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Il caso ILVA di Taranto

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda annalu il 16/07/2013, 9:28

franz ha scritto:
flaviomob ha scritto:Smentisce, dopo essere stato attaccato da tutte le parti, le conclusioni della perizia che lui stesso ha allegato.

Ecco, io questa fantomatica perizia proprio non l'ho mai letta per cui non posso sapere cosa contiene e cosa è smentibile.
Il primo che la trova, la segnali pure, così vediamo se è roba seria oppure panzane.

Diciamo che qui si sta sfiorando il ridicolo: la perizia c'è, lo ha detto lo stesso Bondi (lo trovi citato in tutti gli articoli che ho linkato nei miei post).
Siccome ho l'abitudine di leggere i giornali, mi è capitato sott'occhio questo, e lo riporto, ma il rapporto, se vuoi leggerlo per intero, devi cercartelo e trovarlo tu.

Da Huffingtonpost.it:
Ilva, Enrico Bondi si difende: "Fumo peggio dell'Ilva? Mai detto. Ho solo inoltrato un parere prodotto mesi fa"
L'Huffington Post | Di Flavio Bini
Pubblicato: 15/07/2013 19:50 CEST | Aggiornato: 15/07/2013 21:40 CEST

Alla fine, anche lui – notoriamente poco avvezzo al dichiarazionismo, ha dovuto fare un passo indietro e spiegare: “Non ho mai detto, né scritto che il tabacco fa più male delle emissioni dell'Ilva".

Una retromarcia obbligata, quella del commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi, sommerso da un’ondata di critiche per la lettera inviata ad Arpa, Asl e Regione Puglia in cui contestava la Valutazione di Danno Sanitario (VDS) prodotta dall’Arpa a fine maggio, con in allegato lo studio commissionato dall’azienda a 4 esperti secondo cui l’alta incidenza di tumori non sarebbe dovuta allo stabilimento siderurgico ma alle sigarette, “assai diffuse negli anni Settanta”.

Parole inaccettabili per chi dal governo è stato chiamato proprio per prendere un mano uno stabilimento considerato dalla procura di Taranto responsabile di morte e malattie e trasformarlo in un impianto in grado di mantenere e salvaguardare l’occupazione attuale non mettendo in pericolo la vita degli abitanti e dei lavoratori di Taranto.

Stretto dal pressing incrociato di Parlamento, governo, istituzioni locali e associazioni ambientaliste, Bondi ha dovuto precisare: io, quelle parole, non le ho mai dette. Da dove nasce allora il cortocircuito?

Il commissario straordinario ha provato a mettere in fila i fatti questo pomeriggio: “In un procedimento, avviato ben prima del commissariamento è stato richiesto dalla Regione Puglia un parere all'Ilva su un'ipotesi di valutazione del danno sanitario”, ha spiegato Bondi. “L'Ilva ha affidato l'elaborazione di tale parere a quattro docenti universitari. Ho ritenuto doveroso inoltrare tale parere, nel testo che mi era stato trasmesso, come contributo al procedimento avviato dalla Regione Puglia”. In altre parole, Bondi si sarebbe trovato per le mani un testo commissionato dalla vecchia proprietà, molti mesi prima, e che avrebbe soltanto inviato a sua volta alla Regione come richiesto.

L’elaborazione del parere risale, secondo il sub commissario Edo Ronchi, alla fine dello scorso anno. Bondi avrebbe quindi solamente “trasmesso questo parere tecnico”. Una posizione, quello di semplice “passacarte”, che però non assolve completamente il commissario straordinario. C’è la firma di Enrico Bondi nella lettera indirizzata a Vendola, Asl e Arpa. Sono sue le parole che contestano i risultati del rapporto dell’Arpa pugliese: “I criteri adottati e la procedura valutativa seguita presentano numerosi profili critici, sia sotto il profilo dell’attendibilità scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni raggiunge”.
La critica alle conclusioni della Valutazione di Danno Sanitario sono esplicite e a lui direttamente attribuibili. E, nel bene o nel male, è lui oggi il referente verso le istituzioni dell’azienda.

Anche per questo resta alta la pressione sul commissario. La richiesta di dimissioni è arrivata dal governatore della Puglia Nichi Vendola, dal sindaco di Taranto Ippazio Stefano e dal presidente dei Verdi Angelo Bonelli, dopo che ieri inviti a chiarire la sua posizione erano arrivati anche da diversi esponenti del Pd. Resta da capire cosa dirà il commissario al ministro dell’Ambiente Orlando, che ha annunciato ieri un prossimo incontro con Bondi. Il tutto proprio mentre il decreto salva-Ilva bis, passato l’esame della Camera, si appresta ad arrivare in Senato. E chissà che a saltare non sia proprio la nomina del super commissario.

Qui la lettera con la quale Bondi inoltra il rapporto: http://big.assets.huffingtonpost.com/ilva.pdf

Ma perché ti accanisci tanto a difendere Bondi e l'Ilva?
I vari rapporti sono documenti ufficiali, come avrai potuto constatare, e il documento inoltrato da Bondi è invece una sorta di "memoria difensiva" dell'Ilva stessa, cui Bondi sembra prestar fede.
Quanto ai danni e le morti causati dal fumo di sigarette, nel mondo ci sono rapporti e controrapporti dettagliatissimi, a volerli cercare: sono anni che tutto il mondo ci lavora su, ed i produttori di sigarette non sono stati certo in silenzio.

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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda franz il 16/07/2013, 18:04

annalu ha scritto:Ma perché ti accanisci tanto a difendere Bondi e l'Ilva?

Forse per pareggiare (ed in democrazia serve) chi si accanisce contro, oppure (per dirla come dovrebbe piacere a sinistra ma forse non vi piacerà" perché "Ci siamo seduti dalla parte del torto perché dalla parte della ragione i posti erano già tutti occupati". Inutile citare l'autore.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda Iafran il 17/07/2013, 10:00

franz ha scritto:
annalu ha scritto:Ma perché ti accanisci tanto a difendere Bondi e l'Ilva?

Forse per pareggiare (ed in democrazia serve) chi si accanisce contro, oppure (per dirla come dovrebbe piacere a sinistra ma forse non vi piacerà" perché "Ci siamo seduti dalla parte del torto perché dalla parte della ragione i posti erano già tutti occupati". Inutile citare l'autore.

A giudicare "da quel che bolle in pentola" in Italia con una maggioranza parlamentare del 75% (da molti lustri, nonostante le apparenze elettorali), mi sembra che non si trovino posti liberi proprio fra quelli che creano malcontento e che avrebbero maturato torti giganteschi a livello umano, politico e giudiziario; gli altri, i cosiddetti "grilli parlanti", forse, con forti ragioni sociali dalle loro parti, siano in nettissima "inferiorità" (come lo sono sempre stati).
Coloro che sono in maggioranza, d'altronde, (si auto)riconoscono di avere tutte le ragioni del mondo, dettano leggi e ... sono sempre a cavallo.

(Esopo, non a caso, ha scritto "la favola del lupo e dell'agnello") ;)
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda flaviomob il 26/08/2013, 16:35

Discarica Ilva Mater Gratiae: la magistratura arresta, il governo autorizza
di Alessandro Marescotti | 26 agosto 2013

“L’inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui”, scriverebbe nuovamente Shakespeare. A Taranto accade l’inverosimile e l’informazione nazionale mette tutto in sordina. La magistratura ha arrestato il presidente della Provincia Gianni Florido (uomo di punta del Pd locale) per fatti relativi ad una discarica per rifiuti speciali pericolosi dell’Ilva, la Mater Gratiae. Con lui è già finito agli arresti un altro esponente del Pd, Michele Conserva.

Allora cosa fa il governo? Decide di metterci una pietra sopra e di autorizzare per decreto quella discarica. Oggi si riunisce per sanare tutto. Incredibile ma vero. In questo modo potrebbero essere dichiarati a norma anche i palazzi senza collaudo, gli appartamenti senza agibilità o i camion senza revisione. Tutto viene semplificato quando viene tagliato il nodo gordiano.

Ormai siamo abituati a vedere governi che a colpi di decreto rendono legale ciò che non lo era. Ora l’Ilva è nuovamente nella legalità “ope legis”, ossia “per il dettato della legge”. Viene così disinnescata quella mina sulla quale sono saltati gli amministratori del Pd. Sembrano storie diaboliche inventate ad hoc per gettare discredito sulla politica ma sono invece vere e accadono qui, in Italia.

Scendendo nello specifico, vi è un aspetto su cui è interessante riflettere, visto che parliamo di una discarica per “rifiuti speciali pericolosi“, ossia una di quelle più a rischio di ogni altra. Ci sono infatti rifiuti così pericolosi che non si possono conferire in discarica. Questi rifiuti devono infatti subire dei trattamenti preventivi (ad es. solidificazione o vetrificazione). Se ad esempio vi sono rifiuti pericolosi che percolano, essi non possono essere portati in discarica. Vanno prima sottoposti a trattamenti in genere piuttosto costosi che – se fossero applicati ad un’industria inquinante, così come richiede la legge – farebbero impennare i suoi costi di gestione.

Dovrebbe riflettere su questo aspetto il governo che pensa di sanare tutto per decreto, come se per decreto si potesse bloccare il percolato di rifiuti pericolosi non trattati. La cosa curiosa è che questo ennesimo provvedimento “per l’Ilva” si annida in un “pacchetto tagli” che riguarda la pubblica amministrazione: auto blu, precariato, dirigenti scolastici e varie voci della spesa pubblica.

Ma che attinenza ha una discarica privata con la spesa pubblica? Torniamo però alla questione dei rifiuti pericolosi che sono “troppo pericolosi” da essere portati in discarica tal quali. Il passaggio cruciale in questo caso è l’ARPA che potrebbe ficcare il naso in quei rifiuti e farli analizzare. Se infatti l’ARPA facesse controlli a tappeto e puntasse a fare la radiografica completa di quanto finisce nella discarica Mater Gratiae, ecco che si spalancherebbe un mondo. Sarebbe la prova della verità. E’ un atto di coraggio che dobbiamo chiedere non solo all’ARPA ma anche alla magistratura.

Occorre una perizia su quei rifiuti (le due perizie del GIP non hanno toccato le discariche Ilva). Chiederemo ispezioni a metri di profondità su quello che ci è finito dentro in questi anni. Per non parlare della falda acquifera – superficiale e profonda – che scorre sotto la discarica. Più si scava e più ci sarebbe da scavare. Analizzare sistematicamente i rifiuti e caratterizzarli adeguatamente è quello che va fatto.

Se si operasse così, anche questo nuovo “pacchetto” non avrebbe vita facile. I suoi intendimenti potrebbero saltare sulle “sorprese” che si nascondono in questa discarica. E’ veramente odioso che la politica di chi ci governa lavori dalla parte opposta alla nostra. E’ veramente grave il silenzio di tanta politica così loquace in campagna elettorale. Le gravi responsabilità trasversali di questa politica vanno contestate in nome della legalità e della trasparenza.

Perché decretare procedure eccezionali per una discarica che invece deve passare dalle procedure autorizzative ordinarie? E’ bene infatti dire che la questione della procedura “ope legis” di autorizzazione contrasta con ogni più elementare regola europea. I cittadini hanno il diritto di sapere e di avanzare osservazioni alle quali va data risposta. Ad esempio: la discarica ha un adeguato sistema di recupero delle acque meteoriche? O la pioggia porta in profondità tutto ciò che percola? Ed esiste un efficace fondo di impermeabilizzazione? E la falda quanto è inquinata? Sono tutte cose che i cittadini hanno diritto di sapere. La procedura che consente di sapere e di partecipare si chiama AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). L’AIA infatti non vale solo per l’inquinamento dell’aria ma anche per l’acqua e per le discariche. Proprio per questo la questione della Mater Gratiae era spinosissima ed è stata stralciata dall’AIA.

Autorizzare la Mater Gratiae per decreto scavalcando l’iter di legge significa compiere un ennesimo azzardo. I partiti di questo governo devono sapere che, lavorando contro i cittadini, incontreranno solo il loro disprezzo. Tanta sfrontatezza e tanta malapolitica alla lunga si ritorcerà contro il partito trasversale.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08 ... za/692443/


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Associazione a delinquere

Messaggioda flaviomob il 06/09/2013, 16:49

da Repubblica:

Ilva, struttura ombra per conto dei Riva
arrestati cinque fiduciari dell'azienda

Un governo occulto che di fatto gestiva il siderurgico riconducibili alla prorietà che hanno dunque partecipato alla commissione dei reati contestati dalla Procura di Taranto. Sono stati fermati a Milano
di GIULIANO FOSCHINI

Ilva, l'operazione della guardia di finanza
decapitata la struttura-fantasma dei Riva

TAG ilva Una struttura ombra che rispondeva direttamente alla famiglia Riva e governava il siderurgico inquinando Taranto. Tornano le manette all'Ilva: la guardia di Finanza ha arrestato questa mattina cinque dirigenti dello stabilimento con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica incolumità in relazione al testo unico ambientale.

"Il provvedimento è scaturito da approfondimenti investigativi all'esito dei quali è stato ipotizzato che da anni, e precisamente dal 1995, ossia fin dal momento dell'insediamento del Gruppo Riva a Taranto - spiega la Guardia di Finanza - determinati soggetti di diretta derivazione della proprietà (cosiddetti "fiduciari") tenevano sotto stretto controllo lo stabilimento tarantino, avendo il compito effettivo di verificare l'operato dei dipendenti, assicurandosi che fossero rispettate le logiche aziendali".
A firmare l'ordinanza che ha portato in carcere Alfredo Ceriani (69 anni), Giovanni Rebaioli (65), Agostino Pastorino (60), Enrico Bessone (45) e ai domiciliari Lanfranco Legnani (74) è stata il gip Patrizia Todisco. "Il fiduciario - sostiene a Finanza - ha rappresentato una figura di "governo", che dettava disposizioni su tutte le decisioni da adottare all'interno dello stabilimento pur non avendo, nella maggior parte dei casi, responsabilità "ufficiali"; dallo stesso dipendevano anche le decisioni dei vari capi-area. Gli accertamenti svolti - dicono le fiamme Gialle - hanno dimostrato che presso lo stabilimento siderurgico tarantino, la proprietà aveva ideato, creato e strutturato, una "governance" di tipo parallelo, un vero e proprio "governo-ombra" che si avvaleva di: personale dipendente da altri stabilimenti Ilva o società appartenenti allo stesso Gruppo; personale dipendente direttamente dalla Riva Fire spa; consulenti esterni (solitamente attraverso società in accomandita semplice), sia inquadrati che non nell'organigramma aziendale del Gruppo Riva".

Il nuovo filone d'inchiesta sullo stabilimento tarantino è nato da un approfondimento dell'inchiesta madre, quella che ha portato l'estate scorsa al sequestro degli impianti dell'area a caldo e all'arresto di alcuni appartenenti alla famiglia Riva. Ai cinque arrestati è stata contestata l'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica incolumità in relazione al testo unico ambientale.

L'esistenza di un governo "occulto" gestiva l'Ilva era stata descritta dal tribunale del Riesame di Taranto motivando la decisione di rigettare i ricorsi di Riva Fire e Riva Forni Elettrici contro il sequestro di beni per 8,1 miliardi di euro disposto dal gip Patrizia Todisco. Dalle indagini sull'Ilva - attraverso le intercettazioni - è emersa "l'esistenza di una sorta di governo aziendale occulto (non ufficiale) operante all'interno dello stabilimento di Taranto, una struttura ombra costituita da soggetti denominati 'fiduciari', che di fatto governavano il siderurgico".

Secondo i giudici tarantini, i fiduciari sono soggetti "non inquadrati nell'organico di Ilva spa ma riconducibili direttamente alla proprietà e alla famiglia Riva. Alcuni di essi, funzionalmente dipendenti di altre società del gruppo Riva, sono ufficialmente distaccati all'interno dello stabilimento, con deleghe di funzioni; altri, funzionalmente dipendenti delle suddette ulteriori società del gruppo Riva, non sono ufficialmente impiegati presso Ilva spa (ci sarebbe persino un direttore-ombra, ndr); altri ancora operavano od operano all'interno dello stabilimento come consulenti esterni".

I 'fiduciari', secondo quanto risultato dagli accertamenti della Guardia di finanza, governavano il siderurgico "impartendo le necessarie disposizioni, occupando alloggi nella provincia di Taranto che risultavano essere formalmente 'uffici in attivita della Riva Fire spa". Erano cioè "lo strumento di controllo della proprietà sulla vita dello stabilimento (avendo il compito effettivo di verificare l'operato dei dipendenti assicurandosi che fossero rispettate le logiche aziendali)". Per il Tribunale si tratta, in definitiva, di soggetti che "hanno esercitato un penetrante dominio su Ilva spa, pur avendo cessato dalla cariche rivestite in seno a tale compagine societaria, dettando dall'esterno le linee della politica aziendale" e concorrendo quindi alla commissione dei reati contestati dalla Procura.


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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda franz il 30/10/2013, 14:58

Ilva, Nichi Vendola indagato insieme a 52 persone. Il governatore avrebbe fatto pressioni sul direttore dell'Arpa

C'è anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, tra gli indagati dell'inchiesta per disastro ambientale a carico dell'Ilva. Secondo quanto indicato negli atti dell'accusa nei mesi scorsi Vendola avrebbe tentato di "far fuori" il dg di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, figura 'sgradita' all'azienda.

Le informazioni di garanzia hanno raggiunto 53 persone, tra cui, appunto, il leader di Sel. Il governatore, secondo le accuse, avrebbe fatto pressioni sul direttore dell'Arpa per favorire il colosso siderurgico accusato di aver avvelenato Taranto. Coinvolti anche il parlamentare di Sel Fratoianni, l'attuale assessore regionale all'Ambiente Nicastro, il consigliere regionale del Pd Pentassuglia.

Scrive oggi Repubblica:

Quello del governatore pugliese è l'ultimo scalpo eccellente dell'inchiesta sull'Ilva di Taranto. Anche Vendola, infatti, è tra i destinatari degli avvisi di conclusione delle indagini, con valore di informazione di garanzia, firmati dal pool guidato dal procuratore Franco Sebastio. Vendola è rimasto impantanato nell'indagine sul disastro ambientale contestato ai vertici della grande fabbrica dell'acciaio per le presunte pressioni su Giorgio Assennato, il direttore di Arpa Puglia.

Secondo gli investigatori, il presidente pugliese avrebbe puntato i piedi con il direttore dell'Arpa, indicando una linea morbida da seguire con il colosso siderurgico accusato di aver avvelenato Taranto. Un'accusa che si basa sul contenuto di intercettazioni telefoniche, ma che dai diretti interessati è già stata respinta. Fatto sta che Vendola fa parte del piccolo esercito di inquisiti con in prima fila la famiglia Riva, sepolta da accuse gravissime, a cominciare da quella di associazione per delinquere.


http://www.huffingtonpost.it/2013/10/30 ... _ref=italy
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda flaviomob il 31/10/2013, 17:44

Vendola risponde in una videolettera: piena fiducia nella magistratura.

http://100passijournal.info/videogaller ... caso-ilva/


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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda Iafran il 08/03/2014, 12:06

Dalla "Relazione del Commissario straordinario al 31 dicembre 2013" (http://www.gruppoilva.com/items/55/alle ... 3_last.pdf) presentata il 28 febbraio 2014 da Enrico Bondi, a pagina 13, si legge:

"RIDUZIONI EMISSIONI COKERIA

Attraverso l’implementazione di opportune misure gestionali e manutentive, nonché con il rispetto
delle prescrizioni introdotte dal decreto di riesame dell’AIA, come ad esempio l’incremento delle
ore/uomo delle operazioni di registrazione delle porte dei forni delle batterie (fino a 600 nei giorni di
wind day), si è riusciti ad ottenere una riduzione delle emissioni visibili delle cokerie.
Oltre a quanto sopra, sempre nell’ottica del miglioramento continuo delle prestazioni ambientali
degli impianti di cokefazione, sono in corso attività di sperimentazione di nuovi sistemi e nuove
procedure, volte all’ulteriore contenimento delle emissioni visibili. Tali sperimentazioni, se dovessero
giungere a buon fine, potrebbero anche comportare l’ottenimento di un brevetto per una nuova
tecnologia di contenimento emissioni dalle cokerie
.
"

. . . . .
Una notizia sulla sperimentazione di nuove tecnologie che fa piacere, sperando che queste affermazioni siano supportate da dati analitici a medio-lungo termine di ben altra natura rispetto a quelli che ha permesso allo stesso Commissario straordinario di affermare con sicurezza che a Taranto "I tumori? Macché Ilva, la colpa è di tabacco e alcol" (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... ol/655757/).
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda flaviomob il 16/05/2014, 23:29

dal Fatto Q:

Ilva, l’uomo dei ricorsi di Riva e Bondi sotto inchiesta per disastro ambientale
L'amministrativista del gruppo dell'acciaio, Franco Perli, era stato confermato di recente dal commissario governativo scelto da Letta. Nei giorni scorsi aveva prodotto una memoria al Tar di Lecce contro la revoca dei vincoli per Taranto come "Sin" per l'inquinamento: "Prescrizioni eccessive", "Alimenta il business ambientale", "Impedisce l'attività industriale"

di Francesco Casula | 16 maggio 2014Commenti (1)

Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione di sostanze alimentari, concussione, rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio. Sono le ipotesi di reato contestate dalla procura di Taranto nell’inchiesta “Ambiente svenduto” all’avvocato Franco Perli, il consulente legale della famiglia Riva che nei giorni scorsi è stato confermato come amministrativista dell’Ilva targata Enrico Bondi. Al commissario straordinario nominato dal governo Letta, evidentemente, non sono bastate le polemiche legate alla scelta dell’ex guardasigilli Paola Severino (che firmò il primo decreto salva Ilva) come difensore della fabbrica commissariata o la bufera per il dossier che firmato dai consulenti di Riva e inviato da Bondi alla Regione nel quale si sosteneva che a Taranto ci si ammalava di tumore per le sigarette e non per le emissioni nocive della fabbrica.

Nei giorni scorsi, infatti, Bondi ha inviato al Tar di Lecce una memoria redatta dall’avvocato Perli nella quale oltre a ribadire “l’insussistenza di qualsiasi nesso di causalità” tra i tumori e le attività industriali dell’Ilva e la revoca dei vincoli per Taranto come Sito di interesse nazionale a causa dell’inquinamento, l’ex legale dei Riva accusa addirittura le istituzioni locali e nazionali di aver imposto all’Ilva prescrizioni “sempre più onerose ed eccessive” che solo in apparenza puntavano al miglioramento delle condizioni ambientali dato che il reale obiettivo era da un lato quello di “alimentare ingiustificatamente il business ambientale” e dall’altro addirittura quello di “impedire la prosecuzione dell’attività industriale”.

Frasi che sembrano ricalcare esattamente le strategie seguite nell’era dei Riva. Del resto Franco Perli è l’uomo che, ignaro di essere intercettato, al telefono con Fabio Riva confessa di aver scritto il testo dell’Autorizzazione integrata ambientale che il ministero avrebbe solo dovuto approvare. Parole pubblicate da tutti i quotidiani nazionali che, tuttavia, sembrano non aver influito sulle decisioni di Bondi. “Siamo arrivati al negazionismo – ha affermato Angelo Bonelli, co-portavoce dei Verdi – per Bondi l’area Sin a Taranto è illegittima perché non è dimostrato che le aree sono inquinate. Questo, insieme alla scelta dell’avvocato Perli, è di una gravità inaudita. Renzi deve rimuoverlo immediatamente. Senza se e senza ma”.


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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 18/05/2014, 1:48

Dopo i professionisti dell'antimafia, abbiamo il business ambientale.
La fantasia del malaffare è sempre feconda.

Propongo un commissario straordinario al contro slogan.
Uno più uno meno...
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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