Renzi: «Si vota nel 2018 comunque vada il Referendum»
Il premier alla Versiliana parla delle prossime scadenze elettorale, di immigrazione e di Europa. L’affondo contro D’Alema: «Non usi il referendum come rivincita»
di Dino Martirano
MARINA DI PIETRASANTA (LUCCA) «Qui in prima fila c’è anche la mia nonna, che vedo in forma spettacolare.... E lì dietro ci sono anche mia moglie con mia figlia...». Abbronzato, camicia bianca, pronto a cento strette di mano (e anche a ribattere quando gli urlano «Pinocchio»), il premier Matteo Renzi sceglie la sua Versilia per il rientro in pista dopo «10 giorni di ferie totali». La location è quella del «Caffé della Versiliana» e l’intervistatore, il conduttore Mediaset Paolo Del Debbio, fa subito una domanda per ottenere una risposta che offre una lettura in controluce: comunque vada il referendum si vota nel 2018? Si vota nel 2018, ribadisce il premier, che poi scivola via quando gli viene domandato «cosa farà Renzi se vince il No?». Così il premier mostra tutto il suo ottimismo sull’esito della consultazione del prossimo novembre. E visto che ha davanti un pubblico anziano, potenzialmente orientato sul centrodestra, non esita a calcare la mano sul referendum: «Anche nel mio partito dicono che questo è un test sulla democrazia ma io vi dico che sulla scheda troverete un quesito semplice. Votando farete diminuire il numero delle poltrone dei parlamentari più pagati dell’Occidente e semplificherete la politica. Ecco, io dico che tanti che votano Lega, Grillo e Forza Italia potranno pure dire che “non mi sta simpatico questo Renzi” ma poi voteranno Sì. Scommettete che andrà a finire così...».
L’attacco a D’Alema
Il premier, che chiede di andare a letto presto («Perché tra poche ora a Ventotene incontro la cancelliera Merkel e il presidente Hollande»), ritarda il suo arrivo alla Versiliana per seguire in tv la nazionale di volley: «Non abbiamo perso, abbiamo vinto l’argento. È il bicchiere mezzo pieno», concorda con una sua sostenitrice. In prima fila, ad attenderlo, c’è un pezzo di governo (Manzione, Giacomelli, Nencini), i fedelissimi (Gutgeld, Lotti, Bonifazi, Carrai, Testa) e molte truppe del Pd che si disvelano con una fiammata quando lui stesso invoca una «domanda con i baffi» su D’Alema, che il 5 settembre promuove un’Assemblea per il No: «Se D’Alema avesse speso un decimo del tempo che ha messo per attaccare me per ostacolare Berlusconi... Invece lui pesca sempre la carta di attaccare il più vicino: è toccato a Prodi e ora tocca a me. Quando la riforma di D’Alema (la Bicamerale, ndr) era molto più dura, il governo aveva molti più poteri». Quindi, davanti all’applauso scrosciante che unisce villeggianti moderati di centrodestra e renziani di stretta fede, ben miscelati sotto i pini della Versiliana, il premier affonda il coltello nella piaga: «Se D’Alema vuole mantenere le poltrone dei parlamentari più costosi dell’Occidente, se vuole più rimborsi per i consiglieri regionali, faccia pure. Se gli italiani vogliono D’Alema, se lo prendano...». Altra domanda chiesta da Renzi al suo intervistatore è quella sull’Anpi, l’associazione nazionale partigiani che intende disertare le feste dell’Unità perché non vengono garantiti gli spazi per il No: «Finiamola qui», dice il premier che cita il comandante «Diavolo» Nicolini che voterà Sì, «perché ora io rivolgo un invito formale al presidente dell’Anpi, Smuraglia, proponendogli per domenica prossima, un pubblico confronto, alle festa di Bologna o a quella di Reggio Emilia. Io esporrò le ragioni del Sì, lui quelle del No e poi gli italiani voteranno come vorranno».
Caso Capalbio
Ultima chiosa, proposta da Del Debbio che insiste molto sugli immigrati e sull’economia, sul caso Capalbio in provincia di Grosseto che non vuole ospitare i rifugiati. Risposta di Renzi: «A Capalbio valgono le stesse regole che applichiamo nel resto d’Italia. Comunque chiedetelo a Chicco Testa. Che vedo qui in prima fila».
21 agosto 2016 (modifica il 21 agosto 2016 | 23:39)
http://www.corriere.it/politica/16_agos ... 7723.shtml
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Che si voti nel 2018 è una cosa ovvia
Se passa il referendum, ogni regione dovrà dotarsi entro 6 mesi di una propria legge elettorale per l'elezione del rappresentante al senato. Se passa il no, occorrerà rifare la legge elettorale e ci vorranno comunque mesi.
il più è capire cosa farà veramente Renzi se vincerà il no