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In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male...)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda Robyn il 04/01/2015, 21:46

Attualmente la regola è che l'Inps paga dal quarto giorno la malattia e che i primi tre giorni li paga il datore di lavoro ad eccezione per quei ccnl dove non è previsto il pagamento dei primi tre giorni.L'assicurazione per malattia coprirebbe anche i primi tre giorni che comunque secondo le regole attuali non hanno retribuzione piena ma della metà.L'assicurazione bonus malus coprirebbe questi giorni ma più ne sono e più paghi come premio,meno sono e meno paghi come premio.La franchigia coprirebbe ad una trattenuta fissa solo una quota che sò 6 giorni durante l'anno solare e la parte eccedente di giorni rimane scoperta.Le assicurazioni private però non possono negare l'indennità per alcune patologie oppure il diritto di assicurarsi se non conviene per ex se uno si ammala più di frequente.Se l'assicurazione privata non ti dà l'indennità perche accertà che la malattia non c'è,fà bene,cosa un pò più difficile nell'assicurazione statale e proprio per evitare che questo avvenga nell'assicurazione statale i controlli devono essere più efficenti e stringenti.Può essere facoltativo stipulare un'assicurazione ma se si stipula un'assicurazione per i giorni di "carenza" ci dovrebbe essere la scelta tra assicurazione privata e assicurazione statale "in bonus malus oppure in franchigia" come per i fondi previdenza complementare
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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda franz il 05/01/2015, 10:33

Pietro Ichino: http://www.pietroichino.it/?p=34005

DAI VIGILI ROMANI UNA SPINTA ALLA RIFORMA DELLE P.A.

IL PROBLEMA PRINCIPALE È FAR SÌ CHE I DIRIGENTI PUBBLICI ABBIANO ALL’INCIRCA GLI STESSI INCENTIVI E GLI STESSI VINCOLI DI RISULTATO DEI DIRIGENTI D’AZIENDA, AFFINCHÉ ESERCITINO LE LORO PREROGATIVE MANAGERIALI

Intervista a cura di Valentina Conte per Repubblica, 2 gennaio 2014 – In argomento v. anche FAQ sull’applicabilità del Jobs Act nelle amministrazioni pubbliche

Vigili urbani di Roma e operatori ecologici di Napoli malati in massa la notte di Capodanno. “Ecco perché nel 2015 cambiamo le regole sul pubblico impiego”, twitta il premier Renzi.

Cosa ne pensa?
In realtà su questo – e questo solo – punto ha ragione Brunetta: le regole per impedire questi abusi evidenti e gravissimi già ci sarebbero. Il problema sono i dirigenti pubblici che non le applicano.

Perché non le applicano?
Non è tanto un problema di contenuto delle regole, quanto di incentivazione e responsabilizzazione corretta dei dirigenti perché esercitino le proprie prerogative. Non si deve tornare indietro rispetto al principio per cui, salvo eccezioni, il rapporto di lavoro negli enti pubblici è assoggettato al diritto del lavoro comune; occorre però fare in modo che i dirigenti pubblici abbiano all’incirca gli stessi incentivi e gli stessi vincoli di risultato, ma anche le stesse prerogative di un dirigente di azienda.

Lei e Scelta Civica che cosa proponete?
Ogni incarico dirigenziale deve essere assegnato sulla base di obiettivi precisi, misurabili, riferiti ai risultati da ottenere nel servizio alla cittadinanza, ma anche ai tassi di assenze tra i dipendenti, al livello medio della loro prestazione e alla eliminazione delle eccedenze di personale. E che gli obiettivi stessi e il grado di loro raggiungimento siano immediatamente visibili dalla cittadinanza, in modo che anche il vertice dell’amministrazione debba rispondere di eventuali indebite indulgenze verso i dirigenti inetti. Però, se vogliamo responsabilizzare la dirigenza pubblica sugli obiettivi, occorre che essa si riappropri di prerogative manageriali alle quali ha troppo diffusamente abdicato.

Ma non c’è il rischio di comportamenti persecutori, oppure clientelistici, da parte dei dirigenti?
Nel contesto che ho appena delineato, il dirigente che compie scelte clientelari si pone in condizione di non raggiungere gli obiettivi, quindi di essere rimosso. Occorrono comunque anche regole interne alla struttura pubblica che garantiscano l’imparzialità e la correttezza delle scelte gestionali, soprattutto in materia di trasferimenti e licenziamenti.

Il luogo per compiere questa messa a punto della governance delle amministrazioni sarà il ddl Madia, all’esame del Senato. I termini per gli emendamenti, però, sono scaduti.
Sì. Ma abbiamo chiesto che, proprio in considerazione delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio su questo punto, ora i termini vengano riaperti, in modo che ci possa essere una discussione aperta sul modello di governance delle amministrazioni che vogliamo adottare.

Il primo decreto delegato del Jobs act riprende il suo cavallo di battaglia: il contratto a tutele crescenti. Soddisfatto o deluso per come è stato declinato?
C’è qualche dettaglio da correggere. E soprattutto c’è ancora molto da fare: questo è solo il primo di almeno sei decreti, dei quali il più importante è quello contenente il Codice semplificato. Però questo è comunque un primo passo importantissimo, perché segna il passaggio definitivo ed esplicito da un regime fondato sul principio della job property a uno fondato sul principio della flexsecurity.

Però, a “crescere” è solo l’indennizzo e non l’estensione delle tutele, come l’articolo 18…
Non cresce solo l’indennità di licenziamento, con il progredire del rapporto di lavoro: cresce anche la durata del trattamento di disoccupazione. E si può anche prevedere che cresca l’assistenza nel mercato, che costituisce l’oggetto del contratto di ricollocazione: uno strumento nuovo importantissimo per la sicurezza dei lavoratori che perdono il posto.

Non le sembra che questa riforma acuisca, anziché attenuarli, il dualismo fra protetti e non protetti e quello fra aziende piccole e grandi?
No: questa riforma è l’unico modo in cui possiamo superarli entrambi. Il nuovo sistema di protezione porterà subito un forte aumento della quota di contratti a tempo indeterminato sul flusso delle assunzioni, e si estenderà progressivamente a tutta la forza-lavoro per effetto del turnover. Ma porterà subito anche una forte riduzione del gap tra dipendenti delle piccole aziende e delle grandi, con una differenza di protezione che sarà solo quantitativa e non più qualitativa; quindi più facilmente superabile anche questa in prospettiva.

Ma non pensa che il vero modo di creare lavoro sia aumentare gli investimenti?

Certo che sì. Ma la leva più efficace di cui disponiamo oggi è quella della riapertura dell’Italia agli investimenti esteri. Per questo non occorre solo una pressione fiscale più bassa, ma anche amministrazioni più efficienti, un diritto e un mercato del lavoro che funzionino meglio. Appunto quello a cui stiamo lavorando.
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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda pianogrande il 05/01/2015, 11:13

Libertà di licenziamento senza criteri di verifica dei risultati e relative sanzioni (o premi) significherebbe solo aggiungere altro marcio a un mondo che già puzza (molto evidentemente non solo dalla testa).

Una volta che il dirigente sia obbligato a (e messo in condizione di) fare il dirigente e non il funzionario di partito, anche il potere decisionale (licenziamenti compresi) deve essere adeguato.

Che differenza ci sarebbe tra pubblico e privato una volta che i criteri di gestione diventassero aziendalistici e non più clientelari?

Certo, un manager può anche essere corrotto ma quello vale anche nel privato.
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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda franz il 05/01/2015, 15:23

pianogrande ha scritto:LChe differenza ci sarebbe tra pubblico e privato una volta che i criteri di gestione diventassero aziendalistici e non più clientelari?

Dal punto di vista delle gestione per me non ci devono essere differenze.
Queste esistono negli obbiettivi, che nel pubblico sono diversi rispetto al privato, ma non nelle modalità di gestione (management) delle risorse. E per risorse intendo sia quelle materiali (cose, beni, strutture) sia quelle umane.
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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda flaviomob il 05/01/2015, 16:39

Un dirigente pubblico strapagato, raccomandato e inefficiente, con la facoltà di licenziare ad libitum, semplicemente eliminerebbe i dipendenti pubblici critici e scomodi in grado di denunciarne le malefatte.

Quelli che, insomma, "se l'è cercata" (cit.)


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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda franz il 05/01/2015, 16:42

Sopra ogni dirigente pubblico pero' c'è un politico eletto (da noi) che o è connivente (ed allora non c'è proprio nulla da fare se non rimuovere il politico) oppure licenzia il dirigente che fa danni.
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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda flaviomob il 05/01/2015, 16:58

O c'è qualche gnorri "non c'ero non sapevo"... ;)


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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda franz il 05/01/2015, 17:52

Un'amica forumista, che è stata a lungo in ulivo.it ed anche qui, scrive su FB


Confessioni

Quando, quasi 40 anni fa, cominciai a lavorare per la Pubblica Amministrazione, mi ci buttai con tutta l'anima, convinta di lavorare per dare ai cittadini migliori e sempre più efficienti servizi. C'erano difetti, sì, ma si potevano correggere...

Ben presto mi accorsi che la responsabilità individuale e il merito non avevano buona reputazione dentro la P.A.; ma mi buttai a capofitto nella successive riforme, da Cassese a Bassanini, sperando che potessero cambiare le cose, e far diventare la P.A. uno strumento moderno ed efficiente di governo. E sperai pure che ce la facesse Brunetta, che è di destra, e cattivo, a raddrizzarne le storture...

Oggi, confesso che mi sono da tempo convinta che la P.A. è un grosso animale, che digerisce tutto, anche le riforme più agguerrite, rendendole innocue e trasformandole in semplici adempimenti burocratici, incapaci di cambiarne la sostanza.
Un grosso animale il cui scopo è mantenere e riprodurre se stesso, del tutto indifferente alla quantità e qualità dei servizi resi ai cittadini, che sono un mero accessorio, nutrendosi e ingrassandosi con le tasse di tutti (e con la complicità di tutti).

Ci ho molto pensato a margine della vicenda dei vigili romani; ai quali non è richiesto né senso di responsabilità, né senso del dovere, qualità fastidiose per la sopravvivenza della P.A. Così che, se uno ce le ha, ce le ha, e si adatta a conviverci, sicuro che non meriterà, per questo, nemmeno un centesimo... come accade a quei pochi vigili che, a S. Silvestro, hanno preso regolarmente servizio.

Così come sono sicuri, tutti gli altri, che non avranno nemmeno una piccola sanzione, nonostante gli strepiti che adesso lanciano Marino e Renzi... è la P.A., bellezza. Cambiarla è un'impresa titanica...
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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda pianogrande il 05/01/2015, 18:04

flaviomob ha scritto:Un dirigente pubblico strapagato, raccomandato e inefficiente, con la facoltà di licenziare ad libitum, semplicemente eliminerebbe i dipendenti pubblici critici e scomodi in grado di denunciarne le malefatte.

Quelli che, insomma, "se l'è cercata" (cit.)


Sono d'accordo.
E' per questo che devono cambiare i criteri di gestione (gli obiettivi e il controllo del loro raggiungimento e le azioni conseguenti).

Se il dirigente si rivela inadeguato agli obiettivi per i quali è pagato (da noi) il primo a pagarne le conseguenze deve essere lui come deve valere il contrario in caso di buoni (o ottimi) risultati.

Questo si ripercuoterebbe su tutta la scala gerarchica.

Non sto dicendo niente di eccezionale (a livello teorico).

Il problema è avere la volontà e la forza e la capacità di applicarli in pratica questi criteri.

Quindi, il problema è, innanzitutto, politico.

Infatti è Renzi che sta cercando di risolverlo.

Auguri!
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Re: In effetti il 2015 comincia bene ... (nel senso di male.

Messaggioda franz il 05/01/2015, 18:48

pianogrande ha scritto:
flaviomob ha scritto:Un dirigente pubblico strapagato, raccomandato e inefficiente, con la facoltà di licenziare ad libitum, semplicemente eliminerebbe i dipendenti pubblici critici e scomodi in grado di denunciarne le malefatte.

Quelli che, insomma, "se l'è cercata" (cit.)


Sono d'accordo.

Io no, un simile dirigente si priverebbe dei dipendenti migliori e rimarrebbe con delle ciofeche di servi sciocchi e incapaci.
E quindi non riuscirebbe a riaggiungere gli obbiattivi prefissati, che sono alla base del concetto illustrato sopra da Ichino.
Ogni incarico dirigenziale deve essere assegnato sulla base di obiettivi precisi, misurabili, riferiti ai risultati da ottenere nel servizio alla cittadinanza, ma anche ai tassi di assenze tra i dipendenti, al livello medio della loro prestazione e alla eliminazione delle eccedenze di personale. E che gli obiettivi stessi e il grado di loro raggiungimento siano immediatamente visibili dalla cittadinanza, in modo che anche il vertice dell’amministrazione debba rispondere di eventuali indebite indulgenze verso i dirigenti inetti. Però, se vogliamo responsabilizzare la dirigenza pubblica sugli obiettivi, occorre che essa si riappropri di prerogative manageriali alle quali ha troppo diffusamente abdicato.
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