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Agricoltura e alimentazione in TV, molta confusione

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Agricoltura e alimentazione in TV, molta confusione

Messaggioda mauri il 07/05/2016, 16:58

ma forse alle persone interessa poco quello che succede agli altri come c'è poca attenzione per la qualità degli alimenti, dicono che il biologico costa troppo come la qualità, ma faccio un esempio, se compro un ottimo formaggio da 30 euro al kg me ne basta un pezzetto per soddisfarmi, mentre non mi bastano 100 gr di un formaggio scadente da supermercato che costa 12 euro al kg che oltre a farmi male spendo uguale
ciao mauri

http://aiab.it/index.php?option=com_con ... Itemid=163
Che il pomodoro è buono e giusto solo per il fatto che è coltivato in Italia. Anche se chi lo coltiva inquina e sfrutta la terra e i lavoratori? E' buono il cocomero dell'Agro Pontino raccolto dai sikh, provenienti dal Punjab, tra india e Pakistan pagati 3 - 4 euro l'ora, che lavorano anche 14 ore al giorno e resi schiavi dal sistema del caporalato e dalle condizioni di brutalità cui sono tenuti dal titolare dell'aziende che requisisce persino i loro passaporti?

Sono buone e giuste le uve che fanno le bollicine d'eccellenza, raccolte dai lavoratori in nero o irregolari nelle aree anch'esse d'eccellenza? Il fatto è che la questione della qualità non può essere disgiunta da altri parametri ambientali e sociali.

Chiediamoci se può esserci una buona qualità nutrizionale e organolettica anche se non si rispetta la terra e i diritti dei lavoratori. In realtà l'agricoltura italiana ha molte facce e come un prisma, convivono le migliori eccellenze e il lavoro nero, i prodotti DOP e il caporalato. Come si può affermare che tutto ciò che viene prodotto in Italia è migliore se - come emerge dal quarto Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia Eurispes-Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare - il sistema delle agro-mafie ha fatturato nel 2015 16 miliardi di euro? Ecco perché ci vorrebbe anche una tracciabilità ambientale e sociale che il biologico cerca di rappresentare anche se sulle criticità del nostro sistema di controllo del bio abbiamo già parlato e continueremo a parlarne.
Certo tutto questo non può essere scritto in etichetta, però i servizi di informazione dei mass-media, i rappresentanti istituzionali pubblici e privati dell'agro-alimentare dovrebbero evitare generalizzazioni e enfasi e contribuire con un'informazione corretta, a diffondere una cultura della responsabilità sociale tanto dei produttori che dei consumatori.
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Re: Agricoltura e alimentazione in TV, molta confusione

Messaggioda flaviomob il 07/05/2016, 22:37

Hai davvero ragione Mauri.

Oggi ho comprato dei pomodorini "grappolo" biologici Esselunga, che peraltro non costano molto. Il sapore è eccezionale e non c'è bisogno di consumarne grandi quantità, anzi mi durano molto più a lungo degli altri: tutto sommato, ci risparmio pure.


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Re: Agricoltura e alimentazione in TV, molta confusione

Messaggioda franz il 08/05/2016, 9:42

flaviomob ha scritto:Hai davvero ragione Mauri.

Oggi ho comprato dei pomodorini "grappolo" biologici Esselunga, che peraltro non costano molto. Il sapore è eccezionale e non c'è bisogno di consumarne grandi quantità, anzi mi durano molto più a lungo degli altri: tutto sommato, ci risparmio pure.

Sono veramente buoni e gradirai sapere che le varietà migliori dal punto di vista organolettico sono selezionate con tecniche di ingegneria genetica e poi clonate per garantire la costanza della qualità.
https://it.wikipedia.org/wiki/Selezione ... _marcatori
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La grande mistificazione del cibo naturale

Messaggioda franz il 08/05/2016, 19:45

La grande mistificazione del cibo naturale
È sbagliato mitizzare il passato, perché i cibi erano inaffidabili e pericolosi. E il concetto di “naturale” è più culturale che scientifico. A tutto vantaggio del marketing
di Cristina Tognaccini

«È stato detto, dimostrato e ribadito in quasi tutte le salse che non c’è niente di più culturale dell’idea di natura. Nondimeno ci sono altrettante prove del fatto che non c’è niente di più difficile da sradicare dell’idea che esistano situazioni che sono per definizione naturali o più naturali di altre. Un’idea che in sé non avrebbe nulla di problematico se non viaggiasse sempre in compagnia, per motivi che dipendono anche dalla nostra natura, del pregiudizio per cui ciò che è considerato “naturale”, in quanto tale viene giudicato più “buono”, più “giusto”, più “sano” e più “sicuro». A scriverlo è Gilberto Corbellini, storico della Medicina, studioso di Bioetica ed Epistemologia Medica, nel suo saggio “Perché gli scienziati non sono pericolosi”.

«Non c’è niente di più culturale dell’idea di natura»

Insomma siamo davvero sicuri che esista una differenza tra ciò che è naturale, e ciò che viene considerato artificiale? E ancora, siamo sicuri che sia più sicuro e sano? A chiederselo è Dario Bressanini, un chimico e ricercatore dell’Università degli studi dell’Insubria, che per Le Scienze cura il blog Scienza in Cucina, dove da diversi anni ha intrapreso una crociata contro questo mito da sfatare. Da chimico, Bressanini sottolinea come una qualsiasi sostanza in natura sia composta da atomi legati tra di loro. Che questa sia estratta da una pianta o riprodotta in laboratorio, il risultato non cambia, otterremo sempre la stessa sostanza con la stessa formula chimica. Che differenza c’è allora tra le due? Tanto per fare un esempio, la vitamina C che si trova in farmacia è sì naturale, nel senso che “l’ha inventata” la natura perché si trova negli agrumi, ma quella contenuta nelle pasticche deriva da un processo industriale. Ma questo non implica che sia diversa, meno efficace o tossica per questo motivo.

Qualsiasi sostanza in natura è composta da atomi legati tra di loro. Che questa sia estratta da una pianta o riprodotta in laboratorio, il risultato non cambia

«Per un chimico una “sostanza naturale” è una molecola che già esiste in natura e viene prodotta da qualche processo o organismo» scrive Bressanini nel sul blog. «Se io poi ne faccio la copia identica in laboratorio è ancora la stessa “sostanza naturale”. In altre parole, chi ha effettivamente costruito la molecola, sia esso un chimico in laboratorio o un complesso ciclo metabolico di una pianta, non ha assolutamente influenza sulle sue proprietà. Ed è una fortuna che sia così, perché molte sostanze chimiche utili che si trovano in natura sono di difficile estrazione, o molto rare, o troppo costose da separare dalle altre molecole. Per molte persone invece una molecola è “artificiale” se proprio quella molecola lì è stata sintetizzata in laboratorio, anche se è assolutamente indistinguibile da quella prodotta per esempio da una pianta».

Non solo, il concetto di sano, buono e innocuo, che spesso si associa a quello di “naturale” non sempre è così veritiero. In natura ci sono anche molte sostanze da evitare o che possono essere tossiche e pericolose, soprattutto a seconda della dose in cui si assumono. Il metileugenolo per esempio, naturalmente presente nelle piantine ancora piccole del basilico genovese come forma di difesa, in alcuni esperimenti sui topi si è dimostrato cancerogeno. Ma in quantità di gran lunga superiori alla dose che assumiamo tipicamente mangiando il pesto. Così come le idrazine presenti nei funghi, l’allil isotiocianato nella senape e così via. «Assumiamo migliaia di sostanze tossiche o potenzialmente tossiche, con cui il nostro corpo ha a che fare ogni giorno per limitare i danni» sottolinea Bressanini. «Sostanze, ci tengo a sottolinearlo, che sono naturalmente presenti negli alimenti. La questione, come ben argomentava Paracelso, è in quale dose assumiamo queste sostanze. E questo anche mangiando i proverbiali manicaretti della nonna preparati con prodotti coltivati nel proprio orto e con animali allevati nella fattoria di Nonna Papera».

Il concetto di sano, buono e innocuo, che spesso si associa a quello di “naturale” non sempre è così veritiero. In natura ci sono anche molte sostanze da evitare o che possono essere tossiche e pericolose

È anche vero che a volte il marketing sfrutta il concetto di naturale a proprio vantaggio, veicolando messaggi fuorvianti. Come il caso di una famosa mortadella sulla cui etichetta si poteva leggere “100% naturale, solo ingredienti naturali (senza conservanti e antiossidanti di origine chimica)”. Il che fa pensare che non siano presenti conservanti di origine chimica come i nitriti, aggiunti per evitare il rischio di botulino e percepiti come qualcosa di negativo. «Ma se si va a vedere l’etichetta», raccontava Bressanini durante il convegno “Nel piatto di domani”, svoltosi lo scorso anno «c’è scritto che contiene “conservanti (nitrito di sodio) di origine naturale”. In realtà il conservante c’è, e non potrebbe essere altrimenti, ma vogliono sfruttare questa idea di naturale. Visto che tra gli ingredienti compare il sedano, che non è l’ingrediente della mortadella ma è uno dei vegetali che assorbe più nitriti e nitrati dal terreno, se io dovessi inventarmi una giustificazione di questo tipo, potrei coltivare del sedano che assorbe tanti nitrati e nitriti, per poi farci un estratto e aggiungerlo alla mortadella. In questo modo aggiungo anche i conservanti, ma sono di origine “naturale”».

Allargando il discorso ai piatti che mangiamo ogni giorno, da diverso tempo si è radicata l’idea che il tradizionale, il naturale, il chilometro zero è meglio. In controcorrente con la frenesia che impone la società moderna, per cui spesso si mangiano cibi già pronti e confezionati. Il concetto di fast e moderno contro lo slow food e il ritorno al passato insomma. Anche su questo però c’è chi la pensa in maniera diversa, e se vogliamo un po’ controcorrente. In un articolo pubblicato su Jacobin Magazine, e ripreso poi da Internazionale, Rachel Laudan, una storica britannica dell’alimentazione, spiega come «la moda del cibo naturale non ha basi storiche. Perché se oggi possiamo mangiare di più con meno lavoro è merito dei metodi di produzione moderni». Insomma il tanto ricercato e desiderato ritorno la passato, quando si mangiava in maniera “più sana” è un mito da sfatare, perché non è andata esattamente così. Anche in passato i problemi c’erano ed erano diversi.

«Il cibo naturale era inaffidabile: il pesce cominciava subito a puzzare, il latte diventava acido, le uova marcivano. Spesso era anche indigeribile e tossico»


Laudan insomma va contro quelli che lei chiama i “luddisti culinari” – perché assomigliano agli operai inglesi del primo ottocento che accusavano le macchine di distruggere il loro stile di vita – che disprezzano il cibo industriale e raccontano un mondo passato “fantastico” che in realtà non è mai esistito se si va a scavare. «In passato non tutto ciò che era naturale era buono» scrive. «La carne fresca era dura e maleodorante; il latte era tiepido ed era chiaramente un’escrescenza corporea; la frutta era così aspra da essere immangiabile e le verdure fresche erano amare. Il cibo naturale era anche inaffidabile: il pesce cominciava subito a puzzare, il latte diventava acido, le uova marcivano. Spesso era anche indigeribile e tossico».

Per questo negli anni i nostri antenati hanno inventato una serie di trattamenti, strategie e metodi, per renderlo più buono, digeribile e mangiabile. Senza contare che il concetto di fast food era già presente al tempo dei romani – che mangiavano focacce al miele e salsicce già pronte al mercato – e in generale in tutte le società. Ovunque infatti c’era bisogno di qualcosa da mangiare velocemente e lontano da casa quando si stava via per lavoro. «Oggi ci preoccupiamo dei pesticidi sulle mele, del mercurio nel tonno, del morbo della mucca pazza – scrive ancora Laudan – ma ci dimentichiamo che ingerire cosa da mangiare è sempre stato pericoloso. Molte piante contengono tossine e sostanza tossiche, in passato l’acqua a volte era inquinata e causava malattie intestinali, il pane conteneva gesso per aumentarne il volume, il latte era un veicolo di malattie e le salsicce venivano riempite di porcherie. Con il modernismo culinario insomma la gente ha ottenuto alimenti trattati conservati, rapidi e diversificati. Dove è arrivata l’alimentazione moderna le popolazioni sono diventate più alte, più forti, meno a soggette a malattie e più longeve. Gli uomini hanno potuto scegliere di non lavorare nei campi e le donne hanno smesso di passare cinque ore al giorno a fare il pane».

Il pane conteneva gesso per aumentarne il volume, il latte era un veicolo di malattie e le salsicce venivano riempite di porcherie

Ovviamente c’è sempre un retro della medaglia e non possiamo negare che il cibo industriale con cui abbiamo a che fare oggi non sia perfetto o non abbia i suoi problemi, come sottolinea la stessa Laudan, che aggiunge che probabilmente ci farebbe anche bene mangiare più prodotti freschi, naturali, locali, artigianali. Quello che è sbagliato a suo parere è il mitizzare il passato, un passato che appunto è ben diverso da quello che raccontano i “luddisti culinari”. «Quello che serve non è la nostalgia, ma un’etica – conclude Laudan – che accetti gli alimenti industriali invece di disprezzarli, che non abbia pregiudizi ma decida caso per caso quando è meglio preferire il naturale al trattato, il fresco al conservato, il vecchio al nuovo, il lento al veloce, l’artigianale all’industriale».
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Re: Agricoltura e alimentazione in TV, molta confusione

Messaggioda pianogrande il 08/05/2016, 21:58

Piccola testimonianza.

Ho avuto in famiglia la guerra tra il burro e l'olio; vinta dall'olio.

Ebbene, chi sosteneva il burro sosteneva fosse "naturale" perché proveniente dalla fattoria della nonna mentre l'olio lo compravamo.

Insomma, meglio un grasso saturo ma naturale.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Agricoltura e alimentazione in TV, molta confusione

Messaggioda mauri il 09/05/2016, 19:30

è cosa nota l'ibridazione e la manipolazione genetica, ma almeno non ogm, meglio i cloni
beh devo dire che una volta il burro si faceva al momento con una piccola zangola manuale ecche sapore meraviglioso, certo si conservava pochi giorni senza frigor quindi se ne faceva poco pervolta, sicuramente un buon extravergine è più salutare
ma volendo il burro si può ancora fare in casa, concordo naturale può nascondere una fregatura ma io intendo per naturale genuino un alimento trasformato con ingredienti non manipolati e senza additivi e conservanti, formaggi fatti di latte vero con fermenti e caglio, bovini alimentati senza porcherie ma pastone di cereali non modificati, e erba e fieno coltivati senza veleni, come gli animali di bassa corte, uova ..l'elenco è lungo, ma è anche vero ci vuole un compromesso e infatti il biologico può essere il compromesso giusto nelle città, in campagna chi ha un pezzetto di terra può fare l'orto e qualche pollo e uova ci sta certo costa fatica e sacrificio, ma allora si può trovare chi lo fa per te e lo sai che non usa veleni
ciao mauri
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Re: Agricoltura e alimentazione in TV, molta confusione

Messaggioda flaviomob il 09/05/2016, 23:17

Forse una volta si mangiava peggio (?), però lo stile di vita odierno (occidentale) pare incrementare alcuni tipi di tumore legati all'alimentazione, come quello del colon.

http://www.ilnutrizionista.eu/2010/02/0 ... ancro.html

http://questionedelladecisione.blogspot ... mappa.html


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Re: Agricoltura e alimentazione in TV, molta confusione

Messaggioda franz il 10/05/2016, 7:26

Dici bene: pare.
Se consideriamo che solo 100 anni fa l'aspettativa media di vita era attorno ai 50 anni, se non meno, è implicito che ci fossero meno tumori. Il tumore è uno degli effetti dell'invecchiamento (delle cellule e dell'organismo). Inoltre 100 anni fa non avevamo certo gli strumenti diagnostici di oggi per individuare i tumori e si moriva prima di altre malattie. Per esempio il diabete di tipo I non era ancora curabile e non perdonava. Oggi ogni successo terapeutico rappresenta, in età avanzata, una maggiore probabilità di sviluppare tumori in varie parti del corpo.
Piuttosto l'alimentazione direi che è sicuramente associata a malattie cardiache o della circolazione, per gli eccessi di grassi e di cibo in generale (sovrappeso, obesità). Si tratta soprattutto di quantità e qualità di grassi. Diciamo cibi piu' sani di una volta ma soprattutto piu' cibo, piu' carne (100 anni fa era già tanto mangiare un po' la domenica) e piu' grassi.
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