franz ha scritto:mariok ha scritto:A me sembra che il discorso di Panebianco sia sbagliato in almeno due punti.
Sul piano "storico", mentre denuncia giustamente le responsabilità dei seguaci del comunismo per aver negato per anni gli effetti tragici della loro ideologia, sembra troppo indulgente nei confronti dei "liberali" che nel '900 pure hanno avuto grandi responsabilità per non essersi schierati sempre con la necessaria tempestività e decisione contro l'insorgere di vari fascismi, considerati spesso colpevolmente come necessari antidoti al pericolo comunista.
Non tutti i liberali, direi. Ci sono chiari e scuri in Croce ma non in Einaudi, per esempio.
Infatti, l'errore di Panebianco sta nel parlare genericamente di "liberali" che invece avevano capito tutto e non è così.
franz ha scritto:mariok ha scritto:Il secondo errore riguarda l'attualità, alla quale si riferisce in sostanza l'editoriale partendo dalla situazione greca.
E' vero che fenomeni come quello di Syriza e di altri populismi "di sinistra" ripropongono ricette fallimentari ed addirittura condannate dalla storia, ma è altrettanto vero che sul fronte liberale nulla si sta facendo per porre un argine alle forme parossistiche che ha ormai assunto il mercato e che sta provocando enormi disastri a livello mondiale, sia in termini di dissipazione che di iniqua distribuzione delle risorse.
L'unica voce è oggi quella del papa, che nella sua ultima enciclica ha indicato con chiarezza il muro contro il quale siamo lanciati a grande velocità, ma che, a parte qualche apprezzamento di circostanza, rimane isolata e sostanzialmente ignorata.
Indicare il muro non significa proporre soluzioni.
Le soluzioni globali poi devono essere condivise dalle nazioni (come le varie strategie per la riduzione della CO2) e questo non è facile, come sappiamo.
Ovviamente non può essere il papa a proporre soluzioni sul piano politico. Inoltre il fatto che le soluzioni globali devono essere condivise, non può servire da alibi soprattutto per quelle parti (che sono oggi in maggioranza) delle forze "liberali" che negano i problemi ed anzi spingono per un tipo di sviluppo ormai chiaramente insostenibile.
Anche qui, l'errore è di contrapporre, in modo un po' semplicistico ed ideologico, il mondo dei "comunisti" al mondo dei "liberali", senza tener conto delle necessarie distinzioni.
Bush non è la stessa cosa di Obama. E bisogna riconoscere che nel mondo liberale (di cui gli Usa sono un riferimento fondamentale) il primo ha sostanzialmente prevalso sul secondo, se è vero per esempio che, fino alla sofferta riforma di Obama, 50 milioni di americani non potevano curarsi per mancanza di mezzi.
Altro discorso andrebbe fatto per l'Europa, dove le forze (secondo alcuni "stataliste") socialdemocratiche hanno contato non poco nella costruzione di un welfare ancora caratteristica quasi esclusiva del vecchio continente.
Come si vede, anche quando si esprime un concetto valido (come è nel caso do Panebianco), spingersi troppo nelle semplificazioni fa correre il rischio di incappare in visioni ideologiche simmetriche a quelle che si intende criticare.