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Isis in Libia: pericolo per l’Italia

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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda annalu il 17/02/2015, 19:46

Da Huffington Post:
Libia, Romano Prodi come mediatore Onu. Corriere della Sera e Il Sole 24ore ventilano l'ipotesi
Pubblicato: 17/02/2015 09:23 CET Aggiornato: 17/02/2015 09:34 CET

Il governo italiano vorrebbe spendere il nome di Romano Prodi per la crisi della Libia. Prodi, esperto di questioni internazionali specialmente legate al continente africano, potrebbe affiancare il mediatore in carica delle Nazioni Unite, Bernardino Léon.

Scrive il Corriere della Sera:

L'insoddisfazione italiana per l'operato del diplomatico spagnolo è apparsa più che evidente nelle dichiarazioni del premier Matteo Renzi, il quale ha definito "insufficiente" l'azione dell'Onu e chiesto esplicitamente al segretario generale Ban-Ki-Moon di "raddoppiare gli sforzi" per costringere le due principali fazioni libiche, quella più laica di Tobruk e quella islamica di Tripoli, a forgiare un embrione di intesa politica.

Prodi risulta il nome migliore anche perché "la scorsa estate furono proprio le fazioni libiche a indicarlo come mediatore gradito e ascoltato".

La scelta del Palazzo di Vetro cadde invece su Léon, probabilmente (ma non solo) anche a causa del mancato appoggio del governo Renzu alla candidatura dell'ex premier, che non ha mai nascosto la sua delusione. Ma dopo mesi di gelo, tra i due ora è tornato il sereno. E Renzi sembra essere persuaso che proprio Prodi possa essere il game-changer della vicenda libica.
Il Sole24 ore ricorda che nel 2011, "due mesi prima della caduta di Gheddafi", l'ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, in una missiva confindenziale al segretario generale delle Nazioni Unite invitò l'Onu "a fare dei passi urgenti per facilitare il passaggio della Libia e la fine della guerra civile, per salvare la Libia dalle violenze".

Nella lettera, Mbeki suggerisce a Ban Ki-Moon di nominare Prodi mediatore internazionale sotto la bandiera dell'Onu. Il professore, scrive il successore di Mandela senza troppi giri di parole, è la persona giusta "perché conosce i principali attori coinvolti nella crisi di Tripoli e Bengasi.Perché conosce i leader delle principali tribù, che hanno fiducia in lui. Perché conosce da vicino la situazione libica, di cui si è occupato per molti anni da primo ministro italiano e da presidente dell'Unione europea".


Che dite, potrebbe essere motivo di speranza?
L'esperienza di Prodi in campo internazionale è molto ampia, affidarsi a lui mi pare cosa buona e saggia.

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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda trilogy il 17/02/2015, 22:25

Indubbiamente sarebbe un mediatore adatto per l'esperienza e le relazioni che ha nell'area, ma ho l'impressione che i nostri alleati europei ed arabi abbiamo altri programmi ed altri interessi. La Francia ha appena firmato con gli egiziani un contratto per la fornitura di aerei da combattimento da 5 miliardi di euro, e il premier libico ha detto che vuole aiuto occidentale contro l'Isis ma senza truppe di terra perchè per quelle si coordinano con l'Egitto....

[..] il contratto per i Rafale e la Fremm all’Egitto sembra indicare un riposizionamento di Parigi nei confronti del Qatar, grande acquirente di armi francesi e investitore finanziario in Francia che sostiene Fratelli Musulmani in Egitto e milizie jihadiste in Sahel e Libia. A sostegno dell’Egitto di al-Sisi vi sono Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, anch’essi grandi clienti di armi francesi (Ad Abu Dhabi la Francia mantiene da diversi anni una base militare) e grandi rivali del Qatar nella gestione delle cosiddette “primavere arabe”.
Tra le crescenti intese tra Parigi, Riad e Abu Dhabi va sottolineato che i sauditi hanno commissionato all’industria francese forniture per tre miliardi di dollari destinate a riequipaggiare l’esercito libanese impegnato a combattere le infiltrazioni dello Stato Islamico.[..]

Fonte: http://www.analisidifesa.it/2015/02/par ... allegitto/
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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda trilogy il 17/02/2015, 23:57

Per orientarsi...Queste sono le milizie del governo di Tripoli, vicine ai fratelli musulmani sostenute dal Qatar e dalla Turchia. Hanno fatto fuori quelli dell'isis, e si sono ripresi Sirte...anticipando eventuali interventi armati degli occidentali o degli egiziani. In questo modo si preparano ad un eventuale negoziato per un governo di coalizione da una posizione di forza.

TRIPOLI - Hanno ripreso il controllo di Sirte, sottraendo la città a un Califfato che in Libia si muove da est a ovest. Mentre il caos esploso nel Paese del nord Africa agita le diplomazie internazionali, le brigate di Misurata (che sostengono il governo 'parallelo' di Tripoli) hanno liberato la città in cui nacque Gheddafi togliendola ai jihadisti dell'Is: in poche ore di combattimenti, il battaglione 166 dell'esercito proveniente dal centro che si affaccia sul Mediterraneo e che si trova proprio a metà strada fra Sirte e Tripoli è riuscito ad avanzare nel pomeriggio e a circondare completamente l'abitato. Dopo essere entrati in molti quartieri, gli uomini di Misurata hanno ripreso le postazioni (le radio, l'ufficio postale, gli ospedali) che erano state occupate dai combattenti dello Stato islamico. Il timore, tuttavia, è che ci possano essere ancora svariati kamikaze rintanati e pronti ad agire all'interno dei palazzi.

fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2015/02 ... ref=HREA-1
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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda flaviomob il 18/02/2015, 1:51

Essere Rojava per essere liberi

La diffusione dello Stato islamico e la risposta delle comunità in Medio Oriente e in Nord Africa
di Marco Sandi

17 / 2 / 2015
Nei vuoti di potere creatisi dopo quella serie di avvenimenti e rivolte chiamati “Primavere Arabe” e la speranza di apertura politica e fine delle strette repressive di regimi dittatoriali che ne era seguita, si sono inserite nel contesto medio-orientale formazioni e organizzazioni che hanno letteralmente saputo sfruttare il momento. Lo abbiamo visto con i nostri occhi in Siria e in Iraq, dove un'accozzaglia di gruppi jihadisti e fondamentalisti si sono uniti dando vita a quello che oggi è il cosiddetto Stato Islamico.
Questa organizzazione ha imperversato per mesi nelle piane desertiche a cavallo tra Siria e Iraq, minacciando con la sua ideologia fascista e sanguinaria le popolazioni presenti nell'area. In questi giorni stiamo assistendo allo stesso schema nelle coste del Nord Africa dove il vuoto di potere lasciato dalla caduta del regime di Gheddafi, prima sostenuto e poi scaricato dalle cancellerie europee, ha creato le condizioni perfette per l'entrata in scena di gruppi jihadisti che si rifanno strettamente all'ideologia e alla politica del califfato siro-iracheno, tanto da usare lo stesso nome, Stato Islamico, quasi fosse un brand.
La situazione in Libia è pericolosa e in evoluzione ma ancora una volta è fondamentale rimarcare l'importanza e i risultati di chi lo Stato Islamico lo sta attaccando e lo sta sconfiggendo. E' di stanotte la notizia, riportata da molti media internazionali, che i combattenti dello Ypg/Ypj sono entrati per la prima volta nel territorio della provincia siriana di Raqqa, capitale de-facto, dello Stato Islamico. Si tratta di una notizia estremamente positiva per il fatto che nella Rojava, la spinta distruttrice dei “tagliagole” non solo è stata arrestata ma sono stati messi sulla difensiva, cedendo ampie porzioni di territorio che avevano conquistato durante la scorsa estate.
Le fonti curde riportano che i combattimenti nella zona di Tel Baghdaq, all'interno della provincia di Raqqa, sono stati tra i più violenti da quando è stato rotto l'assedio della città di Kobane. L'osservatorio siriano afferma che vi siano stati 35 morti nelle file degli jihadisti mentre registriamo, purtroppo, anche la morte di 4 combattenti dello Ypg. Sempre secondo fonti curde, sono 163 i villaggi riconquistati in seguito alla liberazione di Kobane.
Se la situazione è positiva nella Rojava, notizie diverse giungono invece dall'Iraq. Attorno alle città di Kirkuk e Mosul si combatte pesantemente e si continua a morire. Di certo la situazione sul campo non viene aiutata dalle parole del Primo Ministro iracheno Haidar al-Abadi che in un'intervista dichiara di sperare di riconquistare Mosul entro la fine dell'anno. Essendo oggi il 17 febbraio si prospettano ancora pesanti combattimenti in quella zona. Se le speranze politiche non sono buone, non lo sono neanche i fatti sul campo. I media del Governo Regionale Curdo riportano la notizia di 17 Peshmerga presi prigionieri presso Kirkuk, fatti sfilare in città entro gabbie, come bestie, e infine barbaramente uccisi dai miliziani dello Stato Islamico. Nelle aree dove è ancora forte il loro controllo militare è evidente che i comportamenti di cui sono tristemente, e purtroppo, famosi non cessano.
Anche dal Kurdistan turco non giungono buone notizie. Nella giornata del 15 febbraio si sono svolte grandi manifestazioni di protesta in molte città per ricordare l'arresto di Abdullah Ocalan avvenuto nel 1999 e da allora rinchiuso in carcere sull'isola di Imrali, e per la sua liberazione. Pesanti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza si sono svolti nelle città di Diyarbakir e Sirnak, dove ci sono stati anche 17 arresti, mentre a Cizre solo nell'ultimo mese sono state uccise dalle forze di sicurezza turche 6 persone, di cui l'ultima vittima è un ragazzo di 17 anni. Insomma, la morsa repressiva turca non tende a diminuire.
Nella lotta mondiale al terrorismo e allo jihadismo sembra che solo la resistenza di Kobane e della rivoluzione della Rojava rappresentino una soluzione. Per questo è ancora più importante mantenere alta l'attenzione e l'informazione su quello che succede nel deserto siro-iracheno perché ci può dare una chiave di lettura e, soprattutto, una soluzione a quello che sta succedendo sull'altra sponda del Mediterraneo.

Essere Rojava per essere liberi.

http://www.globalproject.info/it/mondi/ ... beri/18707


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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda trilogy il 18/02/2015, 9:31

Bravo però, ha capito subito che con la scusa dell'isis ci stavano fregando....

E il premier prende le distanze dall’asse bellico Egitto-Francia

La parola d’ordine del governo italiano, a questo punto, è «diplomazia». Bene che si cominci a discutere di Libia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Meglio se si darà più sostegno all’inviato speciale dell’Onu, lo spagnolo Bernardino Leon, che era riuscito nell’impresa di portare ai colloqui di Ginevra molte tra le milizie armate libiche. E indispensabile sarebbe anche che l’Unione europea battesse un colpo, visto che all’ultimo vertice tra ministri a Bruxelles, si è parlato per due ore e mezzo di Ucraina e trenta minuti scarsi, a fine riunione, presenti quattro ministri appena, di Libia. Magari riuscendo ad affiancare Leon con un Rappresentante europeo di alto prestigio. E qui si pensa a Romano Prodi.

La «diplomazia» che piace all’Italia, dunque, non è assolutamente lo strappo egiziano, che si è buttato a bombardare disordinatamente la Libia e rischia di accentuare fratture già profonde. Tantomeno a Roma piace questo inedito asse franco-egiziano che cerca una copertura internazionale al Palazzo di Vetro. L’Egitto, infatti, pur raccogliendo la comprensione italiana per l’orribile strage dei suoi cittadini di religione copta, sta prendendo a spallate una situazione instabile. Si veda la reazione del sedicente governo di Tripoli contro il Cairo. L’Italia, invece, mira alla stabilità. Finora era riuscita anche a mantenere una sua neutralità tra le fazioni.

articolo: http://www.lastampa.it/2015/02/18/itali ... agina.html
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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda pianogrande il 18/02/2015, 11:50

Tutto ciò che destabilizza apre aree indifese alle invasioni.

Anche questo non ci vuole un genio per capirlo.
Qualche volta ci illudiamo che i politici siano solo degli incapaci e invece "ci stanno fregando".
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda franz il 18/02/2015, 12:50

trilogy ha scritto:E il premier prende le distanze dall’asse bellico Egitto-Francial

Bravo o non bravo, si vede come non esiste una politica estera e di difesa europea.
Me ce la vedete la California che prende le distanze dall'intervento in Kossovo o in Afghanistan mentre invece il Texas si profila interventista?
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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda trilogy il 18/02/2015, 15:20

franz ha scritto:...Ma ce la vedete la California che prende le distanze dall'intervento in Kossovo o in Afghanistan mentre invece il Texas si profila interventista?


Beh, gli USA sono uno Stato federale, e la politica estera è guidata dall'interesse degli Stati. Gli USA sono una superpotenza economica, militare, tecnologica e la loro politica estera è guidata dall'interesse al mantenimento di questa posizione.
L'Unione europea ormai è un ammucchiata di Stati nazionali, animata da una dissennata politica di perenne ampliamento.
La politica estera europea è dettata dagli interessi economici e politici degli Stati nazionali spesso in contrasto tra loro, e la situazione, in futuro,è destinata a peggiorare.
Ultima modifica di trilogy il 18/02/2015, 15:22, modificato 2 volte in totale.
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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda gabriele il 18/02/2015, 15:21

franz ha scritto:
trilogy ha scritto:E il premier prende le distanze dall’asse bellico Egitto-Francial

Bravo o non bravo, si vede come non esiste una politica estera e di difesa europea.
Me ce la vedete la California che prende le distanze dall'intervento in Kossovo o in Afghanistan mentre invece il Texas si profila interventista?



Forse perché California e Texas fanno parte di una unione di stati e non una confederazione...
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Isis in Libia: pericolo per l’Italia

Messaggioda franz il 18/02/2015, 15:27

Nemmeno quello, direi. Tecnicamente gli USA sono una federazione, ma anche la confederazione ha un esercito comune e quindi per forza di cose una sola politica estera. L'europa non è una federazione e nemmeno una confederazione.
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