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La bolla finanziaria cinese

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

La bolla finanziaria cinese

Messaggioda trilogy il 05/07/2015, 8:01

Le vicende greche hanno posto in secondo piano, lo scoppio della bolla sul mercato azionario cinese.
E' uno scenario speculativo classico. Il constante rialzo dei titoli ha attratto milioni di nuovi speculatori in erba, con l'apertura di 12 milioni di nuovi conti titoli. In pratica i cinesi si indebitavano per comprare titoli azionari, "tanto salgono sempre" :? . Ora i grossi investitori hanno cominciato a vendere provocando una discesa del 30% in pochi giorni, e in molti rischiano di trovarsi col cerino acceso in mano.


È esplosa la bolla finanziaria cinese

Nicolò Cavalli, ricercatore e giornalista

È stato un giovedì nero per la borsa di Shanghai, il più importante mercato finanziario cinese, e la finanza globale si risveglia con un altro fronte d’instabilità oltre al caos greco. Alla chiusura delle contrattazioni, lo Shanghai composite index ha perso il 3,5 per cento dopo aver toccato perdite superiori al 6 per cento durante la seduta, scendendo per la prima volta da oltre due mesi sotto la soglia psicologica dei quattromila punti.

Considerando anche la piazza di Shenzhen, la seconda borsa cinese, più di 1.400 aziende il 1 luglio hanno registrato il segno meno. Dal 12 giugno a oggi, l’indice su cui si scambiano i maggiori titoli del gigante asiatico ha perso il 24 per cento del suo valore, una cifra pari a 2.400 miliardi di dollari, l’equivalente all’intera borsa di Parigi.

Il tonfo avviene dopo una corsa senza precedenti da quando la Cina ha aperto le sue borse alle contrattazioni, una crescita ininterrotta durata 935 giorni che ha condotto l’indice di Shanghai a rialzi fino al 150 per cento, pari a 6.500 miliardi di dollari, nel solo anno precedente al 12 giugno. Sospinti dall’euforia, nel maggio scorso sono stati aperti 12 milioni di nuovi conto-titoli, una cifra più alta dell’intera popolazione greca. Oggi sono 90 milioni i cinesi che giocano in borsa, tre milioni in più degli iscritti al Partito comunista cinese, che nel 2014 erano 87,8 milioni. L’Asian Financial Review ha notato che, al termine di questo rialzo, un titolo mediano sulle piazze cinesi era valutato 85 volte i guadagni attesi dall’azienda, contro una media del 21,2 registrata a Wall street lo scorso 30 giugno.

Con prospettive di crescita economica non esaltanti per l’economia cinese nel suo complesso, non erano in pochi a suggerire che il mercato finanziario aveva di fatto divorziato dalla realtà. Nei giorni scorsi, la Banca mondiale aveva avvisato il governo cinese sulla necessità di riformare il settore finanziario, definendolo distorto. “Forti correzioni nel valore dei titoli sono uno dei fattori di rischio per le prospettive di crescita perché queste correzioni, o comunque la volatilità finanziaria, possono avere effetti negativi sui consumi”, ha spiegato uno degli economisti dell’istituzione di Washington, Karlis Smith.

Nelle scorse settimane, il governo di Pechino è più volte intervenuto con l’obiettivo di tamponare le perdite, prima tagliando i tassi di interesse attraverso la banca centrale e, successivamente, cercando di rassicurare gli investitori attraverso un rilassamento dei regolamenti sull’utilizzo di denaro prestato per acquistare titoli. I mercati, per ora, non hanno reagito come sperato.

Saranno dunque i prossimi giorni a determinare se siamo di fronte a uno dei più grandi crack della storia finanziaria recente o a una correzione temporanea, se il governo sarà in grado di intervenire adeguatamente (come ha spesso fatto dal 2008), e se esiste un rischio di contagio, per ora limitato visti i risultati leggermente positivi delle altre piazze asiatiche.

http://www.internazionale.it/opinione/n ... ghai-borsa
Ultima modifica di trilogy il 05/07/2015, 8:05, modificato 1 volta in totale.
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Re: La bolla finanziaria cinese

Messaggioda trilogy il 05/07/2015, 8:02

Bolla finanziaria, arriva lo scudo cinese
19 miliardi di dollari per investire sul mercato azionario


I principali broker cinesi, tra cui Citic Securities, hanno costituito un fondo da 120 miliardi di yuan (circa 19,3 miliardi di dollari) per investire nel mercato azionario e cercare di arginare il crollo dei listini cinesi. Lo comunica la Securities Association of China.

Nelle ultime tre settimane le borse di Shanghai e Shenzhen hanno perso rispettivamente il 28,6% e il 33,2%, bruciando una capitalizzazione pari a circa 2.800 miliardi di dollari. La rotta delle borse interrompe la più lunga cavalcata del mercato azionario cinese, che in un anno aveva più che raddoppiato il suo valore

La mossa delle sim e banche d’investimento arriva dopo che sono falliti i tentativi da parte delle istituzioni del Paese di frenare la fuga degli investitori dalla borsa.

Una settimana fa la People’s Bank of China, la banca centrale cinese, ha tagliato i tassi di interesse per la quarta volta da novembre, abbassandoli dello 0,25%, e ha ridotto i requisiti di capitale per alcune banche. Mentre mercoledì scorso sono state allentate le regole sulla possibilità per gli investitori di operare a debito (le nuove regole permettono di usare anche la casa per accedere ai prestiti dei broker) e sono state ridotte le commissioni di trading. E ieri è intervenuta anche la Consob cinese che ha avviato un’indagine su una sospetta manipolazione di mercato, focalizzando gli accertamenti sulle vendite allo scoperto.

Il nuovo fondo può avere solo «un effetto fugace quando gli scambi giornalieri hanno raggiunto i 2.000 miliardi di yuan», afferma Hao Hong, Equity strategist per la Cina alla Bocom International di Hong Kong. «120 miliardi di yuan non dureranno un’ora in questo mercato» prosegue Hong secondo cui qualche beneficio è possibile per le blue-chip mentre «è probabile che prosegua lo scoppio della bolla per le società tecnologiche e le small-cap».

I 21 broker che hanno costituito il fondo hanno suggerito ai risparmiatori di non ridurre gli investimenti azionari fino a che l’indice Shanghai Composite resterà sotto i 4.500 punti (venerdì ha chiuso a 3.686 punti). Nel loro comunicato le società d’investimento hanno sottolineato che i fondamentali alla base del rally del mercato azionario non sono cambiati.

Sempre oggi, è arrivata la notizia della sospensione del processo di quotazione in Borsa per 28 società cinesi. Lo stop è stato spiegato con le recenti fluttuazioni di mercato, che hanno portato i due listini a perdere circa il 30% in tre settimane.

http://www.lastampa.it/2015/07/04/ester ... agina.html
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Re: La bolla finanziaria cinese

Messaggioda pianogrande il 05/07/2015, 19:00

"Divorziare dalla realtà" sembra ormai il vizio di fondo della finanza (e della politica).

Scommettere trascinati dagli altri che scommettono genera una domanda che può portare molto lontano dal valore reale.
Sto dicendo quella che ormai è una banalità ma, evidentemente, la tentazione è sempre forte.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La bolla finanziaria cinese

Messaggioda franz il 05/07/2015, 20:43

Qualcuno mi ha fatto notare che in poche settimana le perdite di capitalizzazione borsistica in Cina sono pari a 10 volte il PIL greco. Ora che la Russia sia in gravi difficoltà economiche e quindi non possa certo mettersi a salvare stati in fallmmento è noto, ma si sperava un po' nell'intervento cinese (o per lo meno lo sperava chi si aspettava un salvataggio in extremis). Non mi pare che a breve tempo la Cina abbia grandi possibilità, impegnata come è a leccarsi le ferite di una bolla che sta per scoppiare.
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Re: La bolla finanziaria cinese

Messaggioda trilogy il 06/07/2015, 8:35

La banca centrale cinese ha aperto un margin financing in pratica fornisce liquidità direttamente agli speculatori che acquistano a margine (cioè a debito) per tenere alti i prezzi dei titoli.

[..]Mentre gli occhi del mondo erano fissi sull’esito del referendum in Grecia, in Cina i vertici del sistema hanno deciso di effettuare un programma di sostegno alla liquidità senza precedenti. Per la prima volta nella storia del Paese, la Pboc ha stabilito che presterà denaro non alle banche ma a China Securities Finance Corp., che fa capo alla società di controllo della Borsa. Quest’ultima potrà prestare a sua volta denaro ai broker, che a loro volta lo presteranno agli investitori finali per acquistare azioni.

Un meccanismo che gli americani chiamano “margin-financing”, già noto in Cina perché ha causato il picco di acquisti nella prima metà dell’anno e considerato dal mondo finanziario molto pericoloso.[..]

http://www.milanofinanza.it/news/la-gre ... 0759587405
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Asia, crollano i mercati finanziari. In tre settimane borse

Messaggioda gabriele il 08/07/2015, 16:21

Asia, crollano i mercati finanziari. In tre settimane borse giù del 30%
Economia
La paura di uno scoppio della bolla dei listini cinesi manda in rosso anche Tokyo. E a Hong Kong è panico: il listino ha registrato il peggior calo dall’ottobre 2008, dopo il fallimento della Lehman Brothers. Le autorità e la Banca centrale di Pechino hanno varato misure a sostegno del mercato e anti speculazione, ma è stato il governo stesso a spingere la corsa dei piccoli investitori all'acquisto di azioni
di F. Q. | 8 luglio 2015

La bolla del mercato azionario cinese manda a picco le borse asiatiche. A partire da metà giugno le borse asiatiche hanno perso quasi il 30% della capitalizzazione, dopo il boom del 150% registrato nell’anno precedente, e il terremoto sta continuando nonostante le misure decise lo scorso fine settimana dal Consiglio di Stato di Pechino per frenare le vendite. Questa mattina Tokyo ha terminato le contrattazioni in calo del 3,14%, Shanghai ha perso il 5,9% e Shenzen il 2,94%, mentre Hong Kong ha lasciato sul terreno il 5,84% arrivando a perdere nel corso della seduta fino all’8,6%, un tonfo che non si vedeva dall’ottobre 2008 dopo il fallimento della Lehman Brothers.

Le autorità cinesi hanno annunciato una serie di misure di sostegno per i mercati: il governo di Li Keqiang ha ordinato alle compagnie statali di comprare azioni e ha aumentato la quantità di titoli che può essere acquistata dalle compagnie di assicurazione. La banca centrale cinese Peoples Bank of China, che la scorsa settimana ha tagliato per la quarta volta da novembre i tassi, ha inoltre assicurato che fornirà al mercato “ampia liquidità” per arrestare il crollo dei listini e prevenire rischi sistemici. Secondo l’agenzia Bloomberg quasi 1.400 società, più della metà di quelle quotate a Shanghai e Shenzhen, sono state sospese dalle negoziazioni nel tentativo di contenere le perdite. Altri 710 titoli sono stati congelati dopo la chiusura di lunedì. Sabato scorso, poi, ventotto aziende hanno sospeso l’iter per la quotazione. A chi avesse acquistato i titoli in fase di Ipo verrà restituito quanto investito.

Gli operatori si sono poi impegnati a non vendere azioni in loro possesso fino a quando l’indice di Shanghai, sceso a 3.686 punti, non tornerà a quota 4.500. E i 21 principali broker del Paese, riuniti nella Securities Association of China, hanno annunciato la costituzione di un fondo da 120 miliardi di yuan (circa 19,3 miliardi di dollari) per acquistare fondi Etf sulle società a maggiore capitalizzazione. Ma l’avvio dell’operatività del fondo, appoggiato dal governo, non è per ora riuscito a stabilizzare il mercato. Intanto la Consob cinese (Csrc) ha avviato un’indagine per verificare che il mercato non sia stato manipolato, mettendo nel mirino i ribassisti. E così 19 conti sono stati inibiti dallo short-selling sugli indici per un mese. Articoli comparsi su molti media vicini al governo, come la rivista Caixin e il quotidiano Global Times, accusano però la Commissione di aver gestito nel modo sbagliato la crisi, ingannando gli operatori che hanno di conseguenza dato eccessiva fiducia agli interventi “correttivi” delle autorità.

Lo scoppio della bolla rischia di travolgere gli oltre 90 milioni di cinesi - impiegati, operai e contadini, molti dei quali digiuni di finanza – che si sono buttati sul mercato azionario attirati dalla possibilità di fare soldi facili con la speculazione di borsa. Una prospettiva alimentata dalle politiche di sostegno del governo cinese alla corsa del mercato azionario.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... 0/1854455/
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Re: Asia, crollano i mercati finanziari. In tre settimane bo

Messaggioda trilogy il 09/07/2015, 9:14

gabriele ha scritto:
[..] Intanto la Consob cinese (Csrc) ha avviato un’indagine per verificare che il mercato non sia stato manipolato, mettendo nel mirino i ribassisti. E così 19 conti sono stati inibiti dallo short-selling sugli indici per un mese. Articoli comparsi su molti media vicini al governo, come la rivista Caixin e il quotidiano Global Times, accusano però la Commissione di aver gestito nel modo sbagliato la crisi, ingannando gli operatori che hanno di conseguenza dato eccessiva fiducia agli interventi “correttivi” delle autorità.[..]

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... 0/1854455/


E' interessante notare che quando scoppia una bolla, in qualunque parte del mondo, inizia il balletto sui complotti e le manipolazioni dei ribassisti.
Per scatenare un uragano come quello che colpisce le borse cinesi in questi giorni, con una iper-volatilità sugl'indici che arriva al 10% giorno è necessario che i prezzi siano stati gonfiati in precedenza a livelli inverosimili.

Ma in questa fase nessuno interviene. E' bello per i politici dire i prezzi della borsa sono saliti del 150% in un anno. Tutti sono felici e contenti, tutti si sentono ricchi.

Poi gl'investitori professionali iniziano a uscire dal mercato, i professionisti del trading di breve termine notano i segnali di vendita e si accodano, e si scatena la valanga. Allora scattano le indagini sulla manipolazione ribassista. In realtà i prezzi sono stati manipolati prima, quando i prezzi salivano, ma faceva comodo a tutti far finta di non vedere. :mrgreen:
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Re: La bolla finanziaria cinese

Messaggioda flaviomob il 09/07/2015, 11:28

La bolla cinese?
9 LUGLIO 2015
di Andrea Baranes

Circa 3.000 miliardi di dollari in tre settimane, il doppio del PIL italiano. E’ questa la perdita registrata nelle Borse cinesi negli ultimi giorni. Sulle 2.800 imprese quotate a Shanghai e Shenzen, 1.300 – il 45% del totale – hanno bloccato le contrattazioni o sono state sospese dai listini.

Un crollo del 30% rispetto al picco massimo dello scorso 12 giugno, e più in generale dopo un periodo quasi ininterrotto di crescita durato anni, e che nell’ultimo periodo si era trasformato in una vera e propria esplosione. Al 6 luglio l’indice di Shenzen segnava comunque un +36% dall’inizio del 2015, anche se un mese prima il guadagno era stato del 122% in sei mesi e del 150% in un anno. In altre parole, da un lato è presto per definirla una vera e propria crisi finanziaria, ma dall’altro non si può parlare di una semplice correzione dei corsi azionari.



Di fatto, gran parte delle quotazioni azionarie erano al di fuori di qualsiasi fondamentale economico. Uno dei principali indicatori finanziari è il rapporto P/E (Price / Earnings). Semplificando, il rapporto tra la quotazione di un titolo e gli utili che genera. Si stima solitamente che un valore “corretto” del P/E sia intorno a 15 (chiaramente il dato dipende da diversi fattori). A fine giugno il valore medio a Wall Street era 21,2, quello sulle Borse cinesi un incredibile 85.

Negli ultimi giorni lo Stato ha messo in piedi una serie di iniziative per arginare il crollo e per evitare il diffondersi di una crisi di panico: dalla costituzione di un fondo per fornire liquidità al mercato all’acquisto diretto di azioni delle grandi imprese fino al taglio dei tassi di riferimento e ad altre ancora. Misure che ad oggi non sembrano avere dato i risultati sperati.

Proprio la necessità di arginare il panico che sembra diffondersi in particolare tra i piccoli investitori sembra oggi l’obiettivo principale delle autorità. La Cina ha intrapreso una profonda trasformazione della propria economia, cercando di passare dall’essere la “fabbrica del mondo” con una produzione prevalentemente orientata all’export, a un sistema maggiormente rivolto ai consumi e alla domanda interna. Una trasformazione che ha subito una forte accelerazione dopo lo scoppio della bolla dei subprime, quando le esportazioni hanno subito un brusco rallentamento a seguito della crisi delle principali potenze occidentali.

Questo si è tradotto in enormi investimenti in infrastrutture, nell’aumento degli stipendi medi e del potere d’acquisto, ma anche nello sviluppo di una finanza con canali spesso paralleli a quella ufficiale. Un sistema finanziario ombra o parallelo, fatto di prestiti personali, di società più o meno informali dai trust ai fondi strutturati e dei più diversi canali. Una situazione tollerata dalle autorità, nella speranza che tali meccanismi potessero sostenere la crescita tramite una domanda interna fondata sull’indebitamento.

Uno dei maggiori problemi è che sempre più persone sono ricorse a tali strumenti non per finanziare i propri consumi o l’acquisto della casa, ma per acquistare azioni e titoli finanziari, attratte dagli incredibili aumenti degli indici di Borsa degli ultimi mesi. Secondo il New York Times, ci sono 112 milioni di conti aperti alla Borsa di Shanghai e 142 a quella di Shenzen. Circa 20 milioni di nuove posizioni sono state aperte nella primavera del 2015, in buona parte piccoli risparmiatori totalmente a digiuno di finanza che si sono lanciati in questa apparente corsa all’oro, molto spesso attingendo non solo ai propri risparmi ma anche indebitandosi per poterlo fare. La scintilla che ha scatenato l’attuale crollo potrebbe essere legata alla decisione di rendere più costoso l’indebitamento per l’acquisto di azioni, una decisione presa proprio per il timore di essere in presenza di una bolla finanziaria e che sembra per lo meno essere stata presa troppo tardi.

Ancora, molti proprietari di imprese hanno finanziato gli investimenti e l’espansione della propria azienda chiedendo prestiti alle banche e dando come garanzia le proprie azioni. Contratti che spesso prevedono di fornire ulteriori garanzie se il valore dell’azione scende sotto un livello pericolosamente vicino a quello attuale.

I maggiori timori non sono ora probabilmente legati alla bolla in sé, ma alle potenziali ricadute sull’economia. Da un lato i risparmi di milioni di persone sono oggi andati in fumo, dall’altro il rischio è la potenziale perdita di fiducia in un governo che forse per la prima volta, potrebbe mostrarsi impotente di fronte al Moloch finanziario. Un doppio colpo che potrebbe avere pesanti ricadute sulla propensione al consumo dei cinesi, e quindi sulla domanda aggregata che dovrebbe sostenere la crescita economica.

Questo a maggior ragione in un periodo di rallentamento della crescita per il numero di case costruite negli ultimi anni e che rimangono vuote, per le difficoltà di molte imprese orientate a un’esportazione che continua a rimanere fiacca, visti i perduranti problemi dell’economia occidentale. Problemi interni che potrebbero farsi sentire anche da noi: parliamo del Paese con la maggiore crescita di importazioni dalla Germania e da altri Paesi europei, e del maggiore acquirente di materie prime. Diversi analisti legano il recente crollo delle Borse cinesi al calo dell’8,4% in due giorni dei futures sul rame alla Borsa di Londra, mentre ci si domanda quali saranno le possibili ripercussioni sulle quotazioni del petrolio, già sotto i valori storici.

Una situazione nel complesso difficile da leggere, e completamente differente da quelle che abbiamo recentemente vissuto in Occidente. Sembrano però riaffacciarsi alcuni dati di fondo: la crescita ipertrofica di una finanza fine a sé stessa, il suo scollamento dall’economia, un eccesso di liquidità dirottato da consumi e investimenti produttivi verso fini meramente speculativi. L’ennesima crisi non dovuta a una mancanza di soldi ma a un eccesso di soldi. Una finanza che per mantenere i tassi di crescita e di profitto attesi – e costantemente superiori alla crescita del PIL – ha unicamente due possibilità. La prima è l’estrazione di valore da ogni attività umana, a un ritmo crescente; una possibilità che si scontra con limiti produttivi, ambientali e fisici. La seconda possibilità è la creazione di gigantesche bolle sul nulla. E la lezione che la storia ci ha mostrato molte, troppe volte, è che semplicemente le bolle, prima o poi, scoppiano.

http://www.nonconimieisoldi.org/blog/la ... #more-3136


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Re: La bolla finanziaria cinese

Messaggioda trilogy il 09/07/2015, 17:19

flaviomob ha scritto:La bolla cinese?
9 LUGLIO 2015
di Andrea Baranes

Una situazione nel complesso difficile da leggere, e completamente differente da quelle che abbiamo recentemente vissuto in Occidente....

http://www.nonconimieisoldi.org/blog/la ... #more-3136


Non c'è nulla di complesso, è una classica bolla finanziaria, come quella del nasdaq del 2000 , quella giapponese ecc. Il meccanismo che produce questi fenomeni venne descritto Hyman Minsky e siamo nella norma.
L'unico aspetto difficile in questi casi, è che quasi tutti sanno che c'è una bolla, ma nessuno può prevedere con precisione quando scoppierà.
Quindi: se esci troppo presto dal mercato ti mangi le mani per i guadagni a cui hai rinunciato;
se speculi al ribasso per anticipare il crollo dei prezzi rischi la rovina;
se aspetti l'ultimo momento per scappare, rischi di rimanere incastrato. ;) :mrgreen:
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Re: La bolla finanziaria cinese

Messaggioda franz il 09/07/2015, 17:57

Ottime considerazioni!
Aggiungerei i miei due cent per considerare che con la crisi della bolla cinese ormai parlare di BRICS come paesi emergenti è completamente fuori tempo. Brasile, Sud Africa e Russia sono ormai paesi in crisi, che non crescono, attenagliati dalla corruzione e dell'inflazione. Tra India e Cina l'unica a crescer veramente, anche se meno degli anni passati, era la Cina ma la crisi di queste settimane mette a mio avviso in difficoltà diversi progetti "imperiali" a guida cinese, come per esempio la banca di sviluppo dei BRICS in chiave sostitutiva a FMI. Una banca con 100 miliardi di dollari ... mentre in poche settimane la cina ne ha persi 2'800. In pratica c'è un forte disinvestimento sul mercato cinese ed i paesi emergenti ora sono altri.
Da tempo si parla dei MINT: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... id=ABPY008
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