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Saviano sulla corruzione.

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Saviano sulla corruzione.

Messaggioda ranvit il 20/12/2008, 11:55

Da Repubblica.it :

LA POLEMICA
La corruzione inconsapevole
che affonda il Paese
di ROBERTO SAVIANO


Roberto Saviano

La cosa enormemente tragica che emerge in questi giorni è che nessuno dei coinvolti delle inchieste napoletane aveva la percezione dell'errore, tantomeno del crimine. Come dire ognuno degli imputati andava a dormire sereno. Perché, come si vede dalle carte processuali, gli accordi non si reggevano su mazzette, ma sul semplice scambio di favori: far assumere cognati, dare una mano con la carriera, trovare una casa più bella a un costo ragionevole. Gli imprenditori e i politici sanno benissimo che nulla si ottiene in cambio di nulla, che per creare consenso bisogna concedere favori, e questo lo sanno anche gli elettori che votano spesso per averli, quei favori. Il problema è che purtroppo non è più solo la responsabilità del singolo imprenditore o politico quando è un intero sistema a funzionare in questo modo.

Oggi l'imprenditore si chiama Romeo, domani avrà un altro nome, ma il meccanismo non cambierà, e per agire non si farà altro che scambiare, proteggere, promettere di nuovo. Perché cosa potrà mai cambiare in una prassi, quando nessuno ci scorge più nulla di sbagliato o di anomalo. Che un simile do ut des sia di fatto corruzione è un concetto che moltissimi accoglierebbero con autentico stupore e indignazione. Ma come, protesterebbero, noi non abbiamo fatto niente di male!

E che tale corruzione non vada perseguitata soltanto dalla giustizia e condannata dall'etica civile, ma sia fonte di un male oggettivo, del funzionamento bloccato di un paese che dovrebbe essere fondato sui meccanismi di accesso e di concorrenza liberi, questo risulta ancora più difficile da cogliere e capire. La corruzione più grave che questa inchiesta svela sta nel mostrarci che persone di ogni livello, con talento o senza, con molta o scarsa professionalità, dovevano sottostare al gioco della protezione, della segnalazione, della spinta.

Non basta il merito, non basta l'impegno, e neanche la fortuna, per trovare un lavoro. La condizione necessaria è rientrare in uno scambio di favori. In passato l'incapace trovava lavoro se raccomandato. Oggi anche la persona di talento non può farne a meno, della protezione. E ogni appalto comporta automaticamente un'apertura di assunzioni con cui sistemare i raccomandati nuovi.

Non credo sia il tempo di convincere qualcuno a cambiare idea politica, o a pensare di mutare voto. Non credo sia il tempo di cercare affannosamente il nuovo o il meno peggio sino a quando si andrà incontro a una nuova delusione. Ma sono convinto che la cosa peggiore sia attaccarsi al triste cinismo italiano per il quale tutto è comunque marcio e non esistono innocenti perché in un modo o nell'altro tutti sono colpevoli. Bisogna aspettare come andranno i processi, stabilire le responsabilità dei singoli. Però esiste un piano su cui è possibile pronunciarsi subito. Come si legge nei titoli di coda del film di Francesco Rosi "Le mani sulla città: "I nomi sono di fantasia ma la realtà che li ha prodotti è fedele".

Indipendentemente dalle future condanne o assoluzioni, queste inchieste della magistratura napoletana, abruzzese e toscana dimostrano una prassi che difficilmente un politico - di qualsiasi colore - oggi potrà eludere. Non importa se un cittadino voti a destra o a sinistra, quel che bisogna chiedergli oggi è esclusivamente di pretendere che non sia più così. Non credo siano soltanto gli elettori di centrosinistra a non poterne più di essere rappresentati da persone disposte sempre e soltanto al compromesso. La percezione che il paese stia affondando la hanno tutti, da destra a sinistra, da nord a sud. E come in ogni momento di crisi, dovrebbero scaturirne delle risorse capaci di risollevarlo. Il tepore del "tutto è perduto" lentamente dovrebbe trasformarsi nella rovente forza reattiva che domanda, esige, cambia le cose. Oggi, fra queste, la questione della legalità viene prima di ogni altra.

L'imprenditoria criminale in questi anni si è alleata con il centrosinistra e con il centrodestra. Le mafie si sono unite nel nome degli affari, mentre tutto il resto è risultato sempre più spaccato. Loro hanno rinnovato i loro vertici, mentre ogni altra sfera di potere è rimasta in mano ai vecchi. Loro sono l'immagine vigorosa, espansiva, dinamica dell'Italia e per non soccombere alla loro proliferazione bisogna essere capaci di mobilitare altrettante energie, ma sane, forti, mirate al bene comune. Idee che uniscano la morale al business, le idee nuove ai talenti.

Ho ricevuto l'invito a parlare con i futuri amministratori del Pd, così come l'invito dell'on del Pdl Granata ad andare a parlare a Palermo con i giovani del suo partito. Credo sia necessario il confronto con tutti e non permettere strumentalizzazioni. Le organizzazioni criminali amano la politica quando questa è tutta identica e pronta a farsi comprare. Quando la politica si accontenta di razzolare nell'esistente e rinuncia a farsi progetto e guida. Vogliono che si consideri l'ambito politico uno spazio vuoto e insignificante, buono solo per ricavarne qualche vantaggio. E a loro come a tutti quelli che usano la politica per fini personali, fa comodo che questa visione venga condivisa dai cittadini, sia pure con tristezza e rassegnazione.

La politica non è il mio mestiere, non mi saprei immaginare come politico, ma è come narratore che osserva le dinamiche della realtà che ho creduto giusto non sottrarmi a una richiesta di dialogo su come affrontare il problema dell'illegalità e della criminalità organizzata. Il centrosinistra si è creduto per troppo tempo immune dalla collusione quando spesso è stato utilizzato e cooptato in modo massiccio dal sistema criminale o di malaffare puro e semplice, specie in Campania e in Calabria. Ma nemmeno gli elettori del centrodestra sono felici di sapere i loro rappresentanti collusi con le imprese criminali o impegnati in altri modi a ricavare vantaggi personali. Non penso nemmeno che la parte maggiore creda davvero che sia in atto un complotto della magistratura. Si può essere elettori di centrodestra e avere lo stesso desiderio di fare piazza pulita delle collusioni, dei compromessi, di un paese che si regge su conoscenze e raccomandazioni.

Credo che sia giunto il tempo di svegliarsi dai sonni di comodo, dalle pie menzogne raccontate per conforto, così come è tempo massimo di non volersela cavare con qualche pezza, quale piccola epurazione e qualche nome nuovo che corrisponda a un rinnovamento di facciata. Non ne rimane molto, se ce n'è ancora. Per nessuno. Chi si crede salvo, perché oggi la sua parte non è stata toccata dalla bufera, non fa che illudersi. Per quel che bisogna fare, forse non bastano nemmeno i politici, neppure (laddove esistessero) i migliori. In una fase di crisi come quella in cui ci troviamo, diviene compito di tutti esigere e promuovere un cambiamento.

Svegliarsi. Assumersi le proprie responsabilità. Fare pressione. È compito dei cittadini, degli elettori. Ognuno secondo la sua idea politica, ma secondo una richiesta sola: che si cominci a fare sul serio, già da domani.

(20 dicembre 2008)
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Bene Saviano!

Vittorio
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda pierodm il 20/12/2008, 17:39

Saviano dice cose giustissime, che del resto abbiamo detto anche noi, qui su questo forum e altre volte nel passato recente e meno recente.

C'è però un problema.
Fare appello al "risveglio" del popolo è un atto di disperato ottimismo, perché il popolo - proprio nella lettura nostra e di Saviano - fa parte del sistema corrotto.
Anche se mafia e camorra sono contigui alla corruzione - come aree e come mentalità - il popolo, ossia la società civile, è tutto sommato distinta da esse, assai di più di quanto non sia distinta dal sistema corrotto e dall'economia basata sulla corruzione sistematica: sulla "corruzione innocente", perché nemmeno avvertita come tale.

Le forze politiche, in questo discorso, hanno un grosso problema.
Quando Veltroni invoca un partito pulito afferma un principio giusto - chi può pensare il contrario? - ma irrealistico, non perché non sia possibile, ma perché finge di non sapere che la corruzione non nasce dal partito e da come è fatto, ma nasce dall'humus sociale. Nasce dalle prime e più piccole realtà locali, in quella zona grigia e di confine tra società civile e cellule di base, amministratori e "probiviri" di periferia, che si adattano ai piccoli compromessi, ai pallidi silenzi, ad una pratica dei rapporti a metà tra umani e politici, professionali e privati che si fa fatica a chiamare "corruzione": fanno fatica a farlo gli amici, i colleghi di lavoro, e i familiari delle persone interessate, e - se mai accennano a farlo - sono ricacciati indietro da un coro di disapprovazione, dalla solidarietà corporativa, dall'omertà familiare.

Un discorso, questo, che la politica potrebbe fare suo, e farne la base per un cambiamento, a patto che non si alzi all'improvviso a farlo nel momento in cui è investita dallo scandalo: sembrerebbe - come fu per Craxi - che vuole soltanto spandere la responsabilità su tutto e su tutti.
Questo è un discorso che andrebbe fatto prima, o meglio, che andrebbe fatto indipendententemente dall'eventuale momento critico che riguarda se stessi, o che riguarda i propri avversari, in forme clamorose.

La colpa di un partito non è quella di avere dentro di sé persone corrotte, ma di non fare niente contro la corruzione come sistema.
Una delle sciocchezze più incredibili che ci ha accompagnato per anni, è stata quella di sentire il centro-sinistra dire che "non voleva utilizzare le vicende giudiziarie di Berlusconi come argomento politico", come se appunto la corruzione e il malaffare nella conduzione del business non fossero un tema del quale la politica aveva il dovere di occuparsi, al di là di ciò che è di pertinenza dei tribunali.

Il limite, per altro, di Di Pietro è che la sua denuncia punta in modo limitato alla sola sfera giudiziaria, e non ne fa una questione di sistema, ossia una questione politica a tutto campo, come dovrebbe essere.
Ma questa è una ragione in più perché appaia debole la posizione del PD e del centro-sinistra in generale: aber lasciato che l'intera questione fosse agitata solo come problema giudiziario, e non come problema politico nella sua complessità.

Adesso il PD si trova nella condizione di non poter più fare- se non vuole apparire evasivo - una questione di sistema, ma deve limitarsi a farne una questione di persone, e di rinnovamento interno del partito: meglio che niente, certo, ma è puro difensivismo che serve tutt'al più al partito stesso, ma non alla politica e al sistema sociale.
Oltre tutto, assai difficile che si possa fare un partito di integerrimi che nasce da una sistema ampiamente e capillarmente corrotto, e che possa operare dentro questo sistema.
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda Loredana Poncini il 26/12/2008, 17:59

A PIERODOM chiedo se, contro la " corruruzione innocente " che è diffusissima, perché corruzione di sistema, pensa che internet possa servire a qualcosa.
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda annalu il 26/12/2008, 19:36

Loredana Poncini ha scritto:A PIERODOM chiedo se, contro la " corruruzione innocente " che è diffusissima, perché corruzione di sistema, pensa che internet possa servire a qualcosa.


Bella la definizione di "corruzione innocente".
E' un problema serissimo, che preoccupa molto anche me.

Per quel che mi riguarda, non so se internet possa rappresentare un mezzo utile, certo può essere un luogo di aggregazione per tutti coloro che sentono questo problema, che sta disgregando il paese.

Questo mi fa ancor più rimpiangere Prodi, che era (ed è) del tutto alieno anche a questa forma di corruzione.
Degli altri nostri politici, non so che dire. Mi sembra che in tutti o quasi la sensibilità alla corruzione (innocente? strisciante?) si sia progressivamente atrofizzata: forse si sono lasciati corrompere dal potere, forse loro per primi hanno smesso di credere negli ideali di progresso che hanno sempre caratterizzato la sinistra ed il centrosinistra ...

Pensiamoci.
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda ranvit il 26/12/2008, 20:03

La corruzione in un Paese democratico la si combatte solo ed esclusivamente con l'alternanza!

E' del tutto infantile e quindi inutile fare discorsi di moralità. Sono e siamo tutti contemporaneamente morali ed amorali.
L'unica salvaguardia per evitare che la corruttela diventi prassi comune del vivere politico-istituzionale nonchè civile è una forma stabile di controllo. E cio' puo' esserci garantito solo dall'alternanza al governo di forze politiche contrapposte.

E' per questo che bisognerebbe battersi!

Vittorio
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda pinopic1 il 26/12/2008, 21:56

Ma adesso c'è l'alternanza, no? O almeno speriamo.
Io penso anche che bisognerebbe ripristinare lo stato. Lo stato fatto di funzionari di carriera che avanzano per meriti propri e non per vicinanze partitiche e che non cambiano al cambiare dei governi e dei partiti. E regole certe e trasparenti per appalti e concessioni.
Insomma uno stato per il quale quando andiamo in un ospedale non dobbiamo chiederci se il direttore sanitario è di destra o di sinistra o di CL.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda pierodm il 27/12/2008, 12:46

Loredana
C'è la corruzione innocente, così come c'è il razzismo innocente, il conflitto d'interessi innocente, il clientelismo innocente, etc.
"Innocente", perchè quasi inconsapevole, praticato da gente che non pensa a quello che fa, o meglio, non pensa al significato sociale di quello che fa e non si pone il problema sul piano individuale: abitudine, habitat, cultura trasmessa per via familiare, luoghi comuni, ignoranza, tutto concorre a questo speciale tipo d'innocenza.
Ma soprattutto concorre l'agnosticismo politico, ovvero il giudizio - che ha le apparenze della politica - basato tutto sull'orizzonte immediato, sul pragmatismo, sull'esaltazione (debitamente coltivata anche dalla politica stessa e dalla comunicazione compiacente) del mito della "concretezza" e del realismo, che rappresenta non solo la politica, ma la vita stessa come mantenimento dell'esistente.

Se questo è vero, tutto ciò che contribuisce a cancellare l'ignoranza, e a spingere verso la consapevolezza, la riflessione e lo spirito critico, può servire: per giudicare gli altri e il mondo dintorno, ma soprattutto per avere coscienza di sè e delle proprie azioni ed omissioni.
Quindi anche internet: più sul piano pratico e informativo, però, dato che internet - come tutti gli strumenti - può anche non servire ad un granché, se chi lo usa si limita ad accumulare quantità invece che qualità, ossia non ha una coscienza precisa su come utilizzarlo.
Io rimango sempre dell'idea che vale molto di più, per formare una coscienza e per crescere, un solo libro, o l'incontro fortunato con una persona particolare, più che cento viaggi o mille giorni su internet - ma potrebbe essere, questa, una convinzione troppo soggettiva.

Sul piano più immediatamente politico-sociale, credo invece che possa valere molto il travaglio di una situazione realmente difficile, che comporti una specie di reset complessivo dei valori stratificati: significati che arrivano direttamente e crudelmente, come forma di "intelligenza del corpo e dei sensi", privi della mediazione intellettuale ed ideologica.

Mi rendo conto che nella mia visione del problema i tempi sono medio-lunghi, ma credo che sia necessariamente così quando si parla di fenomeni assolutamente maggioritari e diffusi, di tipo culturale e mentale.
Se invece si vogliono curare i sintomi, al posto o in attesa di curare le cause della malattia, possono funzionare anche i rimedi che molti - anche in questo forum - ricercano di buona lena: riforme elettorali, leggi, normative, accorpamento e separazione di partiti, marchingegni istituzionali, etc.
Certamente, questa vivace operosità sintomatica ha il pregio di dare la sensazione che "si fa qualcosa", e quindi acquieta parzialmente la coscienza.
Personalmente, ho una coscienza insensibile ai richiami dell'operosità militante, e nemmeno mi diverto al gioco del "piccolo statista" - non mi è mai piaciuto nemmeno il Monòpoli - e dunque mi viene più facile pensare in termini di cultura, più che di ingegnerie istituzionali.
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda ezio il 27/12/2008, 13:17

Io credo che la corruzione non si possa in alcun modo innocente , potrà essere strisciante ,potrà essere tante cose ma sempre un FURTO , si un furto ai danni di chi ha diritto ad ottenere quello di cui si appropria un altro.
La corruzione è così diffusa ed applicata che tutti pensano che certi comportamenti siano normali.
Ma non è così qualche abitudine è cambiata , 35 anni fa in viaggio di nozze ho visto un serpentone di persone che faceva la fila all'ufficio postale di Trafalgar square , ma quelli erano inglesi , e ora anche in Italia si reagisce se qualcuno tenta di sorpassarci sulla fila , nonostante tutto qualcuno ci prova .
Alla prima edizione di tangentopoli , alla quale i media hanno dato tanto risalto proprio perchè era inusuale che un magistrato si permettesse di accusare un politico, tanta gente si meravigliava non dell'abitudine ma della novità ed allora lo spirito genuino di tanti faceva il tifo per DiPietro.
Ecco un motivo per non essere di destra ,tutti quelli che se la prendevano con i magistrati ora sono tutti alla corte di belusconi .
Per rimanrere in tema , un grande aiuto al rispetto dell'altro lo hanno portato i numeratori , e così al supermercato, alla USL , all'ufficio postale ecc. ci hanno obbligati a fare la fila , quindi ad avere la giusta considerazione del prossimo .
L'Italia ,senza offendere nessuno è piena di furbi e furbetti , che inperversano con denominazioni varie in ogni dove .
L'adozione del numero per organizzare la fila ha prodotto un cambio di abitudini , così aloo stesso modo bisogna adottare delle regole che impongano la trasparenza a cominciare dai concorsi pubblici , alle gare di appalto , magari arrivermmo anche a scoprire che applicando criteri di qualità , quelli veri non quelli delle scartoffie , scopriremmo un giorno che i lavori pubblici costerebbero molto meno , potremmo anche scoprire che i funzionari della pubblica amministrazione avrebbero e darebbero motivazione anche ai collaboratori per lo svolgimento del lavoro .
Basterebbe che in fabbrica per fare un piccolo passo avanti non basterebbe più fare il sindacalista , o ottener il favore di qualche maneggione .
L'Italia è il paese dove per ottenere un diritto , sia 50 anni fa che oggi , ci vuole una raccomandazione ; mio padre che era invalido di guerra e disoccupato , ottenne di fare l'usciere alle poste nel 1960 , proprio perchè dotato della raccomandazione del prete e della DC , 15 anni dopo la fine della guerra solo perchè ce l'aveva di diritto .
Oggi tutti sappiamo per esperienze dirette o dai servizi di Report o di Anno Zero cosa succede , ma nessuno si meraviglia dell'assenza di reazioni a quanto denuciato da tanti servizi giornalistici.
E' una cosa positiva che si parli di queste cose ma non basta , ci vogliono almeno due cose , di cui la politica deve farsi carico , ma non può farlo certo questa classe politica ,corrotta e incapace .
Ci vuole una generazione nuova , di giovani o meno ,disposti ad instaurare la trasparenza in tutti i casi dove sia richiesto il riconoscimento del merito , e questo si chiama anche qualità.
E' necessario cominciare dalla scuola , dove una volta c'era anche l'educazione civica che permetteva di ricordarsi dell'esistenza dei principi fondanti della società .
Denunce come quelle di Saviano , di Stella e Rizzo ce ne sono , tutti li leggono ma non cambia niente , perchè chi determina le situazioni che stanno alla base della corruzione e di tutto il resto sono dominate e gestite da politici corrotti e gente di malaffare , poi tutti gli altri devono sopravvivere .
E' necessario sensibilizzare il maggior numero di persone su questo tema , per creare una vera e propria rivolta morale contro il malcostume .
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda trilogy il 28/12/2008, 0:20

Io continuo a essere molto perplesso. Sul caso DeMagistris si trova un archivio con migliaia di collegamenti telefonici e sulla base di questi si dice: tizio conosceva caio. Sulla base di un archivio del genere si può costruire qualunque cosa. Basta fare una telefonata a Caio e dirgli: "ciao Mario" , "non sono Mario, lei ha sbagliato numero" "ah mi scusi pensavo fosse il numero di mario click". E dopo quattro cinque anni qualcuno ti chiede conto di quella telefonata.
Sul caso Napoli/Romeo: 7 mesi di telefonate intercettate, singole frasi pescate qua è la' e anche con queste si può costruire qualunque teorema. Dice Romeo "mi sono fidanzato col comune di Roma". Che dire auguri e figli maschi? No è un elemento che supporta i sopsetti che il sistema dell'imprenditore partenopeo sia entrato anche nel Municipio della capitale. Può darsi, ma vorrei elementi più seri di vanterie telefoniche.
Pescara? Si legge "che i fratelli Toto , sempre secondo le accuse, avrebbero anche versato finanziamenti a società ed enti ricollegabili in qualche modo a D'Alfonso (100 mila euro alla Pro Loco di Lettomanoppello, 100 mila mila euro per acquisito mezzo di soccorso sempre a Lettomanoppello). Sono questi i 200 mila euro di tangenti di cui si parla? Beh se sono questi ho qualche problema.
Ai santi non ho mai creduto, in particolare quando si parla di politici e imprenditori, ma ho l'impressione che procedendo in questo modo qualunque uomo politico può essere eliminato, qualunque Giunta può essere fatta cadere dai magistrati. Tutto a posteriori diventa reato. Tra migliaia di atti, documenti, conversazioni, si prendono i tasselli A, B, C, e si costruisce un quadro accusatorio coerente. Un modo di operare che si presta ad abusi e distorsioni pericolose.
L'unico sistema politico/amministrativo che può reggere in un quadro del genere è quello formato da uomini di governo anonimi, di amministrazioni pubbliche prive di telefoni e di contatti con l'esterno. Tutto il resto è corruzione.
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Re: Saviano sulla corruzione.

Messaggioda pierodm il 28/12/2008, 0:33

C'è qualcosa che non mi torna, leggendo questi vigorosi anatemi contro la corruzione.

Un osservatore alieno che leggesse questo forum - apprendendo che si tratta di una congrega "di sinistra", sia pure con le virgolette - sarebbe portato a pensare: "Accidenti, questa è davvero la parte onesta dell'Italia, che si distacca dai malcostumi nazionali, ed è così diversa dai berlusconiani ..."
Ma l'alieno incorrerebbe in un grave errore: nessuno è "diverso", nessuno è migliore degli altri, questo l'abbiamo stabilito una volta per tutte, mi sembra.

Poi c'è un altro alieno, meglio informato, che conosce la composizione di questa parte d'Italia che si esprime nel forum: un po' di sinistra, un po' ex-Dc, un po' laici, un po' mezzi craxiani pentiti (o craxiani mezzi pentiti?), e rimane perplesso.
"Se a indignarsi sono quelli di sinistra, vuol dire che continuano nella pazzia di credersi diversi e migliori degli altri, e va be'. Ma se sono gli ex-DC e i mezzi craxiani com'è successo che sono diventati peggio dei comunisti di Berlinguer? E se erano tanto scrupolosi anche ai bei tempi della Milano da bere, com'è che allora schifavano tanto Berlinguer e non schifavano Pillitteri, Forlani e Cirino Pomicino?"

Ecco, io che sono piuttosto alieno al PD e alla logica di questo centro-sinistra che opera da anni, non riesco a combinare insieme queste domande, e nemmeno a darmi delle risposte che abbiano un senso.

Comunque, del testo di Saviano mi pare che tutti abbiano colto solo la parola "corruzione", lanciandosi nel festival degli anatemi.
Ma Saviano ha parlato di "corruzione inconsapevole", sia pure come parziale paradosso.
Quindi è inutile chiedersi "perché molti ne parlano, ma non succede niente": non succede niente in parte per tante ragioni di sistema, ma in parte proprio per quello che dice Saviano, e che ho sostenuto anch'io.
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