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Italia, paese di inoccupabili

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Italia, paese di inoccupabili

Messaggioda mauri il 09/10/2013, 19:43

soluzioni? risposte?
è facile sparare a zero, invece bisogna fare e progettare il problema va risolto
da un ministro mi aspetterei questo, ma evidentemente lui è un inoccupabile e mi domando come sia arrivato a fare il ministro
ciao

"L'Italia esce con le ossa rotte dai dati dell'Ocse diffusi ieri: dati che ci mostrano come gli italiani siano poco 'occupabili', perché molti di loro non hanno le conoscenze minime per vivere nel mondo in cui viviamo e non costituiscono capitale umano su cui investire per il futuro". Affermazioni pesanti di per sé, ancora di più se a pronunciare è il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Eppure è proprio così, Giovannini ha dipinto gli italiani alla stregua di un paese di ‘inoccupabili” intervenendo a un convengo sul Senato sui 10 anni della legge Biagi.

"Quelle cifre - ha aggiunto - ci mostrano quanto siamo indietro in termini di capitale umano e di occupabilità. La responsabilità di questa situazione - ha concluso - è di tutti". Il dato di ieri dell'organizzazione mostrava come l'Italia sia tra gli ultimi posti al mondo per le competenze fondamentali necessarie a muoversi nel mondo del lavoro e della vita sociale.
http://www.huffingtonpost.it/2013/10/09 ... _ref=italy

Indagine istruzione Ocse, Italia in fondo alla classifica per competenze alfabetiche e matematiche (DATI)
http://www.huffingtonpost.it/2013/10/08 ... _ref=italy
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Re: Italia, paese di inoccupabili

Messaggioda pianogrande il 09/10/2013, 22:34

Brutta storia.
La cultura non si mangia.
Sulla scuola non si investe.
Per lavorare basta una bella raccomandazione.
Le donne sposino un milionario.
Ecco il risultato.

Siamo il paese di canalecinque.

Ho una idea.
Insegniamo il dialetto della Val Brembana nelle scuole.

La responsabilità è di tutti, dice Giovannini.

Tutti responsabili, nessun responsabile?
Ma chi si crede di essere?
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Italia, paese di inoccupabili

Messaggioda franz il 10/10/2013, 7:31

Se ne occupa anche Andrea Moro, su NfA: http://noisefromamerika.org/articolo/co ... e-dato-piu

Soluzioni? Non ci sono, per il domani. E nemmeno dopodomani.
La situazione è questa e per cambiarla occorreranno 20 anni come minimo (per incidere su metà della popolazione lavorativa) e 40-50 come massimo. Cominciando adesso.

La responsabilità è quindi di chi ha gestito negli ultimi 40-50 anni la scuola, l'educazione e l'inesistente formazione professionale. Ma direi che la responsabilità non è solo "Ministeriale": la estenderei in senso lato a tutto il mondo della scuola, insegnanti in testa. Ma anche agli studenti. A tutti quelli che hanno ostacolato ogni riforma (con scioperi, cortei, occupazioni) anche quelle proposte dal centrosinistra (ricordo le contestazioni a Berlinguer).

E' chiaro che le competenze non sono basse a causa di tare ereditarie degli italiani. le competenze sono basse perché la scuola funziona male. Perché la cultura che sta attorno alla formazione in italia è malsana.

Pianogrande ha sintetizzato ottimamente
Per lavorare basta una bella raccomandazione.
Le donne sposino un milionario.

Ma questo è un adattamento al fatto che la scuola non è di qualità e quindi ci si deve arrangiare.

Aggiungo che la situazione è resa piu' drammatica dal fatto che i piu' occupabili se ne vanno all'estero.
Ben 140'000 italiani se ne vanno ogni anno, per lo piu' giovani (media 34 anni). Dal 2008 al 2012 gli iscritti all'AIRE sono aumentati di quasi 700'000 unità. Vanno in Germania, Francia, Svizzera. Non sono piu i migranti con la valigia di cartone legata con lo spago ma ingeneri, medici, tecnici qualificati, imprenditori.
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Re: Italia, paese di inoccupabili

Messaggioda pianogrande il 10/10/2013, 11:00

Se ne vanno già "studiati" a nostre spese.
Ecco un'altra conseguenza negativa dei nostri sistemi di selezione basati sulle logiche di clan.
Siamo il paese dei figli di ......
Le stesse logiche impediscono di avere altrettanta immigrazione intellettuale.
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Re: Italia, paese di inoccupabili

Messaggioda franz il 10/10/2013, 12:41

pianogrande ha scritto:Se ne vanno già "studiati" a nostre spese.

Non sempre. A volte se ne vanno proprio per finire di studiare. Per fare un master. Poi non è inusuale che durante il master il Prof che ti segue ti indichi una o due occasioni interessanti ed alla fine uno rimane all'estero o per lavorare o per fare il dottorato.

Comunque la definizione di "inoccupabili" sarà cruda ma è la realtà.
Visti i grafici è dura fare impresa in Italia e non serve molto sbandierare che cerchiamo di sopperire con la fantasia e l'estro italico.

Vedere anche http://www.lavoce.info/competenze-degli ... -peggiori/

Poi visto che si parla di soluzioni, è chiaro che il rientro di alcuni milioni di emigrati (4 e rotti) potrebbe dare una spinta.
Tuttavia i pochi casi che ci sono stati non si sono risolti brillantemente.
Se la logica del merito è assente e valgono le raccomandazioni, chi ha piu' relazioni amicali con i baroni o la politica passa davanti a tutti e chi è ritornato in Italia spesso ha rinunciato per tornarsene all'estero. Qualche caso di rientzro di successo esiste ma sonouna goccia nel mare, se 140'000 se ne vanno ogni anno.
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Re: Italia, paese di inoccupabili

Messaggioda trilogy il 10/10/2013, 19:14

l'aspetto tragico dell'Italia è che queste problematiche emergono ogni anno, e ogni volta abbiamo due tre giorni di psicodramma politico sindacale,a cui non fa seguito nulla. Non c'è nessun cambiamento concreto, e alla pubblicazione del rapporto l'anno successivo la sceneggiata si ripete.

C'è un problema noto da anni, nella matematica e nelle materie scientifiche? Si guardi a cosa fanno i paesi al vertice delle gratuatorie internazionali e ci si adatti.
C'è un problema sulla formazione continua...gestita dalle Regioni... si guardi alle mgliori esperienze straniere, e ci si adegui.

L'altro aspetto tragico dell'italia, è rappresentato dal fatto che metà del PIL è spesa pubblica, e in questo settore ogni cambiamento si rivela sostanzialmente impossibile. Questo mentre il mondo esterno cambia sempre più rapidamente. Per cui solo per mantenere la propria posizione nelle graduaotire internazionali, occorre innovare di continuo, figuriamoci per guadagnare delle posizioni....
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Re: Italia, paese di inoccupabili

Messaggioda franz il 10/10/2013, 21:50

Anche Ichino ci mette il suo carico da 4

http://www.corriere.it/scuola/13_ottobr ... 731e.shtml

Stipendi bassi e poco peso alla meritocrazia: incapaci di attrarre gli insegnanti migliori

Perché (ora) sono inutili più fondi alla scuola
L’Italia investe molto nell’istruzione, ma spende male. Studiamo più ore e siamo meno bravi degli altri

Studiamo più ore, ma siamo meno bravi degli altriStudiamo più ore, ma siamo meno bravi degli altri
I risultati della prima indagine Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competence ) sono una doccia fredda per chi pensa ancora che la scuola italiana sia, nonostante tutto, migliore di quella di altri Paesi.

Quando il confronto non si basa su aneddoti («mia figlia ha frequentato un anno all’estero ed era la piu brava...»), ma sui risultati di questionari uguali in 24 Paesi e ai quali hanno risposto campioni rappresentativi della popolazione di età compresa tra i 16 e i 65 anni, il quadro è disastroso. Siamo in fondo alla classifica sia per le competenze linguistiche sia per quelle matematiche. E il disastro riguarda non solo i giovani ma anche gli anziani, a dimostrazione del fatto che i problemi della scuola italiana derivano da lontano, dal suo impianto dirigistico e centralizzato che deve essere radicalmente cambiato. Non continuiamo a illuderci sulle virtù del liceo classico!

Agli italiani viene invece costantemente detto che è solo un problema di risorse destinate alla scuola, ma i dati Ocse (Education at a Glance ) esaminati dal Rapporto del Forum «Idee per la crescita» (vedi e-book del Corriere della Sera) mostrano una realtà diversa.

Nel 1999-2000 la spesa annua per studente era maggiore in Italia rispetto alla media dei Paesi Ocse in tutti e tre i livelli di istruzione: pre-scolare, primaria e secondaria. Ad esempio nel caso della secondaria, lo Stato italiano spendeva 7218 dollari per studente mentre la media Ocse era 5957 dollari (e il confronto è in termini reali, ossia a parità di potere d’acquisto della moneta). È vero che i governi Berlusconi hanno tagliato pesantemente la spesa per l’istruzione e lo hanno fatto nel modo peggiore possibile, ossia colpendo alla cieca non solo chi meritava di essere punito, ma anche chi con fatica e senza riconoscimenti teneva in piedi la scuola italiana. Tuttavia, nel 2008-2009 la spesa per studente secondario italiano era comunque di 9112 dollari, di poco inferiore alla media Ocse di 9312. E in ogni caso, non sono certo questi tagli la causa della pessima performance dei quarantenni e cinquantenni nella indagine Piaac.

Ha ragione chi nota che lo Stato italiano spende poco per la scuola in proporzione al Pil e in proporzione alla spesa pubblica totale, ma quello che conta per valutare se le risorse sono scarse o sufficienti è la spesa per studente. E il motivo per cui questa spesa, nonostante tutto, è alta in Italia deriva dal forte calo demografico che ha caratterizzato il nostro Paese. Lo Stato italiano non spende poco per i suoi studenti, spende male! E per questo la decisione recente del governo Letta di aumentare i finanziamenti alla scuola, non è affatto rassicurante. Se prima non impariamo a spendere bene, è inutile versare più risorse nella scuola: sarebbe come trasportare acqua con un secchio bucato.

Si sente però anche dire che siano pochi gli insegnanti in Italia o scarse le ore di insegnamento. Anche in questo caso i dati Ocse presentano una realtà diversa. Nella scuola secondaria c’erano in media 10,3 studenti per insegnante in Italia nel 1999-2000 contro una media Ocse di 14,3. Le cifre corrispondenti per il 2009-2010 erano 12 e 13,8. Le ore obbligatorie di insegnamento erano 1020 in Italia nel primo periodo contro una media Ocse di 935 (1023 e 899 nel secondo periodo). I dati sono simili per gli altri livelli di istruzione.
Se le risorse economiche, gli insegnanti e le ore di insegnamento per studente non sono inferiori alla media Ocse, perché allora siamo ultimi nella indagine Piaac?

Viene naturale chiedersi se lo Stato sia in grado di attrarre i laureati migliori alla professione di insegnante dando loro l’autonomia di cui hanno bisogno per disegnare meglio l’offerta formativa e spendere in modo più efficace le risorse.
Gli insegnanti italiani sono pagati poco in rapporto al Pil pro capite, rispetto a quanto sono pagati in media gli insegnanti nei Paesi Ocse. E a questo si aggiunge una lunga gavetta di precariato in cui conta soprattutto l’anzianità e non il merito, per diventare docenti. È difficile pensare che in questo modo si possano attirare i laureati migliori (soprattutto nelle materie scientifiche e tecniche) a meno che non si tratti di persone che abbiano una vera passione totalmente disinteressata per questo mestiere (e per nostra fortuna ce ne sono).

Eppure, ad ogni concorso per la scuola il numero di candidati è sempre largamente superiore al numero di posti disponibili. È un fatto per certi versi sorprendente, ma è facile ipotizzare che non siano i migliori laureati a essere attratti da questa professione, che paga poco ma chiede anche poco (l’orario di lavoro di un insegnante italiano è inferiore alla media Ocse) e assicura il posto fisso.

All’iniquità di una situazione che punisce chi lavora con impegno e premia invece chi la prende come una comoda rendita, bisogna rapidamente porre fine. Lo Stato italiano ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di farlo. È bene allora che, pur conservando il ruolo di finanziatore e regolatore delle scuole pubbliche, lasci ad altri il compito di gestirne le risorse umane e finanziarie.

10 ottobre 2013
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Re: Italia, paese di inoccupabili

Messaggioda pianogrande il 11/10/2013, 17:39

" È bene allora che, pur conservando il ruolo di finanziatore e regolatore delle scuole pubbliche, lasci ad altri il compito di gestirne le risorse umane e finanziarie".

Il soggetto è lo stato.
In un paese diverso, una simile dichiarazione sarebbe un insulto.
Da noi, è quasi una banalità.

Insomma. Lo stato dovrebbe continuare a dare le dimissioni dai suoi compiti più importanti.
Per incapacità, o peggio, dei politici.
A favore di chi?

Dopo il governo dei tecnici un ministero dell'istruzione dei tecnici?
che rispondono a chi?
In base a quali parametri?

E' davvero sconfortante come i politici siano troppo impegnati a spartirsi le poltrone (ed il resto) intanto che a governare il paese dovrebbe pensarci qualcun altro.

Il penoso livello di istruzione degli italiani è conseguenza della politica e del costume di questo paese (molto interdipendenti).
Lo stesso si dica per il penoso livello della politica.

Va bene.
Un governo per salvare la forma ed accesso alla gestione dello stato magari per concorso e/o per gara d'appalto.

Magari, con concessioni pluridecennali come per le spiagge.
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