da mariok il 03/12/2014, 10:02
Quando dico che la storia ha dato torto a Berlinguer, mi riferisco alla sua "terza via", non quella di Blair, ma il progressivo inserimento nel sistema economico-sociale di elementi di socialismo, capaci di portare per via democratica al graduale superamento del capitalismo, prospettiva alla quale Berlinguer coerentemente non ha mai rinunciato.
Questa "terza via" si è men che meno realizzata in Italia, ma anche nel resto del mondo la direzione è stata tutt'altra: quella di un turbo-capitalismo e di un potere finanziario dilagante.
Credo che i motivi di questo fallimento (il secondo, dopo quello del socialismo reale) siano molteplici. Uno però mi sembra prevalente: quello di aver fatto coincidere gli "elementi di socialismo" unicamente con i meccanismi di redistribuzione e con il welfare, senza affrontare il nodo "a monte" delle nuove possibili forme di democrazia economica.
Finché la produzione della ricchezza è affidata alla proprietà privata ed al mercato (per quanto possa essere teoricamente ben regolato), ci sarà sempre più "solidarietà" che non potremo permetterci. (In questo senso intendo per "solidarietà" non la carità e tanto meno la distribuzione corporativa dei privilegi, ma la capacità di una società, attraverso le sue istituzioni democratiche, di assicurare anche ai più deboli diritti fondamentali, come la salute e l'istruzione, e pari opportunità).
Se un imprenditore non trova conveniente continuare ad investire in Italia, con quale legge lo si può obbligare a farlo, a meno di non ricadere in forme già sperimentate (e fallimentari) di statalismo e di falso collettivismo? E se le aziende chiudono o delocalizzano, con quali risorse si potrà dare sostegno a chi resta inevitabilmente senza lavoro?
Da questo punto di vista, la sinistra, quella italiana ma non solo, non è stata capace di una profonda analisi critica dei fallimenti del '900 e si dibatte ancora tra il velleitarismo e l'irrilevanza politica.
In particolare in Italia il PCI (anche quello di Berlinguer) ha sprecato malamente l'unica esperienza che poteva, se ben sviluppata, rappresentare qualcosa di nuovo: quella delle cooperative, che si sono invece adeguate alle pratiche (anche le peggiori, vedi caso Unipol - Consorte) dell'affarismo dominante in gran parte dell'economia nazionale. Per non parlare di esperienze originali e quasi uniche al mondo (tranne Germania e pochi altri casi), come quelle dell'Iri e delle aziende pubbliche in generale, certamente degenerate a causa del sistema di potere ex DC-PSI, ma rispetto alle quali la sinistra non ha certo brillato per migliori capacità di gestione e per onestà e trasparenza (vedi, ultimo ma non unico, il caso MPS).
Quanto a Craxi, al di là delle idee e delle capacità personali, come avrebbe mai potuto "modernizzare" il paese avendo alle spalle come partito un comitato d'affari?
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville