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Che anno è ? Che giorno è?

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Che anno è ? Che giorno è?

Messaggioda franz il 21/09/2013, 8:02

Che anno è ? Che giorno è?
Pubblicato: Ven, 20/09/2013 - 07:00 • da: Massimo Laccisaglia

Leggo sulla prima pagina del Corriere della Sera l’articolo di Lucrezia Reichlin, che titola “Con la testa sotto la sabbia”, e chissà perchè mi risuona improvvisamente negli orecchi la voce toccante di Lucio Battisti: “Che anno è? ...Che giorno è?” .

Un bell’articolo, condito con spunti di fantasia e di malinconica ironia. Sarà per questo che alla malinconia dell’articolo ha fatto riscontro nella mia testa in automatico la malinconia della voce di Battisti. Ma quanti anni sono che si scrivono le stesse cose? Della crescita che non c’è, del debito che cresce, dell’incapacità della poltica di affrontare i problemi. L’Italia non è in grado di frenare la spesa pubblica in maniera adeguata, nè di rilanciare la competitività. Si va avanti per inerzia, mentre gli inascoltati grilli parlanti continuano a indicare il baratro davanti a noi. Non c’è speranza, numeri alla mano, di ripianare i debiti.

Passo al Corriere Economia, dove in prima pagina Sergio Rizzo esce con un titolo che pure sa di deja vu : “Semplifichiamo, ma i costi aumentano” . Dovremmo conferirgli un premio speciale “alla costanza”, per i tanti pezzi che ha scritto sull’argomento. Si parla tanto di semplificare, ma non viene semplificato un bel nulla, nè per quanto riguarda la giungla fiscale, nè per quel che concerne tutti gli altri vincoli normativi che disciplinano la vita delle imprese. E non dimentichiamo la questione della lungaggine della giustizia civile! E di nuovo Battisti imperversa nella mia testa: “Che anno è?...Che giorno è?”. Struggente.

Il bello è che ora i politici ci fanno il verso e nei talk show dicono le stesse cose che dicono coloro che li attaccano, come se non fossero loro i responsabili. Non c’è lavoro. Troppe tasse. Uno stato troppo invadente. Troppa burocrazia. Ma siete lì, siete in Parlamento e al Governo. Fate qualcosa! E se si parla di tagliare la spesa subito ricattano la gente con lo spauracchio “Allora dobbiamo toccare la spesa sociale”. Come se in questo paese non esistessero sprechi, spese inutili, corruzione, costosi e iniqui privilegi. E come se tagliare l’input, la spesa, dovesse necessariamente equivalere a tagliare l’output, cioè il servizio, nella stessa proporzione.

Non c’è più tempo di tergiversare. Per la spesa dovremo prima o poi usare l’accetta, non il rasoio. Da tagliare ce n’è finchè si vuole, altro che spesa sociale. Il Parlamento della California, uno Stato di 38 milioni di abitanti con un PIL quasi uguale a quello dell’Italia, consta di due rami come il nostro e complessivamente di 120 membri, contro i nostri 951 (incluso i Senatori a vita). Il Parlamento della Svizzera è costituito pure da due rami e conta 246 membri, un numero piuttosto elevato anche a causa della organizzazione in 26 cantoni. In compenso ci sono solo 7 ministri e il Primo Ministro è un primo inter pares a rotazione. Inoltre il Parlamento non è composto da politici professionisti. Le camere federali si riuniscono quattro volte all'anno per tre settimane, mentre per il tempo rimanente i parlamentari continuano a dedicarsi alle rispettive professioni. Altri mondi...Che tuttavia ci fanno venire voglia di smontare tutto il nostro ambaradan e di ricominciare con uno Stato molto più snello.

E con tutto ciò quale sembra essere la principale preoccupazione evocata dai media? Che non cada il governo, per carità! Perchè, se cadesse, chissà dove andrebbe a finire lo spread? Certo, dopo le elezioni tedesche lo spread tornerà a salire, ma non in funzione di quello che potrebbe succedere al nostro inefficace governo, bensì a causa dei numeri e della ovvia insostenibilità della nostra posizione debitoria.

Non c’è una soluzione semplice e indolore per invertire questo stato di cose. I 10 punti di FARE indicano una strada percorribile. Ma più ancora è necessario un cambiamento epocale nelle forze politiche e negli uomini. Chi è oggi in Parlamento è prigioniero di un metodo consociativo e approssimativo, che costituisce la causa prima dei nostri problemi. Consociativo, perchè si preoccupa soprattutto di tutelare qualunque interesse messo in pericolo da un cambiamento dello status quo. Approssimativo, perchè la preoccupazione di non danneggiare nessun gruppo socialmente organizzato ha il sopravvento sulle eventuali capacità di analisi e progettazione.

Ci vorrà molta determinazione, oltre che lucidità di pensiero, per cambiare tutto questo.
http://www.fermareildeclino.it/articolo ... e-giorno-e
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