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celebrazioni in Istria

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

celebrazioni in Istria

Messaggioda Robyn il 05/02/2017, 16:14

Pare ma non confermata la notizia che le autorità italiane non parteciperanno alle celebrazioni sull'Istria.Bisogna invece andarci anzi bisognerebbe andare anche a Momjan in Croazia paese in cui tutto è rimasto fermo a quelle sere in cui tutti fuggirono,strade vuote porte e finestre spalancate attimi di vita fermatisi nel tempo.Passeggiando per Momjan di sera al freddo e al buio si possono rivivere quei momenti,la memoria rivive e rivive la mattina al cimitero visitando le tombe dei caduti illuminate dal sole.Il friuli la Dalmazia l'Istria la Croazia Trieste e il suo territorio libero sono il cuore pulsante dell'Europa dove si sono incrociati eventi drammatici del XX secolo.Pensiamo alla resistenza nei paesini a ridosso dell'appennino friulano dove si trovano ancora scritte w 1945 in vernice bianca sui muri
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Re: celebrazioni in Istria

Messaggioda mariok il 05/02/2017, 16:53

«L’Fbi europeo per combattere il terrorismo.
La creazione di una vera difesa comune perché è chiaro che non saranno più gli americani a garantire la nostra sicurezza. Poi la polizia di frontiera della Ue per gestire insieme la questione migratoria.
... investimenti strumento permanente del bilancio europeo. E questa deve essere una battaglia italiana.
Sbaglieremmo se continuassimo a presentarci come quelli che vogliono fare più debiti, dobbiamo essere invece gli alfieri di una nuova Europa, che si lancia in una stagione di investimenti comuni».


Ha ragione su tutti i punti, anche quando osserva, ed il riferimento a Renzi è evidente e giusto, che non dobbiamo continuare a presentarci come quelli che vogliono fare più debiti.

Peccato che certi personaggi dicono le cose giuste quando non hanno responsabilità di governo. :?


L’INTERVISTA
Enrico Letta: «Merkel ha ragione, basta zavorre. E Roma deve stare nella locomotiva dei Paesi fondatori»

L’ex premier sulla proposta tedesca di un’Europa a due velocità:
«La Brexit e Trump sono minacce esistenziali, serve un cambio di passo»
di di Paolo Valentino

«Che Angela Merkel rilanci l’Europa a diverse velocità è un fatto importante, una mossa utile e coraggiosa. La buona notizia è che la proposta venga dalla Germania, il Paese fin qui più immobilista, quello che non voleva toccare nulla e ora invece si muove per la prima volta in una logica di discontinuità. Berlino sembra capire che la mera difesa dell’esistente porta alla distruzione di tutto. La Brexit e Donald Trump costituiscono una doppia minaccia esterna esistenziale e l’Europa deve cambiare passo e direzione». Al telefono da Parigi, dove dal 2015, dopo le dimissioni dal Parlamento, dirige la Scuola di Affari Internazionali a Sciences Po, Enrico Letta ha un tono sollevato. L’idea di un’Europa à la carte è una sua vecchia conoscenza: l’ex premier ne parlò per la prima volta nel 1996, in un libro profetico: Passaggio a Nord-Est, l’Europa tra geometrie variabili, cerchi concentrici e velocità differenziate. Vent’anni dopo, diventato nel frattempo presidente dell’Istituto Jacques Delors, Letta non ha cambiato idea e il tema torna insieme ad altri nel suo nuovo lavoro, che il Mulino pubblicherà a fine marzo con il titolo Contro venti e maree: idee sull’Europa e sull’Italia.
Il rilancio della cancelliera Merkel può dare nuovo significato al vertice europeo del 25 marzo a Roma, per il sessantesimo anniversario dei Trattati?
«Sicuramente. Il vertice rischiava di diventare solo una cerimonia celebrativa. Questo passo può invece farlo diventare importante quanto lo fu quello del 1957, che non si svolse a Roma per caso ma perché c’era bisogno di uscire dal semplice asse franco-tedesco, dopo la bocciatura della Comunità europea di Difesa. I veri protagonisti dei Trattati di Roma furono infatti il Benelux e l’Italia. È un marchio di fabbrica fondamentale anche per il nostro ruolo odierno: l’Italia è il cuore dell’Europa e il 25 marzo può essere un appuntamento di svolta».
Quale deve essere il ruolo dell’Italia?
«Deve giocare da protagonista come allora. È una nuova sfida perché dobbiamo stare nel convoglio più veloce, meritarci il ruolo di locomotiva insieme ai Paesi fondatori».
Lo stiamo facendo?
«È evidente che la confusione, l’incertezza politica che stiamo raccontando all’esterno non aiuta. L’idea che l’Italia sia un Paese nel quale non si sa bene in prospettiva chi comandi, dove l’instabilità istituzionale sia strutturale, è un grave handicap. Dobbiamo fare una grossa analisi di coscienza collettiva e capire che siamo nuovamente in una fase dove si riscrivono le classifiche. In passato abbiamo sempre azzeccato questi passaggi: nel 1957 quando fummo tra i primi sei e ancora negli Anni 90, quando entrammo nel gruppo di testa dell’Euro. Il passaggio di oggi è altrettanto difficile e non possiamo permetterci di sbagliare. Devo anche dire che ho apprezzato il modo in cui Paolo Gentiloni ha mosso i primi passi nella Ue».
Perché servono le velocità differenziate?
«Perché altrimenti finiremmo per produrre una serie di alibi, zavorre e ostacoli, dove a dettare la velocità del convoglio è il vagone più lento».
Non c’è il pericolo che con le diverse velocità prevalga la frammentazione, che ognuno si senta legittimato a fare scelte nazionali?
«È un punto chiave e per questo è necessario organizzare le diverse velocità con molti ponti e passerelle da un gruppo all’altro. Io credo però che il vero rischio sia quello di imbarcarci in una discussione politico-istituzionale che allontani i cittadini dal cuore della questione europea. Invece dobbiamo rispondere a due bisogni essenziali: la sicurezza collettiva e il benessere. Altrimenti sarebbero facilmente attratti dalle sirene sovraniste».
Quali sono le risposte concrete?
«L’Fbi europeo per combattere il terrorismo. La creazione di una vera difesa comune perché è chiaro che non saranno più gli americani a garantire la nostra sicurezza. Poi la polizia di frontiera della Ue per gestire insieme la questione migratoria. Al capitolo benessere, io vedo indispensabile uno scambio tra solidarietà e responsabilità. Quindi da un lato la trasformazione del Fondo salva Stati, l’Esm, in un vero Fondo monetario europeo, in grado di intervenire in tempi rapidi quando c’è un problema in un Paese membro. Dall’altro una maggiore capacità di controllare e aiutare i bilanci pubblici. Non possiamo fare la polemica sull’avanzo tedesco se abbiamo deficit non motivati. Bisogna avere i conti a posto per essere credibili. Ma più importante di tutti è il braccio armato degli investimenti. Il Piano Juncker è solo un embrione, che pure comincia a far vedere i primi successi e l’Italia lo sta usando bene. Ma penso che bisognerebbe rendere gli investimenti strumento permanente del bilancio europeo. E questa deve essere una battaglia italiana. Sbaglieremmo se continuassimo a presentarci come quelli che vogliono fare più debiti, dobbiamo essere invece gli alfieri di una nuova Europa, che si lancia in una stagione di investimenti comuni».
4 febbraio 2017 (modifica il 4 febbraio 2017 | 23:49)
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: celebrazioni in Istria

Messaggioda pianogrande il 05/02/2017, 16:54

Be'; più che di "celebrazioni" parlerei di "commemorazione" perché credo tu stia parlando del 10 febbraio.

Il vero problema storico, culturale, politico etc. etc. di queste ricorrenze è che, nella maggior parte dei casi, c'è una parte politica che se ne è appropriata.

La difesa dei territori e delle popolazioni italiane di quelle zone è sempre stata patrimonio della destra a partire da D'Annunzio e fino ad Almirante e la commemorazione (parlare di "difesa" sarebbe uno sproposito) delle popolazioni ebraiche sotto il nazifascismo lo è stato per il centro-sinistra.

Ho visto le prime foto dei lager nazisti; foto di persone che si faceva fatica a capire se fossero vive o morte, ad una età pre adolescenziale ma ho sentito parlare delle foibe (nonostante il mio "impegno" politico) quando di anni ne avevo circa venti.

Non so se qualcuno abbia mai fatto una statistica del genere.
Io forse non faccio tanto testo perché sono cresciuto, pur in una famiglia con una buona istruzione, prevalentemente in campagna.

Mi piacerebbe avere una rilevazione di questo gap di età tra l'apprendere dell'una e dell'altra persecuzione.
Non confrontabili come numero di vittime ma non per questo diverse nel valore zero di una vita umana.

Questo, senza nulla togliere ai miei sentimenti di sinistra, per misurare concretamente cosa significhi una cultura dominante.

Mi piaceva fare questa riflessione; ispirata dal post di Robyn.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: celebrazioni in Istria

Messaggioda Robyn il 05/02/2017, 17:15

Senza revisionismi storici si superano le diffidenze si costruisce una memoria condivisa.La memoria della resistenza è impressa ma queste vicende anche rimangono impresse e sono anch'esse stampate nella memoria.Subito dopo la resistenza ed in cui ci fù la guerra civile per fermarla si disse carità per i vinti
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Re: celebrazioni in Istria

Messaggioda Robyn il 09/02/2017, 21:31

Domani è il giorno della commemorazione delle vittime istriane e dell'esodo.Che sia un giorno di unità di commemorazione di riflessione di rimarginazione delle ferite.Questa giornata non dovrebbe lasciare spazio a divisioni strumentalizzazioni di nessun tipo.E di pochi giorni fà la notizia che nell'alta carnia al confine con slovenia l'Anpi in forma di riappacificazione ha commemorato la strage che avvenne nei confronti di partigiani aderenti a gielle cioè al Partito d'Azione.E bene ricordare che i partigiani aderenti a gielle offrirono un contributo incalcolabile in fatto di vite umane alla causa della democrazia erano estremamente organizzati e combattivi nella penisola in particolar modo nelle zone nevralgiche.In seguito costituitosi in partito d'azione ebbero un programma che si rifaceva alla democrazia parlamentare al liberal-laburismo e ad una democrazia europea federale di liberi stati europei ed avevano una fede "incrollabile" nella democrazia.Il loro contributo alla costituente fù determinante anche se il partito d'azione in seguito non ebbe successo e si disciolse.I suoi caduti riposino in pace e sù di loro e loro tombe siano illuminate dal sole
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