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Commenti sui ministri

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Commenti sui ministri

Messaggioda Giovigbe il 21/02/2014, 20:23

Invito i forumisti a postare qui commenti sui nuovi ministri (molti poco conosciuti) per condividerli con tutti

Poletti al lavoro.

sapete chi é, che pensa

Piace (sembra) a cazzola di NCD non è un buon viatico
Ci sono uomini che usano le parole all'unico scopo di nascondere i loro pensieri. VOLTAIRE
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Re: Commenti sui ministri

Messaggioda trilogy il 22/02/2014, 9:35

Nell'insieme del governo Poletti è una delle scelte più interessanti. Senz'altro meglio dei soliti giuristi esperti di "....." che hanno affondato il paese in una selva inestricabile di norme. Il potenziale per fare bene lo ha.

Giuliano Poletti,da coop a sfide lavoro e welfare

"Sono convinto che la condizione essenziale per ottenere buoni risultati sia quella di una collaborazione efficace con il Parlamento e con le forze sociali". Non perde tempo il neo ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti a dettare il suo metodo: collaborazione e dialogo. Ed è certo che dovrà usare tutte le qualità di mediatore che gli vengono riconosciute per affrontare le nuove sfide che lo attendono. La prima è l'occupazione ancora in calo (-1,9% dicembre 2013) e quella giovanile sempre più aleatoria e flessibile con una disoccupazione al 41,6%. Poi ci sarà tutto il pacchetto legato al Jobs Act, la riforma del lavoro che Matteo Renzi ha promesso per marzo. Toccherà a lui vedersela nel ginepraio delle varie forme contrattuali che il premier vuole ridurre drasticamente e dovrà anche battezzare l'introduzione di un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti fino a quella generale dell'art.18 come vuole la maggioranza del Pd. Sempre sul tavolo del ministro del Lavoro finiranno anche le 160 vertenze di aziende in crisi che il dicastero di Via Veneto dovrà affrontare insieme al Ministero dello Sviluppo.

Altro tema cruciale per il rilancio dei consumi interni è l'alleggerimento del cuneo fiscale che deve restituire competitività alle aziende e più potere di acquisto in busta paga ai lavoratori. Il nuovo governo, e quindi il suo ministero competente, ha poi ereditato la vicenda "esodati" generata dalla riforma Fornero delle pensioni, sulla quale ci sarà ancora da fare degli aggiustamenti. Sarà poi necessario rinnovare gli strumenti di sostegno al reddito, in particolare il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e, nello specifico, la Cig in deroga. La nomina di Poletti "è stata una sorpresa" ma non troppo se si pensa che Legacoop, l'associazione che riunisce 15 mila imprese cooperative e di cui è presidente nazionale, mentre il Paese era in piena emorragia occupazionale, fra il 2011 e il 2012, ha aumentato i suoi dipendenti da 480.435 a 492.995 (+2,6%). Non a caso il premier Matteo Renzi uscendo dall'incontro con Napolitano, nel presentare la lista dei ministri ha detto: "mi piace pensare che nel mandato di Poletti ci sia anche una delega al Terzo settore dal quale può uscire una opportunità di cambiamento". Sessantatrè anni, imolese,due figli, Poletti ha una carriera tutta trascorsa dentro la politica e il mondo della cooperazione, che ha scalato fino a diventare presidente nazionale di Legacoop e, da qualche mese, numero uno dell'Alleanza delle cooperative. E' stato assessore comunale, vice presidente del circondario Imolese e consigliere comunale, nonché ultimo segretario della federazione di Imola del Partito comunista, fino al 1989. Considerato vicinissimo per anni al presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani e all'ex premier Massimo D'Alema, è stato uno fra i primi, insieme al mondo della cooperazione, a guardare con attenzione alle novità portate da Matteo Renzi. Qualche giorno fa, ad un convegno a Bologna, si diceva convinto che Renzi fosse l'uomo giusto: "Credo che una cosa cui dovrebbe guardare con cura questo presidente sia di evitare di continuare con una produzione legislativa che genera burocrazia, ostacoli, anziché essere un aiuto allo sviluppo".
Ultima modifica di trilogy il 22/02/2014, 9:38, modificato 1 volta in totale.
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Re: Commenti sui ministri

Messaggioda franz il 22/02/2014, 9:37

Lista sobria, con poche conferme e molte novità.
Ma siamo abituati alle liste dei ministri.
Aspettiamo i risultati.
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Re: Commenti sui ministri

Messaggioda Giovigbe il 22/02/2014, 23:42

dal sito dell'Huffington Post

Col sorriso delle grandi occasioni, Silvio Berlusconi l’ha salutata così, alla fine di una cena tra vecchi amici: “Federica, prima o poi questa tessera di Forza Italia dovrai fartela…”.

Lunedì sera, Federica Guidi era ad Arcore, insieme al padre Guidalberto. Cena tra vecchi amici, che hanno un’antica consuetudine. Per parlare degli imprenditori da coinvolgere nella nuova Forza Italia. Cinque giorni dopo è arrivato il ministero allo Sviluppo economico, quello, per intenderci con delega alle Comunicazioni: “Un capolavoro di Verdini” sussurrano nella corte del Cavaliere.

Perché Federica è una berlusconiana vera, imprenditrice tosta. Più volte Berlusconi l’ha corteggiata come volto nuovo da lanciare. E più volte l’ha coinvolta nell’attività che considera più importante degli organigrammi di partito: coinvolgere imprenditori, fare fund raising, tenere i contatti con quel mondo refrattario nei confronti della politica politicante. Ecco perché una delle prime telefonate di congratulazioni alla neo ministra è arrivata proprio dal Cavaliere. Che ai suoi ha consegnato una battuta che la dice lunga: “Abbiamo un ministro pur stando all’opposizione”.

Significa che è in buone mani non solo lo Sviluppo del paese, ma la tutela di Mediaset, il dossier più importante per Berlusconi. È una delega su cui Berlusconi vuole stare sempre al governo.

Al sicuro con Passera, ai tempi di Monti, grazie anche alla supervisione dell’allora sottosegretario alla presidenza Catricalà. Poi al sicuro con Catricalà, ai tempi del Letta uno. Ora in mani sicurissime, quelle di Federica Guidi. E chissà se il prestigioso incarico non fosse già nell’aria lunedì sera. Fonti informate assicurano che l’oggetto della cena era il coinvolgimento di Federica in Forza Italia. E che la trattativa si è composta nelle ultime ore. Comunque: meglio di così non poteva andare.

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Re: Commenti sui ministri

Messaggioda flaviomob il 23/02/2014, 13:51

Da L'ESPRESSO:

Chi è Maria Carmela Lanzetta, il ministro
che divide Matteo Renzi e Pippo Civati
La nuova titolare del dicastero degli Affari Regionali, ex sindaco antimafia di Monasterace, in direzione aveva votato contro il segretario a Palazzo Chigi e alle primarie sosteneva Civati. Che ora dice: “Non ne sapevo nulla, Renzi sta facendo di tutto per farsi votare contro”
di Paolo Fantauzzi

Pierluigi Bersani la andò a trovare per convincerla a non dimettersi dal paesino della Locride in cui era sindaco. Pippo Civati l’ha inserita nel suo “pantheon” ideale della sinistra per il coraggio e la determinazione e poi nella lista a sostegno della sua candidatura a segretario. Adesso Matteo Renzi l’ha portata a Palazzo Chigi, nominandola ministro per gli Affari regionali, ruolo rivestito fino a ieri da Graziano Delrio. Una scelta che però, anziché creare convergenza, pare allargare il fossato fra i due ex rottamatori .

Farmacista, 59 anni, dal 2006 e fino alla scorsa estate Maria Carmela Lanzetta è stata prima cittadina di Monasterace (Reggio Calabria). Sette anni vissuti pericolosamente, come può esserlo rappresentare le istituzioni in una zona ad altissima densità mafiosa. E per la Lanzetta non ci sono state eccezioni: la farmacia di famiglia incendiata, colpi d’arma da fuoco contro l’automobile e contro la serranda del negozio, le minacce anonime e l’assegnazione della scorta come “coronamento” finale.

Nel 2012 si dimise perché “stanca e delusa dalla politica” che l’aveva lasciata sola. Una dura critica anche nei confronti del Pd, tanto da spingere l’allora segretario Bersani a farle visita per convincerla a ripensarci. Per un altro annetto, fino allo scorso luglio, quando un assessore vota contro la costituzione di parte civile del municipio in un processo in cui è coinvolto un tecnico comunale e lei capisce che è ora di dire basta.

Finisce l’esperienza da amministratore locale ma inizia quella nel partito: alle primarie sostiene Giuseppe Civati, entra in direzione e la settimana scorsa è fra i pochi che votano contro l’ordine del giorno che dà il benservito a Enrico Letta e porta Renzi a Palazzo Chigi.

Adesso, di quel governo che non voleva, Maria Carmela Lanzetta farà parte. Incoerenza? “Sono una militante e dirigente del Pd, non di un gruppo staccato dal contesto generale. Ho espresso le mie perplessità ma se c’è da rimboccarsi le maniche non ho mai lesinato il mio contributo”, ha affermato lei in un’intervista a Repubblica. Anche perché, ha raccontato, fino a ieri sera non sapeva di essere stata scelta come ministro e sarebbe stato Delrio, a colloquio Renzi-Napolitano ancora in corso, a preannunciarle la nomina.

Certo è che Pippo Civati non l’ha presa affatto bene e ha visto nella scelta del neo-premier non solo l’intenzione di trovare una copertura a sinistra ma anche il tentativo di rendere più difficile un voto contro l’esecutivo. Poche gelide parole affidate al blog : “Renzi si dimostra molto disinvolto, ma non è una novità. Del resto, è il suo metodo, già sperimentato. Maria Carmela Lanzetta aveva votato contro il governo in direzione nazionale. Ora entra nel nuovo esecutivo come ministro. Le faccio gli auguri, ma non ne sapevo nulla. Né da Renzi, né da lei. Nessuno ha ovviamente inteso avvisare me o i componenti della delegazione ‘civatiana’ in direzione nazionale. Renzi sta facendo di tutto per farsi votare contro”.

Le perplessità della sinistra interna, insomma, restano. E a decidere come lunedì voteranno i sei senatori “civatiani” sarà la riunione di area a Bologna. Di sicuro, pare di capire, a far cambiare giudizio sull’esecutivo non basterà la presenza della Lanzetta. Che sul tavolo di ministro - da parte sua - troverà dossier tutt’altro che semplici, come la gestione del passaggio dall’Imu o l’abolizione delle province, uno dei punti fondamentali su cui Matteo Renzi si gioca la propria credibilità.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Commenti sui ministri

Messaggioda pianogrande il 23/02/2014, 14:28

Renzi vuole la "copertura a sinistra".

Ecco.
Abbiamo capito chi è il padrone della sinistra.
Come osa Renzi chiamare al governo qualcuno di sinistra?
Mi sembra di sognare.
Si continua a dire che Renzi deve stare attento a Berlusconi .....

Ero ragazzo e una volta ho aperto una finestra che stava dietro a un signore piuttosto anziano.
Questo si è alzato, ha chiuso la finestra e con tutta calma mi ha detto: il nemico preferisco averlo di fronte.

Povero PD, condannato a non avere leader.
Il PD ha un sistema immunitario attivissimo contro questi biechi tentativi di avere successo e di combinare qualcosa di buono.

Propongo una repubblica multipresidenziale e con partiti diretti da un collegio di settecentoottantaquattro segretari.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Commenti sui ministri

Messaggioda Iafran il 23/02/2014, 16:57

pianogrande ha scritto:Propongo una repubblica multipresidenziale e con partiti diretti da un collegio di settecentoottantaquattro segretari.

A me sembra che ci sia già (con il presidenzialismo si legalizzerebbe bene - tramite le sempre attive vie private - "il capocupola").

Giovigbe ha scritto:Invito i forumisti a postare qui commenti sui nuovi ministri (molti poco conosciuti) per condividerli con tutti

Ha importanza sapere la qualità, l'onestà e la serietà dei ministri se questi debbono sempre rispondere ad un parlamento di "spiccati intenditori" ("intenditori" ... da larghe intese), di avventurieri, di faccendieri e di plurinquisiti?
Questi, faranno soprattutto per loro stessi, ed i cittadini pagheranno a caro prezzo quel che faranno per l'Italia!

Stamattina, sulla prima pagina de "il Fatto Quotidiano" una vignetta di Mannelli (a Renzi che diceva "Io mi gioco la faccia", altri commentavano "Il culo sempre noi, he ..?) rendeva bene l'idea sul futuro degli italiani con questa "classe di governanti".
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Franceschini apre ai privati

Messaggioda Robyn il 23/02/2014, 17:38

A dire il vero non si capisce cosa significa aprire ai privati la gestione dei beni artistici e culturali.Se si privatizza un castello è facile che il cittadino non potrà più entrarci se non a pagamento.Il privato pyuò decidere di buttare giù il castello e farci un parcheggio.Invece altra cosa e la partnership del privato.All'interno di un bene artistico e culturale il privato può aprirci dei servizi ma devo lasciare libero l'ingresso e non posso assolutamente modificare l'estetica del bene artistico e il paesaggio naturalistico a fianco.L'ingresso del privato in tutti gli ambiti della vita sociale può restringere gli spazi di libertà per cui c'è modo e modo di realizzare la partnership del privato nei beni artistici e culturali
Per esempio ci ho aperto un piccolo pub una rivendita di libri una piccola sala cinematografica ma in cambio devo fare la manutenzione del bene artistico come tagliare l'erba e altre cose
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: Commenti sui ministri

Messaggioda mauri il 23/02/2014, 20:09

leggendo le notizie relative alle nuove persone sembra siano in gamba, però un conto sono i curricola un altro quello che sapranno realizzare, una novità assoluta per l'italia sono 8 donne ministre ed è già un segnale forte di cambiamento
io continuo a sperare in bene
lanzetta guidi mi sembra l'ora di superare le barriere architettoniche mentali sx e dx perchè qui c'è una missione da compiere per il bene collettivo
ciao mauri
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Sul governo una certezza e un dubbio

Messaggioda franz il 23/02/2014, 20:48

Editoriali
23/02/2014
Sul governo una certezza e un dubbio
luca ricolfi

Il governo Renzi ha giurato, gli italiani – dopo una settimana di Sanremo alquanto impegnativa – si preparano ad assistere al nuovo spettacolo, quello della politica nazionale, più perplessi che entusiasti, più preoccupati che curiosi, più speranzosi che fiduciosi.

Anch’io mi sento parte di questo sentire strano e, a mia memoria, del tutto senza precedenti.

Un sentire che, per quel che riesco a capire, deriva dal fatto che nella mente di tante, forse tantissime persone, si sono installate una certezza e un dubbio. Una certezza granitica e un dubbio inestirpabile.

La certezza granitica è che «Matteo ce la deve fare». Ce la deve fare perché il nostro Paese è in tragico ritardo su tutti i fronti, e questa è l’ultima occasione. Credo che fra la gente normale, non ammalata di faziosità e di politica, nessuno si auguri un fallimento di Renzi. Persino coloro che lo detestano, coloro che lo trovano sfrontato e vanitoso, coloro che si sentono turbati dalla sua spregiudicatezza, persino tutti costoro non si augurano davvero un naufragio del governo Renzi. Perché tutti, quasi tutti, sentiamo che l’Italia non si può permettere un altro periodo di caos e ingovernabilità, e che caos e ingovernabilità sarebbero i frutti avvelenati di un’eventuale caduta di Renzi.

Accanto alla certezza granitica c’è però anche il dubbio, un dubbio grande come una casa. Chi non crede nei miracoli, o perlomeno non crede che la politica sia capace di miracoli, non riesce a nascondersi che quello che Renzi sta chiedendo agli italiani è un vero e proprio atto di fede. Un qualcosa che va contro ogni ragionevole aspettativa e ogni realistica valutazione dei confini del possibile. Renzi ci sta chiedendo di credere nel nuovo in quanto nuovo. Nessun’altra credenziale, che sia visibile a noi cittadini ignari, sembrano possedere la maggior parte dei nuovi ministri se non quella, appunto, di essere nuovi. Ma ci si può entusiasmare solo del fatto di vedere facce nuove, fresche, giovani e femminili?

Forse sì, ma permettetemi di dare un’occhiata ai curricula, sempre che le cose che uno fa nella vita – studi, ricerche, esperienze professionali – abbiano ancora un qualche valore. Intanto, salvo un paio di nomi, di veri giovani ce n’è ben pochi, a meno di definire «giovani» persone che hanno superato i 40 anni (nel mondo della gente comune una persona di 40 anni è un adulto, e spesso ha vent’anni di lavoro alle spalle). Questa normalità anagrafica del governo, il fatto di non essere un governo di ragazzini, è tutt’altro che un difetto, considerato che, per un ministro, l’esperienza e la competenza negli ambiti di cui si dovrà occupare sono delle virtù. Ed eccoci al punto dolente: i medesimi curricula che rivelano che l’età media dei membri del governo sfiora i 50 anni, ci offrono un quadro tutt’altro che rassicurante proprio su esperienza e competenza. Superata la soglia dei 40 anni, e a maggior ragione superata quella dei 45 o dei 50 anni, ci aspetteremmo che un ministro – ossia una persona chiamata ad occupare il posto di più alta responsabilità in un dato ambito – sia scelto fra i migliori nel suo campo. Dove essere fra i migliori significa aver già dimostrato, nel proprio lavoro, di essere fra i più capaci, i più preparati, i più disinteressati. Questo è essenziale, in particolare, nei ministeri (a mio parere quasi tutti) in cui non bastano esperienza e competenza politiche, ma occorre una profonda familiarità con la materia di cui il ministero si occupa. Perché se è vero che in certi ministeri (ad esempio agli Affari esteri, o agli Affari regionali) quel che conta è soprattutto l’esperienza politica, diplomatica o amministrativa, è ancor più vero che nella maggior parte degli altri (e più che mai nel caso di Economia, Lavoro, Istruzione, Pubblica Amministrazione, Sanità, Giustizia), è cruciale che il ministro abbia una conoscenza non superficiale delle materie che tocca. Detto per inciso, è proprio questo uno dei difetti principali della «vecchia» politica: la storia della seconda Repubblica è piena di riforme abortite, degenerate, o stravolte in quanto pensate da ministri esclusivamente preoccupati del «messaggio politico», ma del tutto incapaci di valutare le conseguenze effettive delle leggi che promulgavano. Ministri, insomma, ignari del fatto che anche l’idea migliore può generare il suo opposto, perché «il diavolo si nasconde nei dettagli».

Da questo punto di vista il governo Renzi è veramente molto vecchio, ossia costruito con una logica vecchia. Là dove serviva esperienza politica e c’era un ottimo ministro, universalmente stimato e noto in tutto il mondo, ossia al ministero degli Esteri, si invita Emma Bonino a farsi da parte. E là dove sarebbero serviti i migliori dei rispettivi campi, ossia nei ministeri che richiedono anche competenza tecnica, in troppi casi (non in tutti, per fortuna: vedi ad esempio Economia e Istruzione) si piazzano politici puri, senza alcuna credenziale nelle materie di cui dovrebbero occuparsi, ma con un’attenzione degna di miglior causa agli equilibri fra le forze politiche e fra le correnti del Pd. Politici cui sarebbe ingiusto rifiutare a priori qualsiasi credito, ma cui è altrettanto difficile affidarsi con la tranquillità che ci trasmette un bravo nocchiero.

Ed ecco allora una domanda vera, nel senso che davvero non so come siano andate le cose: perché tutti i nomi eccellenti che sono girati per i ministeri chiave sono caduti?

Nei giorni del totoministri giravano nomi di altissimo livello come quelli di Lucrezia Reichlin, Oscar Farinetti, Andrea Guerra, Alessandro Baricco, Pietro Ichino, Tito Boeri. Se fossero entrati tutti, o ne fossero entrati altrettanti consimili, sarebbe stato davvero il nuovo, un corpo mortale inferto alla vecchia politica. E io non sarei qui a scrivere questo articolo, né avrei letto le decine di commenti preoccupati che sono usciti sui giornali di ieri (sabato).

Che cosa è successo?

Io non l’ho capito. Renzi ha chiesto a tutti o a quasi tutti di entrare nel suo governo e ne ha ricevuto altrettanti rifiuti? E se sì, qual è la ragione?

Una possibile risposta è che, chiunque nella sua vita abbia lavorato davvero, abbia dimostrato le sue capacità, e abbia raggiunto una posizione di prestigio, non ha molta voglia di immolarsi per una posizione di ministro che potrebbe durare poco, e guadagnargli solo frustrazioni, arrabbiature, impopolarità e discredito.

Una seconda possibile risposta, molto più inquietante, è che Matteo Renzi sia apparso ai suoi potenziali ministri con le idee troppo vaghe sui contenuti. Che di fronte alla giusta domanda «per fare che cosa dovrei diventare ministro?» si sia tenuto un po’ tanto sulle generali.

Come siano andate le cose non lo so, e forse non lo sapremo mai. Per questo, per ora, non riesco a liberarmi né della mia certezza, che sia un bene per l’Italia che Renzi ce la faccia (in bocca al lupo!), né del mio dubbio, e cioè che Renzi non si sia reso conto fino in fondo della smisuratezza dell’impresa che ci promette di compiere.

http://www.lastampa.it/2014/02/23/cultu ... agina.html
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