http://effimera.org/brevi-note-sulla-so ... fumagalli/
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la precarietà si aggiunge alla disoccupazione con una dinamica anti-ciclica. In una fase di ripresa economica, come è stato nel prima metà dello scorso decennio, prima della grande crisi economico-finanziaria del 2007, i disoccupati tendono a diminuire ingrossando le fila dei precari, mentre in una fase di recessione, come quella degli ultimi anni, avviene l’opposto: i lavoratori e soprattutto le lavoratrici precarie sono le prime che diventano disoccupati, entrando nel limbo degli scoraggiati o dei Neet. In tal modo, continua comunque ad operare il dispositiva biopolitico di sussunzione della forza lavoro, accompagnato dalla crisi dei sindacati tradizionali e dallo smantellamento dello stato sociale.
In questo contesto, un sistema previdenziale esclusivamente contributivo, se è economicamente sostenibile, non lo è socialmente. Vengono infatti a mancare le condizioni sufficienti per garantire un reddito pensionistico dignitoso. La condizione precaria, infatti, a seguito di intermittenza di lavoro e bassa remunerazione, non consente, nella maggior parte dei casi, di garantire un pagamento di contributi all’altezza di una pensione dignitosa.
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Il rischio di povertà si è trasferito dagli anziani ai giovani. Il 15% delle persone tra i 18 e i 25 anni in Italia sono già povere, conferma il rapporto dell’Ocse . E la situazione di chi è giovane oggi rischia di essere ancora più difficile in futuro. La pensione di chi è nato nel 1980 – secondo la simulazione Inps – sarà del 25% inferiore a quella che percepisce chi è nato nel 1945 e oggi ha 70 anni, tenendo conto anche del fatto che l’assegno sarà percepito per molto meno tempo.
In altre parole, l’equilibrio dei conti previdenziali di oggi si scaricherà sulla sostenibilità sociale di domani. La trappola della precarietà, oggi sempre più diffusa, si tradurrà in povertà futura.
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