da pierodm il 03/01/2009, 4:51
Intanto vedo con piacere che sono state debellate - solo per il momento, lo so - le tabelline.
Andando avanti pagina su pagina, mi ero dimenticato di quello che era contenuto in quelle iniziali, pur conservandone una vaga coscienza.
Sono andato a dare un'occhiata, e mi sembra chiaro che il discorso ha cominciato da subito a ignorare sia lo scritto di saviano, sia l'articolo di Scalfari, che qualcuno aveva molto opportunamente postato.
Forse influenzato dal fatto che concordo pienamente con Scalfari, mi sembra molto curioso che il suo articolo sia scivolato via senza suscitare la minima reazione - o forse non mi sembra per niente curioso, ma anzi molto pertinente.
Ne cito qui di seguito solo alcune righe:
In realtà il fenomeno è molto più antico, le sue radici affondano non già nel passato prossimo ma in quello remoto. Molto prima dell'ultima guerra e molto prima del fascismo, l'Italia liberale e monarchica era infetta nelle midolla e non mancavano neppure allora intellettuali e artisti che denunciavano con parole di fuoco il trasformismo e la corruzione.
...I Vicerè", il grande romanzo storico di De Roberto è un documento spietato del malaffare nelle classi dirigenti meridionali. Lo Stato unitario ancora non esisteva ma la corruzione infestava da tempo il regno borbonico e quello papalino.
Se questo è vero - e difficilmente si può negare che sia vero - è chiaro che le ragioni di questo fenomeno sono complesse, intrecciate e molteplici, dato che praticamente rimettono in discussione un'intera storia di una nazione che già di suo è complicata.
Una storia che - tra tante caratteristiche di cui è composta - vede anche quella di essere la storia non di "una" nazione, e tanto meno di "uno"stato, ma di stati, nazioni e culture diverse, le quali sono oltre tutto cambiate di segno, di colore e di appartenenza molte volte nel corso del tempo.
Ci sono tuttavia - non vi preoccupate, non mi sto lanciando in una rievocazione a tutto campo, solo un accenno - ci sono tuttavia un paio di momenti cruciali strettamente italiani, un momento di svolta epocale diciamo "mondiale" o almeno europea, e un elemento unificante di quasi tutte le molteplicità.
Quest'ultimo elemento è la presenza cattolica, specialmente quella contro-riformistica.
I due momenti cruciali sono l'epoca della fusione tra cultura germanica e romana, mai perfettamente riuscita in Italia, e l'epoca risorgimentale che ha dato luogo all'Italia contemporanea.
La svolta epocale fu quella della fine del Rinascimento, segnata dallo spostamento del baricentro economico-politico dal Mediterraneo alla zona atlantica e nord-europea.
Anche solo per fare un discorso di larga massima ala ricerca dell'intreccio di questi elementi non basterebbe un libro - per altro ne sono stati scritti molti - e quindi sarebbe patetico tentare di farlo qui e adesso. E' sufficiente ricordare che esiste il problema, e che in questo problema è racchiusa la risposta - se c'è - alla domanda finale di Scalfari: dunque esiste una vocazione fatale alla corruttela che inchioda da più di due millenni la nazione latina e poi quella italica e italiana a questa peste devastante?
Per inciso: Scalfari mette nel conto anche l'epoca romana antica, che io ho tolto via per una mia personale convinzione che non sia assimilabile al discorso generale, e che confonde la questione.
Ora, per ridurre l'area del nostro discorso, torniamo al federalismo.
I vari regni e signorie che hanno contraddistinto la nostra storia raffigurano proprio la situazione che si verrebbe a creare con il federalismo: regni e signorie che sono esattamente quelli nei quali si è sviluppata e ha proliferato la corruttela.
Non è stato mai lo "stato centralista" ha creare o sviluppare la corruzione, perché in Italia fino a una manciata di decenni fa non c'è mai stato uno stato unitario e centralista.
Naturalmente, questa è una constatazione di fatto, un po' grossolana ma grossolanamente corretta.
Possiamo aggiustarla e limarla, ma non fino al punto da contraddirla nel suo elemento essenziale.
Dico questo non per tornare sul federalismo in sè, ma soprattutto per ricordare quanto sarebbe (è) sbagliato cercare "una" causa e riporre fede in "una" soluzione.
Anche quando ho accennato allla mancanza, in Italia, di una presenza storica dello stato centrale e unitario - com'è stato quello della gran parte dei paesi europei occidentali - che avrebbe potuto far evolvere la nazione, la società e la cultura civile in altro modo, mi rendo conto che non solo è una tesi molto semplificata, ma che presenta numerose sfaccettature, contraddizioni e anche molti lati discutibili ......
---------- Aaaaaagh ----------------------
Avevo scritto, poi, altre cose, seguitando il discorso, ma nemmeno il copia-incolla cautelativo mi ha salvato: è saltato il login e insomma si è incollata solo la metà di quello che avevo scritto.
Va be', pazienza. Cioè no, porcaccia la miseria puttana.
Insomma, sic transit gloria mundi, sed alea jacta est, ad maiora, viva Zeman.