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Il nocchiere

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Il nocchiere

Messaggioda Salemi il 02/12/2014, 18:12

Ci mancava solo questa. Muti al Colle a dirigere la banda dei Granatieri di Sardegna.

Non bastava la mite Madia alla PA, in modo tale che non cambiasse niente, gattopardescamente parlando, quando a dirigere la PA con tutti i problemi che ha ci voleva un generale dei Carabinieri a 4 stelle.


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MUTI AL COLLE, IL FIGLIO: “RENZI HA CHIAMATO, È UNA COSA SERIA” (Senza emoticons perché non sarebbe una cosa seria)
(Giampiero Calapà).
02/12/2014


NAPOLITANO RESTA PER IL SEMESTRE EUROPEO (31 DICEMBRE), POI “VALUTERÀ”.

Bisogna osare nella vita, come nella politica”, parola del maestro Riccardo Muti. “Per me mio padre è e resta un direttore d’orchestra, ma dell’eventuale elezione al Quirinale abbiamo parlato in famiglia, con lui, e sappiamo che una cosa del genere è troppo seria per non essere presa con serietà. Ed è quello che faremo, il suo nome lo ha fatto Renzi, e una proposta del premier, appunto, è una cosa seria”. A parlare è Domenico Muti, terzogenito del maestro, laureato in Legge, curatore di tutti i contratti del padre per la “Riccardo Muti Music” e vicepresidente dell’esclusivo Circolo ravennate e dei forestieri. Siamo sulla scalinata di Palazzo Vecchio, sotto alla copia del David di Michelangelo, mentre i cronisti fiorentini assediano il direttore d’orchestra prima del saluto al Consiglio comunale.

POCHI ISTANTI prima, proprio il maestro Riccardo, nel mezzo di Piazza della Signoria – passeggiando con il sindaco Dario Nardella e con Salvatore Nastasi, potente direttore generale del ministero della Cultura – alle domande sul Quirinale esplode in un sorriso: “Di questa cosa non parlo”. Poi, sollecitato ancora, prima dell’ingresso in Palazzo Vecchio, sempre sorridendo soddisfatto interrompe le domande: “No, no, andiamo… Ma perché non mi volete far continuare a dirigere? A me piace tanto… ognuno deve fare il suo mestiere”. Il maestro Muti è ritornato per dirigere di nuovo, ieri sera, un’orchestra cinque anni dopo l’ultima volta nella città, Firenze, che lo ha lanciato e consacrato come direttore, al Maggio musicale dal 1968 al 1980. Matteo Renzi era soltanto un bambino e adesso sogna Muti presidente della Repubblica, avendo già incassato il sì di Silvio Berlusconi (con una condizione: Gianni Letta segretario generale del Quirinale) e registrando proprio ieri un’apertura in questo senso anche dal capo della rinnovata Lega “nera” Matteo Salvini: “Mi piacerebbe un capo dello Stato non politico e non schierato a sinistra”. Giusto ieri sera, del resto, il Quirinale ha dovuto chiarire che l’attuale inquilino del Colle Giorgio Napolitano non si dimetterà prima della conclusione del semestre europeo. Solo “al termine”, il 31 dicembre, “il Presidente compirà le sue valutazioni”, chiarisce la nota quirinalizia. Adesso, di primo pomeriggio, è il maestro Muti che entra in scena: l’assemblea fiorentina si alza in piedi. Lui scherza: “Nel ’68 avevo 27 anni, adesso che ve ne fate di un vecchio… ci sono i vigili là? Potete arrestarmi dopo? Scusate ma i direttori d’orchestra non brillano per intelligenza”. Racconta aneddoti e non risparmia neppure una tirata d’orecchie, alla consigliera del Pd Francesca Nannelli, rea di chiacchierare con un collega mentre il maestro parla: “Scusi lei, se non le interessa quello che dico vada pure via, scusatemi ma per me è come quando dirigo, ho bisogno di silenzio”. E poi un panegirico di Firenze, doveroso, che sa tanto di omaggio al premier Renzi: “Amo il senso della bellezza che vi circonda e rende unici nel mondo: se Firenze vive in maniera vibrante e bella, lo farà anche il resto dell’Italia”. Ma il passaggio più interessante è questo: “Nel 1968 Firenze ha creduto in me e ha aperto le porte a un giovane sconosciuto vincitore di concorso. Dopo quarant’anni possiamo chiamarlo buon fiuto. Bisogna osare nella vita, come nella politica”. Il maestro Muti è arrivato a Firenze nella mattinata di ieri, lo ha accolto Dario Nardella: “Del Quirinale io non mi occupo”, si affretta a dire ai cronisti il sindaco. A pranzo, nella terrazza sull’Arno dell’Open Bar, vicino Ponte Vecchio, c’è tutta la famiglia Muti: la moglie Cristina e i figli Chiara, Francesco e Domenico, nati tutti e tre a Firenze. Poi ci sono, appunto, il sindaco e Nastasi. Per l’importante incontro al ristorante hanno predisposto una saletta riservata. Muti, 73 anni, è nato a Napoli. Anche a tavola non risparmia battute, ma sul Quirinale si fa serio. Pochissimi secondi per affermare che non potrebbe certo tirarsi indietro di fronte a una responsabilità così alta per la Patria, lui che è il massimo studioso esistente di Giuseppe Verdi (proprio domani Rai5 trasmetterà in prima serata una lezione del maestro sul grande compositore). Nardella promette la consegna del silenzio, nessun politico del Pd e della maggioranza pronuncerà il nome di Muti prima dell’inizio ufficiale della corsa al Colle, quando sarà palesato se ce ne saranno le condizioni. Intanto si susseguono le portate: crudi di pesce, tartare di tonno e ravioli al tartufo bianco. Il gran finale in serata con Schubert e ›ajkovskij, al Maggio erano previsti il sottosegretario Luca Lotti e il ministro Maria Elena Boschi, trattenuti a Roma dal Consiglio dei ministri. Non ha rinunciato al concerto il ministro Dario Franceschini, un altro con qualche ambizione presidenziale. Ad accoglierlo nel foyer, i padroni di casa Agnese Renzi e Marco Carrai.

Da Il Fatto Quotidiano del 02/12/2014.
Salemi
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Re: Il nocchiere

Messaggioda Salemi il 02/12/2014, 18:32

Ma perché i renziani sono fatti così? Sempre pronti a rigirare la frittata. Sempre a travisare i fatti, sempre a stravolgere la realtà?

Stamani, un renziano indigeno, in età avanzata tra l'altro, giurava e spergiurava che fosse stato Artini a chiamare l'Immacolata Concezione, e non viceversa.



E Renzi chiamò il ribelle Cinque Stelle dopo l’espulsione.

( Luca De Carolis).
02/12/2014

L’AUDIO DI “PIAZZAPULITA” METTE NEI GUAI ARTINI ANCHE PIZZAROTTI VA A LA7 E RISCHIA LA CACCIATA.

Doveva essere tregua per tutti, tranne uno. Proposta dal direttorio, accettata dal diarca Casaleggio, nel giorno in cui gran parte dei dissidenti ha abbassato le armi. Lo stop alle espulsioni non valeva sicuramente per il “ribelle” Pizzarotti, che ieri in prima serata è apparso a Piazzapulita. Ma a riaprire le epurazioni ad ampio spettro ora potrebbe essere il caso Artini, esploso proprio durante il programma su la 7. In un servizio, il deputato appena espulso dal Movimento viene ripreso mentre risponde al cellulare a Renzi: “Matteo buongiorno. Scusa sono microfonato, non vorrei…”. Agli occhi di vertici e falchi, potrebbe suonare come la prova dei contatti diretti tra il Pd renziano e i dissidenti, delle prove di annessione.

La certezza rimane l’ostilità di Casaleggio e del suo staff per Pizzarotti, a un passo dall’espulsione. Potrebbero mostrargli il cartellino rosso il 6 dicembre, il giorno prima dell’assemblea degli eletti che il sindaco ha convocato nella sua Parma. A meno che il direttorio non riesca nell’impresa quasi impossibile di ricucire. E DIRE che ieri tirava aria di pace armata, tra i parlamentari del Movimento. Che tra oggi e domani potrebbero ricevere la visita di Casaleggio. Nell’attesa il direttorio ha fatto la sua prima mossa, con lo stop alle espulsioni. “Dobbiamo ripartire tutti assieme” ha sostenuto (in sintesi) Roberto Fico nell’assemblea di domenica scorsa. “Dobbiamo fermarci, così ci facciamo del male” ha ripetuto in queste ore Di Maio. Linea condivisa anche dagli altri tre del coordinamento, Alessandro Di Battista, Carlo Sibilia e Carla Ruocco. Presenti domenica, quando Fico ha provato a rassicurare i colleghi infuriati per la controfirma del capogruppo Andrea Cecconi alle espulsioni dei dissidenti Artini e Pinna. Uno strappo, perché a ratificarle avrebbe dovuto essere il presidente del gruppo Alessio Villarosa. Cecconi l’ha fatto soprattutto per sminare la prossima assemblea congiunta (spostata da mercoledì a giovedì), che avrebbe dovuto discutere anche delle 20 richieste incrociate di espulsione. Archiviate, per ora. “Abbiamo tante altre cose di cui discutere” confermaCecconi. Così preferisce anche il direttorio, con Di Maio che ha spinto con la casa madre di Milano per fermare le epurazioni. Ottenendo un via libera a tempo. Della serie: proviamo a vedere se i dissidenti “si ravvedono” I CRITICI hanno fatto la loro parte, cominciando a rendicontare spese e restituzioni sul sito apposito ( tirendiconto.it  ). Dovrebbero farlo tutti i 16 dissidenti a rischio, che pure rivendicano di aver effettuato già i bonifici. C’è chi si è messo in regola seminando stilettate, come Walter Rizzetto: “Il sito tirendi  conto.it   non è stato votato da alcuna assemblea, i parlamentari (da codice) dovrebbero rendicontare sul portale del Movimento”. La tensione resta alta. Anche in Senato, dove pende l’annuncio di dimissioni di Giuseppe Vacciano, furente per il direttorio. Venerdì Grillo aveva chiamato alcuni senatori di peso per promettere loro l’inserimento nel coordinamento. Ma ieri da Milano sono arrivati segnali diversi: “Per ora non se ne parla, si aprirebbero troppi problemi”. Un parlamentare riassume: “Per cinque nominati a palazzo Madama se ne andrebbero altri 20”. In serata, Piazza-pulita. Pizzarotti risponde collegato da Parma. Gli citano Cecconi (“Se vai in tv senza permesso qualcosa ti succede”). E lui: “Questi toni non aiutano, io non chiedo il permesso per esprimere la mia opinione. Quando si agisce in coscienza non si deve avere paura di nulla”. Sull’assemblea del 7: “Non è un incontro cospirativo, si parlerà di buona amministrazione. Verranno anche gli espulsi? Per me sono persone, la stima e l’affetto rimangono”. Quindi alza il tiro: “Il direttorio doveva essere scelto con altro metodo, il blog ha deciso per tutti. E ad Artini andava garantito il diritto al contraddittorio”. E ancora: “Il M5S per me è il luogo giusto, non me ne vado, ma dobbiamo riscoprire i valori e l’orgoglio del 2009”. La bomba però si chiama Artini, ospite in studio. In un servizio lo riprendono mentre parla in viva voce con Villarosa, che si lamenta: “Io così non ci sto più, non si può andare avanti con colpi d’accetta dall’alto”. Soprattutto, lo registrano mentre risponde a Renzi, suo compagno alle medie: “Buongiorno, Matteo, aspetta che sono microfonato”. L’ex 5 Stelle dice molti “grazie”. Poi, frase gergale: “La frusta per il suo culo”. In diretta, Artini si infuria: “Queste cose non andavano trasmesse, è scandaloso”. Si alza e se ne va. Telefona Villarosa: “La rete aveva deciso le espulsioni, ed è sovrana, io ero d’accordo”. Ma il caso Renzi-Artini è già deflagrato. Chissà con quali schegge.

Da Il Fatto Quotidiano del 02/12/2014
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Re: Il nocchiere

Messaggioda ranvit il 02/12/2014, 18:40

E qual'è il problema (se Renzi cerca di convincere un grillino a passare con lui)? :roll:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il nocchiere

Messaggioda annalu il 02/12/2014, 19:16

ranvit ha scritto:E qual'è il problema (se Renzi cerca di convincere un grillino a passare con lui)? :roll:

Ranvit, il problema non è certo Renzi in questo caso. Il problema direi che è Piazza Pulita che trasmette una telefonata personale (rubata per caso) e così cerca di mettere in difficoltà Artini stesso, che ha detto a Renzi solo quattro parole di cortesia, che però faranno infuriare Grillo e forse farano naufragare ogni ulteriore dialogo.
A me sembra che cercare di recuperare alcuni 5 stelle in buona fede sia assolutamente doveroso ma non certo facile, dato il clima che si respira in quel movimento.

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Re: Il nocchiere

Messaggioda gabriele il 02/12/2014, 19:38

annalu ha scritto:
ranvit ha scritto:E qual'è il problema (se Renzi cerca di convincere un grillino a passare con lui)? :roll:

Ranvit, il problema non è certo Renzi in questo caso. Il problema direi che è Piazza Pulita che trasmette una telefonata personale (rubata per caso) e così cerca di mettere in difficoltà Artini stesso, che ha detto a Renzi solo quattro parole di cortesia, che però faranno infuriare Grillo e forse farano naufragare ogni ulteriore dialogo.
A me sembra che cercare di recuperare alcuni 5 stelle in buona fede sia assolutamente doveroso ma non certo facile, dato il clima che si respira in quel movimento.

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Annarosa,
eviti però un punto. Quello di una persona espulsa da un movimento che non solo passa dall'altra parte (tutto lecito, per carità) ma che sfrutta la situazione del momento per andare sotto i riflettori e infangare persone e personaggi pubblici, senza che questi possano dire nulla. Il tutto per imbonirsi Renzi e compagnia cantante. Un po' come fece Orellana a suo tempo; lo stesso Orellana che col suo voto salvò il governo Renzi dall'ennesimo voto di fiducia passato, guarda a caso, grazie al suo voto.

Tutto questo non mi sembra molto corretto e la dice lunga su come è gestita l'informazione in questo paese e anche su come la vuole gestire il PD.

PS
che clima si respira invece nel PD?
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Il nocchiere

Messaggioda Salemi il 02/12/2014, 20:06

GIUSTIZIA
Riforma della prescrizione, un nuovo flop
Dopo la sentenza Eternit, il premier aveva detto: "Bisogna cambiarla subito". E invece il Consiglio dei ministri ha evitato di discuterne: Ncd è contrario, e vorrebbe in cambio le intercettazioni.Alla Camera i deputati della commissione Giustizia tentano di fare per conto loro: un testo unificato sulla prescrizione dovrebbe essere pronto entro dieci giorni
DI SUSANNA TURCO
02 dicembre 2014


Riforma della prescrizione, un nuovo flop
E niente, anche il ri-annuncio è andato male. E dire che, all’indomani della sentenza di annullamento delle condanne sul processo Eternit, Matteo Renzi era stato perentorio: “Bisogna cambiare la prescrizione”, aveva detto. Invece neanche ieri notte, in consiglio dei ministri, la riforma è andata in porto, causa il mancato accordo nella maggioranza. La discussione è stata rinviata “perché non c’è stato tempo per farla”, ha detto mite il ministro Orlando.

Dopo la stupefacente sentenza della Cassazione, la spinta verso una riforma che fino a ieri si dava per dispersa. Tanto più perché il governo l'aveva approvata ad agosto in consiglio dei ministri, senza però metterla nero su bianco. E finendo così pure per rallentare i lavori in Parlamento
Parole che si prestano a una certa ironia: per un verso, perché la prescrizione riguarda proprio i tempi dei procedimenti giudiziari, ed ha ucciso un milione e mezzo di processi in dieci anni. Per l’altro, perché il governo aveva in sostanza dato per fatta in già in un paio di occasioni la riforma. La prima volta in giugno, annunciando le linee guida della sospirata epocale riforma della giustizia. La seconda volta, in maniera ancora più marcata, a fine agosto, con il consiglio dei ministri in cui si articolò in un decreto legge e sei ddl (di cui due di iniziativa parlamentare e quattro di delega al governo) tutto il pacchetto giustizia.

Il caso della condanna annullata per la vicenda Eternit è solo l'ultimo esempio di come l'ultimo grado di giudizio spesso si trasformi in una tragicommedia all'Italiana. Che rispecchia il rapporto tra classe dirigente e toghe. L'analisi del giudice-scrittore
La prescrizione, all’epoca, faceva parte della riforma del processo penale e, per contemperare le opposte esigenze di una durata ragionevole del processo e di rafforzamento delle garanzie difensive, prevedeva uno stop al countdown per massimo due anni dopo la sentenza di primo grado (a condizione che fosse di condanna) e di un anno dopo l’appello. Una formulazione che non ha mai convinto gli alfaniani dell’Ncd. Tant’è che da subito il punto specifico della riforma è stato imboscato nelle nebbie della riforma complessiva: in sostanza, non se ne è parlato più. Anzi, per essere più esatti, non si è parlato più di tutta la riforma del processo penale: il testo, pur annunciato, non è mai arrivato in Parlamento.

Il dramma della nostra giustizia è una questione di tempi. Addirittura letali nei procedimenti penali, perché finiscono per cancellare i reati e annullare le responsabilità
Adesso, al suo risorgere per causa della cronaca (il processo Eternit), l’Ncd per bocca del viceministro alla Giustizia Enrico Costa è tornato a sventolare la “controrichiesta” degli alleati di governo: diciamo sì alla prescrizione, ma solo se in contemporanea si porta avanti il ddl che riforma la normativa sulle intercettazioni. Un antico cavallo di battaglia del centrodestra che, posto di nuovo sul tavolo adesso, ha il pregio di aggiungere un tocco di surrealità a tutto il processo riformatore. Già, perché la riforma della disciplina degli ascolti davvero non ha mosso un passo: già a fine agosto, con una vaghezza decisamente significativa, Renzi aveva spiegato in conferenza stampa che per parlarne bisognava anzitutto audire i direttori dei giornali, rimandando di fatto il provvedimento alle calende greche.


Finita qua? Nemmeno per sogno. Mentre il governo si propone di riparlarne in uno dei prossimi consigli dei ministri, una parallela riforma della prescrizione tenta di muovere i suoi primi passi in Parlamento. Non è infatti che i parlamentari se ne siano stati nel frattempo con le mani in mano. La commissione Giustizia della Camera aveva anzi autonomamente cominciato a discutere della riforma della prescrizione ben prima che, in giugno, cominciassero i vari annunci del governo. Le mosse dell’esecutivo avevano però indotto la presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti a traccheggiare, per rispetto istituzionale, con una serie lunghissima di audizioni, in attesa del testo del governo, che però non è mai arrivato.


Un curioso caso, ma non l’unico, in cui l’annuncite provoca il rallentamento delle riforme. Comunque due settimane fa, Ferranti ha annunciato d’essersi stufata di aspettare: “Spero che il governo voglia esprimersi, intanto noi andiamo avanti”, ha chiarito. E così si arriva all’attualità: la commissione sta lavorando per accorpare le tre proposte attualmente presentate da Pd, M5S e Scelta civica, domani tornerà a discuterne, entro dieci giorni dovrà essere pronto il testo unificato, che poi si comincerà a votare. Sempre nella speranza che il governo “prenda posizione”: anche se, a questo punto e visto l’ulteriore rinvio in consiglio dei ministri, la strada più probabile appare quella di un emendamento dell’esecutivo al testo parlamentare, previo stralcio delle norme dal pacchetto sul processo penale. Un intervento sostanzialmente tardivo, che arriverebbe quando l’iter del provvedimento è così avanzato da non permettere una adeguata armonizzazione tra i testi parlamentari e quelli governativi. Ma tant’è. La stessa cosa è già accaduta con la responsabilità civile dei magistrati. E intanto, i Cinque stelle premono, promuovendo un’iniziativa di mail bombing per chiedere alla presidente Boldrini e al capogruppo Pd Speranza di “calendarizzare la prescrizione il prima possibile”.

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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Re: Il nocchiere

Messaggioda annalu il 02/12/2014, 20:35

gabriele ha scritto:Annarosa,
eviti però un punto. Quello di una persona espulsa da un movimento che non solo passa dall'altra parte (tutto lecito, per carità) ma che sfrutta la situazione del momento per andare sotto i riflettori e infangare persone e personaggi pubblici, senza che questi possano dire nulla. Il tutto per imbonirsi Renzi e compagnia cantante. Un po' come fece Orellana a suo tempo; lo stesso Orellana che col suo voto salvò il governo Renzi dall'ennesimo voto di fiducia passato, guarda a caso, grazie al suo voto.

Tutto questo non mi sembra molto corretto e la dice lunga su come è gestita l'informazione in questo paese e anche su come la vuole gestire il PD.

Raffaele, qui non ti seguo. Secondo te un politico espulso da un movimento dovrebbe subire l'espulsione in silenzio, senza spiegare le proprie ragioni?
E secondo te l'informazione dovrebbe trattarlo come un lebbroso e non consentirgi di parlare in pubblico?
Quanto all'infangare, chi ha infangato per primo? A mio parere ha cominciato Grillo espellendolo, e solo dopo Artini ha replicato.
Un politico ha il dovere di difendersi e di difendere le proprie opinioni. Se il gruppo di cui faceva parte lo ha espulso, che altro può fare un politico, se non cercare appoggi in altre forze politiche che, almeno su alcuni punti, sarebbero d'accordo con le sue opinioni?
Questo ovviamente non ha nulla a che vedere col clima interno del PD su cui potremmo discutere a lungo, a cominciare per esempio dalla famosa vicenda dei 101, sulla quale nessuno sembra voler fare luce.

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Re: Il nocchiere

Messaggioda gabriele il 02/12/2014, 21:00

annalu ha scritto:
gabriele ha scritto:Annarosa,
eviti però un punto. Quello di una persona espulsa da un movimento che non solo passa dall'altra parte (tutto lecito, per carità) ma che sfrutta la situazione del momento per andare sotto i riflettori e infangare persone e personaggi pubblici, senza che questi possano dire nulla. Il tutto per imbonirsi Renzi e compagnia cantante. Un po' come fece Orellana a suo tempo; lo stesso Orellana che col suo voto salvò il governo Renzi dall'ennesimo voto di fiducia passato, guarda a caso, grazie al suo voto.

Tutto questo non mi sembra molto corretto e la dice lunga su come è gestita l'informazione in questo paese e anche su come la vuole gestire il PD.

Raffaele, qui non ti seguo. Secondo te un politico espulso da un movimento dovrebbe subire l'espulsione in silenzio, senza spiegare le proprie ragioni?
E secondo te l'informazione dovrebbe trattarlo come un lebbroso e non consentirgi di parlare in pubblico?
Quanto all'infangare, chi ha infangato per primo? A mio parere ha cominciato Grillo espellendolo, e solo dopo Artini ha replicato.
Un politico ha il dovere di difendersi e di difendere le proprie opinioni. Se il gruppo di cui faceva parte lo ha espulso, che altro può fare un politico, se non cercare appoggi in altre forze politiche che, almeno su alcuni punti, sarebbero d'accordo con le sue opinioni?
Questo ovviamente non ha nulla a che vedere col clima interno del PD su cui potremmo discutere a lungo, a cominciare per esempio dalla famosa vicenda dei 101, sulla quale nessuno sembra voler fare luce.

Annalu


Annorosa, il post espulsione fa parte della campagna acquisti. Tu infanghi, io ti do un posto. Ok ok, non ci sono le prove, sono solo illazioni. Illazioni che però vengono confermate dalla telefonata di Renzi, e dalla progressione "politica" che hanno avuto anche le altre espulsioni.

Espellere non è infangare. Lo ha fatto il m5s, l'ha fatto il PD e non so quante altri organizzazioni, società ed enti a questo mondo. Se non rispetti le regole, sei fuori.

Infangare invece è far pensare che il m5s si basi solo sui presunti affari di Grillo sul blog, estrapolando un discorso fatto a due, spiattellandolo in prima serata su un programma di approfondimento, senza che la controparte potesse dire nulla.

Queste non sono ragioni, sono solo un'opportunità politica che il buon Renzi gli ha subito servito su un piatto d'argento.

Tutto legale anche se subdolo e moralmente discutibile. A ognuno, ovviamente, il giudizio su cosa sia giusto o sbagliato...
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Il nocchiere

Messaggioda pianogrande il 02/12/2014, 23:59

"Subdolo e moralmente discutibile".

Per me è una perfetta definizione della coppia business Grillo Casaleggio.

Espellono ma non si può dire le proprie ragioni perché quello è infangare.

Fanno le liste di proscrizione dei giornalisti ma è l'informazione che infanga.

Rifiutano ogni alleanza a fine di governo del paese buttando nel cesso milioni di voti e le speranze che c'erano dietro ma è contro il popolo (o "i cittadini" se preferite) chi a governare almeno ci prova.

Loro sono puliti (come chiunque viva sotto una campana di vetro... o in rete).

Quante lezioni di correttezza è in grado di dare gente simile?

Quanto buon esempio?

Ma per favore!
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il nocchiere

Messaggioda flaviomob il 03/12/2014, 1:48

Del resto chi sono Grillo e Casaleggio per gestire milioni di voti? Un paio di dilettanti allo sbaraglio, un comico e un visionario che peraltro fanno dei bei soldoni tra spettacoli a pagamento e portali internet.
Che cosa si poteva chiedere loro? Di essere statisti?
Dovrebbe interrogarsi la classe politica, invece, su di un voto di protesta talmente massiccio. Che oggi, deluso da tutti, si rinchiude nella spirale dell'astensione. Ci vorrebbe il sano, vecchio associazionismo. Associazioni di scopo, con obiettivi chiari ma limitati. Riunite in liste civiche locali da cui far partire un'aggregazione che possa avere rappresentanti nazionali. Ma persone serie, ricercatori, mondo del non profit, volontariato, gente impegnata da tempo.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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