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A livello provinciale anno d'oro per Ferrara, Rimini, Piacenza e Parma
BOLOGNA (1 giu. 2007) - Mentre nel suo complesso l’industria italiana vive ancora una fase difficile, seppure con miglioramenti rispetto al 2005, il Nord Est vede crescere produzione (1,9%) e ordini totali (1,2%) ed in particolare l’Emilia Romagna si conferma come una delle regioni trainanti. A dirlo è l’indagine eseguita da Confartigianato Federimeprese Emilia Romagna ‘L’economia in Emilia Romagna nel 2006 e scenari futuri’, elaborata dal Centro studi Sintesi su dati Prometeia. Nel 2006 il pil nell’Emilia Romagna ammonta a 127.302 milioni di euro, costituendo circa il 39% del pil dell’area nord orientale e l’8,6% dell’Italia, con un incremento del 2% che conferma il progresso dell’anno precedente. La nostra è quindi una delle regioni più dinamiche che anche nel 2007 e negli anni successivi dovrebbe confermare questo processo di crescita con progressi vicini ai due punti percentuali.
Gli investimenti e i settori di attività
Considerando il livello degli investimenti effettuati nel corso del 2006 le dinamiche registrate per Emilia Romagna, Nordest ed Italia non mostrano grandi differenze: la crescita è nettamente superiore al 2005, superando in alcuni casi il 3%. In particolare in Emilia Romagna gli investimenti fissi lordi hanno sfiorato il 3,7%, livello che sarà quasi invariato con +3,8% nel 2007. La ripresa economica del 2006 ha spinto la spesa per consumi cresciuta in regione dell’1,9%, superiore al Nordest, mentre la proporzione degli investimenti fissi lordi rispetto a Nordest e Italia è pari al 37,5% e al 9,0%. Per il prossimo triennio il trend di crescita del valore aggiunto sarà su livelli simili a quelli di Nordest e Italia.
Il balzo in avanti dell’Emilia Romagna è principalmente sostenuto dalla crescita del 2,1% dell’industria, e del 2% dei servizi, inoltre nell’agricoltura la regione ha perso solo l’1% mentre l’Italia ha ceduto il 3,1% e il Nord Est l’1,6%. Per le costruzioni dopo il calo del 2,5% nel 2005 il 2006 ha fatto segnare una leggera ripresa che dovrebbe diventare netta nel prossimo triennio con una crescita dell’1,7%.
Import ed export
Dati positivi per il saldo commerciale che risulta ampiamente positivo, con 16.004 milioni di Euro, a testimonianza della maggiore propensione della regione a trasferire all’estero i propri prodotti piuttosto che ad importare. Il volume delle esportazioni, che ammontano a 41.262 milioni di Euro, è cresciuto del 5% e rappresenta il 40,6% delle esportazioni del Nordest ed il 12,8% del totale delle esportazioni italiane, mentre le importazioni sono salite del 3% raggiungendo nel 2006 i 25.257 milioni di Euro, rappresentando il 34,9% del totale del Nordest e il 7,4% di quelle nazionali. Dati che dovrebbero trovare conferma nel prossimo triennio con esportazioni ancora in crescita.
L’occupazione
Nessuna variazione nel campo del lavoro, con una occupazione pari 46% l’Emilia Romagna ha 1,9 milioni di persone al lavoro superando sia il Nordest (45,2%) che l’Italia (39,3%); il tasso di disoccupazione si è stabilizzato attorno al 3,4% molto al di sotto del livello medio della penisola mentre il tasso di attività si è stabilizzato attorno al 47,7%. Le previsioni per il prossimo triennio lasciano intravedere incrementi dei posti di lavoro, descrivendo la fase di ripresa che caratterizza tutta l’Italia: in Emilia Romagna il tasso di occupazione si manterrà sopra il 46%, quello di disoccupazione potrà scendere fino al 2,5% nel 2009, infine il tasso di attività sarà intorno al 48%.
La performance provinciali: bene Ferrara, Rimini, Parma e Piacenza
La crescita regionale del valore aggiunto è stata sostenuta soprattutto dalle ottime performance di Ferrara, +2,8%, Rimini, +2,4%, Parma e Piacenza, +2,3%, ed anche triennio 2006-2009, Ferrara, Piacenza e Rimini faranno registrare buoni andamenti ma in generale in tutte le province si dovrebbe assistere a miglioramenti. Rapportando il valore aggiunto con la popolazione presente il valore pro capite più alto è quello di Bologna (30.527 Euro) con un incremento nel 2006 dell’1,3%, le uniche flessioni si sono registrate a Reggio Emilia, -0,5%, e Ravenna, -0,7%.
La crescita del reddito disponibile delle famiglie (+3,2%) è stata ripartita in maniera disomogenea mentre la spesa per consumi è cresciuta uniformemente del 4,6%, ed anche nella distribuzione della spesa per abitante c’è una crescita omogenea con Ferrara in testa a +4,1% e Reggio Emilia ultima con +3%. Le previsioni per il prossimo triennio sono invariate sia per il reddito disponibile che per la spesa delle famiglie.
In generale la regione ha incrementato i volumi delle transazioni con l’estero sia in entrata, +3%, che in uscita, +5%, con un saldo che si mantiene ampiamente positivo con circa 16.000 milioni di Euro. In termini assoluti, il maggiore volume di esportazioni è stato raggiunto nel 2006 da Bologna e Modena con valori superiori ai 9.500 milioni di Euro, ma mentre per la seconda è aumentato il volume dell’export rispetto al 2005, nella prima si è invece registrato un leggero decremento pari a –0,6%. Valori sostenuti di crescita si registrano a Forlì- Cesena e a Piacenza, rispettivamente +15,7% e +13,1%, mentre dalla parte opposta si assiste ad un decremento del 3,2% delle esportazioni di Ferrara. Nel prossimo periodo si prevede una crescita generalizzata dell’export con Ferrara e Modena a guidare questa speciale graduatoria.
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione nel 2006 solo tre province hanno un valore superiore al dato medio regionale del 3,4%: Ferrara è a 5,5%, Forlì Cesena 5,4% e Rimini 4,2%. Il dato più preoccupante risulta però l’incremento di Forlì, +1,1% rispetto al 2005 e di Bologna, +0,2%, sebbene province come Parma e Piacenza abbiano visto diminuire il tasso di disoccupazione di quasi un punto e mezzo percentuale. Il tasso di occupazione più elevato nel 2006 è quello di Bologna (47,7%) seguito da Reggio Emilia (46,9%), mentre il più basso è a Piacenza (43,4%) contro una media regionale del 46%. Per quanto riguarda il tasso di attività nel 2006 Bologna presenta valori superiori al 49%, ben al di sopra dunque del valore medio di riferimento del 47,7%, mentre Piacenza ha il valore più basso: 44,5%.
Il commento del presidente regionale Giampaolo Palazzi
“Ci sono segnali positivi che ci confortano, continuiamo ad essere uno dei motori dell’Italia e di quel Nord Est che ne è da sempre la parte più attiva, restiamo una regione che esporta più di quanto importa e il lavoro non manca.
Ora però questi segnali di ripresa vanno sostenuti con incentivi reali alla nostra competitività perché i dati positivi possono offuscarsi perché dobbiamo fare i conti con il pesante aumento delle tariffe e delle imposte, con l’aumento dei costi energetici e con la zavorra della burocrazia che ci attanaglia.
La nostra Regione ha in se tutte le potenzialità per mantenere le promesse insite nelle previsioni per il prossimo triennio ma occorre senza indugi fare sistema su questioni importanti come il sistema fieristico e quello aeroportuale, senza dimenticare poi che non si possono più rimandare azioni decise per la viabilità e per le infrastrutture che sono il principale problema del nostro territorio”.
Confartigianato Parma: segnali che ci confortano
«Leggiamo segnali positivi che ci confortano. Continuiamo ad essere uno dei motori dell’Italia e di quel nord est che ne è da sempre la parte più attiva, restiamo una regione che esporta più di quanto importa e il lavoro non manca – spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato Apla di Parma. Ora però questi segnali di ripresa vanno sostenuti con incentivi reali alla nostra competitività. I dati positivi possono offuscarsi perché dobbiamo fare i conti con il pesante aumento delle tariffe e delle imposte, con l’aumento dei costi energetici e con la zavorra della burocrazia che ci attanaglia. La nostra Regione ha in se tutte le potenzialità per mantenere le promesse insite nelle previsioni per il prossimo triennio ma occorrerà fare rete su questioni importanti come il sistema fieristico e quello aeroportuale, senza dimenticare poi che non si possono più rimandare azioni decise per la viabilità e per le infrastrutture che sono il principale problema del nostro territorio regionale».