Iafran ha scritto:I partiti politici sono in crisi perché obbediscono ad un ordine venuto da chissà dove?
L'ordine è venuto dal nostro stesso "io": il culto della propria persona fa saltare sul piedistallo (o sul carro del vincitore) gli interessati, che dispongono e pensano alla strategia per uscirne sempre vincenti.
Gli obblighi verso gli elettori, per questi opportunisti, sono molto secondari.
1) Partiti sono in crisi.
I partiti così come erano strutturati nella prima Repubblica non esistono più. Si è fatta strada nella seconda Repubblica l’idea del partito padronale lanciata da SB.
Non deve affatto meravigliare se una parte di italiani ha visto di buon occhio questa nuova forma partitica.
E' un’estensione allargata di quanto ha affermato Gianfranco Fini qualche anno fa riferendosi ai suoi camerati passati all’interno del PdL. “Vedono tutti in Berlusconi la figura del Duce”. E non aveva torto.
Un elemento di attrazione per una fascia di italiani era quello dell’uomo solo al comando che risolve tutto. “Ghe pensi mi”. Un Duce in pectore.
Dei colonnelli di An di un tempo, nel Pdl – Forza Italia, è rimasto solo Gasparri, in quanto assimilabile alla categoria “forchettoni” ben nota nel periodo fascista.
Come non è affatto un caso che Alessandra Mussolini, abbia anche lei rivisto in Berlusconi la figura del nonno. Ed abbia voluto seguire il Duce Silvio nella declinante Forza Italia anziché ricongiungersi con i vecchi camerati rispostatisi a destra. Storace, La Russa.
L’idea del partito personale contagia poi Antonio Di Pietro, ed altri microcosmi della politica.
Anche se i partiti avevano chiuso il loro secondo ciclo repubblicano qualche anno fa, Gustavo Zagrebelsky, lo rende noto ufficialmente per la prima volta una sera del marzo 2012, all’ex Teatro Smeraldo di Milano.
Quest’anno sono stati due ex a precisare che i partiti per come li conoscevamo non esistono più. Cirino Pomicino e Bonanni.
Il battistrada Berlusconi ha fatto proseliti.
Prima è Beppe Grillo ad avere successo, copiando la formula : “Fiat Dux”. In quanto la fortuna gli ha irriso perché la sua azione è corrisposta al punto massimo di sgretolamento dei partiti in essere tra il 2012 e il 2013.
Poi, rispondendo ai vari input che lo sostengono da più parti, ma soprattutto per la sua natura a vocazione ducesca, è toccato ad assumere questo ruolo a Matteo Cuor di Coniglio(Quello che scappa per la porta posteriore, sempre dalle situazioni imbarazzanti). Seguendo i consigli di Verdini e di “papà” Berlusconi.
Ora che anche la sua stella è declinante (vedi Stefano Folli su La Repubblica, circa il pensiero attuale dei palazzi romani, ma non solo, anche i sondaggi lo danno tutti quanti, chi più e chi meno, in declino. ( 70 % a giugno con l’effetto 80 euro, all’ultimo 49 % degli ultimi rilevamenti).
Declinando il primo matteo, l’astro nascente, che viene pompato in questo momento da tutti i media è l’altro Matteo. Quello dei tombini di ghisa.
Anche lui alla rinascente Lega, ha dato un’impostazione padronale e verticistica. C’è lui, parlano tutti solo di lui, mentre intorno al sole padano c’è il deserto.
Perché agli italiani, questa visione ducesca affascina non poco.
“Ci vuole Salvini,….ci vuole Salvini” gridavano due evidenti leghisti in spe, una decina di giorni fa in un servizio di Agorà sugli scontri del giorno prima in Via Ravenna a Milano.
Nel ’19-’20-’21- ’22 nell’area milanese, e non solo, gridavano: “Ci vuole un Duce,…ci vuole un Duce”.
E qualche anno più tardi, Germania, ’30 – ’33, gridavano: “Ci vuole un Furer,……ci vuole un Furer…”.
Chi dimentica la storia è costretto a riviverla.
Primo Levi