La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Davigo vs Renzi (o viceversa)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda diffidente il 24/04/2016, 12:45

Vero, anche secondo me vi é il rischio che la nostra società divenga super corrotta come,purtroppo, si vede in molti Paesi sudamericani o africani, e l'antidoto a qesto veleno non puo' prescindere dall'avere una magistratura indipendente ed onesta.
diffidente
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 553
Iscritto il: 09/03/2014, 14:25

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda Robyn il 24/04/2016, 12:55

diffidente la corruzione fà anche il paio con la postdemocrazia.La postdemocrazia si combatte se si combattono le posizioni dominanti in modo tale che queste non possano infuilre sulle scelte dei partiti.Le posizioni dominanti vanno frammentate e la concorrenza può essere un mezzo per realizzare una ricchezza diffusa e una pluralità di posizioni.Interessa le banche,i mass media privati,le posizioni dominanti dell'industria che non conosce concorrenza e impone le sue scelte ai partiti
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11331
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda franz il 24/04/2016, 17:46

Se Davigo svela che il re (della corruzione) è nudo

Alberto Vannucci
Professore di Scienza Politica

Si possono comprendere i toni striduli della polemica politico-istituzionale che ha fatto seguito alle dichiarazioni del consigliere di Cassazione e neo-presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo, ma forse le ragioni di tanta acrimonia non sono quelle addotte ufficialmente. Davigo ha già presentato e discusso innumerevoli volte in sedi pubbliche le tesi dell’intervista senza suscitare particolare sorpresa né scandalo. Evidentemente molti si attendevano, ovvero auspicavano, che assunto il ruolo di vertice dell’Anm il magistrato optasse per la facile strategia della collusione di ceto e si convertisse a più miti consigli, magari ottenendo in cambio il controllo o la promessa di qualche strapuntino di potere. Aspettative che la coerenza e il rigore dimostrate in tutta la sua carriera da Davigo, qualità piuttosto rare tra chi abbia conosciuto equivalenti livelli di popolarità, avrebbero dovuto dissuadere dal coltivare.

Tanto la classe politica – con l’eccezione del M5S e di Sel – che segmenti di vertice della stessa magistratura adesso levano alte le loro voci nell’accusare il magistrato di provocare con le sue denunce di una perdurante corruzione “senza più vergogna” inutili, o peggio ancora pericolose lacerazioni tra i poteri dello Stato. Proviamo però a chiederci: pericolose per chi? Per i cittadini, o per chi nella classe dirigente è riuscito negli ultimi decenni a disinnescare con intese opache, accordi sottobanco, scambi di favori, o magari con leggi ad personam e provvedimenti ad hoc i meccanismi di bilanciamento e di controllo istituzionale formalmente assicurati dallo Stato di diritto? Quegli stessi meccanismi che attribuiscono a una magistratura formalmente indipendente la funzione di rilevare e perseguire la violazione delle leggi, prassi corrente in una quota non irrilevante di quelli che occupano ruoli di vertice, e che dunque pone “fisiologicamente” i giudici benintenzionati in rotta di collisione col potere pubblico corrotto.

Caposaldo dello Stato di diritto è il principio che tutti i cittadini devono essere trattati in modo uguale davanti alla legge, inclusi gli stessi governanti. Ebbene, in Italia tutte le fonti di conoscenza a nostra disposizione – sondaggi, percezioni, inchieste giudiziarie, analisi scientifiche – convergono nel dimostrare che i “colletti bianchi”, inclusa la stessa classe politica, sono coinvolti con frequenza e intensità abnormi rispetto agli altri paesi liberaldemocratici in pratiche illecite, talora apertamente criminali. Nel peggiore dei casi la classe dirigente criminale si fa criminogena, di norma mira comunque alla protezione e all’autoassoluzione, tende ad includere altri attori sociali e istituzionali in reticoli opachi di connivenza e reciprocità, alla separazione preferisce la collusione tra i poteri. Non sorprende che la travolgente ascesa di Davigo nell’associazione di rappresentanza dei magistrati si sia realizzata sparigliando col sostegno della base i giochi delle vecchie correnti, con una sfida aperta al collateralismo politico strisciante dei precedenti vertici associativi.

L’illecito come modello “tollerabile” di condotta per le classi dirigenti – già teorizzato per i partiti da Craxi in un discorso alla Camera il 3 luglio 1992 – produce però costi economici, sociali e persino ambientali insostenibili nel lungo periodo, assai più gravi di quelli della micro-criminalità comune che tanto allarme suscita, restando però sottotraccia. I sintomi dell’anomalia denunciata da Davigo sono molti e concordanti, talora drammatici. Dai prezzi fuori mercato di appalti per lavori, forniture o servizi pubblici spesso di dubbia qualità e discutibile utilità, alle voragini scavate tanto nei bilanci pubblici che nelle casse di aziende e banche, spolpate fino ad azzerare i risparmi di azionisti e obbligazionisti, alla permeabilità alla penetrazione mafiosa di aree del centro-nord (persino nella “civica” Emilia), fino agli sversamenti di liquami tossici e ai disastri ambientali, con le loro ricadute in termini di diffusione di neoplasie e malformazioni infantili. Una zavorra insostenibile, certificata dalle posizioni di coda dell’Italia in tutte le classifiche sulla competitività delle imprese, la crescita economica, la corruzione, l’attrattività per gli investimenti esteri, l’economia sommersa, l’evasione fiscale. Del resto, l’alto status socio-economico può rendere di per sé razionale la scelta di delinquere, visto che la percentuale di “colletti bianchi” in carcere è in Italia un decimo appena della media europea, 0,6 contro il 5,9 per cento. E all’aspettativa d’impunità si accompagnano spesso la generosa tolleranza, quando non la solidarietà omertosa dei pari, che permette a politici, imprenditori, professionisti, funzionari macchiatisi di gravi condotte – non necessariamente reati – di proseguire imperturbabili la proprie carriere, talvolta beneficiando proprio dei propri precedenti penali come “certificazione” di affidabilità nei maneggi illeciti.

Le parole del consigliere Davigo sull’allarmante propensione all’illecito della classe politica e dirigente italiana somigliano allora a quelle del bambino della nota favola di Andersen, che urlando “il re è nudo” osserva una verità sotto gli occhi di tutti, ma che il re (della corruzione) e i suoi molti cortigiani non possono che continuare a negare, nascondendosi sotto il manto invisibile della loro ipocrisia.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... o/2666419/
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda ranvit il 24/04/2016, 18:04

La domanda è: ma come pensa Davigo di contribuire alla lotta alla corruzione (dalla sua poltrona di Presidente dell'ANM)?
Semplicemente attaccando i politici? :roll:



Gli scopi dell'ANM sono enunciati nell'articolo 2 del suo statuto:[1]
1) dare opera affinché il carattere, le funzioni e le prerogative del potere giudiziario, rispetto agli altri poteri dello Stato, siano definiti e garantiti secondo le norme costituzionali;
2) propugnare l'attuazione di un ordinamento giudiziario che realizzi l'organizzazione autonoma della magistratura in conformità delle esigenze dello Stato di diritto in un regime democratico;
3) tutelare gli interessi morali ed economici dei magistrati, il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria;
4) promuovere il rispetto del principio di parità di genere tra i magistrati in tutte le sedi associative [...];
5) dare il contributo della scienza ed esperienza della magistratura nell'elaborazione delle riforme legislative, con particolare riguardo all'Ordinamento Giudiziario.


In quale di questi 5 rientrano le sue sfuriate?

-------------------

Tra l'altro, se ho capito bene, lui resterà in carica solo per un anno....poi gli subentrerà un esponente di un'altra corrente e dopo un anno un altro ancora.....insomma l'applicazione del manuale Cencelli 8-)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda flaviomob il 24/04/2016, 18:31

Imposimato dixit:

Piercamillo Davigo presidente dell’Anm ha messo il dito sulla piaga più purulenta che da anni affligga l'Italia. Ed alimenta ingiustizie sociali a scapito di lavoratori , giovani , disoccupati, insegnanti e pensionati : la corruzione politica . Causa della espansione della criminalità mafiosa .L'Italia è al 72 posto (su 182 Paesi) nella lotta alla corruzione insieme a Ghana e Macedonia e prima della Bulgaria. La corruzione costa ai cittadini 70 miliardi di euro l'anno, con tendenza all'aumento. Anzichè attuare la convenzione di Strasburgo contro la corruzione ,la legge Severino del 2012, ridusse le pene per la concussione fraudolenta, facendo prescrivere diversi processi contro grandi ladri di Stato . Il succo della denunzia di Davigo è uno solo. Occorre non solo correggere la legge ex Cirielli , mannaia dei processi di corruzione voluta da Berlusconi , ma aumentare la pena per la corruzione Che provoca la fuga dall'Italia di migliaia di investitori stranieri. E ripristinare l'interesse privato in atti di ufficio p e p dall'art 324 cp. abrogato nel 1990 Da qui iniziò la crisi politica e economica che fece dell'Italia una democrazia malata. Il Governo Renzi ha omesso misure efficaci contro corruzione , falso in bilancio, riciclaggio e voto di scambio , strumentali alla corruzione . La Commissione Europea segnalò il 3 febbraio 2014 che in Italia il costo delle maggiori opere pubbliche è del 600 per cento in più rispetto alle stesse opere in Francia, Spagna e Giappone . La CE denunziò che l'Italia aveva “ lasciato irrisolti i problemi di prescrizione, falso in bilancio, autoriciclaggio, ridotto le pene sulla concussione e lasciate intatte quelle sulla corruzione inadeguate alla gravità del fenomeno.” ( CE 3 febbraio 2014 p 3). Carente in Italia è anche la lotta all'evasione fiscale che costa agli italiani 154 miliardi di euro l'anno: manca una efficace legge contro gli evasori. Manca un accordo dell'Italia con la Svizzera, come quelli conclusi da Germania e Gran Bretagna, per l'imposizione di imposte sui capitali trafugati all'estero. .Lucio Picci studioso di corruzione , afferma che se si riuscisse a portare il tasso di trasparenza dell'Italia a livello della Germania, il Paese crescrebbe di 585 miliardi di euro all'anno. Il danno per l'economia italiana è enorme. Ma questo non scuote la coscienza civile del premier Renzi . La verità è semplice: per i corrotti vige l' impunità. Nel 2014 i detenuti definitivi per corruzione erano 11. Mentre in Germania , i detenuti per corruzione sono ben 6.271. Ed è assurdo pensare, come pretende Renzi, che la mancanza di condanne sia dovuta ad inazione dei giudici, i quali subiscono leggi favorevoli ai corrotti. Questi dati sono eloquenti . Appare quindi giustificata l'analisi fatta dal magistrato Davigo all’ Università di Pisa “La classe dirigente di questo Paese quando delinque fa un numero di vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada e fa danni più gravi”. Ed aggiunge :“In Italia la vulgata è dire che rubano tutti. No, rubano molti. Non tutti.”
Critico l'ex sottosegretario del Governo Renzi, oggi vicepresidente del CSM Giovanni Legnini : “Le parole del presidente Anm rischiano di alimentare un conflitto di cui non c'è bisogno ”. Ma il Paese deve sapere le cause della crisi spaventosa che ci attanaglia. Davigo ha correttamente denunziato che Governo e maggioranza non combattono la corruzione , ma l'alimentano . Durante un’intervista al Corriere Davigo ha detto: “I politici non hanno smesso di rubare. Hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono: ‘Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare. Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti”. Renzi contando sulla memoria corta degli italiani, ripete il ritornello furbesco: <<attendo le sentenze>>.
Sotto la pressione di una pubblica opinione esasperata da scandali e ruberie, emerse grazie ai magistrati , il premier fece approvare dalla Camera dei deputati , il 20 marzo 2015 , la legge sulla prescrizione lunga per tutti i reati e per quelli di corruzione. "In attesa del voto del Senato con la seconda lettura. Era il primo passo per estirpare il cancro
Senonchè il premier Renzi, così sollecito nel ricorso al voto di fiducia per l'approvazione di leggi criminogene ( vedi salvatore Settis ) come la sblocca Italia, la legge salva banche , la legge Imu Banchitalia, in favore di gruppi di potere , lobbies e potenti banche private, insabbiò la legge sulla prescrizione. Che giace al Senato da oltre un anno, senza che nessuno protesti . E vorrebbe fare credere agli ignari italiani che la mancanza di condanne dei corrotti sia dovuta a negligenza o incuria dei magistrati. E trova l'appoggio di parte della stampa e di una TV che parla con una sola voce: quella del Capo del Governo. La legge sulla prescrizione al Senato si può fare in pochi minuti. Come il premier fece con la legge salvabanche a favore dei truffatori di migliaia di risparmiatori, ed altre leggi. Facciamolo Siamo con Davigo che onora la magistratura


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda franz il 24/04/2016, 20:45

E se finisci giudicato da uno così?
Un danno per la magistratura
di Piero Sansonetti

L'intervista rilasciata da Piercamillo Davigo al “Corriere della Sera” apre due problemi. Uno molto pratico e l’altro di tipo ideale.
Il problema pratico è questo: se a un cittadino qualunque capita - e capiterà - di aspettare una sentenza della Corte di Cassazione che deve essere emessa da una sezione della quale fa parte Piercamillo Davigo, come si sentirà questo povero cittadino?

Potrà ricusare Davigo, o invece dovrà accettare di essere giudicato da un magistrato il quale afferma e ribadisce che “non esistono innocenti, esistono solo colpevoli non ancora scoperti”? E se per caso questo cittadino fosse uno che fa o ha fatto politica, come si sentirà a farsi giudicare da un magistrato il quale sostiene che i politici - tout court - rubano?

Non è un problema “virtuale” è un problema concretissimo. E porta con se un secondo problema: è evidente che Davigo non rappresenta tutta la magistratura italiana, e che anzi la maggior parte dei magistrati hanno idee ed esprimono posizioni del tutto diverse e non in contrasto con la Costituzione Repubblicana, come sono le idee di Davigo. Però è pur vero che Davigo è stato di recente eletto a capo dell’associazione nazionale magistrati, e questo può farci immaginare che esista comunque un numero significativo di magistrati che la pensano come lui. Qualunque cittadino che dovesse finire sotto processo è autorizzato a temere che il magistrato che lo giudicherà la pensi come Davigo.

Vedete, il danno che il presidente dell’Anm ha creato alla giustizia italiana con questa intervista è grande. Perché finisce col minare la credibilità non tanto di un singolo giudice, ma di tutta l’istituzione.
Del resto che questo pericolo sia molto serio lo ha immediatamente avvertito il dottor Luca Palamara, che oggi fa parte del Csm e qualche anno fa ricoprì l’incarico di presidente dell’Anm. Palamara ieri mattina, appena letta la pagina del Corriere, è immediatamente intervenuto per tentare di limitare i danni. Ha fatto benissimo. Ma l’impresa è complicata, perché ormai l’intervista è stampata. E lo sfregio che ha recato all’immagine della magistratura e di tanti valorosi magistrati è irreversibile.

Il secondo problema è quello dei rapporti tra giustizia e politica. Davigo non è certo uno sprovveduto. E’ un giurista molto colto, ha studiato, è sapiente. Il suo unico difetto è quello di avere una visione della giustizia e del diritto un po’ precedente all’esplosione, in Europa - nel settecento - dell’illuminismo. E dunque di essere, nelle sue idee, molto lontano dalla Costituzione Repubblicana (dal suo spirito e dalla sua lettera). La domanda è questa: se i rapporti tra politica e giustizia sono nelle mani di un leader dei magistrati che ha le idee di Davigo, come si può pensare che questi rapporti si risolvano in qualcosa diversa da una guerra?
Mi pare che questa prospettiva sia temuta anche dal dottor Palamara, ma non credo che possa essere cambiata se non scendono in campo quei pezzi di magistratura, moderni e filo-Costituzione, che ci sono, sono molto grandi, ma anche, francamente, piuttosto silenziosi.

http://ildubbio.news/stories/editoriali ... a_uno_cos/


Nota: Sansonetti, prima l'Unità, poi Liberazione, non mi pare uno stile Il Foglio, Libero, il Giornale.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda pianogrande il 24/04/2016, 21:22

ranvit ha scritto:La domanda è: ma come pensa Davigo di contribuire alla lotta alla corruzione (dalla sua poltrona di Presidente dell'ANM)?
Semplicemente attaccando i politici? :roll:



Gli scopi dell'ANM sono enunciati nell'articolo 2 del suo statuto:[1]
1) dare opera affinché il carattere, le funzioni e le prerogative del potere giudiziario, rispetto agli altri poteri dello Stato, siano definiti e garantiti secondo le norme costituzionali;
2) propugnare l'attuazione di un ordinamento giudiziario che realizzi l'organizzazione autonoma della magistratura in conformità delle esigenze dello Stato di diritto in un regime democratico;
3) tutelare gli interessi morali ed economici dei magistrati, il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria;
4) promuovere il rispetto del principio di parità di genere tra i magistrati in tutte le sedi associative [...];
5) dare il contributo della scienza ed esperienza della magistratura nell'elaborazione delle riforme legislative, con particolare riguardo all'Ordinamento Giudiziario.


In quale di questi 5 rientrano le sue sfuriate?

-------------------

Tra l'altro, se ho capito bene, lui resterà in carica solo per un anno....poi gli subentrerà un esponente di un'altra corrente e dopo un anno un altro ancora.....insomma l'applicazione del manuale Cencelli 8-)


Fermo restando che nessun cittadino debba chiedere il permesso di nessuno per esprimere la sua opinione, direi che può rientrare nella numero 5.
"Scienza ed esperienza della magistratura nell'elaborazione delle riforme legislative".
In pratica, un invito a fare leggi serie contro la corruzione.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda flaviomob il 25/04/2016, 1:23

Sansonetti è riuscito ad accumulare due milioni e mezzo di debiti a "Liberazione", poi ha fatto fallire "Il Garantista" (finanziato con soldi pubblici) in appena venti mesi. Se Bertinotti è stato folgorato sulla via di CL, Sansonetti si è trovato su posizioni quasi berlusconiane nell'attacco alla magistratura inquirente. Ora dirige un quotidiano dell'ordine forense (avvocati), in passato è riuscito anche a licenziare un giornalista minacciato dalla ndrangheta:

http://ilmegafonoquotidiano.it/news/il- ... sansonetti

Non ci sono più i comunisti di una volta, signora mia.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda mariok il 25/04/2016, 11:33

Ma perché in questo paese sono tanto pochi coloro che parlano seriamente di cose serie?

Sotto c'è uno dei pochi esempi. Sono questi i discorsi che dovrebbero fare magistrati seri come sembrava essere Davigo.

E invece le sue sortite non fanno altro che dare spazio a tipi come Grillo e Sansonetti, che dicono cose apparentemente opposte, ma sono l'espressione della medesima (non)cultura.

I RIMEDI PER UNA GUERRA FUORI DAL TEMPO
MARIO CALABRESI

IL CONFRONTO scoppiato negli ultimi giorni tra la magistratura e il primo ministro appare datato, fuori tempo e soprattutto inutile. Terminato il ventennio berlusconiano avevamo tutti sperato in una nuova stagione capace di restituire rispetto ed efficienza sia all’azione giudiziaria sia a quella politica, ci ritroviamo invece in duelli verbali sterili e sfinenti.
Il nostro Paese è talmente rallentato e in crisi da non potersi permettere il lusso di nuove guerre di religione che finirebbero per rinviare ogni tentativo di migliorare il nostro sistema condannandoci tutti alla retrocessione.
Ma voglio partire subito dal fondo, dai possibili rimedi, anziché rifare per l’ennesima volta l’analisi dei problemi e di torti e ragioni delle due parti. Cominciamo da ciò che ci si aspetterebbe dal governo: una serie di misure che dimostrino la volontà di restituire efficienza e dignità al sistema della giustizia. E questo deve essere fatto non tanto perché lo chiede la magistratura, ma perché è quello di cui necessitano i cittadini, che oggi stanno perdendo fiducia nel funzionamento dei tribunali.
SEGUE A PAGINA 23
È quello che chiedono le imprese, per recuperare efficienza negli appalti, è quello che vorrebbero gli investitori internazionali, tanto cari al premier, che ripetono in continuazione di stare lontani dall’Italia per l’insostenibile lunghezza di ogni possibile contenzioso.
Bisogna anzitutto che Renzi si impegni a far varare subito le nuove norme sulla prescrizione, che è diventata garanzia di impunità. Lo è per i reati della classe dirigente, che svaniscono prima che si arrivi a pronunciare una sentenza, ma anche per un’infinità di crimini che condizionano la vita degli italiani: dai furti in appartamento alle frodi sempre più diffuse, fino ai guasti provocati da chi ha bruciato i risparmi di migliaia di persone.
L’allungamento dei termini di prescrizione è però un palliativo se non si revisiona l’intera macchina della giustizia, penale e civile, per portare i tempi entro quegli standard europei che sono indispensabili a una società moderna. Non è accettabile aspettare otto anni per un verdetto. È un muro che frena la possibilità di crescita economica e di sviluppo sociale ed è un alibi per molte delle inefficienze della magistratura. Per questo il governo deve mantenere le promesse. Stanziare risorse per migliorare il funzionamento dei tribunali, colmare i vuoti negli organici della magistratura e soprattutto delle altre figure professionali, come i cancellieri; investire in dotazioni informatiche e prassi telematiche che snelliscano l’attività. Ma anche varare quelle riforme nella procedura e nell’organizzazione giudiziaria per eliminare gli ostacoli che bloccano il processo. Due anni fa proprio Renzi creò una commissione di studio, chiamando a Palazzo Chigi magistrati di spessore come lo stesso Piercamillo Davigo e Nicola Gratteri. Che fine hanno fatto le loro proposte?
Il premier ha di fronte a sé un’occasione storica per chiudere lo scontro tra magistratura e politica che ha segnato l’ultimo ventennio, ma per farlo deve mostrare di avere a cuore la riforma della giustizia quanto quella della legge elettorale.
Con la legge Severino — che necessita di miglioramenti ma rappresenta una svolta epocale nel contrasto del malaffare politico — sono stati introdotti nuovi reati per sanzionare le forme moderne di corruzione. Ma resta un vulnus, un pericoloso buco nero. Perché oggi a dominare il finanziamento della politica non sono più le tesorerie di partito, ma le fondazioni dei singoli esponenti e dei singoli gruppi — ancora più importanti nelle dinamiche parlamentari delle vecchie correnti — e che stando alle inchieste sono anche diventate il canale per le sovvenzioni più sporche. Le fondazioni sono determinanti per la vita democratica ma mancano di qualunque regolamentazione che imponga la trasparenza e punisca i comportamenti illeciti. Anche su questo punto il governo dovrebbe varare subito una legge che cancelli i sospetti, perché in questo ventennio è profondamente cambiato l’atteggiamento dei cittadini verso la politica, un sentimento reso più intransigente dalla crisi economica. Peccati che un tempo apparivano veniali non sono più tollerati, in un’evoluzione sociale che ci sta allineando agli standard di rigore delle democrazie occidentali: le auto blu e gli altri privilegi “di casta” a carico del contribuente, le case in affitto a prezzi irrisori, i doni di lusso (ma anche le raccomandazioni e le assunzioni dei “figli di”) adesso appaiono intollerabili. Su questo fronte il Parlamento deve fare ancora di più, per dimostrare che intende essere all’altezza delle aspettative degli elettori. È un passaggio fondamentale per restituire credibilità alla politica che deve cominciare dalla capacità di giudicare autonomamente i comportamenti dei parlamentari e delle figure istituzionali senza attendere il verdetto dei giudici. Negli scorsi mesi due ministri si sono dimessi pur non essendo indagati, ma altri mantengono le loro cariche (un sottosegretario e il comandante di una forza armata, solo per citare i casi più recenti) nonostante non solo siano indagati ma le intercettazioni della magistratura ne abbiano mostrato comportamenti a dir poco spregiudicati. E allora, ricordando la rapidità con la quale Renzi ha chiesto e ottenuto le dimissioni di Federica Guidi, viene da domandarsi: sono comportamenti compatibili con la gestione dei loro incarichi? Lasciarli al loro posto non arreca un danno all’immagine delle istituzioni?
Ora torniamo all’inizio: il Paese ha bisogno di concretezza, non di guerre. Le critiche al potere sono necessarie, soprattutto se pronunciate da magistrati autorevoli. Ma la generalizzazione (“i politici rubano più di prima”) e la sfida plateale che emerge dalle parole di chi guida un’associazione delicata e importante come quella dei magistrati rischiano di alimentare uno scontro con la politica che perde di vista le necessità dell’Italia.
Il Paese è molto cambiato dai tempi di Mani Pulite, anche se Davigo nelle sue interviste sembra un po’ troppo legato a quella chiave di lettura, esacerbando così i toni dello scontro. Oggi anche la corruzione è diversa. Non siamo più a Tangentopoli, non esiste più il sistema dominato dai partiti, che li finanziava imponendo bustarelle su tutte le attività pubbliche, dai comuni ai ministeri. Quel mondo è finito ma il malaffare resta, in forme forse ancora più pericolose per la vita democratica. Tutte le ultime indagini ci svelano una corruzione trasversale, “gelatinosa”, gestita da cricche e comitati d’affari in cui il ruolo dei politici spesso è secondario: sono al servizio di figure imprenditoriali o addirittura di boss. È lo scenario di inchieste come Mafia Capitale, Mose e Expo. Ed è il modello verso cui sta convergendo la criminalità organizzata che — come ha denunciato tra l’altro il presidente del Senato Grasso — per espandersi predilige la corruzione alle armi.
In questo scenario però non possiamo dimenticare che i cittadini non riescono ad avere giustizia e tendono a diffidare non solo dei politici ma anche dei magistrati, spesso visti come una casta più preoccupata di tutelare i propri interessi che non di amministrare la giustizia. Sicuramente questo è frutto anche di una lunga campagna di delegittimazione portata avanti da alcuni media e parlamentari negli anni del berlusconismo. Ma non si può negare che la magistratura abbia una sua parte di responsabilità nel cattivo funzionamento della macchina giudiziaria.
L’incapacità di tutelare le vittime e di punire in modo efficace i colpevoli è sotto gli occhi di tutti: una situazione diventata ormai inaccettabile che ha i suoi esempi più visibili nella lentezza dei processi, nell’inefficienza degli uffici, nella sciatteria con cui migliaia di fascicoli vengono lasciati marcire, nella gestione di grandi casi con sentenze che si smentiscono ben oltre la fisiologia processuale.
I magistrati possono e devono fare molto per migliorare la situazione. Hanno un organo di autogoverno che per anni è apparso solo impegnato nella tutela corporativa ma che può diventare il luogo del cambiamento, mettendo al servizio del Paese esperienze e competenze. Il modello è quello che alcuni procuratori di primo piano come Giuseppe Pignatone e Armando Spataro stanno facendo con l’autoregolamentazione delle intercettazioni, uno dei punti di scontro più duri tra parlamentari e toghe dello scorso ventennio. La capacità di correggere errori e derive senza attendere l’azione politica è il modo migliore di fare le riforme e di rispondere alle domande della società.
Quanto ci farebbe bene avere mesi di cammino comune anziché l’ennesima stagione di una serie che nessuno ha più voglia di vedere.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: Davigo vs Renzi (o viceversa)

Messaggioda pianogrande il 25/04/2016, 11:56

Il conflitto tra magistratura e politica farebbe parte della divisione dei poteri (base delle moderne democrazie) ma a volte è mal interpretato.
Fermo restando che Davigo deve essere libero di dire quello che vuole (ma naturalmente è altrettanto legittimo criticarlo) il conflitto non va trasformato in ricerca della tifoseria come sta facendo anche Renzi invocando la fine del predominio della magistratura sulla politica.
Una balla colossale perché la realtà è che la magistratura arriva dappertutto perché la politica non è in grado (nella migliore delle ipotesi che è già una ipotesi sconfortante) di auto gestirsi dal punto di vista della corruzione.
Cosa vuole Renzi?
Vuole l'immunità alla Silvio?
Vuole che il popolo consideri la magistratura un ostacolo al progresso?
Siccome e naturalmente anche tra il popolo ci sono fior di disonesti, sarebbe anche un obiettivo non troppo difficile da raggiungere ma che farebbe franare definitivamente il paese nella illegalità e nell'abuso (mica ne approfitterebbero solo i politici).
Renzi, come politico di primo piano, ci deve tenere e molto al buon funzionamento della magistratura.
Dovrebbe stimolare questo buon funzionamento con le opportune leggi e non scatenare le tifoserie come sta cercando di fare.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 21 ospiti