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Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda pianogrande il 04/08/2016, 11:21

Più che "intreccio tra partito e aziende", si tratta di intreccio tra azienda e altre aziende.
Comincio a crederci anche io che i 5S non sono un partito (come loro stessi ci tengono a dichiarare).
I 5S sono una azienda per la quale tantissimi "cittadini" lavorano gratis convogliando pubblicità che frutta soldoni.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda mariok il 05/08/2016, 8:31

A prescindere dagli eventuali risvolti penali, se ce ne sono, di questo guazzabuglio tra i 5S, la Muraro e la monnezza, quello che sembra stia venendo alla luce è il fatto che il "movimento" altro non è che un insieme di gruppetti più o meno organizzati in cordate che si fanno una guerra sotterranea.

In tutto questo casino la sindaca fa sempre più tenerezza, costretta a fare da parafulmine senza sapere bene cosa le succeda intorno.

Ecco tutti gli sponsor della Muraro. Non è stata la Raggi a sceglierla
Da Vignaroli al giro-Alemanno. Col marito colonnello dei carabinieri

03/08/2016
JACOPO IACOBONI

Virginia Raggi non ha scelto Paola Muraro, questo è un dato di fatto. Gliel’hanno piazzata due sponsor politici del Movimento cinque stelle nella spartizione delle cariche interne alla giunta, Stefano Vignaroli, in primis, e Paola Taverna; la quale negli ultimi tempi dice troppo spesso in giro - anche al ristorante dove sono soliti andare, dietro Montecitorio - «Virginia deve fare come diciamo noi», frase pronunciata sfoggiando il suo gusto per la battuta in romanesco. Il primo sponsor della Muraro è dunque il cinque stelle che più s’è occupato di rifiuti, un deputato cresciuto peraltro a pochi chilometri dalla discarica di Malagrotta, a Roma. Vignaroli ha combattuto per anni contro discarica e inceneritori; già è curioso, dunque, che si affidi a un’esperta che è pro-inceneritori.

Muraro è diventata una delle consigliere di Vignaroli fin dalla fine del 2013. A mettere in contatto, involontariamente, i due è stata una deputata del Pd, Laura Puppato, che è amica della Muraro. Da allora Vignaroli - che non è uno specialista in senso tecnico, diciamo così - s’è sempre più affidato alla consulente di lungo corso dell’Ama (e di altre aziende). E qui dobbiamo chiederci: la storia è soltanto Vignaroli e Taverna che portano la Muraro alla Raggi (cosa in effetti avvenuta), o è anche la Muraro che, per se stessa e i suoi mondi, si conquista la fiducia di Vignaroli, facendo da trait d’union di fatto tra Movimento e mondo delle imprese romane (municipalizzate o private) e dei tecnici sugli inceneritori?

A Roma la partita dei rifiuti è ghiottissima, e totalmente trasversale. Vi hanno partecipato nel corso degli anni le gestioni Pd, e quella Alemanno, nessuno di loro può dirsi puro politicamente. Ma, pur cambiando le stagioni politiche, i soggetti (gli attori reali) del sottopotere romano sono rimasti altri, gli stessi: le imprese e i tecnici, o gli alti burocrati. Uno di questi era Giovanni Fiscon, direttore generale e braccio destro di Franco Panzironi all’Ama - l’azienda municipale dell’ambiente. Fiscon era vicino di stanza della Muraro quando lei era consulente sui Tmb, gli impianti per il trattamento meccanico della spazzatura. Un mondo che torna, quello alemanniano, un po’ troppo spesso dalle parti della giunta Raggi per non indicare qualche legame assai resistente al tempo e al mutar del vento.

Un terzo ambiente che in qualche modo emerge studiando il caso-Muraro è quello dei carabinieri: il marito, Gianfranco Lusito, ex comandante provinciale dei carabinieri di Treviso (Muraro è di origini venete, rovigina, per l’esattezza), è oggi colonnello con incarico direttivo a Roma, dov’è andato a fare il capo dell’Ufficio addestramento delle scuole dell’Arma. Il Messaggero ha scritto, fino a ieri sera non smentito, anche di un pranzo al circolo ufficiali, frequentato dalla coppia, al quale parteciparono Fiscon e il prefetto, allora commissario dei rifiuti, Goffredo Sottile. Entrambi, Fiscon e Sottile, furono definiti dal Corriere «il cerchio magico di Cerroni», e indagati in vicende legate a Mafia Capitale.

Certo è Vignaroli che va con la Muraro, non ancora assessora, a incontrare un emissario della Colari, l’azienda di Cerroni, poco prima delle ultime elezioni comunali, per scongiurare una prima emergenza di rifiuti. Incontro al quale, al di là di ogni altra considerazione, non aveva un titolo formale per accedere, e che lo pone in conflitto con il lavoro nella bicamerale sui rifiuti: ragione per la quale oggi il Pd chiede le sue dimissioni dalla Commissione. Ma poi Vignaroli, dotato di una sua schietta simpatia e capacità di persuasione, fu anche quello che convinse Beppe Grillo a fare nel 2014 l’iniziativa di scendere in visita alla discarica di Malagrotta. È lo stesso Vignaroli? Grillo che adesso, ci raccontano, comincia a essere arrabbiato per la piega che sta prendendo la vicenda rifiuti romana. Vignaroli è poi entrato stabilmente nella cordata Di Maio, quella della scalata a Gianroberto Casaleggio, fin da quando, nel 2014, riuscì grazie all’appoggio di Di Maio, e al sostegno e i voti anche del Pd, non solo a entrare nella Commissione parlamentare sugli illeciti nel ciclo dei rifiuti, ma a diventarne il vicepresidente. Erano i tempi, ormai lontani, del dialogo Di Maio-Renzi.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda trilogy il 05/08/2016, 12:31

Mafia capitale, la telefonata tra Buzzi e Muraro per l'appalto milionario. "Domani apriamo le buste"
L'ntercettazione su una gara da 21,5 milioni. Nessun rilievo penale, ma la prova di un ruolo chiave dell'assessora in Ama

ROMA - Una telefonata tra le carte di Mafia capitale rivela un inedito rapporto diretto tra l'assessora all'Ambiente di Roma, allora solo consulente della azienda rifiuti, Paola Muraro, e il ras delle cooperative rosse Salvatore Buzzi, in carcere dal dicembre di due anni fa per associazione a delinquere di stampo mafioso. È il 20 settembre del 2013 e sono le 17.08 di pomeriggio. "Salvatore Buzzi chiamava Paola Muraro di Ama spa", scrivono i magistrati nell'ordinanza di 88mila pagine sugli intrecci del "Mondo di mezzo", la ragnatela di rapporti instaurati da Buzzi e dal boss della Magliana, Massimo Carminati. Una telefonata per chiedere lumi sullo stato di una pratica per poter partecipare a un appalto milionario per la raccolta dei rifiuti. La Muraro, si legge ancora nelle carte "gli riferiva che la richiesta di chiarimenti era stata inviata dal Cns di Bologna, ed entro il giorno dopo sarebbero dovuti arrivare i chiarimenti, dal momento che la busta "B" sarebbe stata aperta alle ore 13. Buzzi confermava dicendo che avrebbe avvisato subito[..]

http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/ ... f=HREC1-11
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda pianogrande il 05/08/2016, 13:27

Una volta si parlava di "sottobosco" dando per acquisito che al vertice della repubblica ci fosse, comunque, la politica.

E' tragico vedere che la politica non è più al vertice e sta diventando "sottobosco".

Ormai, politici imbelli e inadeguati sono tenuti in mano dal potere mafioso o comunque dal malaffare in genere.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda diffidente il 05/08/2016, 23:57

Secondo me, a Roma il grave problema dei rifiuti non si puo' risolvere, lo scrivo non come esperto, ma cercando di usare il buon senso, nell'immediato con misure che richiedono un deciso cambiamento dei comportamenti della gente abbandonando abitudini radicatissime ma con il ricorso ad un inceneritore,perché la popolazione romana é numerosissima e fa molti rifiuti, senza che siano differenziati all'origine. Certamente differenziare e riciclare plastca carta e vetro sono ottme idee che riducono la massa dei rifiuti da smaltire, ma non la eliminano, per il residuo non si puo' pensare di sversare in discarica ma occorre incenerire,magari ottenendone anche energia elettrica preziosa.
Il M5S invece sembr che da questo orecchio non ci senta.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda pianogrande il 06/08/2016, 0:08

Direi che i primi "rifiuti" da smaltire siano i mafiosi che hanno in mano il business.

Senza questi, il problema è sicuramente risolvibile visto che in altre parti del mondo è stato risolto e i rifiuti sono una risorsa non solo negli slogan.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda trilogy il 06/08/2016, 9:16

Finché si continuerà a permettere l'esportazione dei rifiuti verso gli inceneritori in altri paesi la demagogia non verrà smascherata. A roma si spendono 250 per smaltire i rifiuti fuori regione. A napoli la situazione è analoga.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda mariok il 07/08/2016, 14:51

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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda mariok il 12/08/2016, 8:21

Roberto Giachetti ha aggiunto un nuovo video.
10 agosto alle ore 22:50

Il consiglio comunale straordinario sulla questione Muraro/Ama in assemblea capitolina si è aperto con l’intervento della signora sindaco Raggi che per oltre un’ora ci ha sciorinato tutte le colpe altrui in merito all'attuale situazione in cui imperversano le strade romane, tra cassonetti trabordanti e spazzatura in ogni angolo.
Fin qui nulla di strano, prassi fare il punto della situazione. Se non fosse che l’intero intervento non è mai andato oltre a questo. Non una parola su come l’attuale amministrazione voglia risolvere il problema, non una su quali azioni vogliano mettere in campo per fare fronte alla continua emergenza rifiuti a Roma.
Io credo non basti chiacchierare di ciò che è stato. Dopo due mesi, basta. Ora serve la politica.

Nel corso del mio intervento, ho chiesto all’Onorevole Raggi di smettere di indossare i panni da campagna elettorale e dirci che cosa vuole fare. Amministrare significa anche misurarsi con difficoltà che non dipendono direttamente da noi. Ciò che si può e si deve fare è, però, dirci dove si vuole andare. Non possiamo chiudere il ciclo dei rifiuti aumentando il personale, perché il vero motivo per cui spesso non vengono raccolti i rifiuti non è la mancanza di personale, ma il non avere un luogo dove portarli. E la signora sindaco lo sa benissimo, ma nonostante ciò preferisce vendere fumo.
Non bastano spot elettorali. Serve una programmazione, serve sapere cosa vogliono fare con gli ecodistretti, cosa con i quattro treni che partono da Roma ogni settimana carichi di rifiuti che paghiamo per far smaltire all’estero, cosa, ancora, di Rocca Cencia e dell’inceneritore di Colleferro. A che percentuale vogliono portare la raccolta differenziata e in che modo intendano promuoverla. A tutte queste domande sempre e solo un rimpallo di colpe a chi c’era prima. Peccato che ora, su quello scranno sieda lei. E non ci sono più alibi. O porta avanti il cambiamento che ha promesso per mesi, o ha preso in giro i cittadini.

Certo, l’incipit non è dei migliori. Ha nominato un'assessore palesemente in conflitto di interessi, che per anni è stata consulente e quindi forse anche concausa del disastro degli ultimi 10 anni in Ama. Un assessore che fa riunioni segrete con Cerroni e allontana dall'azienda Fortini, l’unico che stava concretamente apportando cambiamenti (forse scomodi?) alla società. Colui che stava smontando gli interessi clientelari e lo spreco di risorse a favore non si sa bene di chi.
Ecco. Ora ci sono loro. Difesi a spada tratta da Alemanno. E stanno permettendo che questo accada. E non ci dicono cosa vogliono fare per la nostra città. Dove la vogliono portare, quale direzione vogliono prendere per amministrarla al meglio.
Il fumo prosegue. La puzza, tra i cassonetti e il marcio, pure.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda gabriele il 12/08/2016, 9:09

Roma e l’emergenza rifiuti:
10 milioni per affittare i cassonetti
Sono 28 mila quelli noleggiati dall’Ama. E l’azienda ha perso soldi perfino sulla carta (che per tutti è un business). Tra il 2008 e il 2010 Ama ha assunto 1.518 persone. Su 7.800 dipendenti, 1.200 hanno in tasca un certificato medico di inidoneità al lavoro

Non avrebbero fregato nemmeno un cieco. Era impossibile non vedere che l’Ama riusciva perfino a pagare chi si prendeva la carta. Tonnellate di carta, al modico prezzo unitario di 21 euro. Motivo di questo paradossale rapporto commerciale contro natura? La carta presa dai cassonetti della differenziata va pulita e questo ha un costo. Che pagava l’Ama senza battere ciglio, accollandosi pure quello per smaltire gli scarti che gentilmente tornavano indietro. E il valore della carta? Strano, nessuno si era accorto che la carta avesse un valore. Finché non hanno fatto una gara seria, e adesso anziché regalare quattro milioni l’anno ai privati l’Ama ne incassa tre. Differenza: più sette milioni. Ma altro che ciechi. Ci vedevano tutti benissimo. Vedevano che le cooperative di Mafia Capitale ingoiavano 900 euro per ogni tonnellata di plastica consegnata all’Ama: ora, dopo lo scandalo e la gara che ne è seguita, il costo è sceso a 274 euro. Altri sei milioni l’anno risparmiati, nel tentativo di cedere lo scettro della raccolta differenziata più cara del pianeta. E non soltanto quella. Un altro esempio? Sembra assurdo, ma i cassonetti della municipalizzata romana dei rifiuti sono presi in affitto. Non uno: ventottomila. Con un contratto di 5 anni del valore di 10 milioni l’anno. Trenta euro al mese l’uno. La verità è che l’Ama è stata una formidabile gallina dalle uova d’oro. Vittima di una gestione verminosa della cosa pubblica, in combutta con apparati sindacali tutti concentrati a soddisfare interessi corporativi e personali.

La domenica non si lavora

Fra il 2008 e il 2010, gli anni di Parentopoli e dell’esperto di razze equine Franco Panzironi, factotum della fondazione di Gianni Alemanno e travolto da Mafia Capitale insieme al direttore generale dell’azienda Giovanni Fiscon, l’Ama assunse, dicono i bilanci, 1.518 persone. Comprese le 41 poi licenziate dal successore di Fiscon, Alessandro Filippi, in seguito appunto dell’inchiesta su quelle assunzioni: fra le quali anche una strettissima collaboratrice del medesimo Panzironi intestataria della società di cui era presidente l’attuale sindaca Virginia Raggi. Uno sgarbo che Filippi ha pagato con il posto, nonostante il Campidoglio fosse già in mano al commissario straordinario Francesco Paolo Tronca. Questo per dire quanto siano potenti e pervasivi certi interessi: destra o sinistra poco importa, come denunciava l’ex sindaco Ignazio Marino. Che certamente, oltre ai suoi errori, ha pagato caro anche la guerra ai poteri della spazzatura. Ciechi, dunque, non ce ne sono mai stati neppure nel sindacato, capace di mantenere da decenni una presa ferrea sull’Ama: che stipendia 50 (cinquanta) sindacalisti a tempo pieno. Un’azienda dove 1.600 dipendenti su 7.800 sono ammessi ai benefici della legge 104, che consente di assentarsi dal lavoro tre giorni al mese per accudire i congiunti infermi: il 20,5% del totale, quindici volte in più rispetto alla media delle aziende private. E dove 400 di quei 1.600 il beneficio della 104 ce l’hanno addirittura doppio. Un’azienda nella quale si contano 1.200 dipendenti con in tasca un certificato medico di inidoneità al lavoro: chi ha l’ernia del disco, chi è allergico alle polveri, chi non può trascinare i cassonetti, chi ha paura del buio. Un’azienda dove per ogni turno vengono impiegate non più di 2 mila addetti, ma per contratto nazionale i giorni di festa si scende a 300. Con il risultato di un’emergenza ogni maledetta domenica.

Quando c’era la grande buca

Ci sono dei responsabili, ovvio. In testa a tutti i politici che si sono alternati alla guida della città. Mostrandosi incapaci, nella migliore delle ipotesi, di concepire un disegno strategico serio. Molto più facile affidarsi a una persona, quel Manlio Cerroni che a ogni sindaco diceva la stessa cosa: «Lei ha già tanti problemi, lasci che uno glielo risolva io». E l’uomo, oggi novantenne, lo risolveva eccome. Buttava tutto a Malagrotta, una buca immensa di 250 ettari, e a prezzi che sembravano scontati. Lui costruiva il suo impero, abilissimo a gestire i rapporti con la politica. Al punto da stabilire una relazione quasi familiare con un ambientalista come Mario Di Carlo, presidente dell’Ama e assessore con Walter Veltroni prematuramente scomparso. Ma i politici non si rendevano conto che in quel modo, con una discarica enorme che prima o poi si sarebbe esaurita, al cospetto di norme europee sempre più stringenti e senza impianti sufficienti a fronteggiare il problema, un cappio si sarebbe stretto inesorabilmente intorno al collo della città intera. E che il costo più basso d’Italia per smaltire i rifiuti si sarebbe tramutato nel prezzo più alto da pagare per i romani. Cosa puntualmente accaduta. Alla faccia degli stipendi stellari dei manager e delle consulenze profumate andate avanti per anni e anni.

Tutti i giorni partono 189 tir

Nel territorio di Roma si smaltisce oggi poco più di un terzo delle 4.700 tonnellate d’immondizia prodotta al giorno, contro il 98 per cento delle altre metropoli europee. Un confronto che spiega perché nella capitale più sporca del continente si pagano le tariffe più alte. Ogni giorno 180 tir carichi di spazzatura romana invadono le strade italiane. Portano 230 mila tonnellate l’anno di rifiuti umidi della raccolta differenziata in Friuli Venezia Giulia. Portano le frazioni organiche stabilizzate che escono dai quattro impianti del cosiddetto Trattamento meccanico biologico, due dell’Ama e due di Cerroni ma tutti costruiti dall’industria di Cerroni, alle discariche in Puglia, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche. E viaggiano, carichi da spazzatura da lavorare o solo da bruciare fra Latina, Colleferro, Frosinone e Avezzano, fino agli impianti emiliani e lombardi. Mentre qualcuno prende le strade bulgare, rumene o portoghesi. I costi, immensi. Non bastasse, si mette di traverso anche la burocrazia. La richiesta di spedire immondizia in Germania e Austria resta bloccata nei cassetti della Regione. Insieme, da un anno e mezzo, al progetto di un impianto di compostaggio. Come si affronta questo delirio? Con un disegno strategico serio, realista e di lungo respiro. Aspettiamo di vederne qualche traccia. Anche Cerroni aspetta. Messo all’angolo da Marino che ha chiuso Malagrotta, persa la partita di un arbitrato monstre da 900 milioni, investito dalle inchieste, aspetta il regalo per il suo novantesimo compleanno, il 18 novembre. Se non la riapertura della discarica, che almeno facciano lavorare a pieno ritmo i suoi impianti. Un omaggio che lo riporti alla condizione di Supremo, come lo chiamavano un tempo. Con l’augurio che stavolta sia un regalo a cinque stelle.

3 agosto 2016 (modifica il 6 agosto 2016 | 11:47)

http://www.corriere.it/politica/16_agos ... 4cd4.shtml
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