si è parlato contro l'Aventino che aveva facilitato l'avvento del fascismo, ma quello che è stato fatto in questi anni, non è forse peggio?
Di Pietro urla, ha un partito che è padronale, ma almeno ha saputo riconoscere il pericolo.
Il pd no.

E adesso?
Aspettiamo la sconfitta alle europee, o riusciamo a rifare una sorta di "fronte comune" di tutte le forze, di tutti coloro che desiderano che l'Italia resti una repubblica democratica?
Sarà ancora possibile?

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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda pinopic1 il 20/02/2009, 17:41

Alberto Beneduce,

Il ruolo di Beneduce fu essenziale nella ristrutturazione dell'economia italiana successiva alla crisi mondiale del 1929. Il fallimento delle maggiori banche italiane, che detenevano anche numerose partecipazioni azionarie nelle imprese industriali, fu evitato grazie all'intervento dello Stato. Il «sistema Beneduce» prevedeva la netta separazione fra banche ed imprese industriali, con la partecipazione diretta dello Stato al capitale di controllo delle imprese. Le aziende private rimanevano comunque società per azioni, continuando quindi ad associare, in posizione di minoranza, il capitale privato. Nel 1931 fu costituito l'Istituto Mobiliare Italiano, istituto pubblico specializzato nel credito industriale.

Inoltre lo Stato si riservava un ruolo di indirizzo dello sviluppo industriale, senza entrare nella gestione diretta: in luogo della nazionalizzazione venne decisa una serie di interventi finalizzati al salvataggio e al sostegno finanziario di singole imprese. Per questo scopo fu fondato, nel 1933, l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI). Beneduce fu, assieme al futuro governatore della Banca d'Italia Donato Menichella, il principale ispiratore di queste riforme, così come della legge bancaria del 1936, che rendeva incompatibili per le banche l'esercizio del credito a breve ed a lungo termine e che rimase in vigore fino al 1993.

Beneduce fu il primo presidente dell'IRI, dalla sua costituzione fino al 1939. Fu fautore di una gestione delle aziende secondo criteri privatistici e liberi da influenze politiche; improntò il rapporto con gli industriali privati a uno spirito di collaborazione, con la cessione agli stessi di alcune aziende già rilevate dall'IRI: tra queste, la holding elettrica Bastogi, di cui Beneduce fu presidente, carica che mantenne anche dopo il passaggio ai privati. Beneduce fu anche consigliere d'amministrazione di Fiat, Pirelli, Montecatini, Edison e Generali. Morì a Roma nel 1944.

La figura di Beneduce è stata interpretata positivamente, come esempio di grande funzionario di Stato, competente e lungimirante, capace di realizzare con l'IRI una "formula" originale per evitare i fallimenti bancari e tale da garantire allo Stato un ingente patrimonio industriale, formidabile strumento di politica economica per decenni a venire.

Altri, erroneamente, ne mettono in luce l'opportunismo politico, che lo fece passare senza scossoni dalle idee socialiste al fascismo, mantenendo cariche di primo piano; il suo primo referente politico, Francesco Saverio Nitti, che dai fascisti subì aggressioni e violenze personali e fu costretto all'esilio, ebbe per Beneduce "giudizi morali durissimi", ma ricordando sempre la sua intelligenza ed onestà, perché non prese mai una netta posizione contro il regime, pur non appoggiandolo mai apertamente, tant'è vero che non prese mai la tessera del partito e non rinnegò mai le sue idee, cosa che lo mise in cattiva luce agli occhi di molti gerarchi vicini al duce che, come confermano carteggi ritrovati in vari periodi dopo la seconda guerra mondiale, chiesero più volte il suo allontanamento.

Un altro aspetto importante della figura di Beneduce è il legame con Enrico Cuccia: il futuro capo di Mediobanca era un giovane funzionario neoassunto all'IRI, e frequentando la casa di Beneduce ne conobbe la figlia Idea Nuova, che sposò nel 1939; il potente suocero favorì gli inizi della carriera di Cuccia, caldeggiandone l'assunzione alla Comit. Oltre al vincolo di parentela, tra Beneduce e Cuccia si tende a vedere una continuità nella capacità di rimanere ai vertici del potere economico, a cavallo tra settore pubblico e settore privato.
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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda pinopic1 il 20/02/2009, 18:02

Perché l'ho postato il post su Beneduce?
Per dire che Feltri se non avesse nel cuore proprio il fascismo e Mussolini avrebbe potuto semplicemente fare riferimento a Beneduce e a ciò che era in essere in Italia fino a qualche decina di anni fa.

Ma adesso mi chiedo (a parte l'evidente ritorno di fiamma delle mai sopite nostalgie), come mai questo desiderio di stato padrone e di stato etico (Eluana) esplode improvvisamente? Proprio al culmine del pensiero unico liberista? Perché nel giro di pochi mesi i più accaniti liberisti si trasformano nei più accaniti statalisti? Sbagliavano prima o sbagliano adesso? Secondo me sbagliavano e sbagliano. Però vincono.
E adesso tocca a noi "comunisti" infantili e velleitari difendere il libero mercato e i principi liberali. E' l'Italia bellezza.
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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda franz il 20/02/2009, 18:18

pinopic1 ha scritto:Ma adesso mi chiedo (a parte l'evidente ritorno di fiamma delle mai sopite nostalgie), come mai questo desiderio di stato padrone e di stato etico (Eluana) esplode improvvisamente? Proprio al culmine del pensiero unico liberista? Perché nel giro di pochi mesi i più accaniti liberisti si trasformano nei più accaniti statalisti? Sbagliavano prima o sbagliano adesso? Secondo me sbagliavano e sbagliano. Però vincono.
E adesso tocca a noi "comunisti" infantili e velleitari difendere il libero mercato e i principi liberali. E' l'Italia bellezza.

Non credo che Berlusconi la CdL sia mai stato liberale e liberista.
Tanto meno la destra di AN, che è sociale e corporativa.
Tanto meno la Lega, che chiede il protezionismo.
Quindi non mi meraviglia che Berlusconi approfitti della crisi per mettere le mani sulle banche italiane.
In questi mesi di crisi, il crollo piu' vistoso è quello del mercato pubblcitario.
Non so se mi spiego. Quindi avere forti legami governativi con le banche aiuta a sostenere le proprie imprese in difficoltà.
Voi mi capite che se dovesse iniziare anche lui a licenziare ... finirebbe il mito.

Questo per l'Italia.
A livello mondiale non mi pare affatto che gli "accaniti liberisti" si siano trasformati in "accaniti statalisti".
Diciamo piuttosto che i liberali moderati non si oppongono ad interventi dello stato verso l'economia se di breve durata e senza invadenza e dirigismo, soprattutto se è per salvare i risparmi ed i depositi, che sono necessari per l'economia stessa (ed il suo rilancio) e che sono stati messi a rischio, meglio ricordarlo, dalle pratiche di certe banche semipubbliche americane indotte da pressioni governative a concerere milioni di mutui a casi fortemente rischiosi (i cosiddetti subprime).

Ciao,
Franz
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Re: Spiegatemi l'antiberlusconismo. Ho i miei limiti

Messaggioda pierodm il 21/02/2009, 2:42

La destra fascista - come categoria politica, a prescindere dal Ventennio - è per sua natura allo stesso tempo statalista e liberista, tanto quanto è allo stesso tempo giustizialista e garantista.
Per vedere con chiarezza quest'ambivalenza è necessario accettare l'idea che non esiste una politica economica - o un diritto - che siano "neutrali" e non esiste una "società" che in termini politici sia "indifferenziata". Non esistono sistemi buoni per tutti allo stesso modo.
Vedendo le cose in questa luce, si capisce benissimo che esiste sempre la possibilità di un garantismo verso alcune classi e categorie, e un giustizialismo verso altre classi o categorie, e una politica liberista che consente ad alcuni di fare il loro comodo e uno statalismo che regole e comprime le libertà di altri. Contemporaneamnte, da parte dello stesso soggetto politico.
Le democrazie vivono quest'ambivalenza come un rischio sempre incombente, o una realtà contraddittoria teoricamente suscettibile di essere corretta. La destra fascista e i regimi autoritari finiscono per farne un loro tratto distintivo: spesso nascono, anzi, proprio allo scopo di realizzare questo tipo doppiezza.
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